mercoledì 11 novembre 2009

parole

In origine nella lingua inglese la parola "man" (dal germanico "mann"), era neutra riguardo al genere, e significava solo "appartenente alla specie umana". Per dire "uomo" (nel senso di esemplare maschio adulto della specie umana) e "donna", si usavano le due parole "wer" e "wif".

"Wer" è ovviamente imparentato col latino "vir", di cui rimane traccia in aggettivi odierni come "virile" (da non confondere con "virale", che viene da "virus", cioè "veleno"). Nella lingua inglese invece sopravvive in termini composti come "werewolfe", che è appunto un uomo (evidentemente maschio) che si trasforma in lupo durante le notti di luna piena. Quando si tratta di una donna, si è costretti a ricorrere a locuzioni quali "she wolf", come nel film Ilsa, She Wolf of the SS (meglio dell'ossimorico "she werewolfe").

"Wif" invece si è trasformato in "wife", che oggi significa più "moglie" che "donna adulta", ma del resto anche da noi, fino a pochissimo tempo fa, una donna adulta non sposata rimaneva per sempre "signorina". Il fatto è che a un certo punto, con l'evoluzione della lingua, il termine "wer" da solo è praticamente sparito, sostituito proprio da "man", mentre per dire "donna" si è fatto sempre più ricorso al termine composto "wif-man", poi divenuto "woman" (un'evoluzione simile è avvenuta anche nella lingua latina, dove il termine "homo", prima universale, ha poi assunto connotati di genere).

"Woman" quindi deriva dall'unione di un termine riferentesi solo ed esclusivamente al genere femminile ("wif"), con un termine neutro, e non deriva assolutamente dalla parola che significa "uomo" nel senso di "maschio adulto". Così come non ha nessun connotato di genere la parola "man" in termini composti come "postman" (postino), "salesman" (commesso), o "mankind" (umanità). Il che significa che gli adepti del politicamente corretto che vorrebbero che noi oggi usassimo, parlando inglese, termini come "postperson", "salesperson", o peggio ancora "personkind", non sono solo dei moralisti bigotti e repressivi, ma sono anche un po' ignoranti.

C'è spesso l'ignoranza dietro questo tipo di crociate, ma se qualche volta appaiono solo come velleità inoffensive di un gruppuscolo di fanatici, che a un termine come "basso" vorrebbero magari sostituire espressioni ridicole come "diversamente verticale" può anche capitare, però, che vinca l'ignoranza, e infatti è successo ad esempio che grazie al concorso di ignoranza (in buonafede) di molte persone, un termine una volta inoffensivo come "negro" è stato ormai abolito dalla lingua italiana.

Non che io lo userei, nelle condizioni attuali (pur preferendolo ad "abbronzato"), perché non ci posso fare nulla: il termine ormai è insultante, ma non posso neanche ignorare il fatto che lo è diventato solo a causa della malizia della gente, e che così si è perso un pezzetto di lingua italiana. Il motivo per cui "negro", si dice, non va bene, è che è la traduzione dell'americano "nigger", quello sì avente un valore spregiativo (tranne quando è usato dai neri stessi, ma quella è un'altra storia).

La quale come spiegazione è molto curiosa, visto che l'America è stato scoperta solo nel 1492, e la deportazione degli schiavi è cominciata poco dopo, mentre il termine "negro" è attestato nella lingua italiana molto prima, e deriva piuttosto dal latino "niger", cioè nero. Il Petrarca infatti la usa già sia nel significato di "nero" sia nel significato di "persona appartenente ad un'etnia di origine africana e di pelle scura", poi diventato predominante.

Vorrei far notare che il termine, per quanto offensivo possa sembrare, non ha sinonimi altrettanto efficaci nella nostra lingua: "nero", per l'appunto è solo un colore, e non si riferisce in modo specifico alla pigmentazione della pelle. "Di colore" non vuol dire niente (quale colore? verde? viola?). "Africano" o "afro-americano", sono tentativi di catturare al massimo l'estensione della parola originaria, ma a parte il fatto che non ci riescono è ovvio che significano altro. Quindi in buona sostanza siamo costretti, per riferirci ai negri, ad usare un termine che in realtà significa altro, e lo sappiamo benissimo. Ci tocca dire "nero", ma con quell'espressione un po' imbarazzata e complice che il nostro ascoltatore deve cogliere e che significa "sai, in realtà intendo dire negro, ma non si può, quindi capiscimi".

Comunque è ovviamente "nigger", casomai, che viene da "negro" (tramite lo spagnolo), e si dà il caso che in origine non era considerato offensivo neppure nella lingua inglese, essendo usato con tranquillità anche dagli abolizionisti (come ne La capanna dello Zio Tom). Ma quando si cerca di sostituire una parola con un'altra, quasi sempre, il problema non è affatto nella parola, è nella cosa. Voglio, dire, se certi Americani del Sud si divertivano a mettersi un cappuccio bianco in testa per andare a linciare i neri, significa che non ne avevano una grande considerazione, e questo in maniera assolutamente indipendente da come li chiamavano, o sbaglio?

Il motivo per cui lo spazzino è diventato operatore ecologico è che nessuno sogna, nella vita, di fare un lavoro umile come lo spazzino, ma allora è anche improbabile che improvvisamente tutti muoiano dalla voglia di fare l'operatore ecologico. Quindi cosa succederà quando tutti avranno imparato a chiamare lo spazzino "operatore ecologico"? Niente, succederà che dovremo trovare un termine ancora più annacquato, perché "operatore ecologico" verrà percepito come degradante. Vedi "handicappato", poi diventato "portatore di handicap", poi "invalido", poi "disabile", poi "diversamente abile", che è un capolavoro di ipocrisia. Per rubare una battuta a Uriel, se un tipo sulla sedia a rotelle è diversamente abile, Rita Levi Montalcini cos'è, diversamente cretina?

Ancora più odioso il fatto che in televisione vengano trasmessi film e notiziari con i sottotitoli per "non udenti" designando per negazione una comunità di persone che non hanno nessun problema a definirsi sorde. Qui però si potrebbe anche cercare il rovescio della medaglia, e partendo dal fatto che una certa minoranza ha tutto il diritto di definirsi nel modo che preferisce, provare a indicare, invece, un qualche esempio positivo di riforma lessicale studiata a tavolino, e di successo.

Il caso più famoso è quello di "gay" che sostituisce gli effettivamente antipatici "frocio", "finocchio", "buco" e via dicendo, nonché l'asettico "omosessuale" (a proposito di ignoranza, c'è pure chi ha coniato il termine "donnasessuale" per le lesbiche). "Gay" vuol dire allegro, giocondo, e quindi restituisce un'immagine positiva, al di là del fatto che esistono anche omosessuali musoni e tristissimi. Anche se non è chiaro il momento esatto in cui il termine ha cominciato ad essere usato per riferirsi in modo preciso all'omosessualità, non c'è dubbio che si è trattato del colpo pubblicitario del secolo (in precedenza il termine aveva piuttosto dei connotati generici di promiscuità sessuale, si pensi alle nostre "donnine allegre").

Tanto che la strategia è stata copiata, in modo volontario e consapevole, dagli atei. Nel 2003 in California infatti, per iniziativa di Paul Geisert e Mynga Futrell, è nato il movimento "The Brights", parola che dovrebbe riunire, in un nuovo scatto di orgoglio, "atei, agnostici, scettici, e liberi pensatori" (appelli in favore del movimento sono stati pubblicati da pesi massimi come Richard Dawkins e Daniel Dennett). "Bright" significa "brillante, luminoso", quindi rimanda sia a un'immagine solare, positiva, sia a una certa connotazione di intelligenza e sagacia ("una soluzione decisamente brillante"). Inoltre richiama la terminologia del secolo dei Lumi, quindi gli ideali negletti che furono di Voltaire e Diderot. In effetti non credo che potrebbe esistere una parola migliore, anche se gli adepti ne raccomandano l'uso come sostantivo ("I am a bright"), e non come aggettivo, perché "I am bright" potrebbe suonare arrogante.

Poi per continuare il post potrei discutere di altre parole che in effetti è inopportuno usare, tipo "mongoloide", e per ottimi motivi. Oppure di quelle lingue (non parole, ma interi linguaggi) che risultano essere davvero state create (o ricreate) a tavolino, come è il caso dell'ebraico moderno, in barba al dogma secondo cui "non si può fare perché una lingua è sempre creazione spontanea che emerge dallo spirito di una nazione", e del perché secondo me l'esperanto è un tentativo sottovalutato di abbattere le barriere linguistiche. Ma direi che vi è materia per altri post futuri, se ne avrò voglia. Comunque sono contento di aver avuto la scusa di inserire la locandina di quel film, che adesso andrò a vedermi.

P.S. Ma poi, come ho fatto a non pensarci prima?

42 commenti:

  1. Vedi "handicappato", poi diventato "portatore di handicap", poi "invalido", poi "disabile", poi "diversamente abile", che è un capolavoro di ipocrisia.

    Non so, ho come un deja-vu: dove ho già letto questo paragrafo recentemente ? :-D

    L'imperativo è resistere, resistere, resistere e usare a piene mani tutti i vocaboli politicamente scorretti che si conoscono. Disobbedienza civile.
    Se poi arriva qualcuno a protestare per la faccenda del black e nigger e nigro, gli si fa presente "Il negro Zumbon" con tanto di spezzone cinematografico da "Riso amaro".

    Il problema non sono certo le parole, ma il modo e lo spirito con cui vengono usate. Di solito, quando qualcuno dei miei collaboratori fa qualche idiozia (il che pare succedere abbastanza spesso) lo apostrofo con nomi di eccelsi scienziati, non lo chiamo imbecille. Ma capisce esattamente lo stesso.

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  2. Accidenti! che mi sono ispirato ai commenti è ovvio, ma non ero accorto di ricopiarti così fedelmente.

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  3. In Piemonte esiste il cognome Gay (con varianti Gai e Gaj), imbarazzante per i giovani "truzzi".
    Oltre ai Brights e alle altre "persons" sarebbe stato doveroso citare la "Campaign for Equal Heights" di Terry Pratchett ;-)

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  4. "donnasessuale" mi mancava.
    Per curiosità, chi è la "mente eccelsa" che ha coniato un simile aborto linguistico?

    Ad ogni modo, quoto Leibniz.
    I neologismi del politically correct sono quasi sempre delle banali fughe più che dal significato dei vocaboli, dalla loro rappresentazione estetica di massa.

    Sopra a tutti, proprio il già citato "diversamente abile".

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  5. Articolo interessante, però bisogna stare attenti, in certi casi, a non confondere l'ignoranza con le normali metamorfosi semantiche. Mi riferisco all'esempio di "negro" che è vero, era una parola normale e non offensiva per indicare i neri, oltre ad avere nobili origini classiche; ma c'era pure necessità di trovare una traduzione appropriata a "nigger", e con il tempo lo è diventata "negro". Il fatto che una parola in passato neutra sia diventata gradualmente negativa è un fenomeno linguistico normale (così come tutte quelle parole che esistevano anche ai tempi di Dante ma con un significato mutato), ma l'ignoranza non penso c'entri.

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  6. In realtà volevo prendere in giro una persona che conosco, che credeva sinceramente che l'omo di omosessuale significasse uomo, però "donnasessuale" è attestato su Google.

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  7. Sono d'acordo, Skeight, e infatti credo che in certe circostanze la correttezza semantica possa pure essere messa da parte. Eppure sono convinto che se quella parola è diventata inappropriata, è anche perché c'è stata una attiva campagna di disinformazione, alla quale chi poteva non si è opposto con sufficiente determinazione.

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  8. però "donnasessuale" è attestato su Google.

    Ho ben visto!

    Per questo mi chiedo chi sia stato il geniale neologista.

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  9. Un terreno assai fertile per talune delle più demenziali e inquietanti metamorfosi linguistiche imposte dal politically correct sono gli USA, dove è particolarmente evidente l'esagerata pressione sociale e morale esercitata da gruppuscoli di attivisti pro-minority numericamente insignificanti, ma esasperatamente vocianti e in genere ben locupletati.
    Si veda, su tutte, la fantasmagorica imbecillità socio-complottista del cosiddetto glass roof, descritta in modo feroce e lucido dal geniale premio Pulitzer, e mai troppo compianto, William A. Henry III. Un libro che tengo da sempre sul comodino, forse a tratti esageratamente schematico nella sua esposizione fortemente didascalica e icastica dai violenti chiaroscuri iperbolici, ma in sostanza un vero capolavoro.
    Uno dei due o tre libri che coincidono così puntualmente col mio pensiero da sembrare scritti di mio pugno. Rectius, libri che avrei potuto e voluto scrivere io, se solo avessi un minimo di talento letterario e costanza.

    Tra i maggiori produttori di immondizia linguistica "politically correct" seguono, seppure per motivi leggermente diversi, altri stati europei di aperta ispirazione culturale left-oriented, dalla Francia al nordeuropa dei programmi sociali "dalla culla alla tomba". Probabilmente un nesso causale esiste.

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  10. Da parte mia ti consiglio La cultura del piagnisteo, di Robert Hughes, se non l'hai ancora letto.

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  11. Anche quello è sul comodino... :-)

    Qualcuno direbbe che sono tutti (magari anche "Il genio" di Harold Bloom) note a piè di pagina del grande Guenon che citavo qualche tempo fa, anticipato solo in parte dalle ficcanti analisi del trio Pareto, Mosca, Michels.

    E' l'ipostatizzazione dell'odio della mediocrità verso qualità, valore, indipendenza di pensiero.
    Autolesionismo sociale allo stato puro.

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  12. Thomas, a proposito del termine «negro» e similari, ti sei dimenticato uno dei neologismi "politicamente corretti" più imbecilli di sempre e cioè «extracomunitari». Naturalmente i diciannove ventisimi degli esseri umani sono a rigore extracomunitari, ma di certo quell'obbrobrio di termine non è nato per indicare gli statunitensi e i canadesi. O gli svizzeri, tanto per dire.

    Ma vedrai che prima o poi qualche genio incompreso propone di usare al suo posto «diversamente bianchi»...

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  13. Bellissimo nella saga del Mondo Disco di Pratchett i "diversamente vivi" (zombi, vampiri e compagnia bella). Oltre naturalmente ai "diversamente verticali" che citavi (i nani),

    Il tutto mi sembra un tentativo di cambiare le cosa partendo dal lato sbagliato. Quanto ci vorrà perché "operatore ecologico" diventi un insulto? "Gay" lo è già. Quel che va cambiata è la testa della gente, non le parole.

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  14. Tecnicamente, "americano del sud" non vuol dire nulla...
    Quella che viene comunemente chiamata America in realta' deve essere chiamata Stati Uniti d'America e l'americano di sordiana memoria deve essere chiamato statunitense.

    Poi che gli USA si facciano chiamare America e' un altro paio di maniche. Io lo ritengo un'appropriazione indebita. :D

    Saluti
    Michele

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  15. concordo in tutto, con tutto e per tutto. forse non tanto con il discorso di mongoloide: ha assunto una connotazione negativa per le stesse motivazioni di "handicappato" (basti pensare a quando da bambino ci si offendeva con tali termini), ma non è un termine scorretto. indica una persona con determinate caratteristiche fisiche evidenti, associate in particolare ad una sindrome nota (non so se possono essere associate anche ad altre). dire "con i connotati simili a quelli degli abitanti della mongolia" di suo non dovrebbe essere offensivo, no?

    uno diversamente magro.
    (comunque, per il politically correct tra poco arriveremo al "diversamente bianco", "diversamente uomo" e "diversamente onesto")

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  16. Tripponzio: prima di tutto non credo che un abitante della Mongolia troverebbe tutta questa somiglianza (gli Asiatici non hanno il corpo basso e tozzo, la faccia tonda, il collo grosso e il naso e la bocca e le orecchie piccole). I motivi cui facevo riferimento comunque risiedono nella scienza razzista che portarono il suo scopritore a scegliere quel termine. Si credeva allora che le varie razze fossero collocate in un ordine crescente di perfezione e sviluppo (ovviamente con l'uomo bianco al vertice) e, in base al principio (falso) secondo cui l'ontogenesi ricapitola la filogenesi, si tendeva a vedere negli individui bianchi poco "sviluppati" caratteristiche simili a quelle delle razze "inferiori".

    Poi, per carità, non è che chi usa oggi una certa parola si deve necessariamente portare dietro tutto quel bagaglio.

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  17. Thomas, concordo praticamente su tutto.
    Anche a me da' parecchio fastidio questa mania politicamente corretta di usare buffe perifrasi per nominare cose sgradevoli.
    Come se sgradevole fosse la parola, non la cosa in se.

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  18. @terenzio

    Dissento: tu non puoi essere "diversamente orco".
    Al massimo, "diversamente elfo".

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  19. Accidenti, Brain: mi hai colto in castagna.

    Ok, torno al vecchio nick.

    Mi e' venuta un'idea politicamente scorretta. Provo a lavorarci nel fine settimana, imbiancatura domestica permettendo.

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  20. Sulla disabilità vi devo bacchettare, dato che me ne occupo per studio e lavoro.

    I termini "Handicappato" e "portatore di handicap" non hanno corrispondenza nelle leggi italiane (si parla di persona in stato di Handicap nella legge 104/92, articolo 3).
    L'handicap è un fattore esterno alle persone, può essere tradotto spannometricamente come "ostacolo". In Italia ebbe molto successo alla fine degli anni settanta, inzio degli anni ottanta, perché copriva con un termine estero alcune dizioni tradizionali ed ormai percepite come offensive (menomato, storpio, deficiente...). La dizione deriva comunque dalla classificazione ICOH dell'OMS, in cui si scindevano Menomazione (la malattia), disabilità (le conseguenze della malattia sulla persona) ed handicap (ostacoli che l'ambiente esterno ha sulla persona). Quindi non ci troviamo ancora nel politically correct, ma nella medicina legale. Invalido per di più è un termine che appartiene a questo campo, poiché invalida è la persona che per il riconoscimento medico legale di una disabilità ottiene un beneficio economico o assistenziale. Disabile esiste in Italia (legge 68/99, ad esempio) e non è errato, ma connota la persona per una sua caratteristica ben precisa e non nella sua totalità. "Diversamente abile" è una Corazzata Potiomkin, si può essere diversamente abili in qualsiasi campo, non tenendo conto dello stato fisico e di salute.
    La dizione corretta? Persona con disabilità.

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  21. Interessante, però la lingua del diritto, con le sue pur necessarie sottigliezze e distinzioni, è cosa diversa dal linguaggio naturale, dove di norma handicappato non significa "limitato da fattori esterni alla sua persona" (tranne forse nel golf).
    Nel post si parla dell'imbarazzo che si prova nell'usare certi termini, non del loro corretto utilizzo in ambito giuridico-amministrativo.

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  22. Comunque è vero per quanto si possano usare termini politically correct, ci sarà sempre il furbo di turno che vi rimproverà di non essere abbastanza politically correct.

    Una volta iniziai a raccontare un aneddoto riguardante una persona di origine africana: "c'era questo signore di colore..."

    Arriva la pasionaria delle diritti civili e mi apostrofa acida "non si dice di colore, si dice afro-americano o africano".

    Senza scompormi, mi sono subito corretto: "c'era questo negro..."

    La pasionaria non ha replicato :-)

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  23. Un signore, bianco, sta viaggiando in uno scompartimento ferroviario, in Texas.

    Entra nello scompartimento un signore molto distinto, con abiti dal taglio classico e scarpe da seicento dollari.
    E nero.

    Gli si siede davanti, prende il giornale dalla sua vetiquattr'ore di pelle di coccodrillo e si mette tranquillamente a leggere.

    Il bianco non puo' fare a meno di notare il nome del giornale: il Jewish Herald-Voice.

    Perplesso, ci riflette sopra un poco e poi, timidamente, si sporge e dice:
    - "Scusi il disturbo, permetterebbe una domanda?"
    - "Prego, dica pure"
    - "Guardi, e' una curiosita' personale: spero non se la prenda..."
    - "No, no: chieda pure. Come posso aiutarla?"
    - "Beh, ecco, mi chiedevo...
    Ma non ti bastava essere negro?"

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  24. L'ebraico "moderno" funziona perché è l'ebraico biblico, studiato e utilizzato da secoli; qualche aggiustatina alla pronuncia, per uniformarla, e al lessico, per aggiornarlo, ma la lingua quella è, mica si sono inventati niente.
    L'esperanto al contrario secondo me non potrà funzionare mai, non per altro, ma perché lo trovo agghiacciante nella sua bruttezza; assai miglior fortuna potrebbero avere certi linguaggi elfici tolkeniani, che almeno suonano bene.
    Ciao!

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  25. @ Thomas Morton

    Sì, ma quando i media utilizzano un giorno sì ed uno pure "diversamente abile", mi chiedo chi è che li consigli sulla scelta.

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  26. L'ebraico "moderno" funziona perché è l'ebraico biblico [...] la lingua quella è, mica si sono inventati niente.

    Beh certo, a parte le vocali, rappresentate finalmente in modo esplicito da bargigli e puntini attorno alle consonanti, non si sono inventati quasi nulla di rilevante, in effetti... :-)


    @economa: mah, probabilmente sono gli stessi consulenti che nei corsi di giornalismo insegnano (o lasciano credere) che "teorema" vuol dire più o meno "marea di gravissime quanto deliranti e arbitrarie idiozie accusatorie del tutto sconnesse da qualsiasi realtà oggettiva, affastellate a casaccio sulla scorta di un insanabile dissidio ideologico ed espressione di condanna morale a priori, in barba al principio della presunta innocenza e dell'habeas corpus".
    Poi non ci stupiamo che non solo quattro filosofastri storditi e regolarmente bocciati in matematica da ragazzi, ma anche il vasto pubblico non riesca a cogliere che solo e unicamente la logica matematica può dare accesso a sfere aletiche (domini di verità) più solide e motivate di qualunque altra, grazie proprio ai teoremi e alle relative dimostrazioni.

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  27. @Thomas
    "donnasessuale" non è propriamente attestato su google; ho provato a dare un'occhio alle prime pagine di risultati (senza seguire i link, non ne ho tempo e nemmeno voglia) e insomma a un'occhiata che ammetto molto superficiale l'uso del termine per significare "lesbica" mi pare veramente rarissimo se pure esiste, per il resto viene usato con altri significati, o come risultato di cattiva traduzione automatica o in senso ironico.
    Del resto scherzosamente ogni tanto mi capita di sentire anche "uomini sessuali" (se non ricordo male lo troviamo anche in un vecchio film di Benigni: Johnny Stecchino)
    Insomma non inventarti dei nemici facili, ce n'è abbastanza di quelli che esistono davvero:-)

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  28. D'accordo: ho un po' esagerato :-)
    Uno dei risultati, comunque, era questo:

    http://www.women.it/les/dizionario/diz0.htm

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  29. Thoooomas! Cosa leggo mai!!! Sapevo che bazzicavi "le Malvestite" (l'hai detto tu stesso), ma non avrei mai creduto di leggere un "ti lovvo" digitato di tuo pugno! E pure reiterato :P

    Terra Nova "Dan Brown ai lavori forzati"

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  30. Anch'io la loVVo *_*
    ...peccato le sue commentatrici più assidue siano spesso filocomplottiste, su certi aspetti (vedi 11 settembre)
    Lovvosità, Thomas ;)

    Terra Nova

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  31. ...mi spiego meglio, non sono filocomplottiste, più che altro sono la prova che tutte le panzane 11 settembrine hanno lasciato in rete uno strascico tipo filo di bava delle lumache, per cui vale il discorso "mah, si dice che... sembra che... qualcosa di strano sarà successo, sai com'è Bush..."

    Terra Nova puntualizzatrica

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  32. In genere non leggo tutti i commenti, perché i vari flames sono abbastanza noiosi. Comunque so quasi per certo che Betty col complottismo non ci ha nulla a che fare. Prima di diventare una star, ricordo una sua fugace apparizione sul forum di Crono911.

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  33. No, infatti, Betty aprì la discussione semiseriamente, dicendo pressappoco: io sono una debunker, quanti sono i complottisti da 'ste parti? ^^
    (Vai così, Betty)

    Terra Nova

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  34. "aletiche"

    Non saprò mai contestualizzarlo.
    Ma ho imparato un termine nuovo.
    Grazie.

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  35. Ah Brain, non c'è di che: è uno di quei paroloni che i filosofastri usano per affumicare i discorsi: come assiologico, mereologia, entelechia... :-)

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  36. Leibniz, tu sei l'ultimo passo, la frontiera della mia capacità di comprensione. Subito oltre c'è Puffolotti...

    Volevo solo dire che una vecchietta in autobus anni fa polemizzava dicendo "cossa vol 'deso tutti 'sti omini sessuali".

    Poi c'è la barzelletta dell'amico che si dichiara gay: "Non hai l'orologio sopra la manica, non hai la spyder, non sei gay, sei frocio."

    Seriamente: sul discorso dei "bright" penso che uno dei problemi sia anche il fatto che "ateo" è una definizione basata su una negazione ("SENZA dio"). "CON il lume" mi piace di più.

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  37. Su "negro" e "nero", la scomparsa della prima parola va probabilmente ricollegata alle ondate migratorie dai paesi anglofoni e francofoni africani che hanno interessato l'italia.

    Come giustamente si rileva, un tempo "negro" in italiano non era era un termine offensivo. Con "nero" ci si riferiva al colore, mentre con "negro" si intendeva la persona. Si trattava di una ripartizione funzionale nell'uso dei due termini, e da un punto di vista pragmatico si trattava di una semplice constatazione priva di ogni ulteriore, eventuale ed ingiusta valutazione di natura "razziale" (oltretutto le "razze" non esistono).

    Il fatto è che effettivamente "negro" condivide la stessa radice etimologica latina niger con nigger (inglese) e negre (francese), termini questi dal significato fortemente peggiorativo. Il contatto dell'italiano con il francese e l'inglese degli immigrati ha portato ad un'evoluzione della prima lingua nel senso di allargare il campo semantico di "negro" adeguandolo a quello dei due termini nelle altre due.

    La percezione della comunanza etimologica può aver favorito delle istanze di falsa etimologia tra i locutori delle tre lingue, che li ha portati a ritenere che davvero negro verrebbe da nigger (il che non è) finendo con il rendere il termine italiano oggetto di tabù.

    Per finire, poiché l'evoluzione della lingua è un fenomeno imprevedibile ed il segno linguistico di sua natura è arbitrario, effettivamente non si può più prescindere dallla nuova accezione assunta dal termine "negro" in italiano, e ci si deve astenere dall'usarlo.

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  38. Stamattina ho avuto un guizzo di lucidità.
    E se i nostri amici complottisti si potessero definire diversamente pensanti?

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  39. "Beh certo, a parte le vocali, rappresentate finalmente in modo esplicito da bargigli e puntini attorno alle consonanti, non si sono inventati quasi nulla di rilevante, in effetti... :-)"


    Non le ha mica inventate lo stato d'Israele (1948), ma i Masoreti (Settimo- Undicesimo secolo);
    gli ebrei moderni le omettono dallo scritto tanto quanto quelli antichi.
    Shalom.

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  40. gli ebrei moderni le omettono dallo scritto tanto quanto quelli antichi

    Sì, ne sono consapevole - la mia è una battuta, nulla di più. Ma non posso che ripetere simpaticamente a te ed ai miei numerosi amici ebrei: è l'ora che vi mettiate d'accordo. :-)

    Lo dico proprio perché tra loro, a fronte di chi mi fa da sempre affermazioni simili alle tue, non mancano gli amici che invece mi vantano l'introduzione delle vocali come l'idea del millennio, "una necessaria modernizzazione nel pieno rispetto della tradizione", e naturalmente sostengono di farne sistematicamente uso in libri e articoli. :-)

    Shalom

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  41. Per quanto riguarda l'invenzione del niqqud, se non ti fidi di me, comprati una grammatica ebraica, oppure guarda su Wikipedia (inglese, che è più completa);
    per l'uso della notazione delle vocalii nell'ebraico moderno, credo sia in linea con quello che se ne fa in altre lingue semitiche, tipo l'arabo: sono scritte quando si vuole essere chiari e precisi, nel registro più formale ecc., ma sono omesse ogni volta che non se ne sente il bisogno.
    Se vai ad es. sulla pagina di Ha'aretz in ebraico, vedrai che non ci sono.
    Naturalmente ci sono le yod e le vav, che sono normali lettere dell'alfabeto (semiconsonanti, come può essere anche la i e la u in italiano)

    Ciao! :-)

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