giovedì 31 dicembre 2009

preghiera atea

Conosci te stesso. Il significato originario dell'iscrizione al tempio dell'Oracolo di Delfi, a quanto pare, era quello di ammonire l'uomo a non superare i propri limiti e non voler eccedere, a non mettersi al posto degli Dei.

Socrate, con la sua consueta irriverenza, operò un geniale rovesciamento del significato di questo motto, prendendolo come un invito a sondare le profondità dell'anima, e appunto esplorare i limiti estremi della conoscenza. Non è che in questo modo i limiti dell'uomo vengano dimenticati, in un atto di auto-esaltazione onanistica, ma appunto non li si può conoscere né accontentandosi del sapere pre-fabbricato, né senza sottoporre a severo esame razionale le proprie convinzioni.

L'ideale socratico, in questa doppia accezione di esaltazione della conoscenza ma al tempo stesso di monito e richiamo alla propria natura, è stato troppo spesso dimenticato dagli studiosi di scienze sociali il cui oggetto di studio dovrebbe essere, appunto, l'uomo. Sembra infatti che l'obiettivo di molti studiosi non sia affatto quello di conoscere quale sia la natura umana ma piuttosto quello di negare risolutamente che l'uomo ce l'abbia, una natura.

La nostra forma di vita, la struttura della nostra società, la nostra mentalità, è solo un accidente storico, secondo alcuni. O la conseguenza di una visione del mondo imposta da una cultura egemone tesa allo sfruttamento dell'umanità. Una élite potentissima in grado di modellarci come cera morbida. Ma non dev'essere così (dicono). Non è sempre stato così. Possiamo ribellarci. Non sempre sono esistite l'ineguaglianza sociale e la violenza. La forma originaria della società è quella matriarcale, paritaria, pacifica, basata sul dono, sulla reciprocità e sulla solidarietà.

Possiamo essere quello che vogliamo, dicono, basta volerlo. Chi l'ha detto che i genitori devono amare i propri figli? Non sarebbe più giusto amare tutti allo stesso modo? Chi l'ha detto che i maschi sono generalmente più inclini alla promiscuità sessuale? Non sarebbe più bello se tutti si dedicassero gioiosamente al "sesso ricreativo", senza pensare a odiosi legami di sorta ed essere vittima delle squallide gelosie? Senza cadere nella brama di possesso? Chi ha detto che non possiamo essere tutti uguali, e che la proprietà privata è ineliminabile? Un capitalista?

Uomo, conosci te stesso. Sei un animale, una scimmia, una creatura progettata dall'evoluzione naturale, e non solo nelle tue caratteristiche più volgarmente fisiche, ma anche per quanto riguarda il funzionamento del tuo cervello, per ciò che attiene alla delicata calibrazione delle emozioni e dei sentimenti, per ciò che determina le regole dell'attrazione fra i sessi e l'innamoramento. Se ami tuo figlio non è perché sei una persona buona o cattiva, lo ami perché sei un animale, non sentirti in colpa per questo.

Devi cercare di essere migliore, ma non puoi liberarti dalla tua natura, e terribili disgrazie ti accadranno se ci proverai. Sul serio, qualcuno lo ha fatto, e non è andata molto bene. Non cercare di costruire una società perfetta per le creature angeliche, accontentati di una società umana.

Guardati intorno, uomo, cosa vedi? Quel che vedi è che quello che siamo, nel bene e nel male. Quello che siamo sempre stati, perché non scendiamo dalle stelle, scendiamo dagli alberi. Non siamo il frutto della caduta conseguita al peccato originale, siamo il frutto di una selezione spietata, siamo i sopravvissuti a uno sterminio di massa, e siamo quello che siamo perché è questo che ci ha permesso di sopravvivere.

Conosci te stesso, uomo, sei l'unica creatura in grado di farlo, non tradire la tua natura. Non aver paura della verità, e sii pure fiero di quel che sei, una creatura interessante e bellissima, non hai bisogno di inventarti niente.

Buon anno, uomo.

martedì 22 dicembre 2009

anch'io voglio scrivere contro l'Internet

Voglio parlare del pericolo rappresentato da Internet, sperando però di dire qualcosa di leggermente più originale di "Internet è una merda, continuate a comprare i nostri giornali", che sta diventando il tormentone di molti editorialisti autorevoli, i quali spesso scrivono su testate che copiano in maniera automatica, spesso senza neanche citare la fonte, qualsiasi scemenza appaia su Youtube. Oppure di quei politici che, un secondo dopo aver invitato la popolazione ad imbracciare i fucili, pensano che il clima d'odio che attraversa il paese sia imputabile a Facebook.

Se guardiamo ai contenuti in realtà è banale dire che su Internet, come in qualsiasi altro mezzo, si possono trovare le cose più schifose come anche isole di pregevole qualità e spessore culturale. I problemi veri sono altrove. Non credo di essere un tecnofobo, ma comincio a pensare che Internet rappresenti davvero un pericolo per l'umanità, per la nostra civiltà e la nostra cultura. E non voglio parlare ancora dell'enciclopedia innominabile, visto che l'argomento mi ha un po' stancato. Oggi vorrei prendermela con Google.

I motori di ricerca, e Google in particolare col suo algoritmo di ranking, sono una tecnologia eccezionale. Ma non tutte le tecnologie, per quanto utili e benemerite, devono essere pensate come sostitutive di quello che abbiamo già, e che magari funziona egregiamente, invece che come integrative, venendo a fornire un servizio in più, e non un servizio al posto di un altro servizio. Così, la televisione non ha ucciso il cinema e il cinema non ha ucciso il teatro, la radio non ha ucciso i concerti dal vivo, le chat non hanno abolito le conversazioni telefoniche, Facebook non ha ucciso il blog, e il cavatappi non ha sostituito l'accendigas.

Tutto chiaro, no? Ovvio, persino. Eppure sembra proprio che Google, o più in generale i servizi di information retrieval su Internet, stiano diventando il mezzo unico ed esclusivo per recuperare informazione e conoscenza su qualsiasi argomento dello scibile, e questo è un potenziale disastro. Lo studente che deve fare una ricerca su un qualsivoglia argomento, ad esempio sulle patate, oggi non deve più recarsi in biblioteca a cercare libri sulle patate, ma non deve fare altro che scrivere "patate" sulla pagina principale di Google, e poi scopiazzare un po' di dati qua e là, magari tratti dall'enciclopedia innominabile. Non trovo troppo fantascientifica l'ipotesi di un futuro non molto lontano in cui non esistano più edifici antiquati e sorpassati come le biblioteche, gli archivi, e le librerie, per disuso.

Ora, in linea teorica potrebbe anche darsi che tutti i libri si trasformino in e-book, e tutte le pubblicazioni cartacee mai esistite vengano digitalizzate e riversate su Internet (ma in pratica nessuno digitalizzerà mai l'intero contenuto della Biblioteca Nazionale, scordatevelo), un po' come sta avvenendo con Google Book Search. Ma il punto non è questo: il problema non sta solo nel formato delle informazioni, o nel suo supporto. Il problema sta proprio nella tecnologia che mi consente di trovare le informazioni che mi servono. Perché si dà il caso che un motore di ricerca sintattico, per parole chiave, costituisca una tecnologia alquanto arretrata, inefficiente, e approssimativa allo scopo.

Se vado in una biblioteca a cercare informazioni sulle patate, so che con una buona percentuale di successo là dentro troverò, grazie a un sapere codificato dell'esperienza di svariate generazioni di bibliotecari, e che si materializza in un buon catalogo per soggetti, solo libri che parlano dell'argomento che mi interessa (precisione), e tutti i libri che la biblioteca possiede sulle patate (richiamo). Grazie ad altri strumenti che troverò in una buona biblioteca e ai quali il gentile bibliotecario potrà indirizzarmi (enciclopedie, bibliografie), inoltre posso anche farmi un'idea di quali siano le migliori risorse informative sulle patate in circolazione, magari presenti in altre biblioteche.

Nei libri (o periodici) che identificherò e localizzerò posso sperare che sia contenuta la migliore conoscenza sulle patate elaborata dall'uomo. La storia della patata, il suo uso, le tecniche di coltivazione, le sue proprietà biologiche e alimentari, le sue caratteristiche da un punto di vista evolutivo, genetico o molecolare. Non troverò semplici informazioni sconnesse e non strutturate, ma vera conoscenza, elaborata, approfondita, quella che arricchisce veramente l'uomo (posto che io sia davvero interessato all'argomento). Troverò, eventualmente, anche "punti di vista" discordanti, perché grazie al cielo non esiste il pensiero unico sul tubero, e confrontandoli fra di loro potrò farmi una idea tutta mia sulle patate.

Se invece vado su Google e digito "patate" otterrò quasi 4 milioni di risultati, la maggior parte dei quali, sembra, costituiti da ricette di cucina, e molti dei quali non avranno nulla a che fare con le patate che intendo io. Pensateci un po': è mai capitato a qualcuno di fare una ricerca sulla patate, in biblioteca, e ritrovarsi in mano l'autobiografia di Rocco Siffredi? Sarebbe sconveniente. E no, non è neanche cercando ogni occorrenza della parola "patate" su Google Book Search, eliminando così le pagine web, che si risolve il problema.

La mia ricerca insomma avrà un bassissimo grado di precisione (non tutti i documenti trovati saranno davvero pertinenti) e anche un bassissimo grado di richiamo (perché saranno esclusi, ad esempio, tutti i documenti che parlano delle patate in altre lingue). Anche restringendo il campo ai documenti che parlano proprio di patate, inoltre, io non ho nessuna garanzia riguardo alla qualità del documento, o riguardo alla competenza dell'autore. L'unico motivo per cui Google mi ha segnalato quel documento infatti è che contiene la parola "patate" al suo interno, e questo non è davvero sufficiente. Sarà anche democratico, ma non mi serve.

Questo perché manca la mediazione di un professionista, tra l'autore del documento e il suo potenziale lettore, che sia in grado di decifrare il contenuto semantico del documento (operazione non banale e non effettuabile da una macchina) e di inserirlo in elenchi appositamente costruiti da altri professionisti secondo procedure collaudate e standardizzate. Questa è una figura professionale e un tipo di competenza che potrebbe essere persa, se non sufficientemente valorizzata. L'accesso alla conoscenza è una cosa troppo importante per lasciarla alle macchine.

Senza voler creare allarmismi eccessivi, la questione seria è che oggi gli investimenti effettuati nel settore dell'educazione, già scarsi, sono quasi tutti concentrati sul fronte delle tecnologie informatiche, senza considerare che proprio l'accesso generalizzato a Internet è una possibile causa di analfabetismo. Per studiare e maturare quello che occorre sono libri, insegnanti, e biblioteche scolastiche che non si riducano ad un monitor acceso e perennemente collegato a cronologia.it per fare le tesine di storia (quando va bene), anche se una biblioteca, e il suo personale, costano un po' di più di un personal computer. Internet incoraggia la pigrizia intellettuale, e forse sarebbe giusto limitarla a chi ancora non dispone di sufficiente senso critico, come ha capito ad esempio questa coraggiosa insegnante.

I don't think students come to university to learn how to use Google. They can all do that before they get here.
It is an easy way out for tutors to let them work to their own devices using search engines.
People have to pay to come to university now and what they are paying for is the knowledge, experience and guidance of people like myself.
There is a school of thinking that it should be about them directing their own learning but I think giving guidance is crucial.
I ban my students from using Google, Wikipedia and other websites like that. I give them a reading list to work from and expect them to cite a good number of them in any work they produce.

I risultati di questa tendenza poi si vedono nel grande numero di persone che credono di poter parlare di tutto, e di aver capito tutto del mondo, consultando qualche sito che parla di 11 settembre, di signoraggio bancario, o di scie chimiche. Ovviamente anche prima c'erano personaggi convinti di aver capito tutto del mondo perché avevano letto un libro (di solito fermandosi a quello), ma almeno dovevano fare la fatica di procurarselo e di leggerlo da cima a fondo. E facevano anche più fatica a farsi ascoltare, mentre ora la chiacchiera sentita dal parrucchiere assume quasi i crismi dell'autorevolezza e dell'ufficialità, per il solo fatto di essere linkata e riprodotta un certo numero di volte su qualche sito indicizzato da Google.

Si parla tanto di digital divide, e della necessità di colmarlo per ridurre l'ineguaglianza sociale, ma non sempre si riflette abbastanza sul fatto che il digital divide è una conseguenza (o meglio ancora una manifestazione) più che una causa, della povertà e dell'ignoranza. È importante cablare lo Zambia, ma forse è ancora più importante portarci delle scuole, dei libri e delle biblioteche. E quel che vale per lo Zambia, in realtà, vale anche per noi. Davvero, una società di signoraggisti non è migliore di una società composta da analfabeti totali, ma che almeno sanno zappare la terra.

giovedì 17 dicembre 2009

tacchini

Mancano pochi giorni a Natale, e l'animale natalizio per eccellenza è il tacchino.


Purtroppo questo simpatico ed elegante gallinaceo, di origine americana, è destinato ad essere sacrificato in milioni di esemplari per essere mangiato il giorno di Natale, ma forse non tutti sanno che anche i vegetariani oggi possono festeggiare il Natale rispettando la tradizione e allo stesso tempo senza uccidere e causare sofferenze a nessuna creatura. Ad esempio, col Tofurky, fatto col tofu, ma con la stessa consistenza e lo stesso sapore di un tacchino vero. Non solo è un ottimo modo di abbellire la vostra tavola durante le feste, e non solo è un piatto sano e ricco di proteine, ma è anche pronto in appena 30-60 minuti, quindi non c'è bisogno di alzarsi la notte della vigilia per controllare il forno.


Senza contare che il tacchino, oltre che ad uso alimentare, si presta anche ad essere utilizzato per divertenti ma innocui scherzi ai danni di questo ingenuo volatile, e persino per arricchire le proprie conoscenze ornitologiche. Negli anni '60, Martin Schein ed Edgar Hale dell'Università della Pennsylvania scoprirono che i tacchini maschi, di fronte a una riproduzione in legno di una tacchina femmina, si eccitavano quanto di fronte a una tacchina vera, e provavano ad accoppiarsi col modello.

Incuriositi dalla scoperta, i ricercatori passarono a togliere progressivamente delle parti alla loro tacchina finta, per vedere fino a quale punto il tacchino avrebbe conservato interesse. Si resero conto che per eccitare il tacchino era sufficiente persino una finta testa di tacchina montata su un bastone infilato a terra. Il tacchino si portava dietro la testa finta, e poi si metteva a "spingere" l'aria, là dove avrebbe dovuto esserci il posteriore della tacchina. Ahaaaahhaah, patetico, ridicolo, tacchino.

Va beh, piuttosto, e tanto per restare in tema natalizio, che ve ne pare di questo bocconcino?


Non è terribilmente eccitante? Buon natale.

lunedì 14 dicembre 2009

la verità fa male, lo so

Dove sono, dov'ero? Cosa è tutta questa confusione? Deve essere successo qualcosa, e poi cos'è questa strana sensazione al labbro? Cazzo se fa male, ma cos'è?

Dov'ero? Non riesco a ricordare... ah, sì, ero a Bonn (che città di merda), al Congresso del PPE, ora mi ricordo. Gliele ho cantate, a quelli lì. Io ho le palle per governare, gli ho detto a quei burattini del menga, e a me nessuno mi butta giù. Mi fanno un baffo tutti quei vostri giornalisti che scrivono male di me. Ma fatevi gli affari vostri, gli ho detto, invece di andare a rompere le scatole a casa degli altri. Invece di rovinare l'immagine dell'Italia. Dovreste tenerli un po' sotto controllo, i vostri giornalisti. Ma poi cos'è successo? Si saranno arrabbiati? Non avrò esagerato?

Perché io sono amato da tutti, e sono il miglior Presidente di sempre, ecco. Ho vinto le elezioni, ho stravinto, per dio, sono stato eletto dal popolo, e non mi faccio buttare giù da nessuno finché il popolo è con me. Mi fanno schifo tutte le vostre regole e regolette del cazzo, e la Costituzione di lì, e la separazione dei poteri di là, e la democrazia di qui, e la legalità di qua... ma andate tutti a acchiappare ratti, và, come ha detto Castelli a quel pirlotto di un Saviano. Io ho le palle che voi non avrete mai, ecco, questo è quello che non volete ammettere. Quindi io la vostra Costituzione la piglio e la cambio come mi pare a me.

Non vi sta bene? Attaccatevi al tram. Non mi faccio fermare da un branco di coglioni impotenti che non sanno nemmeno divertirsi e vorrebbero solo essere al posto mio. Sinistra del cazzo. Comunisti. Ce l'hanno con me perché sono ricco, perché sono stato in grado di creare un impero. E tutti a chiedere "ma come li hai fatti i soldi?", "chi te li ha dati?". Ma fatevi un tegame di cazzacci vostri, per dio! Mi sono fatto un culo così e basta, questa è l'unica cosa che conta, e non intendo giustificarmi di fronte a nessuno.

Ma si può sapere dove sono? Chi è che spinge? Chi è che mi sta mettendo una cosa sulla faccia? E non riesco a muovermi, insomma, lasciatemi stare. Questo non è il congresso del PPE. L'ultima cosa che mi ricordo è che stavo disegnando mutandine da donna. Bruxelles, questa deve essere Bruxelles. Che palle ragazzi, tutte queste discussioni sul clima. Mi stavo annoiando a morte. Ma dico io, possibile che tutti questi sepolcri imbiancati pensino solo ai ghiacci che si sciolgono, agli orsi polari, al livello dei mari, alle emissioni di CO2, e mai, dico mai, alla figa?

Devo sempre pensare io a portare un po' di umorismo ai vertici. Cribbio quanto sono pesanti questi! Non conoscono neppure le barzellette, ma io che cazzo ci vengo a fare qua, si può sapere? Cazzo me ne frega a me dei gas serra? Cosa mi devo preoccupare per un po' di caldo, che mi fa anche risparmiare sulle bollette? Ma questi lo sanno cosa vuol dire avere sette o otto ville? Ma perché non ci ho mandato Frattini? Che io potevo andare al centro di salute termale a rilassarmi un po', invece di sorbirmi questo strazio. E qui mi tocca disegnare indumenti di biancheria intima femminile per passare il tempo. Disegno bene, però. Chissà se Nicolas ha apprezzato. Lui è uno dei pochi che ne capisce un po', di figa.

Sua moglie, la gatta morta, è una vera stronzetta snob, chissà chi si crede di essere, con quella puzza sotto il naso, manco fosse davvero francese. Ma scommetto che lui la sa mettere al posto suo quando occorre. La prossima volta invito anche lui al centro termale, ma senza la gatta morta, che a me piacciono le canzoni napoletane, non quei miagolii. Chissà quando vanno a letto insieme che versi fa. Pourtant quelq'un m'a dit que tu m'aimais encore, c'est quelq'un qui m'a dit que tu m'aimais encore, c'est quelq'un qui m'a dit que... tu a scassè les couilles, due sberle, altroché! Zitta e sdraiati. Gli faccio sentire io un po' di vera musica, a Nicolas. Canzoni vere, popolari, da cantare tutti insieme e con trasporto. Quando porti Apicella a una serata il divertimento è garantito, altro che quelle lagne.

Stavo dicendo? Ah, sì, il problema è che qui a Bruxelles non si batte chiodo. Non è che posso mettermi a corteggiare la Merkel. So che le farebbe un gran piacere, e poi mi sta anche simpatica, con quel faccino tondo, ma insomma, se poi mi prende sul serio? Io al massimo le faccio cucù, perché mi ispira simpatia, e così ci facciamo due risate, ma poi basta, che se la crucca mi prende eccessiva confidenza come la scarico? mica posso candidarla al consiglio comunale di Monopoli.

Ma ho detto qualcosa che non va? Cos'è che mi ha colpito in faccia? Fa male. Poi non sono mica a Bruxelles. C'erano un sacco di flash, quindi c'erano i fotografi. Non è che sono al G8? Dov'è Barack, che lo devo salutare a tutti i costi? Devo far vedere a tutti che lui non se l'è presa per la battuta sull'abbronzato, adesso ci parlo e gli racconto qualche barzelletta sui negri, e poi ci facciamo un po' di risate, così tutti vedono che siamo amici. Che a me mi fa rabbia quando dicono che sono razzista. Anzi, sapete che vi dico? che io a quella bella negrona di Michelle un colpetto ce lo darei volentieri, altro che razzista. C'ha proprio un bel sedere grosso da negra, da prenderla da dietro di sorpresa, mentre raccoglie il cotone, e farle cantare un gospel di accompagnamento. Oh when the saints go marching in, oh when the saints go marching iiiin...

Cribbio, non è che si è arrabbiato Barack? perché mi sa che qualcuno mi ha tirato un papagno in faccia. Chi è stato? Io stavo firmando autografi, ora che ci penso. Sono a Milano, ecco dove mi trovo. Non avevo appena finito di urlare "vergogna" a un gruppo di capelloni che mi contestavano? Perché dopotutto non è vero che sono amato da tutti. Incredibile, ma qualcuno mi odia, forse mi disprezza addirittura. C'è qualcuno che non si diverte con le mie barzellette, eppure io ce la metto tutta per essere simpatico a tutti. Anzi, a volte ho il sospetto che anche quelli che ridono, in realtà ridono solo per farmi piacere. A volte ho perfino l'impressione che stiano ridendo di me. Che sotto sotto si vergognino. Di me.

A volte penso che in fondo non piaccio così tanto alle donne. Ho 72 anni, e anche se sono ancora un torello, in effetti ho paura che potrei sembrare un po' patetico. Noemi. Lei almeno era diversa, non come tutte le altre. Lei si vedeva che si divertiva davvero quando cantava al karaoke. Era piena di entusiasmo, e poi aveva un visetto così innocente. Non mi ricordo chi l'ha detto, ma il bello degli adolescenti è che qualunque cosa facciano, lo fanno per la prima volta. Ma poi me l'hanno portata via. Me l'hanno rovinata anche, me l'hanno trasformata nella solita maschera grottesca. O sono stato io? Forse sì. Anzi, sicuramente. Ahimè, sono incapace di trascendere il semplice fatto umano che qualunque conforto spirituale io possa trovare, qualunque litofanica eternità sia stata preparata per me, nulla potrà far dimenticare alla mia Noemi l'immonda lussuria che io le ho inflitto.

Sto delirando. Non mi sento bene. Per niente. Sto sanguinando. Ma cos'è successo? Cos'è l'ultima cosa che ricordo? Devo essere impazzito, perché mi pare di aver visto il Duomo di Milano che mi arrivava addosso. Sto proprio male. Ma io sono il presidente eletto dagli italiani, loro mi stanno invocando, li sento. Adesso mi alzo e li saluto. Salve a tutti, eccomi qui, sono il migliore statista di sempre, il più amato, il più fantastico, il più simpatico. Non spingetemi. Ecco a voi l'unto del signore, quello che ha governato più di tutti e meglio di tutti, non spingete, abbasso i comunisti, abbasso i magistrati di sinistra, non spingetemi ho detto, forza Milan, viva la figa!

Rieccomi seduto. Mi sento così solo. Ho voglia di piangere. Veronica, ti prego, consolami, voglio un po' di coccole, quelle che sai fare tu. Veronica, ma dove sei? Ah già, cazzo.

sabato 12 dicembre 2009

Socrate era un vampiro malvagio?

Oltre ai calendari e ai poster e alle biografie e alle raccolte fotografiche e a tutto quanto il tradizionale campionario di gadget abbaglia-funz c’è un tipo di spin-off commerciale molto diffuso che non può mancare sulla scia di un grosso successone cinematografico / televisivo / editoriale, è lo spin-off filosofico, vale a dire: si ingaggia una dozzina di avviliti contrattisti universitari, dispostissimi a subire le peggiori mortificazioni personali pur di grattare due spiccioli di straforo, e li si mette a setacciare il film di successo (o il serial televisivo o il cartone animato o il romanzo o il fumetto o quel che è) per tirarne fuori qualche pretestuosissimo appiglio utile ad appiccicarci sopra questo o quel pezzettino del manuale di storia della filosofia - ogni contrattista fa il suo piccolo saggetto divulgativo copiaincolla e tutti i saggetti messi assieme fanno il libro La filosofia di,

Betty Moore affronta una piaga sociale della quale avrei voluto occuparmi anch'io, un giorno di questi. Ma sono contento che lo abbia fatto lei. La lovvo tantisssimo.

martedì 8 dicembre 2009

dura lex

Quando Thomas Hobbes teorizzava il potere assoluto del sovrano, contrapponeva la sua visione dello Stato ad un teorico "stato di natura" che consisteva in una "guerra di tutti contro tutti", e dove la violenza e la sopraffazione erano la regola, in omaggio al motto latino "homo homini lupus". La narrazione era mitica, e Hobbes non intendeva tracciare un accurato resoconto storico dei primi stadi della civiltà, anche se in realtà aveva tratto ispirazione dagli eventi, quelli sì reali e a lui molto vicini, della guerra civile inglese, quella conclusasi con la decapitazione di Carlo I.

"Vedete cosa succede", sembrava dire Hobbes, "quando non c'è nessuno che comanda? quando si contesta la legittimità del sovrano a governare?". Succede, appunto, che non esiste più la "certezza della legge" e la tranquillità derivata da essa. I destini di ogni singolo suddito dipendono non più dalla volontà, sia pure dispotica e arbitraria, del sovrano, ma dipendono da quale delle fazioni in lotta avrà, temporaneamente, la meglio, fino al prossimo rovesciamento.

Qualche anno più tardi, ormai sfumati i ricordi terribili della guerra civile, John Locke teorizzerà invece lo "stato liberale" dove al contrario la certezza della legge che già premeva a Hobbes è garantita proprio dalla separazione dei poteri, nel senso che il sovrano non gode più del potere assoluto e indivisibile, ma è tenuto a rispettare la legge come qualsiasi altro suddito. I cittadini, secondo Locke, godono di "diritti naturali", in primis quello della libertà, e compito dello Stato è quello di garantire e preservare questi diritti. Quindi va bene trasferire poteri ad un'autorità esterna che sia in grado di far rispettare la legge, posta a difesa di quei diritti sacri e inviolabili, ma tale autorità deve essere limitata proprio in vista del fine ultimo alla quale è preposta, cioè la legge e il rispetto dei diritti naturali.

Poi, e proprio a partire dalle teorizzazioni di Locke, è stata inventata la democrazia moderna, e con questa si è tornati all'arbitrio, alla guerra di tutti contro tutti, e all'incertezza della legge.

Se lo Stato ha la sua ragion d'essere nella difesa dei diritti dei cittadini, ne consegue che la sovranità appartiene in ultima analisi proprio ai "sudditi", al popolo (variamente inteso nel corso dei secoli), il quale la delega soltanto ai suoi "rappresentanti" ma non vi rinuncia. Ma è per il tramite dei meccanismi democratici con i quali si esprime e si rende manifesta la volontà popolare, che avviene facilmente il tradimento delle istanze liberali lockiane. Una volta data al popolo la facoltà di legiferare, infatti, e per di più con la regola della maggioranza, viene proprio a mancare quell'ideale di certezza della legge che è posto a baluardo delle libertà e che caratterizzava lo stato liberale.

Si è passati da una fase, cioè, in cui la legge veniva semplicemente "scoperta", nelle consuetudini umane o nel lume naturale della ragione (in omaggio ai principi del giusnaturalismo), e quindi applicata dai giudici indipendenti dal potere esecutivo, a una fase in cui la legge viene continuamente fatta e disfatta a seconda della convenienza di chi detiene il potere, effimero rappresentante non del popolo tutto ma della maggioranza del momento. Legge che è diventata un'arma della maggioranza nei confronti della minoranza, costretta ad accettare qualsiasi responso, e che sopporta semplicemente in virtù del fatto che attende il momento in cui potrà rivalersi sugli avversari divenendo a sua volta maggioranza, cosa che non è mai impossibile in una democrazia dove le alleanze dei vari gruppi d'interesse si sfaldano e si ricompongono in continuazione, nella logica del do ut des e del miglior offerente.

Bruno Leoni, nel libro La libertà e la legge, individua proprio nell'estensione del dominio una volta ristretto assegnato oggi alla legiferazione positiva uno dei maggiori pericoli per le libertà individuali. Si fa fatica oggi a concepire l'idea che il processo legislativo appartenga più al dominio della scoperta che a quello della creazione, ma tale era il sentire non solo dei giudici della common law inglese, ma anche dei magistrati di epoca romana. Tale rivoluzione antropologica è pari a quella che si avrebbe se cominciassimo a considerare gli estensori dei vocabolari non dei ricercatori empirici, ma dei creatori del linguaggio stesso che descrivono.

Proprio l'area del linguaggio, insieme a quella dei rapporti economici, potrebbe del resto servire a comprendere come non sia affatto inevitabile pensare che tutti i rapporti umani, pur essendo regolati da leggi, debbano essere regolati dalla legiferazione positiva. Nessuno può, o in ogni caso dovrebbe, obbligare qualcuno ad usare una parola per un'altra o ad adeguarsi alle regole della grammatica, il che non fa affatto sparire il potere normativo di tali regole. Nessuno può, o in ogni caso dovrebbe, obbligare qualcuno a vendere un certo bene a un determinato prezzo. Lo Stato può e deve intervenire per garantire l'onestà, la correttezza e la trasparenza delle transazioni, ma non dovrebbe imporre niente riguardo al contenuto degli accordi che avvengono fra privati cittadini.

Invece la legge è sempre più spesso pensata, piuttosto che come descrizione ideale dei rapporti che intercorrono fra le persone soggette a un determinato ordinamento, come il mezzo principale per conseguire qualsiasi risultato voluto dal "popolo", cioè dalla maggioranza, e la soluzione per qualsiasi problema. Si fanno leggi, quindi, per proteggere i salari dall'inflazione, per proteggere posti di lavoro dalla concorrenza estera, per proteggere la salute dei cittadini dal fumo di sigaretta e dall'inquinamento, per combattere la droga, per dare incentivi alle famiglie "tradizionali", per ostacolare la piaga del negazionismo storico, per difendere la nostra cultura e i nostri valori dal relativismo, per difendere il buon costume, o la civiltà cristiana tutta. Leggi che spesso, del resto, violano alla radice il principio di imparzialità che ne dovrebbe essere il fondamento, essendo a favore di qualcuno e contro qualcun altro.

Niente illustra il processo più efficacemente delle polemiche sorte in merito alla sentenza della Corte Europea riguardante l'obbligo dell'esposizione del crocifisso nelle aule scolastiche, questione peraltro marginalissima. Sentenza, cioè decisione presa in sede giudiziaria, che definisce illegittima una decisione presa in sede appunto legislativa, in quanto in conflitto con i diritti umani e la libertà religiosa dell'individuo. Ribadisco, una sentenza riguardante un obbligo, cioè una costrizione, un'imposizione (per quanto leggera sia), attinente alla sfera privata degli individui (la religione), è stata presa come un attacco ai valori, alle tradizioni, e alla civiltà cristiana del nostro paese, come se la cultura cristiana dipendesse dall'obbligare (lo ripeto di nuovo: obbligare) gli alunni delle nostre scuole, anche quelli non cristiani, a contemplare un simbolo religioso. A tanto è arrivata l'importanza che diamo al processo legislativo, e alle decisioni della maggioranza, nel nostro paese. A scapito dei diritti, ormai passati in secondo piano.

Ma la cosa più preoccupante, in realtà, è che ci sono segnali che indicano come la regola della maggioranza e della "democrazia" così intesa tendano a invadere anche sfere al di fuori della politica e dove in precedenza non erano mai entrate, come quelle della cultura e della scienza. Segnali che indicano come la democrazia stia diventando un assoluto, un fine in sé, piuttosto che un mezzo (in realtà spesso efficace) per ottenere altri fini. Penso ad esempio a quel gigantesco equivoco che è Wikipedia, "l'enciclopedia libera", dove per libera si intende, appunto, schiava della maggioranza.

Wikipedia, là dove il valore della massa di un elettrone si decide per voto popolare. Wikipedia, progetto editoriale privo di una linea editoriale, ma dove i contenuti cambiano, giorno per giorno, a seconda degli umori del momento, e della casta di amministratori che detiene il potere. Wikipedia, dove essere neutrali significa scegliere il giusto mezzo fra la verità e la menzogna, perché non si può essere faziosi a favore della verità. Wikipedia, dove guida e fondamento per la corretta compilazione delle voci non è la validità e la completezza delle informazioni, ma lo "wikilove", il "volemose bene", perché l'importante è partecipare, in concordia e fratellanza. Là dove l'individuo non esiste, ma esiste solo la collettività.

Potrebbe essere una buona metafora del futuro orwelliano che ci attende, se non riflettiamo bene su cosa è una democrazia e a cosa serve.

Update: notizie correlate

sabato 5 dicembre 2009

il coniglio sterminatore

Certo che c'è gente su Internet che proprio non ha nulla da fare, e scrive post sugli argomenti più assurdi. Ad esempio questa Laura di Filmzone.it che ha scritto un articolo sui più grandi conigli della storia del cinema.

Ma la cosa peggiore è che ho trovato questo articolo mentre mi stavo documentando per un approfonditissimo ed elaborato saggio sullo stesso argomento, pieno di sottili analisi e ardite interpretazioni metaforiche. Beh, mi è passata la voglia.