Quando Thomas Hobbes teorizzava il potere assoluto del sovrano, contrapponeva la sua visione dello Stato ad un teorico "stato di natura" che consisteva in una "guerra di tutti contro tutti", e dove la violenza e la sopraffazione erano la regola, in omaggio al motto latino "homo homini lupus". La narrazione era mitica, e Hobbes non intendeva tracciare un accurato resoconto storico dei primi stadi della civiltà, anche se in realtà aveva tratto ispirazione dagli eventi, quelli sì reali e a lui molto vicini, della guerra civile inglese, quella conclusasi con la decapitazione di Carlo I.
"Vedete cosa succede", sembrava dire Hobbes, "quando non c'è nessuno che comanda? quando si contesta la legittimità del sovrano a governare?". Succede, appunto, che non esiste più la "certezza della legge" e la tranquillità derivata da essa. I destini di ogni singolo suddito dipendono non più dalla volontà, sia pure dispotica e arbitraria, del sovrano, ma dipendono da quale delle fazioni in lotta avrà, temporaneamente, la meglio, fino al prossimo rovesciamento.
Qualche anno più tardi, ormai sfumati i ricordi terribili della guerra civile, John Locke teorizzerà invece lo "stato liberale" dove al contrario la certezza della legge che già premeva a Hobbes è garantita proprio dalla separazione dei poteri, nel senso che il sovrano non gode più del potere assoluto e indivisibile, ma è tenuto a rispettare la legge come qualsiasi altro suddito. I cittadini, secondo Locke, godono di "diritti naturali", in primis quello della libertà, e compito dello Stato è quello di garantire e preservare questi diritti. Quindi va bene trasferire poteri ad un'autorità esterna che sia in grado di far rispettare la legge, posta a difesa di quei diritti sacri e inviolabili, ma tale autorità deve essere limitata proprio in vista del fine ultimo alla quale è preposta, cioè la legge e il rispetto dei diritti naturali.
Poi, e proprio a partire dalle teorizzazioni di Locke, è stata inventata la democrazia moderna, e con questa si è tornati all'arbitrio, alla guerra di tutti contro tutti, e all'incertezza della legge.
Se lo Stato ha la sua ragion d'essere nella difesa dei diritti dei cittadini, ne consegue che la sovranità appartiene in ultima analisi proprio ai "sudditi", al popolo (variamente inteso nel corso dei secoli), il quale la delega soltanto ai suoi "rappresentanti" ma non vi rinuncia. Ma è per il tramite dei meccanismi democratici con i quali si esprime e si rende manifesta la volontà popolare, che avviene facilmente il tradimento delle istanze liberali lockiane. Una volta data al popolo la facoltà di legiferare, infatti, e per di più con la regola della maggioranza, viene proprio a mancare quell'ideale di certezza della legge che è posto a baluardo delle libertà e che caratterizzava lo stato liberale.
Si è passati da una fase, cioè, in cui la legge veniva semplicemente "scoperta", nelle consuetudini umane o nel lume naturale della ragione (in omaggio ai principi del giusnaturalismo), e quindi applicata dai giudici indipendenti dal potere esecutivo, a una fase in cui la legge viene continuamente fatta e disfatta a seconda della convenienza di chi detiene il potere, effimero rappresentante non del popolo tutto ma della maggioranza del momento. Legge che è diventata un'arma della maggioranza nei confronti della minoranza, costretta ad accettare qualsiasi responso, e che sopporta semplicemente in virtù del fatto che attende il momento in cui potrà rivalersi sugli avversari divenendo a sua volta maggioranza, cosa che non è mai impossibile in una democrazia dove le alleanze dei vari gruppi d'interesse si sfaldano e si ricompongono in continuazione, nella logica del do ut des e del miglior offerente.
Bruno Leoni, nel libro La libertà e la legge, individua proprio nell'estensione del dominio una volta ristretto assegnato oggi alla legiferazione positiva uno dei maggiori pericoli per le libertà individuali. Si fa fatica oggi a concepire l'idea che il processo legislativo appartenga più al dominio della scoperta che a quello della creazione, ma tale era il sentire non solo dei giudici della common law inglese, ma anche dei magistrati di epoca romana. Tale rivoluzione antropologica è pari a quella che si avrebbe se cominciassimo a considerare gli estensori dei vocabolari non dei ricercatori empirici, ma dei creatori del linguaggio stesso che descrivono.
Proprio l'area del linguaggio, insieme a quella dei rapporti economici, potrebbe del resto servire a comprendere come non sia affatto inevitabile pensare che tutti i rapporti umani, pur essendo regolati da leggi, debbano essere regolati dalla legiferazione positiva. Nessuno può, o in ogni caso dovrebbe, obbligare qualcuno ad usare una parola per un'altra o ad adeguarsi alle regole della grammatica, il che non fa affatto sparire il potere normativo di tali regole. Nessuno può, o in ogni caso dovrebbe, obbligare qualcuno a vendere un certo bene a un determinato prezzo. Lo Stato può e deve intervenire per garantire l'onestà, la correttezza e la trasparenza delle transazioni, ma non dovrebbe imporre niente riguardo al contenuto degli accordi che avvengono fra privati cittadini.
Invece la legge è sempre più spesso pensata, piuttosto che come descrizione ideale dei rapporti che intercorrono fra le persone soggette a un determinato ordinamento, come il mezzo principale per conseguire qualsiasi risultato voluto dal "popolo", cioè dalla maggioranza, e la soluzione per qualsiasi problema. Si fanno leggi, quindi, per proteggere i salari dall'inflazione, per proteggere posti di lavoro dalla concorrenza estera, per proteggere la salute dei cittadini dal fumo di sigaretta e dall'inquinamento, per combattere la droga, per dare incentivi alle famiglie "tradizionali", per ostacolare la piaga del negazionismo storico, per difendere la nostra cultura e i nostri valori dal relativismo, per difendere il buon costume, o la civiltà cristiana tutta. Leggi che spesso, del resto, violano alla radice il principio di imparzialità che ne dovrebbe essere il fondamento, essendo a favore di qualcuno e contro qualcun altro.
Niente illustra il processo più efficacemente delle polemiche sorte in merito alla sentenza della Corte Europea riguardante l'obbligo dell'esposizione del crocifisso nelle aule scolastiche, questione peraltro marginalissima. Sentenza, cioè decisione presa in sede giudiziaria, che definisce illegittima una decisione presa in sede appunto legislativa, in quanto in conflitto con i diritti umani e la libertà religiosa dell'individuo. Ribadisco, una sentenza riguardante un obbligo, cioè una costrizione, un'imposizione (per quanto leggera sia), attinente alla sfera privata degli individui (la religione), è stata presa come un attacco ai valori, alle tradizioni, e alla civiltà cristiana del nostro paese, come se la cultura cristiana dipendesse dall'obbligare (lo ripeto di nuovo: obbligare) gli alunni delle nostre scuole, anche quelli non cristiani, a contemplare un simbolo religioso. A tanto è arrivata l'importanza che diamo al processo legislativo, e alle decisioni della maggioranza, nel nostro paese. A scapito dei diritti, ormai passati in secondo piano.
Ma la cosa più preoccupante, in realtà, è che ci sono segnali che indicano come la regola della maggioranza e della "democrazia" così intesa tendano a invadere anche sfere al di fuori della politica e dove in precedenza non erano mai entrate, come quelle della cultura e della scienza. Segnali che indicano come la democrazia stia diventando un assoluto, un fine in sé, piuttosto che un mezzo (in realtà spesso efficace) per ottenere altri fini. Penso ad esempio a quel gigantesco equivoco che è Wikipedia, "l'enciclopedia libera", dove per libera si intende, appunto, schiava della maggioranza.
Wikipedia, là dove il valore della massa di un elettrone si decide per voto popolare. Wikipedia, progetto editoriale privo di una linea editoriale, ma dove i contenuti cambiano, giorno per giorno, a seconda degli umori del momento, e della casta di amministratori che detiene il potere. Wikipedia, dove essere neutrali significa scegliere il giusto mezzo fra la verità e la menzogna, perché non si può essere faziosi a favore della verità. Wikipedia, dove guida e fondamento per la corretta compilazione delle voci non è la validità e la completezza delle informazioni, ma lo "wikilove", il "volemose bene", perché l'importante è partecipare, in concordia e fratellanza. Là dove l'individuo non esiste, ma esiste solo la collettività.
Potrebbe essere una buona metafora del futuro orwelliano che ci attende, se non riflettiamo bene su cosa è una democrazia e a cosa serve.
Update: notizie correlate
per quanto riguarda wikipedia, sarebbe stato più carino porre delle critiche autentiche piuttosto che un vomito di insulti non argomentati (e non dico che non ci siano errori, e anche tanti!)...
RispondiEliminama il blog è tuo, e puoi dire quello che vuoi!
PS
non ho mai scritto una riga su wikipedia, se qualcuno se lo stesse chiedendo!
Ma non è vero che vige la regola della maggioranza? A me sembra sufficiente come critica argomentata.
RispondiEliminaA me sembra che non ci siano insulti, ma critiche ai fondamenti di Wikipedia, e che siano ben argomentate.
RispondiEliminaPer avere un'idea dei processi decisionali su Wiki, ti consiglio di leggere il blog "Perle omplottiste": il tono è spesso goliardico, ma le critiche sono ben documentate e svelano molto sui problemi esposti nel post di Thomas.
A Thomas vorrei fare un'unica critica: finchè c'è un'autorità positiva nell'ambito legislativo le leggi "naturali" (che non scaturiscono dalla roccia, ma sono frutto delle libere interazioni umane) saranno sempre in secondo piano.
L'unico modo di eliminare il problema è eliminare l'autorità positiva e creare un libero mercato della legislazione, basato sui principi di reputazione di giudici, tribunali e agenzie di sicurezza (vedi Friedman).
Certo che per un post solo ne hai buttata di carne al fuoco... ;)
RispondiEliminaPost proteiforme (spero che si dica così, adesso controllo su Wik^H^H^H qualche dizionario).
RispondiEliminaMa visto che, come tutti i salmi finiscono in gloria, si finisce su Wikipedia ho una notizia da annunciare all'universo mondo: ho deciso smettere di consultare Wikipedia.
Il motivo è che ho trovato qualcosa di meglio, non perfetto ma comunque migliore:
[citazione]
It is also the story of a book, a book called The Hitchhiker's Guide to the Galaxy -- not an Earth book, never published on Earth, and until the terrible catastrophe occurred, never seen or even heard of by any Earthmen.
In fact it was possibly the most remarkable book ever to come out of the great publishing corporation of Ursa Minor -- of which no Earthman heard either.
Not only is it a wholly remarkable book, it is also a highly successful one -- more popular than The Celestial Home Care Omnibus, better selling than Fifty-three More Things to do in Zero Gravity, and more controversial than Oolon Colluphid's trilogy of philosophical blockbusters Where God Went Wrong, Some More of God's Greatest Mistakes and Who is this God Person Anyway?.
In many of the more relaxed civilizations of the Outer Eastern Rim of the Galaxy, the Hitchhiker's Guide has already supplanted the great Encyclopaedia Galactica as the standard repository of all the knowledge and wisdom, for though it has many omission and contain much that is apocryphal, or at least wildly inaccurate, it scores over the older, more pedestrian work in two important respects.
First, it is slightly cheaper; and secondly it has the words DON'T PANIC inscribed in large friendly letters on is cover.
[/citazione]
Ecco, neanche H2G2 è perfetta ma io vado su quella.
Ah, mentre ci sono: nessuno ha un Babel Fish? A volte potrebbe tornare utile.
Stando al tema più leggero della mezza dozzina che affronti, comincio ad avere l'impressione che presto diverrà il centro di una nuova tecnica dialettica: la Reductio ad Wikipediam.
RispondiElimina"Ma non è vero che vige la regola della maggioranza? A me sembra sufficiente come critica argomentata. "
RispondiEliminaalmeno dal punto di vista teorico, NO!
"wikipedia non è una democrazia della maggioranza"..
***
cmq è inutile secondo me criticare / salvare wikipedia dal punto di vista "teorico" (hai presente il comunismo? ;) )
è per questo che chiedevo (e scusa il tono polemico: avrei dovuto smussarlo un po') esempi concreti!
Il primo esempio che mi viene in mente riguarda la wiki americana (comunque migliore di quella italiana) ed è raccontato in questo articolo di Giornalettismo:
RispondiEliminahttp://www.giornalettismo.com/archives/25350/quando-il-tricolore-era-grigio/
cose che non potrebbero succedere in una enciclopedia dove qualcuno si assume le responsabilità del progetto e prende quelle decisioni che non richiedano consenso, ma solo buon uso della ragione.
Reductio ad wikipediam: espediente retorico ideato nel primo decennio del ventunesimo secolo da Rado il Figo.
RispondiEliminacose che non potrebbero succedere in una enciclopedia dove qualcuno si assume le responsabilità del progetto e prende quelle decisioni che non richiedano consenso, ma solo buon uso della ragione.
RispondiEliminaIn teoria tutto ciò non dovrebbe accadere: erano scorrette le fonti cui si attingevano le informazioni o venivano interpretate in maniera molto fantasiosa.
In teoria su Wikipedia dovrebbe basarsi sulle fonti, non sulla mediazione degli utenti.
Piuttosto avevo letto da qualche parte che il problema di come si sceglie una fonte è piuttosto rilevante.
Che poi il demos è la parte maggiore della popolazione di uno stato, ma non la migliore. Questo la dice tutta.
RispondiEliminaVedo che ormai il thread di è wikizzato e dunque mi adatto, pur riservandomi di tirar fuori qualche altra braciola che il buon Thomas ha messo alla griglia (ma che, ovviamente, non assaggerà... :P ).
RispondiEliminaerano scorrette le fonti cui si attingevano le informazioni o venivano interpretate in maniera molto fantasiosa.
Ma è proprio questo il punto!
Che me ne faccio di una enciclopedia che usa come fonte luogocomune o zero?
Non basta riferirsi a una fonte qualsiasi per garantire l'affidabilità delle informazioni. Sennò si apre completamente alla disinformazione, come, infatti, succede su wiki.
Resta aperta inoltre l'annosa questione del mirabolante NPOV che fa parte del credo del perfetto wikipediano. Qui sintetizza benissimo Thomas:
Wikipedia, dove essere neutrali significa scegliere il giusto mezzo fra la verità e la menzogna, perché non si può essere faziosi a favore della verità.
Che resta da dire?
Rispondendo a Kirbmarc, il punto è capire se davvero possiamo fare del tutto a meno di un'autorità dotata, oltre che di potere esecutivo, anche di quel potere legislativo che alcune circostanze possono effettivamente richiedere, così come è inevitabile che alcune decisioni vengano prese per maggioranza. Io mi accontento di auspicare che il ricorso alla legislazione avvenga solo in circostanze eccezionali e non sia la regola, lasciando al libero mercato e alle autonome decisioni dei privati tutto ciò che è possibile lasciargli.
RispondiEliminaGrande Lee Van Cleef, in un film decisamente di culto.
RispondiEliminaSu uikipedia credo di aver già detto tutto qui, e dato che l'argomento mi tedia parecchio, non mi ripeterei.
Il fatto che con tanta insistenza continuino a sbucare da ogni dove gentiluomini di grande cultura pronti a mettere continuamente in discussione perfino i fatti più ovvi e arcinoti mi dà letteralmente la nausea, ed è certamente un segno dei tempi: degenere progenie del relativismo radicale e della inesausta voglia di certuni di far d'ogni cosa, anche del colore della neve bianca, oggetto di accordo a suon di stramaledetta dialettica marxista di stampo hegeliano.
La non-enciclopedia, enfin, non è che un epifenomeno di questi putrescenti rottami ideologici.
Mi riservo di commentare in seguito sugli altri temi, quelli seri. Sono da sempre un seguace di quella "strana" scuola di pensiero che va da Locke e Milton a Rawls, Popper, Dahl, quella "cosa" che in Italia mai ha avuto una vera rappresentanza politica e soprattutto mai è stata perseguita coerentemente: il pensiero liberale. Che tutti i politicanti blandiscono, a parole, salvo poi farne strame perché nella prassi cozza con la volontà di controllo e la pervasività di ciascuna singola ideologia e organizzazione, con l'iperfetazione di leggi e regolamenti che annacqua ogni certezza del diritto, con la burocratizzazione paralizzante (anche gli eurocrati, ci mancavano !) che asfissia e ammorba questo paese.
Ma è proprio questo il punto!
RispondiEliminaChe me ne faccio di una enciclopedia che usa come fonte luogocomune o zero?
Su wikipedia non dovrebbero essere usate come fonti luogocomune o zero, semplicemente perchè non attendibili. Inoltre
"Wikipedia, dove essere neutrali significa scegliere il giusto mezzo fra la verità e la menzogna, perché non si può essere faziosi a favore della verità."
Sinceramente, dalle pochissime esperienze che ho avuto, non è così: se una cosa è vera, la discussione finisce; NPOV dovrebbe essere dedicato alla "forma" più che alla sostanza.
I problemi sono più in là: la scelta dei fatti rilevanti da raccontare, la scelta delle fonti autorevoli, la buona fede degli utenti, l'intelligenza degli stessi. Che non significa dire che wikipedia funzioni alla grande, ma porrei la questione in modo diverso.
La questione della bandiera italiana è surreale: bisogna avere le pigne in testa per non capire che bianco vuol dire bianco.
Thomas, qui mi sa che torniamo al discorso dei fatti interpretati :)
RispondiEliminaIl fatto è che Wikipedia è gratis, quindi a nessun utente viene in mente di protestare per la qualità del prodotto.
RispondiEliminaSe WP fosse un prodotto a pagamento l'utente pretenderebbe di certo maggiore qualità.
Però almeno Wikipedia, a differenza della democrazia, non obbliga nessuno a fare o non fare alcunché, cosa che mi pare la renda sostanzialmente differente dal processo democratico.
Il problema è che se si può sperare (senza darlo per scontato) che prevalga la ragionevolezza in ambiti "neutri" come appunto il colore dela bandiera taliana, la cosa diventa praticamente impossibile per gli argomenti più delicati e più sentiti, che è là dove il NPOV fà più danni. Se scrivi una pagina sull'evoluzionismo, puoi stare sicuro che i creazionisti reclamaranno la loro fetta di torta, e non cederanno finché non penseranno di aver avuto un equo trattamento. Per limitare i danni la prassi più seguita è quella di relegare le teorie dissidenti in pagine specifiche, però col risultato paradossale che la voce "antievoluzionismo" è più lunga e dettagliata di quella su "evoluzione". Per non parlare dei temi cospirazionisti, dove nelle voci che parlano di 11 settembre tocca leggere cose come "secondo la teoria ufficiale un aereo dirottato da terroristi arabi precipitò sul Pentagono. Secondo altre versioni...". Per altri esempi si rimanda ancora a Perle complottiste.
RispondiEliminaMa alla fine, a cosa serve un'enciclopedia dove è affermato tutto e il contrario di tutto?
Ad un bel niente. Più o meno come leggere un quotidiano: ti becchi le interpretazioni dei fatti, non i fatti. Risultato: hai il tuo punto di vista (essendo ottimista). Peccato che servano pensieri e non solo punti di vista.
RispondiElimina@dtm: il problema delle fonti non è particolarmente rilevante per un vero esperto: la conclamata capacità di sceglierle e di orientarsi tra esse fa anzi parte integrante della definizione stessa di esperto !
RispondiEliminaBanalizziamo: dopo una vita di studio, poniamo in una disciplina storiografica, chiunque sa benissimo che i libri A, B e C sono scritti da filocomunisti, o che le teorie dello storico Caio pencolano a destra, che le idee del sociologo Tizio sono infarcite di materialismo storico, che il filologo Sempronio simpatizza per le dottrine mistiche orientali, e così via. Allo stesso modo ci si comporta con gli autori dell'epoca, magari censurati, coartati, avversati, spinti da acredine nei confronti di determinati personaggi o avvenimenti... se sono un povero sprovveduto che non sa come interpretare correttamente le reiterate esagerazioni di Svetonio contro la dinastia Giulio-Claudia o le malevolenze che Tacito dissemina volentieri su Livia Drusilla o le velenose insinuazioni di Velleio Patercolo, in sostanza se me le bevo tutte come un idiota e per giunta da fonti di quarta o quinta mano, è chiaro che semplicemente non posso e non devo scrivere di Storia, e forse neppure di gossip.
Queste cose vanno assolutamente sapute quando si fa anche solo una citazione, quando si lavora filologicamente. E' questo il mestiere dello storico, mica solo mettere in fila in una vetrina cocci e punte di lancia o tradurre carte ammuffite !
Con piena consapevolezza di ciò si prendono allora le dovute distanze e si rimuovono i vari filtri intellettuali, grandi e piccoli, limitandosi il più possibile al materiale oggettivo, ridimensionando termini e giudizi, integrando le omissioni e sfidando anche i tabu quando necessario.
Il problema sorge solo quanto un dilettante, più o meno in malafede, sceglie quelle stesse fonti in modo acritico e spacciandole per Verità, per puro accordo ideologico o per sana ottusa acritica dabbenaggine.
Se uno legge, ad esempio, la monumentale "Storia del pensiero filosofico e scientifico" di Ludovico Geymonat, deve sapere che è opera permeata di marxismo (sui generis), ed eventualmente farci la tara, ma appunto il suo valore non sta nell'essere un amorfo e pretesamente neutrale insieme di nozioni, ma nell'essere una reazione alla tradizione idealista-crociana che andava in voga in Italia. È vero progetto culturale, che infatti ha avuto un impatto salutare sul dibattito epistemologico nel nostro paese.
RispondiEliminaLudovico Geymonat è di fatto il padre dell'epistemologia in Italia, e uno dei pochi che hanno osato opporsi ai diktat crociano-gentiliani. La storia della contrapposizione tra le "due culture" è lunga e complessa, e meriterebbe di essere raccontata in spazi assai più ampi di questo.
RispondiEliminaTra l'altro ho avuto la fortuna di trovare su una bancarella uno dei primi lavori del Geymonat dato alle stampe con Einaudi: la traduzione del geniale "Introduzione al pensiero matematico" di Waissman, datata 1944 e con in copertina la dicitura "Tradotto da Ludovico Geymonat, dottore in filosofia e in matematica".
Il Waismann è poi quello che abbiamo tutti, nella bella e classica edizione Bollati Boringhieri, sempre tradotto dal Geymonat e con la prefazione di Corrado Mangione.
Rimane chiaro il concetto che si deve sapere perfettamente di cosa si parla e con chi si ha a che vedere prima di scegliere le fonti, spacciandole per belle e per buone a dei perfetti ignoranti che acriticamente copiano e incollano, ormai d'abitudine.
stavo per rispondervi che è solo per wikipedia che nasce il problema delle fonti, proprio perchè non è scritta da esperti... poi mi son ricordato che su wikipedia bisognerebbe occuparsi solo di ciò che si conosce, altrimenti si scrivono palle gigantesche, quindi avete ragione e basta. al limite bisognerebbe far controllare le voci da qualcuno di sicuramente competente, ma così si snatura la democraticità di wikipedia, rendendo evidente quanto il modello democratico non sia applicabile a wikipedia, e quindi finisco col dare totalmente ragione a thomas :D
RispondiEliminatra l'altro, stavo guardando questo:
http://www.la7.it/blog/post_dettaglio.asp?id=1202&idblog=TETRIS_19
la biografia di travaglio è sbagliata e copiata da wikipedia (è una versione vecchia).
la sto pesantemente rivalutando, 'sta enciclopedia.
postilla: mi sa che avevo letto qualcosa su wikipedia anche su "i barbari" di baricco.
Mah, io non mai scritto niente su wp, non ho idea di come funzionino i loro dibattiti, non ho idea di che storia sia quella sul bianco della bandiera.
RispondiEliminaCredo però che siate troppo severi: certo sarà che io uso wp per una prima superficiale informazione magari su un gruppo musicale che non avevo mai sentito prima o su un film che non conoscevo ma che mi hanno regalato.
Resta che quando mi sono preso la briga, giusto per curiosità, di consultarla su voci attinenti a argomenti che affronto per lavoro e che conosco bene, non ho mai trovato voci meritevoli di giudizi così severi: magari le voci erano un po' superficiali o avolte non sempre aggiornatissime però nel complesso corrette, comunque adeguate per una prima informazioni (ma poi un'enciclopedia, qualunque enciclopedia, serve solo per una prima informazione).
Del resto, quante saranno in percentuale le voci (come 11 settembre, evoluzionismo ecc...) che si prestano a queste, chiamiamole battaglie?
Lo 0,01%?
Insomma trovo la maggior parte dei giudizi espressi in questi commenti troppo impietosi se riferiti a wp nel complesso, su qualche singola voce può anche darsi che siano calzanti.
@Sven: probabilmente abbiamo idee piuttosto diverse su cosa e come dev'essere un'enciclopedia.
RispondiEliminaAd esempio, trovo che gruppi musicali e film non hanno alcuna dignità enciclopedica - esistono comunque opere dedicate, come il Morandini.
Trovo che mettere, pesco a casaccio, Britney Spears o Veronica Ciccone assieme a Cornelia madre dei Gracchi o Ipazia di Alessandria sia come minimo un atto di pessimo gusto e un esempio di indebita confusione culturale.
Ma magari su wp si limitassero a trattare solo di gruppi musicali e film...
Al di là di questo, il balletto ipocrita del NPOV in punta di eufemismi fa sembrare scritto da un deficiente pressoché qualsiasi argomento umanistico e in particolare storiografico, sociologico, filosofico, nonché perfino varie voci inerenti problemi aperti delle scienze sperimentali.
Manca inoltre la netta distinzione tra storia e cronaca: una distinzione tanto importante quanto sovente ignorata nella scelta delle voci e nella loro stesura.
Dunque non è solo questione dello spazio inopinatamente concesso alle farneticazioni più assurde (che è già comunque sufficientemente grave).
Sono proprio errati i meccanismi di base, e Perle Complottiste lo ha ormai mostrato usque ad nauseam, se non bastasse come argomento la madre di tutte le defezioni: quella di Larry Sanger, uno dei (due) creatori del progetto wp.
Per votazione, al più, si approva la tinteggiatura di una facciata condominiale o si concordano le unità di misura (stando ben attenti a mettere preventivamente in minoranza gli anglofoni, per carità), ma certo non si fa un'enciclopedia.
Per definizione occorre invece un comitato scientifico, un piano dell'opera, qualcuno che si prenda la responsabilità di operare delle scelte precise e sulla base di criteri rigorosi e coerenti.
E poi, dettaglio non trascurabile, occorrono dei veri esperti pubblicamente riconosciuti come tali in un ambito intersoggettivo "inter pares", preferibilmente accademico e comunque professionale (salvo necessarie eccezioni: non credo esistano dipartimenti di ricerca dotati di esperti in grado di esprimere l'ultima definitiva parola su questioni di quilling o di decoupage, tanto per dire, sempre ammesso che si scelga di dare spazio a codesta roba).
Mi pare che nulla di tutto ciò sia presente in wp: il che rende perfino inutile discutere nel dettaglio dei contenuti, che comunque - è un dato di fatto - in troppi casi non sono all'altezza della situazione, e non si vede come potrebbero esserlo con siffatti metodi.
Quel che perplime e stupisce poi è la continua fioritura di interventi, sui forum e nei blog, nei quali quelli che sembrano dei perfetti ignoranti (o cretini deliranti) tentano pateticamente di rovesciare le sorti di discussioni nelle quali hanno palesemente abbracciato il torto citando come "fonte autorevole" le baggianate di uichipedia.
Questo è veramente il colmo.
Ho cercato su Wikipedia una voce su un argomento che aevo trattato di recente: "Verità". La quale subito dopo l'indice, al paragrafo "Fondamenti della verità" (!) contiene questa perla:
RispondiElimina"Le proposizioni, le affermazioni, le dichiarazioni, le idee, le convinzioni ed i giudizi sono suscettibili di essere veri o falsi. Essi sono perciò chiamati spesso "fondamenti della verità"."
Suppongo che l'espressione sia una traduzione maldestra di "truthbearer", che viene di solito tradotta con "portatori di verità" (non bello, ma meglio dell'obbrobrio precedente). A parte questa pedanteria, suggerisco di dare un'occhiata alla discussione...
La maggioranza daòl punto di vista scientifico vale praticamente zero... spiegarlo ai wikipediani diventa un'utopia!
RispondiEliminaCordialità
Attila
Ah però: ed io che credevo di essere una mosca bianca!
RispondiEliminaAmmetto che ero partito prevenuto su WP, perché per me la "cultura libera" è avere piena libertà di accesso alle fonti, non che il primo che passa per strada (informatica) possa scrivere qualsiasi cosa su qualsiasi argomento senza alcun vaglio (preventivo e consuntivo), però la mia esperienza diretta in quel luogo mi ha fatto ricredere: le cose sono ben peggio di quelle che m'immaginavo.
E, cosa che mi ha stupito, anche su argomenti "neutri" come quelli che trattavo io. È semplicemente sballato il "modus operandi", ed evito di riportarvi i soliti esempi.
p.s.: rivendico i diritto d'autore su "casta degli amministratori" e "uicchipedia" ;-)
si concordano le unità di misura (stando ben attenti a mettere preventivamente in minoranza gli anglofoni, per carità)
RispondiEliminaSTANDING OVATION
Delle cose che son esperto io in uicchi ho notato quanto segue:
-Fisica (meccanica, termodinamica, fotografia ecc): un po' troppo seria e ristretta come impostazione, ma mai notato strafalcioni
-auto: la versione italiana è dominata da bimbiminkia che pensano che un comunicato stampa di una casa automobilistica sia fonte autorevole. la versione inglese invece è, in genere, molto completa e utile per ricostruire la storia dei modelli.
Uicchi ha superato bene anche la prova "scie chimiche", e a seguito delle osservazioni di Perle, la pagina sull'11 settembre mi par di ricordare sia migliorata.
Infine: a me fa un comodo da matti trovare al volo la nomenclatura Iupac, la formula di Lewis e il punto di ebollizione di ogni molecola.
E' chiaro che se mi metto a discutere con un filosofo di "verità", non userò uicchi, ma resto dell'idea che un minimo di utilità ce l'abbia. Diciamo che wikipedia sta all'enciclopedia come l'amicizia di Facebook sta all'amicizia vera.
PS Ho fatto minimi interventi in wikipedia. Ho tradotto la pagina inglese del Polywell e dato qualche minima aggiustatina quà e là (perlopiù "citazione necessaria" ;-)
PPS Quella della "verità sta nel mezzo" mi pare che sia una tecnica perseguita anche dai politici nostrani negli ultimi quindici anni. Per dirla tutta: 'sti giudici sono dei persecutori cumunisti sì o no?
Markogts:
RispondiEliminaInfine: a me fa un comodo da matti trovare al volo la nomenclatura Iupac, la formula di Lewis e il punto di ebollizione di ogni molecola.
Non nego la comodità di wiki, però mi pare che anche Wolfram Alpha funzioni funzioni benissimo per questo tipo di cose.
"Ho fatto minimi interventi in wikipedia. Ho tradotto la pagina inglese "
RispondiEliminafra l'altro ho notato che a volte chi traduce... traduce e basta, strafalcioni compresi. Nel senso che errori nella versione inglese sono riportati paro paro nella versione italiana.