Zeusi per dimostrare ad Apelle la sua abilità, dipinse un canestro di frutta così verosimile che perfino gli uccelli venivano tratti in inganno e scendevano a beccare gli acini d’uva. Trionfo di Zeusi che si riconfermava il più grande pittore, smacco di Apelle. Ma qualche tempo dopo questi invitò l’amico a vedere la sua ultima creazione. Quando Zeusi entrò a casa di Apelle, vide il dipinto coperto da un panno e avvicinandosi stese la mano per toglierlo ma con sua grande sorpresa si accorse che il dipinto altro non era che un drappo dipinto. “ La tua pittura è certamente grande, perché ha ingannato gli animali – commentò Apelle – Ma cosa dire della mia che ingannato gli uomini?”
A Firenze, nella sede di Palazzo Strozzi, fino al 24 gennaio c'è una bella mostra dal titolo "Inganni ad arte – Meraviglie del trompe-l'oeil dall'antichità al contemporaneo". Come si evince dal titolo l'argomento della mostra è il trompe-l'oeil e più in generale la contraffazione del reale, confinante con l'inganno e l'illusionismo, in pittura (e non solo).
Si tratta di un riuscitissimo connubio fra l'interesse umanistico per l'arte e la pittura, e quello scientifico legato alla psicologia della percezione visiva. In mostra ci sono opere che hanno in comune il tentativo di convincere l'osservatore che quel che è solo "rappresentato" sulla tela abbia un'esistenza reale, concreta, tangibile. Un po' come nell'immagine che apre il post (Fuga dalla critica, di Pere Borrell del Caso, 1874) dove l'illusione è data dalla violazione dei confini della cornice (solo dipinta) oltre che dal forte contrasto luminoso fra sfondo e primo piano.
In alcuni casi, più che di artificio o inganno, si dovrebbe invece parlare di tentativo di restituire nella maniera più minuziosa e realistica possibile l'oggetto rappresentato, come in certe nature morte, o magari più a scopo didattico che artistico, come può essere il caso delle cere del Susini e dello Zumbo normalmente esposte al Museo della Specola (la collezione delle cere anatomiche della Specola è una delle cose di Firenze che si devono assolutamente vedere, ma è sconsigliata alle persone impressionabili). Il che ci fa semplicemente capire come in arte il confine preciso fra pura e semplice rappresentazione e trompe-l'oeil è ambiguo, e mai fissato una volta per tutte.
Uno spazio dell'esposizione, allestito dal famoso psicologo Richard Gregory, è dedicato a varie installazioni interattive, fra cui una vera stanza di Ames, all'interno della quale si può entrare ed essere visti mentre il proprio corpo assume le sembianze di un gigante.
Comunque, sono sempre stato affascinato dalle illusioni ottiche, ma spesso anche annoiato dal solito repertorio che tende a ripetersi, sempre uguale, in qualsiasi manuale di psicologia (linee che sembrano convergere ma sono invece parallele, etc.). Una cosa vista in questa mostra invece era per me del tutto nuova, e si tratta di un'opera del pittore inglese Patrick Hughes.
I quadri di Hughes sono un po' il rovescio del trompe-l'oeil tradizionale, in quanto lo scopo non è convincere l'osservatore che un oggetto bidimensionale abbia un'esistenza nello spazio tridimensionale, ma al contrario Hughes realizza oggetti solidi che sembrano essere mere rappresentazioni pittoriche, salvo mutare aspetto in maniera sorprendente non appena cambia il punto di osservazione.
La tecnica è ingegnosa: nelle opere di Hughes la prospettiva è rovesciata, nel senso che l'oggetto concretamente più vicino all'osservatore è quello che appare più lontano, e viceversa. L'effetto è quanto di più spiazzante, e il video può dare solo un'idea.
Firenze arrivo, forse.
RispondiEliminaIl video di Peter Hughes poteva essere fatto meglio, devo proprio andare alla mostra ;-)
Sì, su Youtube c'è solo roba amatoriale, e i filmati presenti sul sito dell'artista non so come incorporarli (ma poi non è che siano molto meglio).
RispondiEliminaMmmhhh un'altra ottima ragione per tornare a Firenze. Ma il materiale di Girolamo Segato è esposto al pubblico?
RispondiEliminaMa il materiale di Girolamo Segato è esposto al pubblico?-
RispondiEliminaIn mostra non c'è. Credo che si possa vedere qualcosa al Museo Anatomico:
http://www.dipaiml.unifi.it/anatomia/segato/index.htm
Mi ricorda le "facce inquietanti" - facce che sembrano in rilievo mentre in realtà sono incavate all'interno. Quando ti sposti, sembra che si girino per seguirti.
RispondiElimina"fino al 24 gennaio": si potrebbe farci un pensierino.
RispondiEliminaChe... ci si fa una ribollita con fiorentina al seguito? ;)
Sarebbe molto carino, anche se io dovrei fermarmi alla ribollita. :-)
RispondiEliminaAh già... è vero.
RispondiEliminaPerò fave e pecorino... ;)
Consolante: almeno non sarei l'unico (quasi) vegetariano, e praticamente astemio. ;)
RispondiEliminaPer il resto della lista delle mie interdizioni o idiosincrasie alimentari (peperoni fagioli formaggi vari...), parlate pure con la mia psichiatara...
Anch'io "quasi" vegetariano, proprio perché per carattere ho in odio le scelte troppo rigide. Ma tra i vegetali l'unico odio viscerale è quello per le barbabietole. brrr
RispondiEliminaIo sono un'economa carnivora...
RispondiEliminaSe uno non è da solo diventare vegetariano non è semplice. Diventa molto problematico non mangiare quello che mangiano gli altri. E non è nemmeno possibile mangiare solo la pasta: da noi si fa spesso con il ragù (spero si scriva così). Per cui a meno di condizioni eccezionali si finisce per adeguarsi alla moda dei più.
RispondiEliminaQuesto non riguarda solo i vegetariani: da me nessuno mangia pesce e allora, lo confesso, a volte li tradisco e vado a pranzo fuori, con la scusa di impegni di lavoro.
E io un somaro onnivoro.
RispondiEliminaNel vero senso della parola: sbafo quasi tutto.
Però se può consolare Leibniz, un mio caro amico ha tante idiosincrasie alimentari che, una volta, scambiai l'elenco dei "cibi proibiti" per l'elenco della spesa...
Esiste anche il fenomeno contrario: da quando ho deciso IO di limitare il consumo di carne, anche mia moglie, pur di non cucinare il doppio, mi segue. Ed è lei a non volere che io cucini, ché "stà sul computer a cazzeggiare in internet e lasciami cucinare in pace".
RispondiEliminaCerto che, nel nostro modo di vivere è ancora difficile schivare la carne. Provate a uscire a cena con gli amici oppure ad andare in mensa aziendale.
Certe situazioni sono inevitabili: ad esempio quando ti invitano a cena e dimentichi di avvertire che non mangi carne. Che fai? Stai zitto e mangi.
RispondiEliminaAl ristorante però non ho mai problemi, e anzi, una cosa che in genere mi dà fastidio sono quelli che si preoccupano per me. Tipo mia moglie rivolta al cameriere: - Guardi, mio marito è vegetariano, povera creatura, non è che per miracolo avete in cucina qualche verdurina da rifilargli, eventualmente raccattata dal bidone della spazzatura?-
Ma porca miseria! Siamo in Italia, non in Lapponia!
Markogts sei fortunato! Thomas -> LOL :-)
RispondiEliminaCome sappiamo, ci sono innumerevoli aforismi affibbiati a quel buontempone di Oscar Wilde. Tra i più gettonati c'è sicuramente la coppia che - in varie formulazioni, tutte rigorosamente "autentiche" - attribuisce la coerenza agli imbecilli, e ai bischeri il non cambiare mai idea. Il che, ad un dipresso, esprime poi il medesimo concetto.
RispondiEliminaTrovo che si applichi splendidamente alla mia attitudine nei confronti della carne, ad esempio.
In primo luogo, ritenere che ciò sia vero è un vaccino permanente contro l'estremismo. Secondariamente, nessun pragmatista (di quelli veri, alla Dewey) potrebbe essere in disaccordo.
Purché, ovviamente, non si esageri.
Terzo, questo consente di essere magnanimi coi propri difetti, e di accettarli - col tempo - in modo ragionevolmente sereno. :)
Certo, un minimo di coerenza nelle cose fa comodo: le persone cosiddette "equilibrate" non faticano comunque ad ottenerla, perché di norma è un percorso a minima resistenza.
Cambiare sempre idea probabilmente genera la stessa entropia del non cambiarla mai, se le cose stanno gaussianamente come penso. ;)
Sta di fatto che in genere il ristorante è una garanzia di tranquillità per un (quasi) vegetariano, a meno che i soliti amici non si mettano in testa di visitare proprio una di quelle tristi trattorie che propongono in modo monomaniacale carne o pesce o altre specialità "del territorio" come si dice oggi (che so, pescegatto, rane, funghi...) secondo un menù arbitrario e privo di varianti.
Per le mense, poi, mi pare che esistano addirittura delle precise norme igienico-sanitarie che impongono di condire la pasta al momento (quindi olio e parmigiano o burro e parmigiano sono sempre possibili), e di offrire alternative non solo a chi semplicemente non desidera mangiare carne, ma anche a chi soffre di varie problematiche, dai celiaci ai diabetici.
Il problema pare sorgere più sovente a casa di amici (begli amici !)...
Come dico sempre io, sembra una bestemmia, ma per le norme igienico/dietetico/sanitarie, a volte il top è McDonald's (anche per giocarsi il fegato volendo...).
RispondiEliminaI "ristorantini" a conduzione familiar agrituristica sono per questo una tragedia.