sabato 27 giugno 2009

la scienza spiegata al popolino

Un ennesimo esempio di giornalismo cialtrone e analfabetismo scientifico spacciato sulle colonne di uno dei maggiori quotidiani:

I maschi migliori? Sono cattivi papà

Alto, biondo, occhi azzurri, fisico prestante e in salute. Sicuramente un uomo con un corredo genetico di alto livello, che qualsiasi donna vorrebbe trasmettere ai propri figli.


Trovo un po' inquietante che le parole "corredo genetico di alto livello" vengano immediatamente tradotte in "alto, biondo, occhi azzurri". E che si dia per scontato che "qualsiasi donna" vorrebbe trasmettere proprio queste caratteristiche ai suoi figli. Ma l'articolo è firmato da una donna, forse parlava per sé. O forse si tratta di propaganda diretta contro un preciso avversario politico, vista la testata giornalitica.

Ma attenzione, l'operazione potrebbe risultare più complicata del previsto e le tecniche di seduzione non c'entrano nulla. Uno studio congiunto tra l'Università di Uppsala in Svezia e quella di Aarhus in Danimarca potrebbe stravolgere l'immaginario comune.


L'immaginario comune nella Germania nazista, magari.

Sembra infatti che, al contrario di quanto si crede, i maschi migliori - quelli che presentano un'alta qualità genetica - non abbiano molto successo quando si tratta di riprodursi. La "bocciatura del belloccio" arriva da una ricerca firmata da Goran Arnqvist, biologo evoluzionista svedese, e Trine Bilde, professoressa danese di ecologia e genetica, e pubblicata su Science.


Ancora "alta qualità genetica", ovvero "belloccio". Rimane anche ambiguo, per ora, cosa si intenda con "successo nel riprodursi".

L'esperimento è stato condotto sugli scarafaggi,


...
...
...

Prego? O mio Dio, esistono scarafaggi alti, biondi, e con gli occhi azzurri? O più semplicemente "scarafaggi bellocci e prestanti"? Le scarafagge sono state interpellate riguardo ai loro gusti in fatto di scarafaggi?

ma sembra che le conclusioni a cui sono giunti i due scienziati possano valere anche per l'uomo.


Certo. Che differenza vuoi che ci sia? Lo sanno tutti che lo scarafaggio è il parente più prossimo dell'homo sapiens.

Arnqvist, che vanta diverse pubblicazioni sul tema della selezione sessuale tra gli insetti, e Bilde, studiosa della socializzazione animale, hanno monitorato diversi accoppiamenti tra questi insetti e i risultati non permettono repliche: gli esemplari con una bassa qualità genetica hanno totalizzato il maggior successo nella riproduzione. Tradotto: ad accumulare una prole più numerosa sono stati proprio gli esemplari con un Dna più "scadente".


A leggerlo così, sembrerebbe il rovesciamento del darwinismo, ma anche della logica. Se sono gli scarafaggi "meno adatti" a riprodursi di più, in che cosa sarebbero meno adatti? Non è che il concetto è stato "tradotto" male?

Non solo. Se contrariamente alle previsioni i maschi con un basso profilo sono i migliori nel compito di fertilizzare le uova, sarebbero anche più bravi nell'occuparsi dei piccoli una volta venuti al mondo. Vincenti nell'inseminazione e padri attenti e premurosi.


Una luce in fondo al tunnel: si parla di successo nel compito di fertilizzare le uova, e di scarafaggi vincenti nell'inseminazione. Il concetto di selezione sessuale post-mating forse è ritenuto non alla portata del lettore medio di Repubblica, e non spiegato.

Una sconfitta su tutta la linea per i belli e impossibili, che oltre a far sospirare le loro pretendenti possono danneggiarle: "Questi risultati suggeriscono che i geni buoni per i maschi spesso possono essere cattivi per le loro compagne", concludono lapidari i due scienziati.


E qui si dimostra, nel caso ci fossero ancora dubbi, che la signora Lara Gusatto (una che sogna di avere un suo articolo sulla prima pagina del New York Times, e che continuando così ci riuscirà sicuramente) non ha capito un cazzo. A danneggiare le scarafagge, semmai, sarebbero i maschi non prestanti, quelli con "bassa qualità genetica". Che, tradotto per la giornalista (plurilaureata, ma non in biologia), non significa "brutto e possibile", ma significa che la prole, guarda un po', ha minore fitness, minore probabilità di sopravvivenza e/o successo riproduttivo.

Insomma, un'aspirante madre che sentisse incombere su di sé l'implacabile ticchettio dell'orologio biologico dovrebbe puntare sull'amico simpatico, più che sull'aitante bagnino come partner per costruirsi una famiglia numerosa.


Che bello, e com'è politicamente corretto. Ora, piccolo esercizio per il lettore: qui sotto riporto l'abstract della ricerca originaria pubblicata su Science. Divertirsi a scoprire cosa dice veramente.

Despite the costs of mating, females of most taxa mate with multiple males. Polyandrous females are hypothesized to gain genetic benefits for their offspring, but this assumes paternity bias favoring male genotypes that enhance offspring viability. We determined net male genetic effects on female and offspring fitness in a seed beetle and then tested whether fertilization success was biased in favor of high-quality male genotypes in double mating experiments. Contrary to expectations, high-quality male genotypes consistently had a lower postmating fertilization success in two independent assays. Our results imply that sexually antagonistic adaptations have a major and unappreciated influence on male postmating fertilization success. Such genetic variation renders indirect genetic benefits an unlikely driver of the evolution of polyandry.


Aggiornamento:
Fra l'altro, il discorso sarà valido per gli scarafaggi, ma non per un piccolo marsupiale australiano.

giovedì 25 giugno 2009

due pezzi facili

Questo per me è il periodo peggiore dell'anno, lavorativamente parlando. Significa che ho persino poco tempo per dormire, figuriamoci per aggiornare il blog. Non volendo farlo marcire troppo, però, ho pensato di recuperare due articoli-parodia scritti a suo tempo per il forum di Luogocomune, anche a titolo di esperimento psicologico. Sono due cosette, ma io mi sono divertito a proporle agli ellecini (gli articoli originali sono qui e qui).

Avvertenza: benché gli articoli siano stati scritti con intento parodico, il loro contenuto (purtroppo) non è pura invenzione.


Respirianesimo

L'industria alimentare è la lobby più potente del pianeta. I suoi inganni sono tanti da non poter essere elencati tutti. I padroni del mondo riempiono da decenni le nostre tavole di veleni di ogni tipo (cibi ogm, formaggi avariati, polli alla diossina, vini al metanolo, uova marce, uva passa..).
L'inganno più grande, però, è quello che viene perpetrato da millenni nella storia dell'umanità, e che finora solo pochi asceti hanno deciso di sfidare, insieme a qualche decina di top-model. L'inganno originale consiste nel farci credere che abbiamo bisogno di cibo, allontanandoci così dalle fonti del vero nutrimento, che sono la Luce e l'Amore.
Si può vivere senza ingerire cibo o bevande di sorta, come dimostrano le esperienze di un gruppo di eroi che ha osato contrastare i dogmi della medicina ufficiale. Una di queste è Jasmuheen, che non mangia niente dal 1993, e che descrive così la sue esperienza:

C’è una grande differenza fra digiunare e nutrirsi di prana. Col digiuno possiamo disintossicarci, far riposare l’organismo o curarci. Però il digiuno, dopo un po' di tempo, tende ad intaccare il tessuto muscolare ed i grassi presenti nel corpo, e si comincia a perdere peso. Col prana, invece, si accede ad una fonte di nutrimento che sgorga dentro di noi. E’ quella forma di energia che i cinesi chiamano chi e gli yogi prana. L’organismo diventa capace di nutrirsi di quest’energia e quindi non si autoconsuma, non perde peso. Alimentarsi di luce è, in definitiva, come premere un interruttore interno, per accedere ad una fonte di nutrimento che già esiste in ciascuno di noi, e che il corpo produce in abbondanza quando si vive in maniera più consapevole e spirituale. Da questo punto di vista, si può considerare il corpo come un biocomputer e la mente come un programma di software. Attraverso una buona padronanza della mente si può riprogrammare il corpo, per fargli fare qualunque cosa, incluso la conservazione di un peso perfetto o un elevato livello di energia senza più quasi il bisogno di dormire.

http://www.aamterranuova.it/article898.htm

Altre informazioni: http://www.etanali.it/breatharianismo.htm

Il respirianesimo è la dieta più sana possibile, e non comporta contro-indicazioni: grazie ad esso si può migliorare la propria vita sessuale, il ciclo sonno-veglia, e si può persino partorire senza problemi.

Naturalmente i respirianisti sono stati subito attaccati dai soloni della scienza ufficiale, incapace di accettare qualcosa che va oltre i loro pregiudizi scientisti, e soprattutto in combutta con l'industria alimentare e foraggiati da essa. I respirianisti vengono attaccatti e derisi nelle trasmissioni Tv e nei siti internet, e a volte persino perseguitati con gli strumenti della (in)giustizia.
Jasmuheen è stata seguita da una troupe televisiva 24-24 h senza che nessuno l'abbia vista mangiare e bere. A questo punto la troupe ha smesso di filmare, con la scusa che stava mettendo a rischio la vita di una persona, nonostante lei affermasse di sentirsi benissimo. Questi sono i metodi della disinformazione imperante.

Ho accettato di fare questo programma senza informarmi degli intenti di queste persone..hanno messo su le cose in modo da farmi sembrare una pazza! Se ci fai caso su Wikipedia la validità dell'articolo è messa in discussione. Ho cercato più volte di inserire la mia versione della storia, ma puntualmente veniva cancellata dal web master, una, due volte... Che dovrei fare, non ci faccio più neanche caso, al mondo ci sono alcune persone che farebbero di tutto per mettermi in ridicolo, il loro scopo è proprio quello di denigrare le informazioni che do al mondo...

http://www.scienzaeconoscenza.it/articolo.php?id=19331

Altri respirianisti illustri sono Wiley Brooks (http://www.breatharian.com/), Hira Rathan Matak, e Michael Jackson.


Trapanazionalismo

La trapanazione del cranio è una pratica usata da tempo immemorabile dai popoli più antichi e più saggi al fine di aumentare il volume di sangue presente nel cervello, correlato al livello di energia e coscienza spirituale. Il risultato della trapanazione, come affermano i seguaci di questa pratica, è una maggiore felicità e sintonia col cosmo.
Purtroppo, sebbene la trapanazione venga sovente usata oggi in ambito chirurgico per eseguire ad esempio operazioni al cervello, i medici di solito la sconsigliano se non ci sono altri motivi dietro la richiesta e si rifiutano di eseguirla, in quanto falsamente considerata pericolosa e dannosa per la salute. Quando costretti per altri motivi in genere il buco nel cranio viene nuovamente riempito, vanificando le potenziali opportunità di avanzamento spirituale offerte dall’operazione.
Molti trapanazionalisti sono perciò costretti ad eseguire da soli l’operazione, tramite l’ausilio di un trapano domestico, operazione non molto difficile nonostante le precauzioni da prendere per arginare la copiosa emorragia, le possibili infezioni, e l’attenzione a non oltrepassare col trapano la dura madre in modo da non danneggiare le cellule nervose.
Per questo molti si sentono scoraggiati dal prendere quest’iniziativa, che potrebbe essere svolta in tutta sicurezza presso una qualsiasi struttura ospedaliera. L’ostracismo della classe medica e della scienza ufficiale, ovviamente, è ancora una volta di ostacolo all’avanzamento dell’umanità.
Dobbiamo batterci per promuovere a livello mondiale la conoscenza dei benefici della trapanazione del cranio, e perché a questa pratica venga riconosciuto il giusto rilievo dalle autorità sanitarie italiane, e possa essere svolta gratuitamente presso le Asl dietro richiesta del cittadino.

http://www.trepan.com/
http://www.trepanationguide.com/


Aggiornamento:
A proposito di respiriani, quest'uomo è davvero un genio della supercazzola. Dall'ultima volta che l'ho visitato, ho notato un notevole abbassamento dei prezzi, ma quello che mi fa scompisciare è la trovata in home: comparate l'energia delle due foto!

domenica 21 giugno 2009

un giorno insieme ai cinque maestri

La conferenza sulle scie chimiche della quale ho parlato non è stato proprio il primo raduno di matti al quale mi è capitato di assistere. Circa tre anni fa volli andare, col medesimo intento di ricerca e documentazione, alla commemorazione del trentennale della scomparsa di Mao Tse Tung, organizzata dal Partito Marxista-Leninista Italiano (PMLI). Mi sembrava francamente incredibile che qualcuno potesse davvero ricordare la figura di Mao con nostalgia, e volevo quindi farmi un'idea di che tipo di persone fossero questi marxisti-leninisti, che hanno la loro sede centrale proprio nella mia città.

Il PMLI, come ho appreso in seguito, nasce nel 1977, da un gruppo di fuoriusciti del Partito Comunista d'Italia (PCd'I, che sarebbe poi confluito in Rifondazione), denunciato come "partito revisionista". Scuderi è da sempre il suo segretario, e suo organo di stampa è il foglio "Il Bolscevico", che ricordo anche di aver visto ogni tanto quando ero uno studente di liceo.

In occasione delle elezioni fa campagna in favore dell'astensionismo, ritenendo che il cambiamento sociale possa arrivare solo per il tramite della rivoluzione di popolo e la dittatura del proletariato, che evidentemente ritengono ancora possibile, a dispetto dell'esiguo numero di iscritti. Considerano il maoismo "il punto più alto raggiunto dal movimento operaio nella sua lotta per la società socialista" (Wikipedia), e la follia della Rivoluzione Cuturale cinese è da loro descritta come la necessaria risposta all'infiltrazione della borghesia nel Partito Comunista.

Venendo alla commemorazione, per essere un raduno che prevedeva la presenza di militanti da ogni parte d'Italia, intanto era piuttosto misero: si trattava di una riunione di un centinaio di persone, la maggior parte delle quali sfoggiava una sgargiante camicia rossa. Con mia sorpresa, il pubblico non era composto da soli residuati bellici, ma vi erano anche persone abbastanza giovani.

All'ingresso nella sala venni immediatamente accolto da un tipo che mi salutò col titolo di "compagno" e che desiderava sapere in che modo fossi venuto a conoscenza della manifestazione. Una volta appreso che avevo letto i manifesti incollati un po' dappertutto nel mio quartiere, e dopo avermi dato qualche volantino, per fortuna mi lasciò in pace (non so se avrei retto un interrogatorio sui principi del comunismo senza tradire la mia natura di agente provocatore).

Sulla commemorazione in sé non ho molto da dire: si trattava di un susseguirsi molto noioso di interventi di saluto, da parte dei rappresentanti delle "cellule" del partito provenienti da varie parti d'Italia (fra cui varie "cellule Stalin"). Il tempo concesso per ciascun intervento era strettissimo, limite fatto osservare con efficienza militaresca da un moderatore piuttosto zelante. Costui, scaduti i due minuti previsti, strappava letteralmente il microfono di mano a chi stava parlando. Questo per permettere al segretario generale, tale Giovanni Scuderi, di cominciare in orario il suo discorso finale.

Alla disciplina del partito non sfuggì nemmeno una compagna che era scoppiata a piangere ricordando la recente scomparsa di non so quale militante di non so quale cellula. La poveretta stava cercando di recuperare il filo tra un singhiozzo e l'altro, quando arrivò l'inesorabile sentenza, "tempo scaduto", il che ebbe l'effetto di moltiplicare i singhiozzi, ma il moderatore fu ugualmente inflessibile.

Fra i discorsi affioravano vari termini che mi lasciavano abbastanza perplesso: uno era il continuo richiamo all'insegnamento dei "cinque maestri" ("coi cinque maestri vinceremo", e via dicendo), che non venivano mai nominati, costringendomi a un breve ripasso mentale: dunque Marx, Engels, Lenin, Mao e... Stalin. In effetti ho scoperto che anche lui è stato "commemorato", in occasione del cinquantesimo dalla scomparsa.

Manca solo Pol Pot, ma anche lui è considerato uno in gamba, anzi, un "fulgido esempio di dirigente rivoluzionario fedele al proprio popolo e campione indomito della lotta per l'indipendenza e la liberazione nazionale". A differenza di Ernesto Che Guevara, solo uno specchietto per le allodole per i giovani traviati dai "gruppi trotzkisti che hanno tutto l'interesse politico a deviare le nuove generazioni di rivoluzionari dalla via maestra dell'Ottobre".

Nei vari discorsi, poi, venivano poi attaccati continuamente i "traditori revisionisti", termine col quale, appresi dopo un po', venivano designati Bertinotti e i militanti dei partiti di sinistra di area parlamentare (di allora). Ce n'era anche, però, per l'attuale classe dirigente cinese, "dittatura fascista e revisionista" (forse mi sfugge qualcosa, ma quand'è che in Cina è avvenuto il colpo di Stato?), nonché per i vari ex-militanti (Napolitano) che avevano osato esprimere pentimenti su gloriosi episodi della lotta operaia, come l'invasione sovietica dell'Ungheria nel '56.

In ogni caso non feci in tempo ad assistere al discorso finale di Scuderi (che fortunatamente si può trovare online): dopo un po' dovetti assentarmi, con l'intenzione di tornare, perché dovevo comprare il "Sole 24 Ore" (con l'inserto domenicale) prima che chiudessero le edicole. Una volta eseguito l'acquisto, però, mi resi conto che tornare in quel luogo col giornale della Confindustria sotto braccio sarebbe stata giudicata senz'altro come un'intollerabile aggressione della borghesia imperialista. Così tornai a casa.

Leggermente depresso. Credo di essermi sentito come Oliver Sacks quando, come narra nel libro Risvegli, riesce a destare un gruppo di persone in letargo da più di cinquant'anni e conversare con loro. Con la differenza che i miei "compagni" non si erano ancora svegliati.

Aggiornamento
Bisogna riconoscere, però, che hanno un apparato iconografico alquanto affascinante:

lunedì 15 giugno 2009

braccia rubate all'agricoltura (le mie)

Mentre facevo la spesa al supermercato, oggi, ho avuto la piacevole sorpresa di ritrovarmi fra gli scaffali di una libreria, sia pure in modo anonimo. Almeno uno dei facts contenuti nel libro Chuck Norris ha un armadio nello scheletro è mio. Esattamente questo.

Già, sono soddisfazioni.

sabato 13 giugno 2009

Carletto e la psicologia ecologica

Siccome sono un seguace di Donald Norman, al momento di mettere su casa una delle poche cose che sono riuscito a imporre, e ad avere secondo i miei desideri, è il piano cottura che si vede in foto, lì accanto a Carletto.

La sua caratteristica principale, e ciò che lo rende un ottimo piano cottura, è quella di avere i fornelli leggermente sfalsati, ovvero non disposti in file esattamente parallele. Questo facilita l’operazione di accensione dei fornelli, permettendo di individuare al volo la manopola da girare. Non più imprecazioni mattutine alla frenetica ricerca della manopola giusta.

La consueta progettazione dei piani cottura, con i fornelli disposti a quadrato, è un esempio ormai canonico di cattivo design reso famoso da Norman nel libro La caffettiera del masochista: un vero classico della divulgazione, che espone concetti e problemi della psicologia cognitiva adattandoli alla vita di tutti i giorni, e descrivendo i nostri rapporti problematici con gli oggetti.

Norman, a suo modo, è un sostenitore dell’approccio ecologico alla psicologia cognitiva, approccio secondo il quale la metafora del cervello umano quale elaboratore di dati è in parte fuorviante, perché molta informazione non ha nessun bisogno di essere immagazzinata ed elaborata, ma è già presente nell’ambiente, e pronta per essere usata. Gli oggetti, e specialmente gli oggetti fatti bene, contengono degli “inviti”, delle affordances nel gergo psicologico, che rendono molto più probabile un determinato uso rispetto ai possibili usi altenativi.

La comprensione delle affordances (che hanno avuto una certa importanza specialmente nella psicologia della percezione, con le ricerche di James Gibson) potrebbe persino aiutare a risolvere, in qualche caso, problemi di ordine sociale. All’indomani dei disordini del G8 di Genova nel 2001, qualche mente brillante fece notare che la creazione di un’ampia “zona rossa” all’interno di una città nel corso di una manifestazione, è un chiaro invito a sfondarla.

Ma al di là di questo, non c’è neanche da stupirsi che tante vetrine siano state rotte. Pensandoci bene, è una questione di affordances: non è che ci siano tante cose che a un’orda inferocita possa venire in mente di fare trovandosi di fronte a una superficie verticale fragile, liscia e trasparente. Un anno dopo, la prevista manifestazione per il Social Forum a Firenze provocò ondate di panico, con Oriana Fallaci che minacciava di incatenarsi ai monumenti per proteggerli dai barbari invasori pacifisti.

I commercianti decisero di proteggere i loro negozi coprendo le vetrine con pannelli di legno. Volendo, non sarebbe stato difficile rimuovere i pannelli e sfondarle ugualmente, solo che il tipo di materiale diverso invitava, invece, a un diverso tipo di vandalismo. Una superficie di legno è l’ideale per scriverci sopra qualche slogan anti-imperialista, con pennarelli o bombolette spray. Infatti nessuna vetrina venne rotta e la manifestazione si svolse senza incidenti, di sicuro non solo per i motivi indicati, però...

Un’altra cosa che Donald Norman approverebbe, cambiando un po’ argomento, è il porta-rotoli di carta igienica che ho comprato a Ikea qualche mese fa, qui in foto sempre accanto a Carletto (la Findus dovrebbe pagarmi per queste stronzate). Anche questo risolve un problema di design molto sentito, ovvero riduce i rischi di rimanere senza carta nel momento in cui ce n’è più bisogno.

Come spiega Norman in questo articolo (anche questo un piccolo classico), molta gente pensa di risolvere il problema semplicemente installando un porta-rotoli a due slot. Purtroppo, empiricamente la cosa non funziona, per il motivo che la maggior parte delle persone invece di attendere che finisca un rotolo prima di iniziarne un altro, tende a finirli entrambi nello stesso momento. La soluzione ideale quindi è un tipo di porta-rotoli multiplo che costringe, o più semplicemente invita, come in questo caso, a utilizzare un solo rotolo alla volta.

Un’altra cosa che nelle case di solito è poco razionale, è la disposizione degli interruttori della luce all’interno delle rispettive maschere. Io ne ho una in cucina, vicino all’angolo che dà sul corridoio, con due interruttori. In un mondo normale, ci si dovrebbe aspettare che l’interruttore più vicino al corridoio accenda la luce che è in corridoio, e l’altro quella della cucina. E infatti è così, ma solo perché io ho smontato la maschera e invertito l’ordine dei pulsanti, figuriamoci se l’elettricista ci aveva pensato. Le cose peggiorano, naturalmente, quando nella stessa maschera ci sono tre o più interruttori, costringendo il povero utente a accendere e spegnere tutte le luci di casa come un albero di Natale prima di ottenere il risultato voluto.

Ci sono tante piccole cose, che a volte possono migliorare la vita di una persona e rendere le sue giornate un po’ meno fastidiose. Alcune di queste sicuramente mi sfuggono, magari avendo la soluzione sotto il naso. In fin dei conti, anche il porta-bicchieri all’interno delle automobili è un’invenzione recente. Che un oggetto del genere corrisponda a una sentita esigenza però, lo si poteva evincere dai popolari aneddoti sull’utonto informatico che si lamentava che il porta-tazze del suo Pc era troppo fragile e si spaccava ogni volta.

giovedì 4 giugno 2009

le origini

Sembra che tutto sia cominciato, una volta nata la riproduzione sessuata, da una iniziale e lieve asimmetria casuale fra le cellule che mischiavano il loro patrimonio genetico allo scopo di dare vita a un nuovo individuo dalle caratteristiche uniche. È probabile, cioè, che inizialmente vi fosse una riproduzione sessuata senza alcuna differenza fra i sessi. In queste condizioni lo scambio era alla pari: io ci metto una delle mie cellule uovo, tu ci metti una delle tue, le mischiamo, e vediamo cosa ne viene fuori.

Ma poiché la riproduzione sessuata implica una certa variabilità del fenotipo (questo è il suo scopo), è plausibile che a un certo punto si siano potuti distinguere nella popolazione, anche per motivi casuali, due tipi di individui che si differenziavano per la grandezza delle loro cellule riproduttive, allo stesso modo in cui in una qualsiasi popolazione di uomini vi sono sia individui bassi che individui alti. Il punto è che a differenza della variazione d’altezza la variabilità nella grandezza delle uova (ovvero nel dispendio d’energia necessario per crearle e nutrirle) è destinata inevitabilmente a rinforzarsi e amplificarsi.

Stabiliamo convenzionalmente che la produzione di ogni nuova cellula uovo ha un costo, in termini di risorse ed energia, esprimibile con un numero positivo naturale: supponiamo ad esempio che il costo di ogni uovo sia esattamente di 10 euro. Se il costo è uguale per tutti, non vi sono motivi per cui debba evolvere un dimorfismo sessuale. L’equo scambio garantisce inoltre pari opportunità, per tutti gli attori in gioco, di riprodursi. Ma supponiamo invece che le uova abbiano costi anche lievemente diversi per diversi individui. Per alcuni un uovo costerà 11 euro, per altri 10, per altri ancora 9. Questa lieve differenza può scatenare effetti drammatici.

L’individuo a cui un uovo costa 9 euro (chiamiamolo M) avrà maggiori opportunità di accoppiarsi con altri individui della sua specie, perché produce più uova in minore tempo. Allo stesso tempo, e per lo stesso motivo, dovrebbe essere più disposto a “rischiare” il suo uovo in un rituale d’accoppiamento (ricordiamo che non tutti gli scambi conducono a buon esito). Quelli a cui un uovo costa 11 euro, invece (chiamiamoli F), avranno minori opportunità e per questo dovranno investire in maniera più prudente il loro capitale, selezionando con scrupolo il loro partner.

Il fatto che gli M abbiano maggiori opportunità, però, non si traduce automaticamente in un maggior successo riproduttivo per tutti gli M. Anzi, se prima vi era una sostanziale simmetria fra i partner (in modo che ogni individuo potesse accoppiarsi con esattamente un altro individuo), la nuova situazione implica che alcune persone si accoppieranno con più individui della stessa specie, mentre altri andranno in bianco. La maggiore economicità di alcune uova rispetto ad altre ha creato un nuovo fattore di competizione sessuale.

La risposta razionale alla sfida della concorrenza, per gli M, sarebbe quella di abbassare ulteriormente il costo delle loro uova, aumentando ancora il loro potenziale riproduttivo, il che implica anche un livello di selezione del partner ancora minore. Un costo minore, però, può anche tradursi in una minore “qualità” delle cellule uovo: queste cellule non avranno le stesse garanzie di sopravvivenza delle altre uova, a meno che questo svantaggio non sia compensato dalla maggiore qualità della cellula del partner. Gli M si comportano insomma come i cinesi: producono di più, a costi minori, ma i loro prodotti sono meno affidabili.

Per gli F, che partono già svantaggiati, la risposta più efficace non consiste necessariamente nella rincorsa al minore costo, ma nella creazione di prodotti di migliore qualità, e quindi ancora più costosi (gli F quindi sono come gli stilisti del made in Italy). Chi non è né F né M dovrà scegliere a quale partito appartenere. Essendo questo un tipo di dinamica destinato ad auto-rinforzarsi, si arriverà finalmente a un punto in cui vi saranno individui di tipo F che producono pochissime uova, ad un costo altissimo e praticamente autosufficienti riguardo ai mezzi di sussistenza (contengono tutti i nutrienti di cui l’embrione ha bisogno per crescere), che hanno solo bisogno di essere fecondate. E vi saranno individui di tipo M che producono moltissime cellule sessuali a basso costo (che a questo punto non possono neanche essere chiamate uova) che non danno nessun contributo allo sviluppo dell’embrione, ma si limitano a fecondare la cellula uovo trasmettendogli metà del proprio patrimonio genetico.

Gli F sono quindi diventati una risorsa scarsa e preziosa, per cui gli M competono ferocemente (dato che solo accoppiandosi con un F possono sperare che la loro prole abbia qualche possibilità di sopravvivenza). È anzi una risorsa così scarsa che gli M sono disperatamente disposti ad accoppiarsi con praticamente qualsiasi F che capiti nelle vicinanze (talvolta ricorrendo anche a metodi coercitivi, se proprio non funziona nient’altro).

Gli F, dal canto loro, devono e possono permettersi di scegliere il partner con comodità, selezionando gli M più facoltosi e traendo molti vantaggi dalla competizione scatenatasi per loro. Possono pretendere dei doni in cambio della loro disponibilità, ad esempio (ne consegue che la prostituzione da parte degli M sia fenomeno più raro di quella degli F). Oppure, dato che corrono il grosso rischio di essere abbandonati con la prole una volta che si sono concessi, possono tentare di vincolare il partner con un giuramento di devozione eterna e di mutua assistenza: così nasce l’istituto del matrimonio.

Questo contratto non dovrebbe obbligare necessariamente gli M ad accoppiarsi con un solo F, e infatti in alcune comunità vi sono anche unioni poligame; anzi, dato che gli M facoltosi sono diventati anch’essi una risorsa scarsa, la bigamia conviene soprattutto agli F (piuttosto che accoppiarsi con l’ultimo scarto rimasto, meglio dividersi un partner ricco). L’istituto del matrimonio monogamo, quindi, è probabilmente nato su iniziativa degli M allo scopo di allentare la competizione fra di loro (per impedire di uccidersi a vicenda).

Quello che non è accettabile, all’interno del matrimonio, è che gli F abbiano più di un partner. Non solo l’M tradito infatti vedrebbe ridursi le sue probabilità di successo riproduttivo (nel caso in cui F rimanga incinta, per diversi mesi non potrà più fare nuovi tentativi con M), ma rischierebbe addirittura di allevare, sprecando preziosissime risorse, il figlio di un altro M. Da qui nasce la stigmatizzazione del “cornuto” (e quella, complementare, della “sgualdrina”).

Un M allora andrà in cerca di due tipi diversi di F: quelli disponibili subito e senza storie, eventualmente dietro il pagamento di un compenso, che potranno scaricare subito dopo l’accoppiamento. E quelli invece che richiedono un lungo ed estenuante corteggiamento, il che è snervante ma offre garanzie maggiori di fedeltà, che eventualmente decideranno di sposare.

Gli F, ai quali spetta il maggior investimento, in termini di risorse fisiche, per la produzione della prole, cercheranno quegli M che offrono maggiori garanzie di poter badare al sostentamento loro e della prole, e che possibilmente non scapperanno immediatamente dopo l’accoppiamento per cercare in giro altre opportunità. Questo spiega anche perché nelle città più ricche la percentuale di popolazione F è significativamente più alta di quella M, al contrario di quel che avviene nelle zone rurali: gli F ci vanno alla ricerca di un partner facoltoso.

http://www51.wolframalpha.com/input/?i=population+new+york+female+vs.+population+new+york+male

E siccome gli M con i lavori meno prestigiosi tenderanno a restare in campagna, ne consegue che nelle città i lavori più servili saranno invece svolti dagli F (baby-sitter, badante, cameriera, segretaria, insegnante). Impieghi che, con un po’ di buona fortuna, potranno lasciare una volta sistemati cedendo il posto ad altri candidati.

Oppure un’altra strategia consueta è quella di esporre le proprie grazie tipicamente F, per chi può permetterselo, in calendari e programmi televisivi. E quando un F è abbastanza grazioso, giovane e spigliato, non si mai, potrebbe anche realizzare il jackpot.