Galileo Galilei credeva fortemente nella validità del sistema copernicano, eliocentrico, ritenendolo superiore al sistema tolemaico, geocentrico. Ci credeva tanto che per superare alcune obiezioni alla teoria (obiezioni sensatissime rispetto alla conoscenza dell’epoca) dovette inventare da capo una nuova fisica, indipendente da quella aristotelica fatta propria dalla maggior parte degli uomini colti della sua epoca.
Una fisica davvero rivoluzionaria che arriva a ribaltare il senso comune riguardo ciò che deve essere spiegato e ciò che invece non richiede spiegazione. Nel sistema di Galileo, infatti, non è la persistenza del moto che ha bisogno di essere giustificata e compresa, come tenta di fare Aristotele con la sua teoria dell’impulso, ma solo le variazioni nel moto. Non si tratta semplicemente di una nuova ipotesi: la fisica galileiana cambia il concetto stesso di “evento”, fa saltare in aria le categorie ontologiche fondamentali del suo tempo.
È una fisica, anche, che si avvale sì del metodo empirico, ma col fine di scalfire e andare oltre il regno delle pure apparenze. La natura non va semplicemente osservata, nell’attesa che ci dica qualcosa: essa va interrogata, torturata, manipolata nel tentativo di estorcergli la verità. Gli strumenti di tortura impiegati sono due: gli esperimenti (“sensate esperienze”) e la matematica (“certe dimostrazioni”). Con gli esperimenti pieghiamo la volontà dell’interrogato e lo facciamo parlare, la matematica è il linguaggio che ci consente di interpretare quel che dice. Le qualità e le essenze di Aristotele devono poter essere tradotte nel linguaggio delle quantità e delle proprietà misurabili e controllabili, se non vogliamo che la natura continui a prenderci in giro.
Galileo aveva molta fiducia nel suo metodo per scoprire la verità, tanto da non ritenere la conoscenza raggiunta dall’uomo tramite questi strumenti qualitativamente diversa dalla conoscenza divina. La conoscenza di Dio e quella dell’uomo differiscono solo quantitativamente, vale a dire che Dio sa più cose di tutti noi, ma una proposizione come “2 + 2 = 4” è vera allo stesso modo per lui e per noi. Galileo quindi, pur genuinamente credente, seppe anche conferire una profonda dignità all’uomo e al suo posto nel cosmo, legata alla sua voglia e alla sua capacità di scoprire il vero.
Purtroppo queste idee di Galileo si scontrarono con quelle della Chiesa. Non la sua teoria copernicana, si badi bene, ché il motivo del contendere non era quello. Ciò in cui Galileo e la Chiesa si scontrarono fu proprio una diversa concezione della verità e della ragione. Alla Chiesa che la Terra girasse intorno al Sole o il Sole intorno alla Terra non importava poi molto, ed era prontissima ad abbracciare la nuova teoria copernicana, una volta che fosse stata trovata una inequivocabile dimostrazione (che Galileo cercò di trovare, ma oggettivamente senza successo).
La Chiesa però non poteva accettare che un semplice mortale, andando persino contro le Scritture, si arrogasse il diritto di determinare – o anche solo opinare – il Vero e il Falso, cose che appartengono solo a Dio (e naturalmente ai suoi rappresentanti sulla Terra). La scienza, agli occhi della Chiesa, non deve avere la pretesa di darci la conoscenza, ma è e deve rimanere un semplice strumento pratico. Va benissimo, allora, descrivere il moto dei pianeti “come se” girassero intorno al Sole, se in questo modo ci semplifichiamo i calcoli e ci rendiamo la vita più facile: non bisogna dire però che questa è la verità fisica delle cose, perché il sigillo della Verità non può essere dato da chiunque, e specie su materie così delicate.
Allora, le cose andarono più o meno in questo modo. Galileo, in odore di eresia, venne convocato dal cardinale Roberto Bellarmino (già esperto in proposizioni eretiche per aver partecipato in precedenza al processo contro Giordano Bruno poi conclusosi col rogo) che lo ascoltò pazientemente. Poi Bellarmino gli disse: “Caro Galileo, lei farà cosa saggia se si contenterà di parlare ex suppositione, come faceva Copernico, e non assolutamente. Perché una cosa è dire che una volta supposto il moto della Terra tutte le apparenze riguardo al moto dei pianeti e del Sole si spiegano molto più facilmente che non col postulare strane orbite epicicloidali, e in questo non c’è nulla di male, ma un’altra cosa è affermare che il Sole sia realmente al centro dell’Universo e che la Terra gli giri intorno, il che non solo è alquanto provocatorio e irritante, ma potrebbe anche recare danno alla Fede. E qvesto è qvanto”.
Bellarmino, come si può vedere dalle sue affermazioni, non era un rozzo fondamentalista ignorante, ma un intellettuale raffinatissimo, oggi venerato come santo e come Dottore della Chiesa (un circolo molto ristretto ed esclusivo). Galileo invece era in fondo un sempliciotto, e non capì molto bene il discorso di Bellarmino. Non riusciva a comprendere infatti come si potesse sostenere una cosa e il suo contrario al medesimo tempo. Però ringraziò Bellarmino e se ne andò: in fondo era stato momentaneamente scagionato dalle accuse, e poi aveva confusamente intuito che non gli si proibiva in assoluto di continuare le sue ricerche.
Mantenne comunque un profilo abbastanza basso negli anni seguenti, finché non capitò una cosa che era destinata a ricacciarlo nei guai. Venne eletto papa il fiorentino Maffeo Barberini (Urbano VIII), persona che in passato aveva già difeso Galileo in occasione di alcune polemiche, e quindi poteva essere ritenuta di atteggiamento più amichevole dei predecessori. Una conferma a questa supposizione arrivò quando Galileo dedicò al nuovo pontefice il libro Il Saggiatore, sui moti delle comete, ricevendone un aperto apprezzamento. Galileo credette finalmente di aver trovato un potente protettore quando Urbano VIII lo incoraggiò a scrivere un trattato che mettesse a confronto i due massimi sistemi del mondo (la teoria tolemaica e quella copernicana). Anche in questo caso, però, vi fu una grave incomprensione:
URBANO: Galileo, mi piacerebbe leggere un buon libro di astronomia. Perché non lo scrivi tu?
GALILEO: Sul serio, posso? Davvero davvero?
URBANO: Sì, ma mi raccomando, il libro dev’essere NPOV.
GALILEO: Dev’essere come?
URBANO: Ma dove vivi? NPOV, Neutral Point of View. Non deve contenere espressioni faziose e giudizi perentori, nemmeno quando chi li esprime è assolutamente convinto della loro verità, ma presenterà piuttosto le diverse opinioni in contrasto o la visione più condivisa ed accertabile, segnalando lealmente le ragioni dei sostenitori e quelle degli oppositori, col supporto di fonti autorevoli e dati attendibili.
GALILEO: Credo di aver capito. Scriverò il mio trattato in forma di dialogo, in modo di dare spazio a tutte le voci in capitolo.
Ma Galileo era rimasto un povero ingenuo, e proprio non riusciva a dissimulare le proprie idee. Poiché lui credeva nella teoria copernicana non riusciva a trovare argomenti altrettanto validi per quella tolemaica, anche perché forse se li avesse trovati avrebbe smesso di dubitarne. Così nel Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo il difensore dell’ipotesi geocentrica, l’aristotelico Simplicio, fa regolarmente la figura del cretino, mentre gli argomenti di Salviati appaiono sempre i più brillanti. Vi è un terzo personaggio, Sagredo, che dovrebbe fungere appunto da arbitro neutrale, solo che finisce sempre per dare ragione a Salviati. L’unica volta in cui Salviati è d’accordo con Simplicio, alla fine del libro, è quando questi afferma un’idea che era stata personalmente esposta a Galileo proprio dal papa, quella secondo cui Dio nella sua onnipotenza avrebbe potuto benissimo farci sembrare le cose in un modo mentre la vera spiegazione risiederebbe altrove. Urbano se ne risentì un pochetto, non si sa se perché credeva di essere stato preso in giro oppure perché non aveva piacere che Galileo spiattellasse a tutti discorsi fatti dopo un paio di bicchieri di buon vino.
Scoppiò un casino: Galileo venne accusato di aver agito in malafede e con l’inganno, e a dimostrazione di ciò venne rispolverato quel vecchio colloquio con Bellarmino, quello troppo intelligente per il provinciale Galileo che non ci aveva capito nulla. Per persuaderlo ulteriormente del suo errore gli vennero mostrati alcuni strumenti di tortura, ma non erano esperienze e dimostrazioni, erano corde e tenaglie. Insomma a Galileo non rimase altra scelta che chiedere scusa, dire di essersi sbagliato a pensare di poter esprimere un’opinione, e rimettersi alla clemenza dei suoi accusatori. Però si dice (secondo voci non confermate) che con lo sguardo rivolto in basso, mormorò sottovoce: “Eppur si muove”. Non aveva ancora capito.
Oggi pare che Galileo sia stato finalmente riabilitato: persino la Chiesa ha ammesso con Giovanni Paolo II che in effetti vi fu una "tragica reciproca incomprensione", e quindi in fondo Galileo non era cattivo, era solo un po’ ignorante. Non aveva saputo cogliere i preziosi suggerimenti di Bellarmino, che era addirittura un "Popper ante-litteram" come dice il Tg2 (peccato solo che Popper definisca la posizione di Bellarmino come un tradimento nei confronti della scienza). Ma le sue scoperte, quelle, non sono più in discussione. Infatti quest’anno si celebra il quattrocentesimo anniversario proprio delle prime scoperte celesti di Galileo. Se passate a Firenze uno di questi giorni andate a Palazzo Strozzi, dove è stata allestita una bella mostra per ricordare l’evento, intitolata a Galileo ma in realtà sulla storia dell’astronomia dall’antichità fino agli albori dell’epoca moderna (nata dall'ingenuità di Galileo). In una stanza della mostra, possiamo anche ammirare quella che dovrebbe essere considerata l’ultima risposta di Galileo, ai Dottori della Chiesa di ieri e di oggi. Qui.
in medio stat virtus. galileo avrebbe dovuto alzarlo in vita quel dito e salire sul rogo fischiettando. come si fa a settant'anni essere ancora così attaccati alla vita? socrate è andato molto meglio.
RispondiEliminaTi sei dimenticato un altro dettaglio secondo me importante: oltre a non essere NPOV, il "Dialogo" aveva il "difetto" di essere scritto in volgare invece che in latino: insomma, Galileo l'aveva messo su torrent invece che in una biblioteca ammuffita...
RispondiEliminaIl link al TG2 mi ha riempito di profonda tristezza. Negli stati uniti hanno i creazionisti ma almeno loro non sono finanziati con il canone (e assunti in quanto amici degli amici).A quando un servizio sui tuoni causati dalle puzzette degli angeli?
RispondiElimina@ Smeriglia
il tuo commento mi fa venire in mente il detto ligure : "son tutti finocchi con il c**o degli altri".
SMERIGLIA!!!
RispondiEliminasei veramente tu?!?!?!!
quale onore poterti parlare. mi ha fatto SCOMPISCIARE il tuo post "sballarò"!!
ciao!
grazie!
Socrate, Galileo e Darwin sono la mia trinità personale.
RispondiEliminaHo l'impressione che l'indirizzo di posta che hai lasciato sul mio blog sia falso, quindi ti do la risposta ditettamente da qui. Ovviamente mi riferisco al modo educato che hai avuto di definirmi e di giudicare una mia idea. Grazie.
RispondiEliminaTi faccio capire quello che voglio dire. Lo faccio con una domanda. Secondo te, se l’apartheid avesse danneggiato gli interessi di una delle famiglie più importanti e influenti del mondo, tanto da ridurne il potere e l’influenza, le cose sarebbero andate allo stesso modo? Io non ne sono per nulla convinto. Per il resto ti posso dire che la mia attenzione era rivolta a questo aspetto della vicenda. Credo di essere perfettamente d’accordo con te quando metti l’accento sulla fine della segregazione raziale e sulla sua importanza, ma non era il tema del mio post. Non ho la cultura necessaria in materia per poterne scrivere uno. Infine il mio scopo era solo di dire quello che pensavo e non di far arrabbiare qualcuno. Il problema è che, per ovvi motivi, non posso pretendere che le persone la pensino come me. Quando questo avviene è evidente che la gente si trovano in disaccordo e molti passano agli insulti. La cosa non mi interessa perchè il mio scopo e quello di dire quello che penso e imparare dalle risposte intelligenti che mi vengono date. Per gli insulti sono contento di poter dare una mano alle persone che me li scrivono perchè la mia utilità consiste nel dare loro la possibilità di scaricare le proprie frustrazioni. Per risposte intelligenti intendo delle risposte che partendo dal mio argomento esprimano un dissenso giustificandolo. Quella è l’utilità di una risposta. A dimostrazione di quanto poco mi interessino le offese basta che leggi la prima risposta che ho dato all’utente che si chiama ridicolo. Per eliminarlo non serviva nemmeno che togliessi il suo post. Aveva usato un account di posta falso e quindi la risposta era stata bloccata automaticamente. A questo punto ho dovuto andare sul pannello dell’amministratore e sbloccarglielo. A che scopo? Perchè ascolto tutto e tutti e poi, nonstante la maleducazione, cerco di imparare qualche cosa. Fino desso ho imparato solo che la prossima volta devo stare più attento ad evidenziane in modo più netto il soggetto del post perchè può essere frainteso, ma per quanto riguarda il resto mi sembra che siamo tutti sulla stessa barca: “molte critiche ma risposte intelligenti zero!”. Tu dirai: il fatto è che tu sei poco intelliggenti e attrai persone come te! Cosa pretendi. E io ti rispondo che è vero, ma per fortuna internet è abbastanza grande per tutti. Se cerchi persone intelligenti trovale altrove altrimenti rischi di confonderti con noi asini. Con “me asino”, scusa, perchè sono solo io qui. Ultima cosa bello l’articolo “quid est veritas?”, io sto leggendo un libro in proposito: “Dio è un matematico”, scritto da Mario Livio e pubblicato da Rizzoli. E’ appena uscito (febbraio 2009) e tratta l’applicazione della matematica agli eventi natura da parte dalle menti più floride di tutto il panorama storico mondiale. In sostanza: Archimete, Galileo, Newton e via via tutti gli altri. Bello, merita di essere letto. Ciao
...e ti trovo anche intelligente perchè non applichi la moderazione alle risposte, complimenti. Finalmente uno!
RispondiEliminaPer i lettori curiosi, Giorx si sta riferendo a una mia replica a questo suo articolo:
RispondiEliminahttp://www.vapensiero.net/2009/01/obama-e-le-similitudini-con-mandela/
Non mi interessa proseguire la discussione perché non potrei che ribadire la mia prima impressione, anche se va dato atto a Giorx di sapersi esprimere e comportare in maniera civile ed educata.
Devo anche dire, però, che sarebbe stato meglio rispondere sul suo stesso blog, altrimenti si fà confusione (l'indirizzo di posta è autentico: è lo stesso che compare nel mio profilo).
Caro Thomas,
RispondiEliminami permetto di postare un piccolo sfogo sul tema dell'induttivismo, anche se fuori contesto dal tuo post.
Se è fuori luogo, spostalo o rimuovilo senza scrupoli :)
Racconta Bertrand Russell del tacchino che, da buon fedele dell’induttivismo, annota scupolosamente come ogni giorno alle otto in punto gli venga servito il pasto. Evidenza dopo evidenza, si sente infine autorizzato a indurre una regola generale… che verrà clamorosamente falsificata quando giungerà il Giorno del Ringraziamento e l’ingenuo induttivista finirà in tavola.
E’ una riproposizione classica ma divertente di quanto già si era reso evidente agli occhi di Hume: l’induzione per enumerazione semplicemente NON PUO’ esistere.
La riflessione è banale, ma mi ritrovo a stupirmi di come tutti continuiamo a ricascare nell’errore induttivista quasi ogni giorno… e c’è anche chi lo difende.
E non parlo né di filosofi, né di “giocolieri” (ho cercato di proposito un termine benevolo) come Mazzucco. Parlo di gente comune, alle prese con la più banale delle circostanze: l’accesso in Pronto Soccorso o in un reparto.
Non c’è paziente che non riproponga scandalizzato la medesima domanda (che spesso contiene una buona dose di sfiducia verso la diagnosi): "Come posso avere avuto un ictus? Non mi è mai capitato prima". Oppure (anzi: in particolare, nella mia esperienza): "Come può pensare che io abbia avuto una crisi epilettica? Non è mi è mai successo nulla di simile!".
L’evoluzione ci ha dato un formidabile “sistema automatico” sempre alla ricerca di costanti in quanto che ci accade intorno (e c’è anche chi ne nasce quasi privo: ma si tratta di pazienti gravati da tragiche situazioni dello spettro schizofrenico).
Siamo tutti tacchini? :)
G.M.
Scusami per lo sbaglio, in realtà ho postato la risposta anche sul mio blog, ma non ero sicuro che l'indirizzo fosse valido. E' stato un peccato di pignoleria. Rispetto la tua decisione, ma non ti ho risposto per farti cambiare idea (non sono la persona più indicata per fare queste cose. Non ho ne la cultura ne e il carima per convincere le persone che ho ragione su un qualunque argomento) ma per farti una domanda. Non mi interessa in alcun modo quello che pensi di me, delle mie idee e delle mie convinzioni. Mi interessa ancora meno se sei d'accordo con me o no. Quello che mi interessa è sapere quello che pensi perchè è l'unico modo che conosco per condividere le idee, nel bene e nel male. E' l'unico modo che conosco per crescere con la certezza che non esiste una verità unica per tutti. Esistono solo infinite interpretazioni. Il fatto è che fino a che non le conosco posso solo pensare che ho ragione e questo è il più grande degli errori. Buona serata
RispondiEliminaG.M.
RispondiEliminaSul ragionamento induttivo, ho provato a spiegare un paio di volte a Mazzucco che ne parla a sproposito, e che verrebbe bocciato in qualsiasi esame di Filosofia della scienza I, ma lui niente, come sempre.
Chissà se ha mai sentito parlare del paradosso di Goodman?
ciao
RispondiEliminaho dato un'occhiata al paradosso di goodman (che avevo già sentito, ma non mi ricordavo), e voglio chiederti un parere:
"Immaginiamo adesso di chiamare "blerde" gli smeraldi verdi osservati fin qui e tutti quelli blu che troveremo d'ora in poi. Allora se tutti gli smeraldi esaminati sono risultati verdi, essi sono anche "blerdi"."
... e quindi dovremmo aspettarci che siano blu.
Ma il paradosso non scaturisce semplicemente dal fatto che sono stati osservati solo smeraldi "fin qui", cioè nel passato?
insomma: il campionario non sarebbe rappresentativo!
sarebbe come dire: finora non siamo mai arrivati al 2010... quindi probabilmente non arriveremo mai!!
FALSO, perché finora abbiamo fatto le nostre osservazioni prima del 2010, e quindi il nostro campione di osservazioni non è casuale!
***
altra cosa: cosa c'entra il paradosso di goodman con mazzucco?
mi sembra strano che mazzucco possa aver fatto errori così raffinati da incappare in questo paradosso!
Ma il paradosso non scaturisce semplicemente dal fatto che sono stati osservati solo smeraldi "fin qui", cioè nel passato?
RispondiEliminaSì, ma l'induzione consiste proprio nell'estrapolare l'ignoto dal noto, ovvero da quanto si è verificato in passato. Il problema evidenziato da Goodman consiste nel fatto che non è facile individuare una differenza sostanziale fra il suo esempio e un qualsiasi altro caso di induzione generalmente considerata valida.
Comunque Mazzucco non c'entra nulla. Ho menzionato il paradosso come esempio di problema legato al ragionamento induttivo, che Mazzucco glorifica spesso senza saperne granché. Dubito persino che le sue conoscenze arrivino a Hume.
no dai non scherzare: NON E' POSSIBILE non avere dimestichezza con Hume! ;-)
RispondiEliminala parte seria del commento te la farò semmai domani!
ciao
Refusino: ex suppositione.
RispondiEliminaMolto carina l'immagine di Urbano VIII amministratore di uicchi ante litteram!
Off topic: questo articolo ti interesserà.
RispondiEliminaLOL
RispondiEliminaMica lo sapevo del dito medio di Galileo...
(vabbè, quante cose non so)
Giorx
... io sto leggendo un libro in proposito: “Dio è un matematico”, scritto da Mario Livio e pubblicato da Rizzoli. E’ appena uscito (febbraio 2009) e tratta l’applicazione della matematica agli eventi natura da parte dalle menti più floride di tutto il panorama storico mondiale. In sostanza: Archimete, Galileo, Newton e via via tutti gli altri. Bello, merita di essere letto.
E che c'entra "Dio"? ;)
Michele.
@markogts:
RispondiEliminainteressante sì, anche se più in-topic con questo, anche per quel "ciarlatano sovietico" riferito a Lysenko che mi ha regalato un gran bel sorrisone... ;)