domenica 1 marzo 2009
Paperino contro Marx
"Finché la sua figura sorridente passeggerà innocentemente per le strade del nostro paese, finché Paperino sarà potere e rappresentazione collettiva, l'imperialismo e la borghesia potranno dormire sonni tranquilli".
C'è un libro che mi piacerebbe venisse ripubblicato da Feltrinelli, ma purtroppo ritengo la cosa piuttosto improbabile, dal momento che non riesco a immaginare niente di più inattuale. Tale inattualità d'altronde è proprio il motivo del suo fascino. Il libro è Come leggere Paperino di Ariel Dorfman e Armand Mattelart.
I due autori, cileni, scrissero il libro nella breve stagione in cui Allende era al potere, prima del colpo di stato organizzato da Pinochet, e in un momento in cui il Cile sembrava avviarsi a diventare un paese socialista. In quella stagione gli intellettuali marxisti si interrogavano sulla perniciosa influenza culturale dell'imperialismo americano sui paesi poveri, e i fumetti di Disney erano il bersaglio perfetto in questa prospettiva. Le splendide tavole di Carl Barks diventano, sotto l'analisi di Dorfman e Mattelart, i veicoli dell'ideologia borghese al servizio dell'imperialismo americano. Può sembrare l'apoteosi del ridicolo, ma il bello invece è che le argomentazioni dei due autori sono tutt'altro che sciocche, e anzi piuttosto acute (anche tenendo presente la natura pionieristica del loro studio).
Il mondo dei paperi è un mondo dove i rapporti economici che regolano il nostro universo continuano a esistere ma vengono regolarmente occultati e mistificati. È un mondo, ad esempio, dove esiste la ricchezza, dove esistono i beni materiali, ma non esiste nessuno che produca tale ricchezza, e dove la classe dei lavoratori è scomparsa, tranne forse che per il settore terziario. È un mondo dove si vende e si compra, in continuazione e con ritmo forsennato, ma dove nessuno produce.
Qual è, dunque l'origine della meravigliosa ricchezza di Paperone? Semplice, il denaro di cui è pieno il deposito di Paperone era in origine oro (oppure qualche manufatto antico), e l'oro viene trovato sottoterra, in genere grazie a una mappa del tesoro fortuitamente capitata nelle mani di uno dei protagonisti. È l'oro degli Inca, degli Aztechi, o qualche altro antico popolo dimenticato dalla storia, il cui legame col presente si è dissolto. È una condizione necessaria, perché non deve porsi il problema riguardo la legittima proprietà del tesoro: il tesoro è una sorta di prodotto naturale della terra, ed è del primo che lo trova, colui che è stato baciato dalla Grazia e dalla Provvidenza. Una volta arrivato nel deposito di Paperone, però, anche questo residuo attaccamento al passato deve sparire, e il tesoro viene immediatamente convertito in moneta, in "liquidità". Non vediamo tracce di manufatti, nel deposito, che possano disturbare il corso delle allegre nuotate di Zio Paperone. L'oro di Paperone è puro, innocente, neutro.
I proletari, in Disneylandia, vengono trasformati in "buoni selvaggi". Sono coloro che calpestano le terre a cui viene sottratto l'oro, ma non dobbiamo immaginarceli come i discendenti degli originali possessori-produttori. Sono, anch'essi, una sorta di prodotto naturale, popoli che vivono nella beata condizione dell'infanzia innocente. Sono creature alle quali non si può far del male sottraendogli il tesoro, perché non ne conoscono il valore, l'utilità. I paperi sono buoni, e non si permetterebbero mai di rubare qualcosa (anche se la tentazione c'è). Loro non rubano, al massimo scambiano: qualche perlina di vetro, o un orologio rotto, per una cassa piena di gioielli.
L'altra trasformazione del proletariato è proprio nella figura del ladro. Il destino del ladro, del Bassotto, è inscritto nei suoi geni, o nel suo aspetto, goffo, mal rasato, mal vestito. A lui non capita mai di trovare una mappa del tesoro cui possa legittimamente aspirare perché il suo destino, la sua funzione, è proprio quella di sancire la legittimità della proprietà altrui, tentando di sottrargliela. Ogni altra possibilità di rivendicazione, o di conflitto d'interessi, è inconcepibile nell'universo Disney: o l'oro ti appartiene perché l'hai trovato (senza che tu debba porti il problema della sua origine e provenienza), o non ti interessa ("buon selvaggio"), oppure vuoi rubarlo a qualcuno.
Ma la riproduzione delle merci non è l'unica cosa che venga mistificata: analogo destino tocca alla riproduzione sessuale, essendo Paperopoli una città di zii e nipoti, dalla quale sono banditi figli e genitori, e dove l'eterno fidanzamento non è mai coronato dal matrimonio conclusivo. Le relazioni di potere non sono basate sul sangue, ma sono arbitrarie, e basate su una specie di contratto. Abbiamo cioè un rovesciamento della realtà dove la produzione delle merci appare come legata al ritmo della natura, mentre i rapporti di parentela appaiono invece come convenzionali e stipulati su base volontaria. Paperino non ha nessun obbligo nei confronti di Paperone, e Paperone non ha nessun obbligo verso Paperino, l'unica coercizione essendo rappresentata talvolta dalla minaccia di diseredarlo (ineffettiva, dato che i personaggi di Disney non nascono e non muoiono mai, e quindi Paperino non avrà mai la sua eredità). Rapporti che ricalcano i legami dell'impero americano con i paesi sottosviluppati alle sue dipendenze: lo "zio" Sam e i suoi nipotini.
Se i proletari appaiono nelle vesti infantili del buon selvaggio, i personaggi infantili (Qui, Quo, Qua) prendono invece il posto degli adulti: saggi, maturi, e assuefatti alla disciplina militare delle Giovani Marmotte. Rappresentano la coscienza, il super-io dell'ideologia colonialista, che ha bisogno di rammentarsi della propria superiorità morale rispetto ai Bassotti (visto che il comportamento a volte può risultare quasi indistinguibile). Sono loro, spesso, a rammentare ai personaggi principali i loro doveri morali.
La donna (Paperina) è invece condannata a un ruolo subalterno, passivo: impossibilitata a riprodursi, a portare a termine il fidanzamento, è costretta ad un eterno flirt, ad una eterna richiesta di favori in cambio di una promessa mai mantenuta. Alternativamente, le è aperta la carriera della strega (Amelia), in un dualismo ben noto alla società pre-emancipazione femminile. In ogni caso le donne sono escluse dall'avventura vera e propria, dalla ricerca del tesoro: la creazione e la messa in circolazione del capitale rimane una prerogativa maschile, e le donne possono solo aspettare la ricompensa per le loro civetterie.
Queste sono solo alcune delle suggestioni che provengono dall'opera di Dorfman (il quale è poi diventato famoso come autore del dramma La morte e la fanciulla, da cui è stato tratto il film di Polanski) e Mattelart. Da allora sono stati pubblicati altri studi sociologici sull'universo Disney, sicuramente più sottili, meno pervasi da furore manicheistico, e anche più filologicamente corretti (occorre tener presente che Dorfman e Mattelart avevano accesso solo alle traduzioni dei fumetti). Ma nessuno a parer mio raggiunge l'immediatezza e l'efficacia di questo piccolo studio, il quale deve essere letto con particolare spirito critico, ma può anche servire a risvegliare quello stesso spirito critico nei confronti di ciò che ci appare più innocente.
Il mondo dei valori espresso in quel libro è oggi desueto (il capitalismo come male da combattere in ogni sua forma ed espressione) ma c'è qualcosa del marxismo che rimane secondo me attuale, ed è la sua capacità di svelare i messaggi nascosti di un testo, di andare oltre l'apparenza della favola, e scoprire il mondo reale e concreto di cui le favole si nutrono: una capacità che la psicanalisi invece non ha, sostituendo le creature dell'immaginazione con parti immaginifici ancora più fantastici e mostruosi.
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Mi pare che ci sia, da parte di questi studiosi, lo stesso equivoco di fondo dei complottisti in genere: l'incapacità di prenderla sul ridere.
RispondiEliminaSarà che io non ho letto le storie di Barks, ma quelle create in Italia, ma mi ricordo cose interessanti che in parte smentiscono le loro osservazioni:
- un episodio dove Qui Quo Qua provano a fare soldini con un'impresa, partendo da ricerche di mercato e innovando un prodotto (per capirci, non ci arriva l'imprenditore medio italiano).
-Lo stesso Paperone spesso guadagna soldi con invenzioni, prodotti, manufatti.
-episodi vari dove una piccola ditta viene eliminata dalla concorrenza sleale di Paperone (antitrust)
-un episodio dove qui quo qua si rimpallano la stessa monetina da dieci cents tre volte, convinti di avere trenta cents (signoraggio?)
A proposito di donne, ricordiamo Brigitta che, quando vuole, fa vedere i sorci verdi a Paperone anche nel suo campo.
Vero è che non ho mai trovato un Bassotto buono. Ma qui penso che il problema sia la psiche infantile: per i bambini (e purtroppo per molti adulti) il bene ed il male sono categorie assolute e non miscibili. A Paperopoli i poliziotti non picchiano i manifestanti e i ladri non hanno mai figli cui dar da mangiare: ma non si può pretendere, suvvia!
D'altro canto trovo che quei fumetti siano molto validi nell'instillare una moralità di base: non si ruba, non si raccontano le bugie, non si scialaquano i soldi. E penso che ci siano molti progressisti che sono cresciuti leggendo quelle storielle.
Mi pare che ci sia, da parte di questi studiosi, lo stesso equivoco di fondo dei complottisti in genere: l'incapacità di prenderla sul ridere.
RispondiEliminaLa prima impressione è quella, ma io credo che in realtà Dorfman e Mattelart si siano divertiti molto, e ho persino il sospetto che dietro la pomposità di certe affermazioni vi sia un po' di presa in giro nei confronti del lettore. Il libro era all'epoca molto provocatorio, soprattutto nel contesto in cui è nato. Forse fatichiamo a rendercene conto oggi, noi che siamo abituati ai Simpson e a South Park (non esiste più l'idea dell'innocenza della letteratura infantile).
In efetti i ricordi di noi italiani sono molto legati alle storie e ai personaggi inventati dai disegnatori nostrani (spesso all'altezza degli originali), e vi saranno di sicuro delle differenze, per chi sa individuarle, ma non mi sembrano, anche dagli esempi che porti, poi così grandi.
Comunque a me Paperino piace moltissimo, nel caso avessi dato l'impressione contraria. :-)
non esiste più l'idea dell'innocenza della letteratura infantile
RispondiEliminaPreferisci "farò il pompiere" o "sembra talco ma non è, serve a darti l'allegria!"?
Per fortuna i bambini sanno essere innocenti per conto loro e non diventano reazionari leggendo Barks, drogati guardando Pollon e onanisti guardando Grisù. Così come non diventeranno (automaticamente) buoni americani guardando i Simpson.
Pensa che mia madre si faceva scrupoli a farmi guardare i cartoni animati dei robot giapponesi, perché troppo violenti. Li potevo guardare per poter giocare poi in asilo con gli amichetti, ma, ad esempio, "L'uomo tigre" era off-limits.
Scusa il semi-off topic, era pour parler.
PS Ho impiegato vent'anni per capire quella di Pollon.
PPS Paperino? C'est moi ;-)
Pensa che mia madre si faceva scrupoli a farmi guardare i cartoni animati dei robot giapponesi, perché troppo violenti. Li potevo guardare per poter giocare poi in asilo con gli amichetti, ma, ad esempio, "L'uomo tigre" era off-limits.
RispondiEliminaAnche a me a un certo punto venne imposta una moratoria. La scusa era la violenza, ma in realtà non mi ribellai neanche più di tanto perché vi era in quel momento un'inflazione pazzesca, e il troppo alla fine stroppia davvero.
Interessante post.
RispondiEliminaSe da un lato demisticizza una delle più intense passioni della mia infanzia, proprio le tavole della Disnay dedicate alla famiglia dei paperi, dall'altro solletica la curiosità per l'opera.
Devo dire che, personalmente, non amavo molto l'altro grande filone della banda Disney, quello del topo perfettino e di specchiata onestà, sempre vincente con tutti i cattivi di turno: quello sì che presentava bene e male come categorie assolute e in contrapposizione perenne.
Viceversa i paperi e il loro mondo, pur con le limitazioni che già avete ben messo a fuoco mi sono sempre sembrati molto più vicini a quella commistione di bel gesto e piccolo egoismo così tipicamente quotidiana nella realtà umana.
Taccio dei giapponesi: ero già grandicello quando cominciarono ad essere di moda i vari goldrake e mazinga e non li ho mai apprezzati granché.
In alternativa, molto meglio il buon vecchio Wile E.Coyote, genius!
Che sciocchezza! Semmai la ricchezza di paperone è dovuta al lavoro di tutta una vita: parte povero dalla scozia, dopo anni di duro lavoro e insuccessi scopre una miniera d'oro in alaska, e poi usa quel denaro per mettere in piedi attività produttive in giro per il mondo . Inoltre un buon dieci per cento delle storie di barks vedono paperino impegnato a fare i lavori più umili per mantenersi(con puntuale insuccesso). Sempre nelle storie di barks troviamo diverse prese di posizione "progressiste" sulla povertà ed i diritti dell'altro (mi ricordo a memoria "il decino fatale" e diverse altre storie). Tutta l'analisi arriva da una lettura superficiale e insufficiente delle storie di barks, il cui unico scopo era divertire la gente che leggeva i suoi fumetti.
RispondiElimina@Brain_use
RispondiEliminaTopolino perfettino sta un antipatico un po' a tutti. Per questo i due autori hanno l'intelligenza di concentrarsi sul mondo dei paperi, il cui universo morale è molto più complesso.
Allora, con calma, mi metto a fare l'avvocato del diavolo:
@Ankou6
Semmai la ricchezza di paperone è dovuta al lavoro di tutta una vita: parte povero dalla scozia, dopo anni di duro lavoro e insuccessi scopre una miniera d'oro in alaska, e poi usa quel denaro per mettere in piedi attività produttive in giro per il mondo.
Nessun dubbio sul passato di cercatore d'oro di Paperone, qualcuno invece ce l'ho sulle "attività produttive" che vengono a volte menzionate, ma mai mostrate.
Inoltre un buon dieci per cento delle storie di barks vedono paperino impegnato a fare i lavori più umili per mantenersi(con puntuale insuccesso).
In effetti Paperino lavora, molto spesso. Quasi sempre, come si diceva, nel settore dei servizi (guardiano di museo, barbiere, garzone di latteria...). Ma lo fa davvero per mantenersi? Per pagare l'affitto o le bollette? O piuttosto lo schema consueto è: "Non ho i soldi per comprare il regalo a Paperina, devo trovare un lavoro per il tempo necessario a guadagnare 5 dollari"? Fra l'altro Paperopoli è un paese dove la disoccupazione non esiste, vista la facilità con cui Paperino trova e perde nuovi lavori. Si direbbe che l'offerta di lavoro sia di svariati ordini di grandezza superiore alla domanda, e che ogni capriccio momentaneo possa essere superato semplicente bussando alla porta di un qualsiasi negozio con un cartello con scritto "Cercasi apprendista". Altre mistificazioni.
Sempre nelle storie di barks troviamo diverse prese di posizione "progressiste" sulla povertà ed i diritti dell'altro (mi ricordo a memoria "il decino fatale" e diverse altre storie).
Questa è facile. Talvolta i paperi devono scegliere fra aiutare il prossimo o prendere il tesoro. Scelgono sempre di aiutare il prossimo (con qualche riluttanza), perché il bene deve trionfare, ma alla fine ottengono comunque il tesoro, come ricompensa per le loro buone azioni. Le carte sono truccate in modo che un autentico conflitto fra l'interesse personale e le problematiche sociali non esploda mai.
Tutta l'analisi arriva da una lettura superficiale e insufficiente delle storie di barks
Lettura superficiale e insufficiente? Sì, non c'è dubbio.
il cui unico scopo era divertire la gente che leggeva i suoi fumetti.
Ma allora questa cos'è?
P.S. Una cosa che non ho scritto nel post è che sebbene molte delle storie analizzate nel libro siano senza dubbio quelle di Carl Barks, gli autori non lo menzionano mai e probabilmente non sapevano neanche chi fosse. Altre storie invece potrebbero essere state scritte apposta per il mercato sudamericano.
Ma loro trattano tutte le storie come se fossero scaturite dalla mente di un'unico ente collettivo e mostrusoso chiamato "Disney", propaggine dell'Impero americano, e non sembrano rendersi conto che invece potrebbe esservi dietro una individualità artistica. Questo è di sicuro uno dei maggiori limiti dell'opera.
In effetti bisognerebbe capire se intendono le storie di Barks o della Disney in generale. Fra l'altro in Italia siamo abbastanza fuorviati dalla produzione locale che è arrivata a creare una marea di personaggi - quasi sempre di Romano Scarpa - non sempre e solo secondari. Oltre al Brigitta, ed al socio Filo Sganga, di personaggi italiani mi vengono in mente Atomino Bip Bip, Little Gum, Paperinik e Parenika (Paper Bat è invece brasiliano), Ok Quack, Umperio Bogarto, e sconfinando a Topolinia, Trudy e Plottigatt.
RispondiEliminaComunque ci sono un paio di "sviste" nel resoconto: esistono paperi cattivi, basti pensare a Rockerduck o Cuordipietra Famedoro o Spennacchiotto. E poi non è vero che non esistono rapporti padre/madre - figlio/figlia: oltre ad Ezechiele e Lupetto, rimanendo sui paperi basta vedere qui
http://duckman.pettho.com/tree/v_italian.html
dove Don Rosa rielaborando quanto scaturiva proprio dalle storie di Barks era riuscito a comporre l'albero genealogico dei pennuti (e dove si scopre che nonostante in italiano fossero Zione Paperone e Nonna Papera, i due non sono fratelli nella realtà).
E come scordare Doretta Doremì...?
RispondiEliminaE la stirpe degli antenati di Paperone?
E "storia e gloria della dinastia dei paperi"?
;)
Rado:
RispondiEliminanon intendevo dire che "non esistono paperi cattivi". Parlavo dei paperi di solito protagonisi delle storie.
Sulla parentela, Ezechiele e Lupetto sono un'eccezione menzionata anche nel libro. Le genealogie di Don Rosa, invece, sono un tentativo moderno di mettere un po' d'ordine nella saga dei paperi.
Questa recensione è interessante. E la chiave di lettura tutt'altro che improbabile: Walt Disney era profondamente schierato contro l'avvento del comunismo negli Stati Uniti.
RispondiEliminaTuttavia ho sentito che c'è un'altra chiave di lettura per alcuni lungometraggi di Disney, come "Biancaneve e i 7 nani", criticati fortemente allora da parte delle altre mayor cinematografiche concorrenti, in quanto il colore intravisto nel nome avrebbe richiamato sentimenti razzisti e avrebbe incitato a loro dire l'appartheid in una società che si stava lentamente traformando in multietnica e accondiscendente all'integrazione razziale...
beh, se la metti in termini più generici e non chiami direttamente in causa barks non so dirti molto, non avendo molta esperienza degli autori disney sudamericani, posto che all'epoca ne esistessero. E non mi va molto di fare l'apologo di barks, tuttavia devo dire che questo tentativo di schematizzare la sua produzione e di vederci dei significati occulti sfiora la paranoia.E' anche vero che quando si parla di fumetti di paperino e paperone fino ai primi anni settanta l'autore principe è Barks, quindi è lì che gli autori vanno a parare. Dici
RispondiElimina"Nessun dubbio sul passato di cercatore d'oro di Paperone, qualcuno invece ce l'ho sulle "attività produttive" che vengono a volte menzionate, ma mai mostrate."
Falso. La produzione di barks è piena di storie in cui paperone gira per il mondo per mettere a posto problemi nelle sue industrie e fabbriche, o per fondare nuove imprese. Anzi, è uno degli espedienti più ricorrenti nelle sue storie. Mi viene in mente "Zio Paperone e il problema da nulla" del 1960 ma anche una mezza tonnellata di altri (dei quali, e me ne scuso, non ho tempo ora di ricercarmi i titoli- se sei interessato un'ottima cronologia è a http://www.lfb.it/fff/barks/index.htm) .
Poi
"In effetti Paperino lavora, molto spesso. Quasi sempre, come si diceva, nel settore dei servizi "
No, anche qui dipende dalla trovata narrativa di Barks. Paperino fa tutti i mestieri, da agricoltore a operaio a postino a fabbro a demolitore ad allevatore di polli, di salmoni di rane ecc ecc. Inoltre un personaggio fondamentale di molte storie è Nonna papera, che lavora nel "settore primario", in campagna. Ed è sicuramente il personaggio più positivo tra tutti quelli usati da Barks.
Poi
"Ma lo fa davvero per mantenersi? Per pagare l'affitto o le bollette? O piuttosto lo schema consueto è: "Non ho i soldi per comprare il regalo a Paperina, devo trovare un lavoro per il tempo necessario a guadagnare 5 dollari"? Fra l'altro Paperopoli è un paese dove la disoccupazione non esiste, vista la facilità con cui Paperino trova e perde nuovi lavori. Si direbbe che l'offerta di lavoro sia di svariati ordini di grandezza superiore alla domanda, e che ogni capriccio momentaneo possa essere superato semplice(me?)nte bussando alla porta di un qualsiasi negozio con un cartello con scritto "Cercasi apprendista". Altre mistificazioni."
Macché. La povertà a Paperopoli viene messa ben in luce in diverse storie (su tutte zio paperone e il ventino fatale" http://it.wikipedia.org/wiki/Paperino_e_il_ventino_fatale)
In ogni caso si tratta di storie degli anni 50 e 60 in America, si trattava di un periodo molto positivo per l'economia degli stati uniti,e la disoccupazione era effettivamente bassa. La povertà si vede, ma si vede anche la speranza. Poi, per quel che riguarda i capricci momentanei, che cosa intendi? che normalmente paperino cerca soldi per i regali dei nipoti, per pagare l'affitto, per pagare la cena a paperina e non per mangiare? MA è un fumetto per bambini! Cosa ti aspettavi? Che si preoccupasse di racimolare dollari per pagare le cure per la leucemia ai nipoti???
"Talvolta i paperi devono scegliere fra aiutare il prossimo o prendere il tesoro. Scelgono sempre di aiutare il prossimo (con qualche riluttanza), perché il bene deve trionfare, ma alla fine ottengono comunque il tesoro, come ricompensa per le loro buone azioni. Le carte sono truccate in modo che un autentico conflitto fra l'interesse personale e le problematiche sociali non esploda mai." Anche qui, le storie di Barks fanno vedere il contrario. Spesso paperone rinuncia al denaro, o usa il denaro solo per fini "sociali" e senza un guadagno economico alla fine della storia, solo perchè è così che ci si comporta. Barks è molto attento ad inserire questo tipo di morale nelle sue storie. Due esempi su tutti, ma ce ne sarebbero diversi altri: http://it.wikipedia.org/wiki/Zio_Paperone_e_gli_indiani_pigmei
dove Paperone alla fine decide di trasformare un grande appezzamento di terreno che ha acquistato in una riserva naturale nelle quale possano vivere anche gli indiani (e non ne riceve guadagni materiali)
e http://it.wikipedia.org/wiki/Zio_Paperone_e_la_Stella_del_Polo
dove paperone rinuncia a molto denaro per amore. E ce ne sarebbero moltissimi altri.
e per finire:
"Lettura superficiale e insufficiente? Sì, non c'è dubbio.
il cui unico scopo era divertire la gente che leggeva i suoi fumetti.
Ma allora questa cos'è?"
No guarda, io ho letto i fumetti di barks, potrei stare a parlarne per ore, è un artista che apprezzo molto e ti assicuro che l'unico scopo che aveva era quello di scrivere belle storie, divertenti, magari anche commuoventi ed educative, ma di certo non fare il lavaggio del cervello ai bambini per educarli ai valori del capitalismo. Era un uomo dei suoi tempi, senz'altro parte della cultura americana dei tempi, ma non credo che questo abbia limitato il suo messaggio, anzi.
La lettura fatta da questi autori dell'opera di barks è al livello di quelli che vedono i puffi comunisti o che dicono che la musica rock contiene messaggi subliminali...
(rileggendo quanto scritto mi sono reso conto che la mia piccata ed accanita difesa di un autore di fumetti morto sia abbastanza eccentrica, per non dire di peggio. Tuttavia, a meno che tutto l'articolo non avesse un tono ironico che non ho colto perfettamente devo dire che mi sono sentito in dovere di scrivere queste righe. Ovviamente anche tutte le altre suggestioni che gli autori del libro hanno evidenziato, in particolare relativamente al ruolo della donna-papera, dei bassotti e dei nipoti- per non parlare della questione dei rapporti di parentela, appaiono in questo modo solo ad una lettura parziale e mistificante dei fumetti in questione. Solo, davvero, non ho tempo ora di approfondire anche gli altri aspetti punto per punto,scusate).
e scusate anche per il "commuoventi" e gli altri errori di scrittura e sintassi
RispondiEliminaNon pensavo che Paperino avesse tanti fan, e la cosa mi fa piacere, perché anch'io considero Barks un grande artista.
RispondiEliminaL'equivoco di fondo, Ankou, è che io non ho detto di condividere quell'analisi (che come ho detto ha anche dei grossi limiti a livello filologico), ma solo di trovarla interessante, e non stupida.
Certamente Barks non aveva l'intenzione perfida di indottrinare i giovani americani ai valori della borghesia tramite messaggi subliminali (questo è un blog anti-complottista), ma la questione che si potrebbe porre è quanto ne fosse permeato lui, e quanto di una certa visione del mondo emerge dalle sue tavole. E guarda, che ogni tanto emerga un certo conservatorismo (che a me non scandalizza affatto) è piuttosto evidente: in Zio Paperone e il tesoro di Marco Polo l'ambientazione è quella del Vietnam, dove i ribelli vengono visti come degli stupidi e irrazionali fantocci ai comandi di un sanguinario dittatore, mentre i paperi riportano l'ordine restaurando il regno del legittimo sovrano ("basta con le rivoluzioni, rivogliamo il nostro vecchio re!"). In Zio Paperone e la prova d'onestà i manifestanti per la pace vengono neutralizzati e trasformati in orda violenta da Paperino con la semplice offerta di un bicchiere di limonata gratis.
Ma più interessanti sono i casi dove il messaggio, almeno in superficie, sembrerebbe di tipo progressista, come in "Zio Paperone e gli indiani pigmei", dove viene affrontato il tema ecologico. Solo che quello è il tipico ecologismo fatto di buoni sentimenti e poca sostanza: alla vita caotica della città viene contrapposto un impossibile "ritorno alla natura selvaggia" (con buoni selvaggi annessi) che alla fine non può che respingere i nostri eroi e farli tornare alla civiltà, Vi dev'essere sempre un luogo incontaminato, come ultimo rifugio e come alibi morale della civiltà moderna, ma solo per rigenerare i nervi affaticati o come attrazione turistica, mai come reale alternativa di vita. E in tutto questo discorso, comunque, io continuo a fare l'avvocato del diavolo.
P.S. Agli indirizzi che ho linkato, si trova tutta l'opera di Carl Barks (e anche di Don Rosa). Non sono sicuro che sia legale, per cui consiglierei di scaricare l'intero sito prima che sia troppo tardi (è molto materiale, ma ne vale la pena).
Molto curioso questo articolo, ed assai tipico del web. Non è la prima volta che leggo di tali argomenti.
RispondiEliminaTuttavia l'aspetto più curioso è che da bravo collezionista dei vari "topolino", "Paperino" ed alcune altre opere "by Disney" quasi mai ho trovato gli episodi citati in quasi 12 anni di collezionismo.
Trattasi di censura? non sapre. Certo è che periodo di dittatura fascista ci fu una forte censura dei fumetti stranieri, ad esclusione delle opere della Disney, poichè amate dai figli del Duce.
Sta di fatto che i blog che amano disquisire sulle vene politiche di questa casa di produzione americana (e/o autore americano) dimenticano spesso come i comics nostrani siano impregnati di politica.
Vauro?!
Forattini?!
e perchè non citare anche i vari "Frigidaire", "Il Male", "Cannibale" ecc...
D'altra parte perchè fare una colpa a Disney? Quali altri autori francesi prima del 900 hanno descritto l'Avaro, il misantropo, il fortunato, il cattivo, lo sfigato, ...?
In effetti tanti, il riferimento comunque è a Moliere.
Saluti.
Post Scrittum: nella cultura manga il sesso è un elemento ricorrente del 99% dei racconti. Dovrei dedurne che tutti i lettori di manga crescono con particolari ideali/appetiti/gusti sessuali?!
RispondiEliminaMa per piacere dai...
Tuttavia l'aspetto più curioso è che da bravo collezionista dei vari "topolino", "Paperino" ed alcune altre opere "by Disney" quasi mai ho trovato gli episodi citati in quasi 12 anni di collezionismo.
RispondiEliminaStrano, però. Perché a me la lettura del libro ha provocato un curioso effetto "madeleine": episodi sepolti nell'infanzia improvvisamente riemersi alla memoria. Più che negli albi settimanali di Topolino, probabilmente, bisognerebbe cercare nelle varie antologie e ristampe di classici.
nella cultura manga il sesso è un elemento ricorrente del 99% dei racconti. Dovrei dedurne che tutti i lettori di manga crescono con particolari ideali/appetiti/gusti sessuali?!
Sono stato anche un grande lettore di manga (e soprattutto un fan di Rumiko Takahashi) e non sono molto d'accordo con questa descrizione, che tende ad alimentare l'equivoco "manga=hentai". È vero però che in genere i fumetti giapponesi sono più disinvolti rispetto ai temi sessuali, che d'altronde sono al centro degli interessi di qualsiasi adolescente. Non direi che sia un male.
Strano, però. Perché a me la lettura del libro ha provocato un curioso effetto "madeleine": episodi sepolti nell'infanzia improvvisamente riemersi alla memoria. Più che negli albi settimanali di Topolino, probabilmente, bisognerebbe cercare nelle varie antologie e ristampe di classici.
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I topolino ed i paperino spesso riportano la data dell'edizione originale del fumetto nella pagina finale del settimanale.
Antologie: ne ho più di qualcuna.
Ammetterai comunque che l'attenzione "politica" dedicata alla Disney non è eguagliata per gli altri casi di fumettistica italiana e non italiana.
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Sono stato anche un grande lettore di manga (e soprattutto un fan di Rumiko Takahashi) e non sono molto d'accordo con questa descrizione, che tende ad alimentare l'equivoco "manga=hentai". È vero però che in genere i fumetti giapponesi sono più disinvolti rispetto ai temi sessuali, che d'altronde sono al centro degli interessi di qualsiasi adolescente. Non direi che sia un male.
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Il problema più che altro sta nel fatto che in europa la cultura del fumetto è fortemente legato all'età giovanile (si pensi quando si dà ad un lettore di fumetti dell'affetto della sindrome di Peter Pan), mentre in Giappone la cultura del fumetto è legata all'età adulta.
Ognuno è libero di scegliere che istruzione sessuale insegnare ai propri figli ed il contrasto sopra esposto crea qualche problema nell'incontro fra diverse colture.
Da non dimenticare la considerazione di sexy, e porno nella cultura made in italy e il rapporto con l'immagine fallica, sexy e pornografica nella cultura giapponese.
L'equivoco manga=hentai non c'è dato che parlavo di manga.
Probabilmente avrei parlato di hentai facendo il confronto con Milo Manara o altri esempi.
Come si può trovare una simbologia legata al 911 in film e cartoni animati, analogamente è estremamente facile trovare simbologia sessuale o fallica in un mondo di fumetti pieno di scolarette in gonnellino, storie legate all'adolescenza ed eroi.
Va da se che anche il cinema hollywoodiano dei film di azione non sfugge ad una ben precisa narrazione: azione, morti, incontro con una strafi-ga, sesso, colpo di scena, finale.
Tuttavia l'argomento sesso in questi casi citati fuoriesce dall'argomento di discussione del post, legato a disney
Ammetterai comunque che l'attenzione "politica" dedicata alla Disney non è eguagliata per gli altri casi di fumettistica italiana e non italiana.
RispondiEliminaLo ammetto volentieri, ma io non ce l'ho con Disney. Una cosa con la quale sono d'accordo con chi ha scritto quel libro, è che la politica è dappertutto. Quindi c'è anche nei fumetti di Manara, in Calimero, in Grisù, o nelle Winx. Poi, chiaramente, le interpretazioni possono essere più o meno forzate.
Beh, non è vero.
RispondiEliminaLa politica è effettivamente dappertutto.
Quello che non è dappertutto è l'indottrinazione.
Molto meglio leggere nei fumetti di Disney l'aspetto di parodia della società occidentale e il frutto di un certo tipo di moralità e di etica contemporanea alla loro stesura.
Lo ammetto volentieri, ma io non ce l'ho con Disney. Una cosa con la quale sono d'accordo con chi ha scritto quel libro, è che la politica è dappertutto. Quindi c'è anche nei fumetti di Manara, in Calimero, in Grisù, o nelle Winx. Poi, chiaramente, le interpretazioni possono essere più o meno forzate.
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Ecco lo sapevo, Calimero piccolo e nero è un messaggio subliminale.
Shrek grasso, brutto e verde che manda fuori dalla sua palude tutti i mostri delle fiabe immigrati illegalmente è Calderoli.
E per per finire Farqaaad in realtà è Sarkozy!!!
http://www.buzzala.com/img-billet/sarkozy_shrek.jpg
(humor mode off)
(>.<)'
C'è un piccolo equivoco che non mi pare sia stato risolto: come si può pensare di fare un fumetto ricreando una realtà del tutto simile alla nostra? Immaginiamoci le storie in cui tutti i personaggi hanno un lavoro, come nella vita reale: e sai che noia?
RispondiEliminaInoltre condivido alcune osservazioni di ankou6. Ricordo ad esempio una storia (di quelle vecchie, presumo di Barks) in cui Paperino lavora svogliatamente come bracciante per Zio Paperone assieme ai nipotini, arriva un tromba d'aria che si porta via tutti i soldi di Zio Paperone e li distribuisce in tutta la regione (un milione di dollari a testa). Tutti a fare il giro del mondo, sennonché il saggio Paperone resta a lavorare e recupera il danaro coi suoi ortaggi (ora venduti a caro prezzo). Morale: per vivere bisogna lavorare duramente.
Io però ho sempre letto "Topolino" quindi conosco le storie italiane, in cui la critica a Paperone è sempre stata forte: maltratta i dipendenti, sfrutta Paperino, cerca escamotage per aggirare la legge.
Crescendo mi son convinto che alcune storie sarebbero oggi considerate eversive: la Legge è sempre al di sopra di tutto (vedi lacrime di coccodrillo di Paperone) e non c'è inimicizia del giudice che tenga, si è propagandato spesso il valore della Natura e di un'urbanizzazione a misura d'uomo, la giustizia è vista come ideale, e così via. D'altronde rileggendo le storie scopro che disegnatori e sceneggiatori prendono ampiamente spunto da classici della letteratura e notizie di attualità (come il riferimento alla clonazione della pecora Dolly in una puntata de "Il papero del mistero" di Silvia Ziche) o luoghi comuni (il sindaco prende decisioni unicamente in base al volere degli elettori, senza porsi il problema di prendere una decisione adeguata, o è sempre in cerca di nuovi modi per tassare). Cosa per la quale, devo ammettere, sono ancora indeciso se considerarli dei copioni o degli immensi geni.