Breve riassunto della vicenda: nel 1928 Lysenko, uno sconosciuto agronomo di umile estrazione (potete ammirarne una foto, mentre è intento a mormorare "m'ama, non m'ama [Stalin]" con una spiga di grano), annunciò di aver scoperto una nuova tecnica agricola, la “vernalizzazione”, che permetteva di anticipare la maturazione del frumento e quindi di triplicare i raccolti: data la crisi dell’agricoltura sovietica dovuta alle collettivizzazioni forzate, questo annuncio non poteva che essere accolto con gioia. La dottrina di Lysenko si basava però sul rifiuto della genetica mendeliana, ritenuta in contrasto col “materialismo dialettico” e col dogma della plasmabilità dell’individuo, per sostenere invece un’influenza diretta dell’ambiente sull’organismo, e quindi l’ereditabilità dei caratteri acquisiti (neo-lamarckismo).
È un peccato che la tecnica non dette mai i risultati promessi, ma questo non impedì a Lysenko di acquistare grande popolarità in Russia, e di essere presentato dalla stampa di regime come simbolo della nuova scienza sovietica che, in barba ai dogmi e alle “teorizzazioni astratte” della genetica, era in grado di ideare soluzioni concrete per problemi concreti.
La indubbia capacità di Lysenko di trovare rapide soluzioni (benché inesistenti) ai problemi più urgenti del paese, nonché la sua fedeltà incondizionata ai principi del marxismo-leninismo, gli valsero quindi l’appoggio del partito e da scudo contro le obiezioni rivolte dagli altri scienziati.
Ben presto, anzi, cominciò ad usare la posizione di forza acquisita per denunciare i suoi oppositori accademici, accusandoli di voler sabotare l’economia sovietica e di “reazionarismo”. Alcuni genetisti, di conseguenza, vennero eliminati, altri mandati nei campi di lavoro: tra questi, anche il grande scienziato Nikolai Vavilov (morto di stenti). Chi voleva conservare il proprio posto di lavoro, o addirittura la propria pelle, doveva per forza abbracciare le teorie di Lysenko.
Le conseguenze per l’economia (e la scienza) sovietica, e quindi anche in termini di vite umane, furono naturalmente devastanti, benché non riconosciute ufficialmente: le soluzioni proposte da Lysenko erano quelle appoggiate dal partito, quindi “dovevano” funzionare, ed era proibito affermare il contrario. Tale situazione perdurò fino agli Sessanta.
Tornando al 1948, e alla sessione dell’Accademia Pansovietica Lenin di Scienze agrarie che consacrò le sue teorie, il discorso che Lysenko pronunciò in tale occasione può essere letto integralmente (in inglese) qui.
In sostanza, Lysenko afferma di voler emendare la teoria di Darwin dai suoi errori, in realtà privandola del suo contenuto più essenziale, ovvero l'idea della lotta per la sopravvivenza fra gli individui, e questo semplicemente perché tale idea è ispirata dalle teorie "reazionarie" di Malthus. Lysenko non è neanche sfiorato dal sospetto che alla Natura non importi un fico secco di essere "reazionaria" o "progressista". Può valer la pena notare come ancora oggi molte critiche al darwinismo si fondino sugli stessi pseudo-argomenti di Lysenko.
Più avanti gli argomenti in favore della ereditarietà dei caratteri acquisiti sono, a loro volta, presentati in termini meramenti ideologici, con affermazioni quali "La scienza non può fondarsi sul caso: una scienza che non dà ai lavoratori la piena fiducia nella possibilità di raggiungere i loro pratici obiettivi, non merita di essere chiamata scienza".
Nel concludere il suo discorso, infine, non si fa scrupolo di ricordare come la sua dottrina abbia ricevuto l'appoggio di Stalin in persona, e quanto sarebbe perciò imprudente, anche solo per questo motivo, indagare in altre direzioni. Queste le ultime righe:
Glory to the great friend and protagonist of science, our leader and teacher, Comrade Stalin!
Un bel commento “a caldo” del discorso di Lysenko, dal titolo Che tipo d’uomo è Lysenko?, da parte del grande biologo inglese Ronald Fisher, può invece essere letto qui.
Riporto solo la conclusione dell’articolo di Fisher, che contiene la risposta alla domanda enunciata nel titolo:
No, non credo, alla luce di questo discorso, che la ricompensa per la trionfale carriera di Lysenko sia l’avanzamento della conoscenza scientifica, né la prosperità dei poveri contadini. La ricompensa cui egli così avidamente tende è il Potere, potere per se stesso, potere di minacciare, potere di torturare, potere di uccidere.
Il 1948 però è anche l’anno in cui Orwell scrisse il suo capolavoro, 1984, romanzo nel quale la verità di qualsiasi proposizione (financo le più banali, quali "2+2 fa quattro") è stabilita per via autoritaria esclusivamente dal Ministero della Verità. Alla fine del romanzo, il funzionario di partito O’Brien rivolge queste parole al protagonista Winston Smith:
Il Partito ricerca il potere in quanto tale. Il bene altrui non ci interessa, è solo il potere che ci sta a cuore. Non desideriamo la ricchezza, il lusso, la felicità, una lunga vita. Vogliamo il potere, potere allo stato puro. [...] Il potere è un fine, non un mezzo. Non si instaura una dittatura al fine di salvaguardare una rivoluzione: si fa la rivoluzione per instaurare una dittatura. Il fine della persecuzione è la persecuzione, il fine della tortura è la tortura, il fine del potere è il potere.
Singolari coincidenze.
Non c'è limite a quel che l'obnubilazione della ragione indotta dall'ideologia riesce a produrre.
RispondiEliminaLa cosa incredibile è che oggi, a distanza di mezzo secolo e oltre dall'epoca d'oro delle ideologie, ancora c'è gente che giustifica queste aberrazioni, nel nome delle medesime.
Mi e' tornato in mente un aneddoto carino riguardante Lysenko e Landau, premio Nobel per la Fisica.
RispondiEliminaAl termine di una conferenza di Lysenko, il fisico Lev Landau domandò:
"Di conseguenza voi argomentate che se tagliamo un orecchio a una vacca, alla sua discendenza e così via, prima o poi nascerano vacche senza orecchi?"
"Sì, è corretto"
"Scusi signor Lysenko, ma allora come spiegate che continuano a nascere vergini?"
:-)
RispondiEliminaGrazie di esistere, Thomas.
RispondiEliminaMi sono permesso di linkare il tuo blog sul mio.
Mi e' concesso?
Saluti
Hanmar
Ps: giuliano, ROTFL!!! :D
Ma certo che puoi Hanmar!
RispondiEliminaGrazie,
Thomas
'zie.
RispondiEliminaSaluti
Hanmar
Leggere la vicenda esclusivamente in chiave politica è fuorviante e ci priva di una lezione epistemologica.
RispondiEliminaNel 1948, nonostante alcune acute osservazioni, non era ancora nota nè la natura nè la funzione del DNA. La genetica era ancora allo stato embrionale, ferma alle leggi mendeliane (che di fatto prendevano piede nel mondo accademico proprio in quegli anni, dopo più di 50 anni dalla loro formulazione).
Per quanto riguarda invece il darwinismo, paradossalmente si può dire che se l'intento di Lysenko fosse stato quello di emendare la teoria di Darwin dal concetto di "lotta per la sopravvivenza fra gli individui", Lysenko aveva ragione ed oggi quest'idea è unanimemente riconosciuta, in quanto il confronto non è assolutamente tra gli individui ma, semplificando, tra specie, ed anche l'espressione "lotta" è sicuramente da rivedere.
In sostanza si è data una lettura estremamente semplicistica degli eventi, privandola di ogni scopo didattico e/o informativo, permanendo un retrogusto propagandistico che poco ha a che vedere con la Storia della Scienza.
MB
Benvenuto, MB
RispondiEliminaPer quanto riguarda invece il darwinismo, paradossalmente si può dire che se l'intento di Lysenko fosse stato quello di emendare la teoria di Darwin dal concetto di "lotta per la sopravvivenza fra gli individui", Lysenko aveva ragione ed oggi quest'idea è unanimemente riconosciuta, in quanto il confronto non è assolutamente tra gli individui ma, semplificando, tra specie
Da buon dawkinsiano integralista, mi permetto di dissentire. Il motore del'evoluzione naturale è proprio la competizione per le risorse naturali fra individui della stessa specie (e la natura selezione individui, non gruppi o specie). E' del resto abbastanza naturale che sia così, perché specie diverse occupano diverse nicchie ecologiche e possono darsi relativamente poco fastidio, mentre due scimmie competono per la stessa banana, ed è il più veloce a raccoglierla che lascerà discendenti.
In sostanza si è data una lettura estremamente semplicistica degli eventi, privandola di ogni scopo didattico e/o informativo, permanendo un retrogusto propagandistico che poco ha a che vedere con la Storia della Scienza.
Sulla lettura semplicistica posso essere in parte d'accordo, ma il mio scopo era soprattutto quello di ricordare un anniversario. Sarei felice se qualcuno, incuriosito dall'argomento, andasse in libreria per saperne di più. Ricordo a tal proposito che quest'anno è uscito presso Bollati Boringhieri il libro "Le due scienze. Il caso Lysenko in Italia", che esplora le ripercussioni del caso sugli intellettuali italiani di sinistra (con sorprese, come un Italo Calvino che si schiera dalla parte di Lysenko).
Sulla lettura semplicistica posso essere in parte d'accordo
RispondiEliminaIn parte anch'io.
Ma solo in parte.
Le idee di Lysenko non trovarono alcun fondamento scientifico, ma solo di natura ideologica e la politica ha avuto un peso preponderante nella storia del pensiero di Lysenko e nell'adozione delle sue teorie.
"Pseudoscienza borghese" è la definizione da lui usata per liquidare la genetica classica mendeliana: è chiaro che non si può limitare a una battuta il dibattito di allora, ma non sembra certo una argomentazione di particolare spessore scientifico.
E chi non condivise tale visione gradita al partito e quindi alla politica, si ritrovò in carcere come capita spesso nei regimi totalitari anche alla scienza, se non si orienta alle direttive centrali.
Il suo successo derivò proprio dall'implicita contrapposizione, in chiave neolamarkiana, alla genetica mendeliana, portatrice dell'orrido messaggio dei vincoli ereditari.
E questo proprio in un'epoca in cui il resto del mondo stava definitivamente abbracciandola e ricodificandola e in cui le posizioni di Lamark e dei neo-lamarkiani erano considerate definitivamente superate.
Fatte queste premesse, come si può definire riduttiva una lettura in chiave di analisi politica di una forma pensiero scientifico che ha basato il suo successo esclusivamente sull'ideologia e sul potere?
Non posso che quotarti, Brain.
RispondiEliminaThomas Morton: è curioso che tu porti Dawkins a sostegno dell'individualismo come motore dell'evoluzionismo. Ti consiglio di rileggere i primissimi passi del "Il gene egoista".
RispondiEliminaBrain Use: è riduttivo proprio pensare che un pensiero scientifico si basi esclusivamente sull'ideologia. Infatti, seguendo questo tuo metro, si potrebbe affermare che lo sviluppo della genetica fino a 2-3 decenni fa fosse ideologico. Oggi nessuno che volesse preservare un minimo di serietà negherebbe il ruolo dell'ambiente nè sosterrebbe visioni così deterministe come quelle che si opponevano a Lysenko alla metà del XX secolo. Allora come ora era evidente che all'osservazione con Mendel si era in grado di spiegare poche manciate di fenomeni, che senza remori si possono definire marginali nel complesso insieme dell'ereditarietà.
Eppure buona parte del mondo scientifico si orientò in questa direzione.
Secondo te è stato il frutto di una visione ideologica?
A posteriori è facile affermare che "le idee di Lysenko non trovarono alcun fondamento scientifico". Ma a posteriori si potrebbe dire lo stesso anche del paradigma contrapposto allora dominante.
Thomas Morton: è curioso che tu porti Dawkins a sostegno dell'individualismo come motore dell'evoluzionismo. Ti consiglio di rileggere i primissimi passi del "Il gene egoista".
RispondiEliminaFatto :-)
Il termine "individualismo" qui poi è fuori luogo, in quanto si riferisce a un'attitudine morale.
Dawkins spiega come il comportamento altruistico può evolvere, ma la spiegazione risiede nel vantaggio fornito a livello individuale (o, addirittura, al livello del singolo gene), e su questo mi pare sia molto chiaro. La selezione di gruppo viene esplicitamente rifiutata.
Eppure buona parte del mondo scientifico si orientò in questa direzione.
Secondo te è stato il frutto di una visione ideologica?
Secondo me del buon senso. La visione mendeliana era quella che meglio ripondeva alla domanda " per quale motivo gli organismi si adattano all'ambiente", senza ricorrere ad ipotesi fideistiche.
è riduttivo proprio pensare che un pensiero scientifico si basi esclusivamente sull'ideologia.
RispondiEliminaQui non è in discussione il pensiero di Lamarck e il dibattito scientifico che lo ha circondato.
Qui è in discussione Lysenko e il suo successo in Unione Sovietica.
Non intendo nulla togliere al pensiero di Lamarck che se non altro ha il pregio di essere stato il primo ad uscire dall'immobilismo dei creazionisti.
Ma il lamarkismo sopravvive a stento sino agli anni venti nel dibattito scientifico sull'evoluzione dei viventi. Molto a stento.
Weissman aveva già evidenziato l'impossibilità della trasmissione dell'informazione dall’organismo ai suoi gameti e dunque alle generazioni successive, Johannsen aveva già introdotto la distinzione tra genotipo e fenotipo e Morgan aveva già dimostrato che sono i cromosomi i portatori dei geni, riconoscendo la loro implicazione nel meccanismo della mutazioni.
Il pensiero di Lysenko nasce dunque certamente in un'epoca di grande fermento scientifico intorno alle tematiche dell'evoluzione e della trasmissione delle caratteristiche genetiche.
Un'epoca in cui altrettanto sicuramente possiamo ammettere che la doppia elica del DNA non era ancora neppure un'idea nelle menti di Watson e Crick.
Ma già un'epoca in cui invece la tesi della trasmissione ereditaria dei caratteri acquisiti era tramontata definitivamente.
Fuorché in Unione Sovietica.
Dove la base del dibattito era proprio la possibilità di conciliare la disciplina politica marxista/leninista con le teorie di derivazione mendeliana, considerate in antitesi con la visione finalistica della società e latrici invece di una sorta di componente innatista del progresso.
Da qui la rinascita delle teorie di Lamarck, favorite anche dalla posizione di Stalin stesso che aveva sempre dimostrato apprezzamento per i fautori dell’ereditarietà dei caratteri acquisiti.
E' su queste basi che Lysenko fonda le sue fortune.
E sulla presunta "concretezza" che caratterizzava i suoi lavori, in contrapposizione alla ricerca teorica considerata slegata da applicazioni pratiche immediate e per questo ferocemente attaccata dal partito e dai suoi organi.
La sua teoria basata sull'interiorizzazione delle condizioni esterne e sulla loro conseguente ereditarietà giunge a contrapporre risultati di natura eminentemente pratica non analizzati con metodo scientifico agli studi dei principali genetisti mondiali, liquidati semplicemente, come si diceva sopra, come "Pseudoscienza borghese"...
E il suo successo fu affidato all'apprezzamento di Stalin e del partito anziché al metodo scientifico rigoroso e al dibattito della comunità scientifica internazionale.
Il suo, per quanto lo si voglia rigirare, resta un caso che interessa più la storia della politica e dell'ideologia che non la storia della scienza e della biologia.
A posteriori è facile affermare che "le idee di Lysenko non trovarono alcun fondamento scientifico". Ma a posteriori si potrebbe dire lo stesso anche del paradigma contrapposto allora dominante.
Qui si tradisce, a mio avviso, una sorta di preconcetto concettuale nell'analisi delle due dottrine scientifiche.
Non importa che una teoria si riveli a posteriori giusta o sbagliata per effetto di ulteriori approfondimentii della conoscenza scientifica.
E' il metodo impiegato per portarla alla luce a permettere di classificarla come scientificamente fondata o meno.
A posteriori, possiamo dire che Lysenko non ebbe fondamento scientifico, semplicemente perché non lo ebbe: metodo empirico disorganizzato, dati imprecisi e filtrati in funzione dei risultati che si volevano ottenere, nessun riscontro incrociato e peer review, come si direbbe oggi.
Non c'è metodo scientifico, appunto, dunque non c'è fondamento scientifico.
Difficile affermare questo nei confronti dei neodarwiniani. Molto difficile.
Scusate per l'intervento superficiale, ma ho poco tempo.
RispondiEliminaBrain Use: forse dimentichi che in quegli anni i sostenitori dell'ereditarietà ignoravano sistematicamente nei loro lavori tutti quegli aspetti ambientali o parzialmente ambientali che, con le loro teorie del tempo, erano assolutamente inspiegabili. Ed anche questo è un atteggiamento "ascientifico".
Se le nostre conoscenze scientifiche fossero ferme agli anni 40, per spiegare che l'altezza media della popolazione italiana è cresciuta di 10 cm in 100 anni, che teoria useresti?
Ho un po' di fretta anch'io ma vediamo se riusciamo a capirci.
RispondiEliminaper spiegare che l'altezza media della popolazione italiana è cresciuta di 10 cm in 100 anni, che teoria useresti?
Continuo a pensare che qui si stia facendo un po' di confuZione.
Mi spiego meglio: stai dicendo che l'altezza media della popolazione italiana è cresciuta di 10 cm in 100 anni in termini di fattori ereditari?
Spero di no.
E' palese che l'ambiente influisce sull'individuo e il suo sviluppo: in questo caso l'alimentazione ha influito sull'altezza.
In altre parole, gli italiani non sono cresciuti per effetto di mutazioni di alcun genere ma l'arricchita e migliorata alimentazione ha permesso il manifestarsi a livello fenotipico di una potenzialità già presente a livello genotipico.
Ma questo NON significa assolutamente ipotizzare che tale variazione a livello fenotipico si possa ribaltare direttamente sul genoma e dunque divenire ereditaria, se non attraverso meccanismi darwiniani di selezione naturale: l'altezza è un vantaggio per la specie? Allora gli individui più dotati sopravvivranno più facilmente e trasmetteranno alla prole il gene che ha permesso loro di crescere di qualche centimetro causando un aumento generalizzato di altezza della specie nel suo complesso (naturalmente, nell'arco di qualche decina di migliaio di anni, non certo di un secolo).
Questo, invece è esattamente quello che ipotizzava Lamarck.
Ma Lamarck visse a cavallo fra il 700 e l'800.
Ben prima di Darwin e Mendel e infinitamente prima dei neodarwiniani.
Ergo: Lamarck è scusato.
Lysenko, no.
Men che meno lo è quando liquida il fiore dei genetisti mondiali con argomentazioni di natura esclusivamente politica.
Credo che Anonimo (MB) intenda dire che la variazione nell'altezza E' di natura esclusivamente ambientale, ma che con le conoscenze degli anni '40 sarebbe stato più difficile stabilirlo.
RispondiEliminaOnestamente, MB, non sono abbastanza addentro alla storia della biologia per poter dimostrare il contrario (anche se forse basta un po' di statistica per dirimere la questione): ho però il sospetto che se la maggioranza degli scienziati era allora orientata in un senso, ciò non fosse dovuto a motivi esclusivamente ideologici. Non nego che l'ideologia possa essere importante nell'affermarsi di un paradigma scientifico, ma io sono di quella razza (in estinzione) che si ostina a credere che il successo di una teoria scientifica dipenda anche e soprattutto dal suo essere vera.
Ma sì, Thomas, avevo ben capito!
RispondiEliminaAnonimo (MB) ha dimostrato anche solo per incisi di sapere bene di cosa si sta parlando.
Per questo non capisco come si possa sostenere un personaggio come Lysenko.
Io non sono un biologo, ma ho passabili ricordi dei libri letti con passione ai tempi del liceo, quando ancora pensavo di diventarlo.
E davvero non mi pare che alla fine degli anni trenta, al di fuori della "scienza di stato" di stampo stalinista, le tesi neolamackiane godessero di tutto 'sto favore con cui le dipinge MB.
Per questo vorrei che, al di là di generiche affermazioni di pricipio sul ruolo dell'ambiente come ente di pressione evolutiva, che nessuno mette in discussione, si tirasse fuori una qualsiasi motivazione per cui noi si debba considerare Lysenko uno Scienziato (con la "S" maiuscola) anziché un volgare profittatore della situazione politica sovietica.
Un po' forzato?
Sì, se guardiamo al Lysenko che si introduce nel dibattito scientifico del suo paese alla fine degli anni venti.
No, se guardiamo al Lysenko che, dal 35 in avanti, guarda alla condanna di esimi esponenti del mondo scientifico sovietico senza battere ciglio e alle ricerche dei più quotati genetisti internazionali con una presunzione giustificata solo dal favore del Partito e del dittatore Stalin.
Beh, spero che MB non voglia davvero sostenere Lysenko in quanto persona (che ritengo in effetti indifendibile, alla luce della sua biografia e dei suoi scritti), ma suggeriva forse che io traessi dalla sua vicenda una lezione troppo superficiale.
RispondiEliminaNon che io sia d'accordo nemmeno con questa interpretazione...
"Non intendo nulla togliere al pensiero di Lamarck che se non altro ha il pregio di essere stato il primo ad uscire dall'immobilismo dei creazionisti"
RispondiEliminaMi intrometto nella discussione per fare una precisazione. Lamarck non è stato il prima evoluzionista, il primo probabilmente fu Anassagora e dico probabilmente, perchè ci potrebbero essere altri prima di lui. Il merito di Lamarck è stato quello di presentare una teoria definita in cui influisce l'ambiente, ma ricordo che non riuscì mai ad uscire completamente dal fissisma. Infatti, sosteneva che le specie meno evolute e progredite ( come i vermi per intenderci)nascerro per "generazione spontanea"