Alcune note utili, forse, per affrontare il problema della transizione a un'altra società, che sia compatibile con la sopravvivenza del genere umano. Né più né meno. E non perché, stanti così le cose, come si dirà tra qualche riga, il nostro destino sia quello di essere eliminati dalla faccia del pianeta per manifesta incompatibilità con la natura di cui siamo parte impazzita, in quanto incapace di convivere con la sua entropia.
Cominciamo bene... ho riletto questa frase tre volte ma non riesco a convincermi, per quanto mi sforzi, che sia scritta in italiano. Non è solo la mia impressione, vero? Però ho capito almeno che l'argomento di cui si vuol trattare è molto importante. Speriamo che il seguito sia scritto meglio.
La prima considerazione-constatazione è che l'umanità ha già raggiunto, da oltre 25 anni, la situazione di "insostenibilità". Il termine usato dal Club di Roma, nel suo update del 2002, è "overshooting". Siamo in overshootingda 25 anni. E' una situazione che non si era mai verificata nella vicenda, lunga 5 miliardi di anni, della ecosfera.
Queste parole mi ricordano qualcosa, ma non so cosa. Continuiamo, spigolando un po' qua e un po' là, e sperando che mi torni la memoria:
Quanti conoscono questa situazione? Un numero insignificante di specialisti. Pochi governanti di questo pianeta.
Notiamo che l'autore del pezzo si pone tra i pochissimi eletti che conoscono la situazione. Notiamo anche che la sua è una conoscenza, non una supposizione: lui sa.
Per esempio perfino l'opinione dei gruppi più avanzati, intellettualmente e culturalmente (per esempio Al Gore e i suoi consiglieri) è che noi "corriamo il rischio" della insostenibilità. Cioè nemmeno i più avveduti sanno che ciò è già accaduto. Di conseguenza si prendono decisioni gravemente errate.
L'autore del pezzo è più avanzato, intellettualmente e culturalmente, di coloro che sono più avanzati, è iper-avanzato. Praticamente scaduto.
[Occorre] Pianificare gl'interventi sull'unica scala che conta, cioè su scala planetaria. Cioè dotarsi di un'architettura decisionale mondiale (si spera democratica) in grado di realizzarli. Solo una tale architettura può ampliare l'orizzonte temporale della programmazione degl'interventi e consentire effetti di lunga durata per il governo della crisi.
Speriamo almeno che sia democratica, ma può andar bene anche un bel regime dittatoriale di stampo sovietico, anzi, forse è pure meglio.
Tutti questi temi programmatici richiederebbero decenni per essere realizzati.
Allora rimbocchiamoci le maniche, compagni.
Non abbiamo altri trent'anni a disposizione. Il sistema economico-sociale in cui viviamo non reggerà, senza grandi cataclismi (sociali, politici, militari) entro questo lasso di tempo.
Contrordine, compagni. Spariamoci in testa e facciamola finita.
Occorrerà rendere consapevoli grandi masse popolari, in tutti i continenti, ma soprattutto nel mondo occidentale, che i limiti dello sviluppo sono già stati raggiunti.
Continuo ad avere questa sensazione di deja vu.
Il fatto che non lo si veda ancora non è che la conferma che il sistema mediatico nasconde la realtà invece di renderla nota e spiegarla.
Ah, ecco perché non si vede. Devo ricordarmi di inviare 100 euro a Pandora Tv.
Non stiamo discutendo dell'eventualità che qualcuno, da qualche parte, decida di ridurre la crescita. La crescita, nei termini in cui è avvenuta nel corso dell'ultimo secolo, sarà fermata non da decisioni umane ma dagli eventi che derivano dalla natura dell'ecosfera, cioè dalle leggi della fisica e della chimica.
Visto che la classe operaia non ha sterminato i capitalisti, che era il compito assegnatogli dalla storia, toccherà tornare ai vecchi sistemi. Che ne pensate di un bel diluvio universale?
Le resistenze al cambiamento saranno enormi. In primo luogo tra i padroni del nostro tempo, le corporations, e i governi. Agli uni e agli altri sarà richiesto di perdere molto e di sottostare a condizioni e discipline che rifiuteranno di rispettare. Si imporrà una visione del “Bene Comune”, contro la quale verranno scagliate mille risposte corporative, di interessi particolari che non accetteranno di essere messi in forse. Ma non sarà solo il problema di élites egoiste. Anche miliardi di individui non vorranno, non sapranno, rinunciare alle loro abitudini, fino a che gli eventi non ve li costringeranno.
Ho brutte notizie per te, compagno. Fra quelli che "resisteranno", e non sottosteranno alle tue condizioni e discipline, ci sarò anch'io.
La possibilità che scenari di grande mutamento, improvvisi, non preceduti da adeguata informazione e preparazione, provochino ondate di panico, apre la strada a forti pericoli di instabilità e a formidabili pressioni per soluzioni di guerra.
E questo, evidentemente, è il modo in cui si pensa di vincere le resistenze al cambiamento.
Chiedere al mercato di risolvere questa equazione à una cosa priva di senso.
Assolutamente d'accordo. Un po' come chiedere a un dentista di estrarre una radice quadrata. E poi, scusami, quale equazione?
Esiste una grande confusione, e un grande equivoco, su questa questione
Ecco, mi sembrava.
nel quale gli economisti cadono sistematicamente perché non riescono a distinguere tra denaro e le cose materiali reali che il denaro rappresenta.
Vorrà dire che i 100 euro per Pandora non te li mando più. Ti spedisco un canestro di frutta, va bene?
Dunque, riassumendo, il problema non è se la crescita dell'impronta umana sull'ambiente (effetto della crescita esponenziale) si fermerà: la sola questione è quando e in che modo.
Ormai lo sanno per tutti: nel 2012, con l'arrivo di Nibiru.
Un'ultima notazione. Secondo una studio recentissimo dell'Unione Europea, soltanto per fare fronte al riscaldamento climatico in atto, le risorse mondiali necessarie, ogni anno che verrà, oscilleranno tra le due cifre di 230 e 614 miliardi di euro.
Ok, parliamone. Prima di tutto diamo la fonte, visto che lui, da bravo giornalista, non lo fa:
http://shop.ceps.eu/downfree.php?item_id=1694
Appuriamo così, come già sospettavo, che quella cifra non rappresenta quanto le conseguenze del riscaldamento globale verranno a costarci annualmente, ma rappresenta il costo delle policy che i governi metteranno in atto nello sforzo (probabilmente inutile) di prevenire e mitigare il fenomeno del riscaldamento globale. Qual è la differenza? La si può ilustrare con una vecchia barzelletta:
Due bambini passeggiano in un bosco. Uno dice: "Ma perché fai schioccare le dita?"
L'altro: "Per far scappare le tigri!!"
Il primo: "Ma in Italia non ci sono tigri!"
E l'altro: "Allora funziona bene!"
Va bene, io sono un eco-scettico, mentre voi siete liberissimi di pensare che quella spesa è ampiamente giustificata. Bisognerebbe perlomeno ammettere però che il modo migliore per convincere uno scettico sulla necessità di una grossa spesa non è enfatizzarne l'entità. Anche perché si rischia di entrare in un circolo vizioso assai perverso.
Tutto ciò in condizioni normali. Si immagini soltanto cosa potrebbe significare, in una prospettiva di medio termine, lo spostamento di 200 milioni di persone, previsto dalle organizzazioni delle Nazioni Unite, in caso di mutamenti climatici catastrofici.
Ovvero: tutto ciò in assenza di tigri. Si immagini soltanto cosa accadrebbe se ci fossero davvero tigri in Italia.
Ma nel frattempo mi è tornata la memoria, e adesso riesco a spiegarmi la sensazione di deja vu che avevo. Deve essere a causa di questo:
"In ten years all important animal life in the sea will be extinct. Large areas of coastline will have to be evacuated because of the stench of dead fish." Paul Ehrlich, Earth Day 1970
"Population will inevitably and completely outstrip whatever small increases in food supplies we make, ... The death rate will increase until at least 100-200 million people per year will be starving to death during the next ten years." Paul Ehrlich in an interview with Peter Collier in the April 1970 of the magazine Mademoiselle.
"By...[1975] some experts feel that food shortages will have escalated the present level of world hunger and starvation into famines of unbelievable proportions. Other experts, more optimistic, think the ultimate food-population collision will not occur until the decade of the 1980s." Paul Ehrlich in special Earth Day (1970) issue of the magazine Ramparts.
"The battle to feed humanity is over. In the 1970s the world will undergo famines . . . hundreds of millions of people (including Americans) are going to starve to death." (Population Bomb 1968)
"Smog disasters" in 1973 might kill 200,000 people in New York and Los Angeles. (1969)
"I would take even money that England will not exist in the year 2000." (1969)"Before 1985, mankind will enter a genuine age of scarcity . . . in which the accessible supplies of many key minerals will be facing depletion." (1976)
"By 1985 enough millions will have died to reduce the earth's population to some acceptable level, like 1.5 billion people." (1969)
"By 1980 the United States would see its life expectancy drop to 42 because of pesticides, and by 1999 its population would drop to 22.6 million." (1969)
È un bel record di previsioni errate, eppure questo Ehrlich è ancora oggi considerato un'autorità presso gli ambientalisti. Ehrlich è famoso anche per un altro motivo, cioè per una scommessa persa con Julian Simon: non sull'esistenza dell'Inghilterra nell'anno 2000, ma a proposito della scarsità di risorse naturali. Ehrlich scelse 5 metalli, e scommise che di lì a 10 anni il loro prezzo complessivo, aggiustato per l'inflazione, sarebbe salito. Simon scommise invece che sarebbe sceso. Simon vinse, e non ci fu nemmeno bisogno di calcolare l'inflazione, perché era calato il valore nominale dei metalli presi in considerazione. Ehrlich pagò a Simon 567 dollari.
Quindi, se volete spillare soldi a qualcuno, adesso sapete a quale gonzo rivolgervi.
Degno delle "Perle".
RispondiEliminaBravo, Thomas.
RispondiElimina"Non abbiamo altri trent'anni a disposizione. Il sistema economico-sociale in cui viviamo non reggerà, senza grandi cataclismi (sociali, politici, militari) entro questo lasso di tempo."
Grandi cataclismi militari come una "nuova Pearl Harbour"?
Vi rendete conto che ci sarà un giorno in cui qualcuno scoprirà questo scritto, magari proprio dopo un cataclisma sociale/politico/militare con migliaia di vittime, e l'autore dello scritto sarà inevitabilmente associato ai "neo-nonsocosa" che avevano lucidamente pianificato tutto questo con anni di anticipo...
Stiamo assistendo inconsciamente alla gestazione del complottismo del futuro.
Ciao
Benvenuto Henry.
RispondiEliminaNon confondere le acque. Loro sono i buoni, e gli altri sono i cattivi.
Se ci sarà una guerra sarà sempre colpa dei Grigi.
:-)
@Henry:
RispondiEliminaConcordo con Thomas.
I Blondet, i Chiesa, i Mazzucco sono solo le Cassandre.
E quanto gli costano queste visioni apocalittiche; che sforzo, che sofferenza per l'umanità si percepisce tra le righe.
I cattivoni sono altri.
Sempre altri.
Sempre gli stessi.
In realtà, Thomas, Chiesa aveva iniziato a gongol... ehm, analizzare criticamente la situazione, già ad inizio settembre, in concomitanza con la crisi in Georgia del Sud: a tal proposito aveva persino scritto su un noto settimanale femminile una (azzarderei orgasmica) analisi sulla situazione, i cui toni trionfalistici si possono riassumere in:
RispondiEliminaStupidi americani, la Russia si è risvegliata e mo' so' BIP amari per tutti!
immaginando non troppo velatamente il ritorno a un confronto più muscolare fra la risorta Russia e "gli improvvidi vincitori della Guerra Fredda", e invitando la comunità europea testualmente a "pensare al proprio futuro", alla luce della nostra dipendenza energetica dal petrolio russo.
Questi sono i paladini della Verità, talmente accecati dalle proprie ideologie da invocare il ritorno a Guerre più o meno Fredde pur di vedere i loro personalissimi Anticristi battuti e umiliati!
Che vergogna.
Terra Nova
P.S. @Thomas: hai una prosa davvero deliziosa ^^ (be', in questo articolo ci sono più citazioni che frasi di tua tastiera, ma il mio era un discordo più generale)
Mi è piaciuto molto leggere questo articolo. Non solo per l'Eco scetticismo che condivido, ma per la psicologia del complottista frustrato che ne esce. Anche in molti commenti dei loro seguaci emerge sempre una sorta di desiderio di potere, di rivalsa, di vendetta. Il compiacimento di considerarsi in qualche modo "elite", "popolo eletto", "consapevoli".
RispondiEliminaGiulietto lo conosciamo ormai benissimo, quindi quanto da lui affermato non mi sorprende affatto, anzi, a ben guardare, il tono dei sui scritti è sempre lo stesso. Lui è "uno di noi", ma più informato, colto e preparato a ciò che verrà, tutto quello che dice è nel nostro interesse. "Loro" sono i cattivi, sempre "Loro"... (e di norma "loro" parlano lingue anglofone...)
RispondiEliminaBellissimo post, sembrava di leggere l'ultima di PerleComplottiste :)
Maximilian