venerdì 17 luglio 2009

soluzione

Come Paperino ha capito subito, l'elenco del post precedente si riferisce a persone che hanno (o dicono di avere, o si dice che abbiano) predetto la crisi economica in anticipo, ma la lista è sicuramente incompleta.

La maggior parte di quei nomi non li avevo mai sentiti prima (non ho tutta questa conoscenza), e li ho trovati facendo qualche ricerchina con Google. Ma anche scorrendo i nomi più famosi, mi pare che emerga qualcosa di interessante, o meglio ancora, non emerge proprio nulla, nel senso che quelle persone non hanno nient'altro in comune.

Paul Krugman (l'ultimo premio Nobel per l'economia) è un neo-keynesiano che durante l'amministrazione Bush non ha mai perso occasione di attaccare la sua politica fiscale. Quando i giornali hanno dato la notizia del Nobel lo hanno presentato come "l'economista anti-Bush che aveva predetto la crisi", ma credo che sia la solita semplificazione dei media. In realtà mi sembra che Krugman sia stato sorpreso, come tutti, dalla portata dell'attuale crisi, ma è vero che aveva individuato con largo anticipo la bolla speculativa immobiliare.

Neo-keynesiano è pure considerato Robert Shiller, il quale oltre ad avere scritto Esuberanza irrazionale nel 2000, aveva anche lui messo in guardia più recentemente sulla bolla immobiliare. Di Nouriel Roubini hanno parlato un po' tutti i giornali con interviste al "nuovo guru della finanza che ha predetto la crisi senza essere ascoltato", e stando a Wikipedia è neo-keynesiano pure lui.

Paul Schiff e Ron Paul (quest'ultimo non è un economista di professione ma è un politico che si è pure candidato con i repubblicani alla presidenza americana nel 2008, ottenendo un certo successo), appartengono invece alla schiera dei libertari, o la scuola austriaca di economia. Di Schiff in effetti circolano dei video su Youtube con alcune profezie apocalittiche.

Poi ci sono gli outsider. Che dire, ad esempio, di Eugenio Benetazzo? È un tipo che si definisce "primo e unico predicatore finanziario in Italia", e sul suo sito vende libri e Dvd che trattano anche i temi del signoraggio e delle scie chimiche (cosa c'entrano le scie chimiche con l'economia? boh, tranne forse il fatto che l'operazione sarebbe finanziata tramite il reddito del signoraggio).

Park Dae-sung è un blogger sud-coreano che dopo essere divenuto molto influente grazie ad alcune previsioni azzeccate (il crollo della Lehman-Brothers con una settimana di anticipo) ha finito per farsi arrestare perché i suoi post avevano cominciato a "causare", più che predire, il panico nei mercati sud-coreani (ma probabilmente anche per vendetta da parte del governo per le critiche ricevute).

Fermiamoci qui: abbiamo almeno due iper-liberisti della scuola austriaca, tre neo-keynesiani, e un signoraggista (più un oscuro blogger asiatico). Poi potremmo metterci alcuni tipi di comunisti residui alla Giulietto Chiesa, quelli che dalla seconda metà dell'Ottocento a oggi continuano a vedere in ogni crisi il segnale del fallimento e del crollo sempre imminente del capitalismo. E pure i malthusiani, già che ci siamo. E tutte queste persone credono che la loro visione economica sia stata confermata dal successo delle loro previsioni, e che quindi bisognerebbe dare ascolto a loro se vogliamo uscire dalla crisi. Peccato che non possano avere tutti ragione, contemporaneamente.

In realtà fra queste persone, probabilmente, c'è anche chi ha cominciato a predire sventure cinque minuti dopo essere uscito dal ventre della madre. Dato che le cose non possono andare sempre bene, è ovvio che ogni tanto gli eventi sembrano dar loro ragione. È un po' come giocare alla roulette: puoi puntare sempre sul rosso, o sempre sul nero. Ogni volta che esce il colore che hai scelto ti congratulerai con te stesso per la tua intelligenza nell'aver adottato la giusta teoria, e quando invece uscirà il colore sbagliato puoi sempre prendertela con la sfortuna.

C'è anche chi adotta la stategia opposta, ottimista a oltranza, ma ha meno successo, perché quando dici che tutto va bene ed effettivamente tutto va bene la gente non sta a lanciare accuse e recriminazioni contro chi aveva sbagliato le previsioni, mentre quando tutto va male c'è invece bisogno di trovare un capro espiatorio e lo si individua in quegli irresponsabili che non avevano dato ascolto alle Cassandre, che invece possono assurgere al ruolo di eroi.

Con questo non voglio dire che tutti gli economisti citati siano solo cialtroni fortunati: può darsi che alcuni di loro abbiano davvero visto giusto, e che abbiano effettivamente individuato i segnali della crisi che stava arrivando. Voglio solo spiegare i motivi della mia irritazione ogni volta che sento dire che il tale economista o la tale scuola di pensiero è da seguire in quanto "ha saputo predire la crisi economica", magari intendendo le folli teorie del signoraggista di turno.

Questo è anche colpa dei giornali, e del loro modo superficiale di semplificare sempre tutto. Per esempio, quando a Krugman è stato conferito il Nobel in pochi hanno saputo spiegare quale fosse il contributo dato da Krugman alla scienza economica. Siccome Krugman aveva una rubrica sul New York Times dove era solito attaccare Bush, molto più comodo presentare il premio come una trionfo del pensiero progressista sulla destra neo-liberista, e già che ci siamo anche inventarsi una sua soprannaturale capacità profetica (beh, non del tutto campata in aria, dato che Krugman un decennio prima aveva predetto la crisi asiatica).

Il problema è che poi in questi giochini ci cascano tutti, quindi capita di leggere in giro articoli dedicati alle presunte idee di Krugman dove viene solitamente presentato come una sorta di esaltato no-global comunista trinariciuto statalista e anti-mercato. Altrove viene addirittura dipinto come "il consigliere ufficiale di Obama", il che è falso perché Krugman è molto critico anche col nuovo presidente. Le critiche sono legittime, ma dovrebbero essere fondate su qualcosa di più di qualche pettegolezzo. Ma Paul Schiff, invece, lui sì che ha la sfera di cristallo, perché sta dalla parte giusta... e infatti aveva predetto la crisi (video su Youtube).

Viceversa, l'essere liberisti e pro-mercato, appena si esce a fare una passeggiatina al di fuori della cricca libertaria, è oggi considerato una sorta di crimine contro l'umanità. Il mercato ha fallito, e non ha saputo prevedere la crisi, è il mantra ripetuto ovunque. La crisi sarebbe anche la dimostrazione che i presupposti stessi del sistema capitalista sono erronei, perché la crescita non può durare all'infinito, e le risorse sono limitate.

Forse, ma che cazzo c'entra? questa crisi non ha nulla a che vedere con l'esaurimento delle risorse naturali e con lo sfruttamento del pianeta, ha a che vedere con la strozzatura del credito alle banche causata da investimenti troppo allegri. Tanto vale allora dire che la crisi economica dà ragione agli interisti e torto ai milanisti.

La finisco qui, sennò anche questo post, scritto in maniera abbastanza estemporanea, mi viene troppo lungo. La morale qual è? L'economia non è proprio una scienza esatta, dove il successo si può misurare in base al numero di previsioni azzeccate o fallite. Proprio questo la rende territorio di caccia di guru improvvisati e di falsi profeti. Ma le teorie economiche andrebbero lette e capite, oltre che stilare una lista di profezie avverate. E bisognerebbe finirla di parlare a vanvera.

42 commenti:

  1. Una sola precisazione: Ron Paul e "gli austriaci" non hanno predetto la crisi in senso letterale.

    Più precisamente, gli austriaci dicono che ci saranno sempre queste crisi finché esisteranno il corso forzoso, la banca centrale e la possibilità di stampare cartamoneta a piacimento.

    Secondo gli austriaci la crisi non è una cosa negativa, ma da certi punti di vista è anzi "positiva", perché è il modo in cui un sistema drogato cerca di ritornare in equilibrio.

    Quindi, per semplificare, noi viviamo in una economia caratterizzata da fenomeno del boom and burst. Ad ogni boom corrisponderà necessariamente un burst, perchè ogni bolla che si gonfia prima o poi esplode, per semplici questioni di fisica.

    Quindi non mi pare giusto accomunare Ron Paul a Benettazzo e ai millenaristi contemporanei. Costoro si augurano (per motivi a me ignoti) che il crollo sia grande e doloroso, cosicché ci monderà dei nostri peccati. Gli austriaci cercano di capire cosa succede.

    Non hanno previsto la crisi, così come un fisico non può prevedere la caduta di un aereo: però può affermare con sufficiente certezza che se un aereo vola fino ad esaurire il carburante, alla fine la forza di gravità lo farà precipitare. Allo stesso modo gli austriaci non hanno previsto che Lemahn bros. andasse a meretrici nell'ottobre 2008: si sono limitati a dire che, continuando a gonfiare la bolla, prima o poi sarebbe scoppiata. E più grande la bolla, più grande lo scoppio.

    Just my two cents (in Zimbawe dollars).

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  2. Sì, ma siccome l'andamento dei mercati è ciclico anche per l'economia classica (anche se per motivi diversi da quelli individuati dagli austriaci), si può ben dire che questa particolare crisi non dà ragione e non dà torto a nessuno.

    Comunque non ho mai inteso paragonare gli austriaci a Benetazzo. Non sono ancora riuscito a farmi un'opinione precisa sulle teorie austriache, ma forse ne so abbastanza per non confonderle con i deliri signoraggisti.

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  3. benetazzo predisse questa crisi ben tre anni fa...scritto nero su bianco nei suoi libri...carta canta.
    non ha tirato ad indovinare, ma ha analizzato con lucidità i dati disponibili.

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  4. La crisi sarebbe anche la dimostrazione che i presupposti stessi del sistema capitalista sono erronei, perché la crescita non può durare all'infinito, e le risorse sono limitate.

    Forse, ma che cazzo c'entra?
    -

    Parlando da superignorante, provo a dire la mia lo stesso solo per far incazzare tutti :-P

    Penso che si tratti solo di un modo diverso di vedere boom e burst. IO vedo che i miei desideri di base sono soddisfatti. Non ho fame, non ho sete e dormo al coperto. Sono soddisfatti anche molti dei miei desideri secondari, posso comprare un libro, una vacanzina o un'auto se mi servono, ma ce li ho già. E non sono l'unico, altrimenti non avrebbero senso le campagne martellanti di "rottamazioni". Alla fine di un ciclo boom-crunch, avrò lo steso numero di frigoriferi, lavatrici e televisori a casa. Sono finiti i mitici anni '60.

    Ecco dunque la riprova dell'affermazione di fondo: la crescita ammette un "plafond", e non "questa", ma "ogni" crisi lo dimostra, perché ci riporta ad un valore* precedente. Stiamo rimbalzando contro un soffitto. Mentre secondo altri, sono delle montagne russe a valor medio eternamente positivo.

    * sarebbe da definire poi questo valore. PIL pro capite? O ci mettiamo dentro anche la felicità? :-P

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  5. la mia opinione è che tutti questi cervellini non fanno altro che parlare,parlare, ma le crisi le fanno tutti quegli squali che hanno un minimo di potere finanziario(money),quando non si accontentano più di quello che hanno già in abbondanza.la lista di esseri alla gekko è troppo lunga per stare qui a dire chi è il più cattivo,o semplicemente il più avido,ma la realtà è questa:più ne hanno più sono disposti a fregarti per averne di più.saluti,mauro.

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  6. In realtà mi aveva suggerito lo Zio Paperone. Lui di finanza se ne intende...

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  7. Ti farò sapere cosa ne pensano Penn & Teller visto che in questa settima serie del loro programma parleranno anche di economia. :D

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  8. Avevo scritto un lungo post sui guasti dello scientismo quantitativo in economia e della conseguente pretesa di poter "misurare" perfino il concetto di utilità, ma poi mi sono reso conto di avere commentato il post precedente a questo... :)

    Nessuno ha dimostrato che il mercato sia omeostatico, ma moltissimi continuano a sostenerlo in modo fideistico. Altri, con esiti ancora peggiori, invocano interventi massicci e invasivi di autorità più o meno definite.
    Dalla mano invisibile al braccio violento. Dalla padella alla brace.

    D'altro canto, anche davanti ad una eventuale dimostrazione connessa ad un modello qualsiasi, potrei tirare fuori il mio sempreverde Pareto, quando sfotteva Walras dicendogli che nessuna nazione si era mai piegata alle sue dimostrazioni. Un po' come la classica battuta degli ingegneri meccanici sul calabrone che secondo le loro conoscenze non potrebbe volare, ma non lo sa e vola ugualmente.
    A proposito di Walras, neppure lui osava sostenere apertamente (ad esempio, contra Poincaré) che l'utilità potesse essere quantificata, come invece fanno i "guru" odierni.

    Riguardo ai modelli avrei molto da dire, ma sarebbe viziato in partenza dal mio platonismo matematico e dal rapporto poco confidenziale che ho sempre avuto con ciò che tutti chiamiamo "realtà": mi limiterò ad accennare che l'idea stessa di "agente razionale" applicata all'economia è praticamente un ossimoro, e la fede cieca in modelli computabili come Black-Scholes-Merton non è certo sufficiente a realizzare una palingenesi dell'umanità in caricaturali esseri razionali dotati di informazione perfetta.

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  9. l'idea stessa di "agente razionale" applicata all'economia è praticamente un ossimoro-

    Mi pare che ne avevamo già parlato su questo blog o su uno simile. Io vedo delle forti similitudini con la meteorologia. Solo che manca ancora una legge dei gas. Forse perché non siamo capaci di MISURARE concetti come la disonestà media, l'ingordigia mediana, la moda dell'ansia, la deviazione standard della furbizia.

    Ragazzi fa caldo, sto postando un po' a vanvera.

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  10. Marko, sarebbe piuttosto triste (e molto lombrosiano) se ci mettessimo in testa di misurare periodicamente il coefficiente di delinquenzialità o cupidigia di ciascun individuo, magari sulla base di talune configurazioni neuronali e convoluzioni corticali, come pretende di fare certa neofrenologia divulgativa.

    Ammettere i limiti delle scienze sperimentali, hard o meno, e delle discipline descrittive è innanzi tutto un dovere di onestà intellettuale, e in secondo luogo fa solo bene a tali scienze ed al loro salutare, naturale sviluppo.

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  11. Sì, però farebbe comodo avere delle previsioni decenti, quantitative. Secondo te dobbiamo rassegnarci all'insciallah economico-finanziario?

    Comunque quello che intendevo io non era misurare di ciascuna persona la cattiveria o la propensione a rubare. E' che mi sto rendendo conto, recentemente*, che il modo personale di vedere il mondo influenza di brutto il rapporto che si ha con le ideologie, grandi e piccole.

    Se una persona è intrinsecamente altruista, o meglio ingenua, può tranquillamente illudersi che il mercato si autoregoli, e scriverci sopra teorie su teorie. Se una persona è intrinsecamente avida, vedrà invece i rischi di una simile dottrina. Insomma, se tutti fossimo keynesiani (o austriaci), la teoria keynesiana (o austriaca) funzionerebbe, forse. Tutte queste teorie, secondo me, sono intrinsecamente non-NPOV.

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  12. Fare previsioni è sempre molto difficile: specialmente quando riguardano il futuro. Così diceva, pare, Niels Bohr (naturalmente la battuta è stata poi attribuita un po' a tutti, specialmente a Richard Feynman, ma buttiamo alle ortiche l'acribia filologica, con questo caldo).

    Con ciò, io non so dire se e quando svilupperemo una teoria in grado di fornire potere predittivo (o almeno normativo) riguardo ad organismi abnormi come i mercati. Per contro, non ci vuole un genio per vedere che l'approccio quantitativo attuale è insufficiente, striminzito, pericoloso.

    Non sono rassegnato, per natura, ma neppure troppo ottimista riguardo la natura umana. Io sto volentieri con Hobbes, per intenderci: la stupidità è il più resistente dei virus, è inestirpabile e chi pensa di "rifondare" l'uomo nuovo, consapevole, senziente... finisce nel sangue dei totalitarismi, o perennemente stordito tra sostanze psicotrope e incensi newage.

    La razionalità è comunque una linea di confine mobile, in continua espansione, come un argine di sacchetti di sabbia che usiamo per delimitare il noto dall'ignoto, spaventoso per definizione. Quindi credo sostanzialmente nelle magnifiche sorti e progressive delle scienze sperimentali, anche se non mi entusiasmano più di tanto.
    Poi ci sono varie forme di razionalità e di conoscenza, ma questo renderebbe troppo lungo e complesso il discorso.


    Per la seconda parte: sfondi un uscio aperto. Io sostengo da tempo immemorabile che l'adesione a questa o quella ideologia sociopolitica è quasi sempre fondata su una diversità antropologica, e fa capo ad una caratterizzazione piuttosto precisa, per quanto possano valere certe generalizzazioni in sociologia.
    Nella maggioranza dei casi, si crede naturalmente al *ismo di turno, anche a costo di sfidare ogni evidenza, anche senza conoscerlo a fondo, proprio perché si ha una data forma mentis, un dato tratto caratteriale. Naturalmente poi s'innesca una spirale di mutua influenza, nella quale causa ed effetto si confondono e si rafforzano vicendevolmente.

    Certo non occorre ricordare che nelle scienze, anche nella più blanda e sfumata delle discipline descrittive, ciò che invece occorre è distacco, impersonalità, razionalità. Per questo le note teorie socioeconomiche, mainstream o meno, non hanno una caratterizzazione prettamente scientifica a causa delle loro assunzioni (spesso favolistiche, non falsificabili sperimentalmente, e soprattutto smaccatamente false) riguardo la natura umana.

    La banalità finale è che occorre un approccio diverso, e probabilmente molte più conoscenze, se si vuole arrivare a sfidare e domare il Moloch acefalo del mercato. Non lo ritengo impossibile, ma poco probabile allo stato attuale - senza dimenticare quanto detto sopra in merito alle previsioni.

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  13. PS: il NPOV comunque non esiste. Te lo dice uno che lo cerca da decenni. :)

    So che fisici e ingegneri hanno una visione della matematica come "strumento", il che è un po' come prendere i Girasoli di Van Gogh o la Gioconda, metterlo in orizzontale su due cavalletti (meglio se con il lato dipinto verso l'alto), e usarlo come tavola per una grigliata all'aperto.

    Con buona pace di Wigner, il fatto che la matematica spieghi bene il "mondo" non appare molto più che un accidente, anche se rivela connessioni ancora ignote tra la mente e ciò che chiamiamo Natura.

    Comunque, per spiegare meglio il concetto, butto sul tappeto un po' di banali rappresentazioni alternative, problemi aperti e vere e proprie opposizioni inconciliabili in logica, matematica e dintorni: esistono più di settecento sistemi logici tutti belli validi e buoni di per sè, c'è chi brucerebbe senza remore tutti i libri e paper che trattano di sistemi logici di ordine superiore al secondo, c'è l'analisi non standard, l'intuizionismo, il bourbakismo, il logicismo e il neologicismo (Haskell Curry), l'approccio costruttivista e quello discreto-computazionale, c'è chi non vuole lo zero nei naturali e chi non potrebbe neppure iniziare a lavorare senza assumere l'opposto, c'è chi ritiene che l'ipotesi della Zeta di Riemann sia falsa e che P coincide con NP, c'è la parziale sovrapposizione tra algebra universale e teoria categoriale con estensioni di Kan, e fin qui restiamo nel "regno degli assoluti", l'unico luogo mentale in questo pazzo mondo nel quale parole come "certezza" e "impossibilità" acquistano un senso.

    Ma allora il resto è un bel casino, verrebbe da dire.

    Con questo, Feyerabend era solo un provocatore (io qui lo imito, in trentaduesimo), ma di fatto many things can go, il confronto di POV diversi è all'ordine del giorno in fisica come nella filologia ugrofinnica, e il NPOV di solito è solo una ipocrita invenzione di chi ha un preciso POV politicamentecorretto da spacciarti per bello e buono. :)

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  14. La logica modale è stata concepita nel peccato.

    Detto questo, devo dire senza piaggeria che è un vero piacere stumolare tali discussioni, anche a partire da riflessioni così modeste.

    Riguardo il mercato, ritengo che spesso quel che manca è soprattutto pragmatismo: come quando, ad esempio, si rifiuta a priori qualsiasi ipotesi di nazionalizzazione delle banche, anche in via provvisoria, perché questo sarebbe contrario ai principi del libero mercato (perché invece salvarle periodicamente dal tracollo usando il denaro pubblico non lo è?).

    Sull'idea di razionalità, volendo, avrei scritto giusto un paio di cose

    (la prima parte non è un granché, la seconda un po' meglio)

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  15. Grazie per i link, Thomas. Al solito, apprezzo ciò che scrivi, e lo condivido in buona parte.

    Sen è da sempre uno dei miei numi ispiratori. Di Amos Tversky e Daniel Kahneman conosco forse meglio i lavori in teoria dell'argomentazione, in effetti.

    Pragmatismo (non solo nel senso stretto di Dewey) è la parola magica: la politica è semplicemente l'arte del possibile, richiede solo amministratori capaci ed un idem sentire etico, una scala assiologica elementare sulla quale più o meno tutti possiamo trovarci d'accordo.

    Inutile arrovellarsi ancora su questioni stantie e schieramenti manichei, fossilizzarsi sulla retorica del veto. Basta coi rottami ideologici imbalsamati, figli deformi di differenze antropologiche amplificate da ignoranza e intolleranza. Prima lo si capisce, meglio è per tutti.

    Per il resto, confesso che trovo noiosissima la politica spicciola, inclusa quella economica, come anche la retorica del filosofo-intellettuale necessariamente "impegnato" e "organico". Altro rottame ideologico del tempo che fu.


    Però, se si attacca a parlare di logica modale, si finisce tra qualche mese, passando per il nostro Dante "e se necesse con contingente mai necesse fenno" (Par. XIII, 98-99)... anche se forse ci scapperebbe un'occasione per ricucire il goliardico "strappo" diplomatico con gli scienziati naturali. ;)

    Sarò telegrafico. J. D. Barrow, uno dei miei fisici matematici preferiti, ha dato una ventina d'anni fa una interpretazione epistemologica estremamente pregnante dell'assioma A5 nel sistema modale S5. No, non scappate. In "The world within the world" del 1988 Barrow sosteneva, ragionando proprio sui sistemi modali, che l'esistenza di leggi di natura è un fatto contingente. In effetti, una delle possibili interpretazioni dell'operatore modale L è quella di "necessità naturale", talché si può leggere Lp come "p è fisicamente necessario". Lascio all'intuito del lettore la connessione di questa argomentazione con lo storico articolo di Wigner che ho implicitamente citato sopra.

    Mi fermo qui, per non abusare della pazienza dei lettori, che comunque - prima che mandino al diavolo il sottoscritto, S4, S5 e la logica modale tutta - invito ad un bel gioco simile al "bersaglio" della Settimana Enigmistica: «Avionica, aerospaziale, energetica, petrolchimica, difesa, sistemi di controllo tempocritici, safety, reliability, software engineering, linguaggi formali di specifica e verifica, algebre di processo, binary decision diagrams, Reti di Petri, logiche temporali, logiche modali».

    Partire dalle applicazioni (quando esistono, come in questo caso) e ramificazioni è forse il modo migliore per rispondere alla domanda "Ma a che serve 'sta robba ?". Che è sempre un buon punto di partenza per incuriosirsi.

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  16. l'economia. e ne ho studiata tanta all'università, non è una scienza, è pura divinazione, si basa principalmente sulle ideologie e sulle semplificazioni.
    mi piace però segnalare Andrea Mazzalai, sul suo blog partendo sempre dall'analisi dei dati reali ha previsto sostanzialmente tutto, dico tutto, quello che è poi effettivamente successo.

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  17. Gran bella discussione è nata su questo post.

    Non mi vergogno di ammettere di non essere all'altezza dei dibattiti fra Thomas e Libniz, ma devo anche riconoscere che sono davvero un piacere e uno stimolo per la mente.

    Per di più, sto correndo per chiudere i sospesi pre-ferie, come ben sa il futuro portinaio del mio blogghetto Thomas. :P

    Perciò mi limito solo ad una somaresca osservazione sulla prevedibilità della attuale congiuntura economica.

    Subprime, speculazioni immobiliari, finanza allegra... tutta roba sotto il naso di tutti, anche i somari. Che la cosa fosse destinata ad un bel flop era prevedibile con la stessa facilità del crollo dei titoli del mercato delle nuove tecnologie qualche anno prima o dei junk bonds ancora prima. E infatti, nella nutrita compagnia degli economisti e dei "predicatori finanziari" (LOL) sopra elencati, si potrebbe facilmente aggiungere una altrettanto nutrita schiera di somari semplici che, senza dati alla mano ma con la sola osservazione del mondo che li circonda e un sufficiente uso del buon senso avevano già da tempo profetizzato una nuova sberla per gli asfittici portafogli occidentali e non solo.

    Il problema è che anche chi, come il sottoscritto, nutre una sconfinata fiducia nel mercato come regolatore delle relazioni tra soggetti economici non può fare a meno di considerare le medesime logiche di mercato come subordinabili e, anzi, subordinande a regolamentazioni volte a limitare lo strapotere dei meccanismi speculativi.

    E' tempo di mettere mano seriamente alla regolamentazione di alcuni meccanismi finanziari e di impedire davvero quello scollamento tra l'economia cosiddetta "di carta" e quella reale che alla fine, in molteplici forme, è la base comune di tutte le crisi degli ultimi decenni.

    Aggravante da non sottovalutare: noi occidentali non siamo più i soli detentori delle leve (economiche e non) del potere.
    Ed anzi, potremmo facilmente considerarci potenziali colonie economiche di paesi che, con miope snobismo, continuiamo a considerare a noi inferiori.

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  18. Non mi vergogno di ammettere di non essere all'altezza dei dibattiti fra Thomas e Leibniz

    neanch'io non preoccuparti! non sono un logico, come mi par di capire il buon Leibniz (che forse ha studiato alla mia stessa università), se non per quel poco che serve a laurearsi in filosofia teoretica.

    Però, e chiedo scusa ai presenti, da buon quiniano nominalista sono affezionato alla logica dei predicati del primo ordine. Se qualcosa non si può esprimere in essa, probabilmente non esiste.

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  19. Beh ragazzi, davvero non so se io sono "all'altezza" o semplicemente involuto, d'altro canto non amo parlare di me (il che forse può spiegare il ben misero successo del mio "blog" ?) ma mi piace un proverbio popolare che ho sentito per la prima volta a Pisa (dove ho condotto gran parte dei miei studi): ogni sacco ti dà la farina che ci metti dentro.

    Ad un livello più aulico, c'è un famoso aforisma del genio di Ulm: "Siamo tutti ignoranti. La fortuna è che non tutti ignoriamo le stesse cose".

    Con questo, cosa voglio dire ? Non lo so, ma ciò ragione e i fatti mi cosano, direbbe Paolo Cevoli nei panni di Palmiro Cangini assessore alle Varie ed Eventuali.
    Quel che voglio dire è un'altra grossa banalità: il modo in cui
    ci esprimiamo risente, lapalissianamente, di ciò che sappiamo e di come abbiamo imparato a vedere il mondo.
    Per questo i confronti, se fatti nel modo giusto, possono solo arricchire.

    La mia stima e il mio rispetto nei confronti di Willard Quine sconfinano nella venerazione. Ho avuto il privilegio di assistere ad una sua conferenza a Roma, credo fosse il 1996, ed ho visto sulla lavagna tracciata di suo pugno la sua versione dell'antinomia del mentitore: «"Is false when its quotation is prepended" Is false when its quotation is prepended". Sono cose che non si dimenticano, come pure il suo (condivisibile) atteggiamento verso i sistemi logici di ordine superiore.

    Però, indossata la mia alta uniforme da platonista matematico e filosolipsista, obietto che "ciò di cui non si può parlare" (grazie Wittgenstein) nella logica del primo ordine può comunque esistere, in una qualche accezione: basta solo mettersi d'accordo seriamente sull'ontologia degli oggetti materiali (e non).
    Indossando la mia tuta da meccanico informatico, aggiungo che si parla anche di ontologia quadridimensionale, perché ad esempio le logiche modali nella interpretazione temporale - lineare, circolare, degli intervalli... - sono parecchio comode non solo per parlare del tempo senza sapere di che diavolo stiamo parlando (la parafrasi di Russell è del tutto volontaria), ma anche per progettare e verificare software corretto su sistemi piuttosto critici. Insomma, compiti altamente tangibili, nonostante l'apparente paralogismo.

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  20. Beh', permettetetemi di sporcare un po' anche qui con un OT.

    Leibniz: "Per contro, non ci vuole un genio per vedere che l'approccio quantitativo attuale è insufficiente, striminzito, pericoloso."

    Secondo me, sacrosanto.
    E' il peccato originale del comunismo: teorizzare non solo la possibilita' di un'ingegneria sociale, ma dare addirittura per pronte le basi teoriche negli anni '60 dell'altro secolo.
    Cinquant'anni prima che esistesse una formalizzazione matematica decente del feedback!

    Certe allucinazioni iper-scientiste (si puo' dire?) hanno effetti collaterali potenti e duraturi, purtroppo.

    Che c'entra con i guru della crisi?
    Niente: l'ho ben detto che e' un OT, no?

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  21. E bisognerebbe finirla di parlare a vanvera.

    Un estemporaneo istante di lucidità, evidentemente. A cui, infatti, sono seguiti ulteriori post.

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  22. Guarda, Ano (posso chiamarti Ano, vero?), per ora preferisco non censurare i tuoi insulsi commenti, in nome della libertà d'espressione, ma finirò per stancarmi.
    Uno di questi giorni però bisognerà che mi spieghi cosa ti ho fatto. Non mi pare di aver mai fregato la ragazza a nessuno, quindi dev'essere qualcos'altro.

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  23. Uno di questi giorni però bisognerà che mi spieghi cosa ti ho fatto.

    Presto fatto: sei stupido.

    Rappresenti una categoria di assoluta mediocrità intellettuale che si pretende però intelligente e acuta, ed esprime invece - tutta soddisfatta - solo concettini di una banalità imbarazzante. Sei una delle, ohimè, tantissime oche giulive del pensiero in circolazione.

    Dirtelo rimarrà certamente, per ovvii motivi, senza costrutto alcuno. Ma me l’hai chiesto tu. E comunque si può sempre sperare in un miracolo; anche per un primate sfortunato come te.

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  24. Presto fatto: sei stupido.

    Ok. E tu non solo mi leggi, ma ci tieni tanto a intervenire per comunicare il tuo disprezzo (fra l'altro non appoggiato da critica alcuna) per..?

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  25. Presto fatto: sei stupido.

    Anonimo, se la semplice stupidita' (vera o presunta) e' sufficiente motivo di odio, allora:

    1) io dovrei andare in giro con una mazza da baseball sotto braccio ad aggiustare un po' di teste.

    2) Finiti gli stupidi, noi troll ci estingueremmo.

    3) Ultimo e piu' importante, non tutto il mare vien per cuocere!

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  26. Aaaah, quanto mi piacciono le critiche costruttive...

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  27. [i]Ok. E tu non solo mi leggi, ma ci tieni tanto a intervenire per comunicare il tuo disprezzo (fra l'altro non appoggiato da critica alcuna) per..?[/i]

    La stupidità, specie quella saccente, ha un suo magnetico fascino, una sua imperscrutabile attrazione a cui è difficile sottrarsi. L’intervenire è parte integrante dello stesso fenomeno, e ne condivide il mistero causale.

    La sinteticità, infine, è conseguenza del giudizio di stupidità. Argomentare: e a che pro? Non capiresti nulla neanche di quello.

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  28. È un vero peccato che agli stupidi come me sia negato anche un piccolo squarcio della tua profonda saggezza.
    Prendendone atto, mi duole avvisarti che ti devo privare di una parte del divertimento.

    Non si mai: troppa intelligenza potrebbe far male alla salute.

    (complimenti per l'uso dei tag: molto intelligente)

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  34. Ammetto di essere affascinato dalla tua ferrea volontà di postare un'idiozia.

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  35. Thomas, per carita', il blog e' tuo ed hai facolta' di amministrarlo come meglio credi.

    Pero' cosi' non rovini il divertimento solo al nostro simpatico anonimo.
    Dalle vette (profondita'?) della mia stupidita', ero curioso di leggere la sua idiozia.

    Anzi: faccio una proposta.
    Apri un concorso per il commento piu' idiota. Il fuori tema e' d'obbligo, come la cravatta. Gli insulti sono ammessi solo se creativi.

    Potresti fare un post vuoto, in cui sbizzarrirsi con i commenti: che ne dici?

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  36. Capisco la curiosità ma non ti sei perso nulla, Terenzio (fosse stato un insulto creativo forse l'avrei lasciato). Riguardo alla tua proposta, ci posso pensare.

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