giovedì 5 febbraio 2009

I think


A volte le grandi idee nascono in sordina. Per esempio un certo giorno di luglio del 1837 Charles Darwin aprì il suo taccuino e fece un disegnino che rappresentava, schematicamente, un albero.

Si tratta del primo abbozzo dell'"albero della vita", il cui originale è fra le cose che sono esposte alla mostra su Darwin e l'evoluzione, aperta fino al 19 aprile, presso il Natural History Museum a Londra.

Fra i meriti dell'espozione, direi, vi è proprio il tentativo di far cogliere al visitatore il percorso di pensiero che Darwin ha compiuto nel tempo, dalle prime intuizioni sull'adattabilità delle specie nel corso del suo viaggio-spedizione sulla Beagle, al lungo e tormentato lavoro di sistematizzazione e raccolta delle prove (Darwin impiegò più di vent'anni prima di decidersi a pubblicare le sue scoperte, correndo anche il rischio di vedersele soffiare all'ultimo momento).

In questo abbozzo i rami rappresentano specie che si separano e via via si differenziano dal progenitore comune, indicato con "1". Le terminazioni senza lettera rappresentano specie che si sono estinte nel corso del processo evolutivo. Le specie superstiti, A, B, C, e D, hanno tutte un progenitore in comune, ma B, C, e D hanno anche un progenitore comune che non è quello di A (ovvero hanno un maggior grado di parentela fra loro).

Un'idea semplice, ma rivoluzionaria rispetto alle conoscenze dell'epoca, e destinata ad un grande avvenire. In cima a tutto questo, una brevissima e concisa annotazione: "I think".

Lo trovo meraviglioso.


P.S. Pare che la visione dell'evoluzione sottesa dall'albero della vita darwiniano sia oggi in parte superata, visto che oltre alla trasmissione "verticale" del patrimonio genetico da antenato a prole, molti affiancano anche una trasmissione "orizzontale", con pezzi di patrimonio genetico che vengono trasferiti, per via virale, da una specie all'altra. L'albero odierno assomiglierebbe quindi più a una ragnatela. Resta comunque una grandiosa intuizione.

3 commenti:

  1. Chiedo scusa se il commento appare scarno quasi a rasentare la maleducazione, malgrado segua queste pagine da qualche tempo, posto ora per la prima volta e in gran fretta.

    Circa la dimensione verticale dell'ereditarietà: se avrai tempo e voglia, magari vorrai scrivere un inciso sul genoma mitocondriale e sulle ipotesi (e i miti!) che ha ispirato (penso alla favoleggiata "Eva mitocondriale").

    Sulla trasmissione virale, i "junk genes" e via discorrendo, c'è un'opera di fiction meritevolessima sia sul versante della preparazione scientifica che su quello narrativo: "Darwin's Radio" di Greg Bear. (Esiste anche un seguito, "Darwin's children" che non ho letto personalmente avendo sentito commenti meno incoraggianti).

    G.M. (Chiedo venia, per questo post-lampo mi permetto di scrivere da anonimo; prometto di rifarmi vivo con modi migliori :) ).

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  2. Mi sembra che l'Eva mitocondriale, puù che un mito, sia un ente logicamente necessario: ci deve essere un'antenata comune a tutti noi. Che sia vissuta 150.000 anni fa in Africa è invece un'ipotesi che non sono in grado di valutare, ma attendo di sapere cosa intendevi.

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  3. Uhm, mi permetto di interpretare (forse male) G.M.

    Accanto alla definizione corretta di Eva mitocondriale, esistono varie "interpretazioni" popolari e scorrette dello stesso termine.

    Purtoppo, alcune di queste sono piu' popolari (appunto) della definizione corretta.

    Questa pagina di Talk Origins spiega l'argomento (e le relative interpretazioni errate) infinitamente meglio di quanto sarei mai in grado di fare io.

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