La conferenza sulle scie chimiche della quale ho parlato non è stato proprio il primo raduno di matti al quale mi è capitato di assistere. Circa tre anni fa volli andare, col medesimo intento di ricerca e documentazione, alla commemorazione del trentennale della scomparsa di Mao Tse Tung, organizzata dal Partito Marxista-Leninista Italiano (PMLI). Mi sembrava francamente incredibile che qualcuno potesse davvero ricordare la figura di Mao con nostalgia, e volevo quindi farmi un'idea di che tipo di persone fossero questi marxisti-leninisti, che hanno la loro sede centrale proprio nella mia città.
Il PMLI, come ho appreso in seguito, nasce nel 1977, da un gruppo di fuoriusciti del Partito Comunista d'Italia (PCd'I, che sarebbe poi confluito in Rifondazione), denunciato come "partito revisionista". Scuderi è da sempre il suo segretario, e suo organo di stampa è il foglio "Il Bolscevico", che ricordo anche di aver visto ogni tanto quando ero uno studente di liceo.
In occasione delle elezioni fa campagna in favore dell'astensionismo, ritenendo che il cambiamento sociale possa arrivare solo per il tramite della rivoluzione di popolo e la dittatura del proletariato, che evidentemente ritengono ancora possibile, a dispetto dell'esiguo numero di iscritti. Considerano il maoismo "il punto più alto raggiunto dal movimento operaio nella sua lotta per la società socialista" (Wikipedia), e la follia della Rivoluzione Cuturale cinese è da loro descritta come la necessaria risposta all'infiltrazione della borghesia nel Partito Comunista.
Venendo alla commemorazione, per essere un raduno che prevedeva la presenza di militanti da ogni parte d'Italia, intanto era piuttosto misero: si trattava di una riunione di un centinaio di persone, la maggior parte delle quali sfoggiava una sgargiante camicia rossa. Con mia sorpresa, il pubblico non era composto da soli residuati bellici, ma vi erano anche persone abbastanza giovani.
All'ingresso nella sala venni immediatamente accolto da un tipo che mi salutò col titolo di "compagno" e che desiderava sapere in che modo fossi venuto a conoscenza della manifestazione. Una volta appreso che avevo letto i manifesti incollati un po' dappertutto nel mio quartiere, e dopo avermi dato qualche volantino, per fortuna mi lasciò in pace (non so se avrei retto un interrogatorio sui principi del comunismo senza tradire la mia natura di agente provocatore).
Sulla commemorazione in sé non ho molto da dire: si trattava di un susseguirsi molto noioso di interventi di saluto, da parte dei rappresentanti delle "cellule" del partito provenienti da varie parti d'Italia (fra cui varie "cellule Stalin"). Il tempo concesso per ciascun intervento era strettissimo, limite fatto osservare con efficienza militaresca da un moderatore piuttosto zelante. Costui, scaduti i due minuti previsti, strappava letteralmente il microfono di mano a chi stava parlando. Questo per permettere al segretario generale, tale Giovanni Scuderi, di cominciare in orario il suo discorso finale.
Alla disciplina del partito non sfuggì nemmeno una compagna che era scoppiata a piangere ricordando la recente scomparsa di non so quale militante di non so quale cellula. La poveretta stava cercando di recuperare il filo tra un singhiozzo e l'altro, quando arrivò l'inesorabile sentenza, "tempo scaduto", il che ebbe l'effetto di moltiplicare i singhiozzi, ma il moderatore fu ugualmente inflessibile.
Fra i discorsi affioravano vari termini che mi lasciavano abbastanza perplesso: uno era il continuo richiamo all'insegnamento dei "cinque maestri" ("coi cinque maestri vinceremo", e via dicendo), che non venivano mai nominati, costringendomi a un breve ripasso mentale: dunque Marx, Engels, Lenin, Mao e... Stalin. In effetti ho scoperto che anche lui è stato "commemorato", in occasione del cinquantesimo dalla scomparsa.
Manca solo Pol Pot, ma anche lui è considerato uno in gamba, anzi, un "fulgido esempio di dirigente rivoluzionario fedele al proprio popolo e campione indomito della lotta per l'indipendenza e la liberazione nazionale". A differenza di Ernesto Che Guevara, solo uno specchietto per le allodole per i giovani traviati dai "gruppi trotzkisti che hanno tutto l'interesse politico a deviare le nuove generazioni di rivoluzionari dalla via maestra dell'Ottobre".
Nei vari discorsi, poi, venivano poi attaccati continuamente i "traditori revisionisti", termine col quale, appresi dopo un po', venivano designati Bertinotti e i militanti dei partiti di sinistra di area parlamentare (di allora). Ce n'era anche, però, per l'attuale classe dirigente cinese, "dittatura fascista e revisionista" (forse mi sfugge qualcosa, ma quand'è che in Cina è avvenuto il colpo di Stato?), nonché per i vari ex-militanti (Napolitano) che avevano osato esprimere pentimenti su gloriosi episodi della lotta operaia, come l'invasione sovietica dell'Ungheria nel '56.
In ogni caso non feci in tempo ad assistere al discorso finale di Scuderi (che fortunatamente si può trovare online): dopo un po' dovetti assentarmi, con l'intenzione di tornare, perché dovevo comprare il "Sole 24 Ore" (con l'inserto domenicale) prima che chiudessero le edicole. Una volta eseguito l'acquisto, però, mi resi conto che tornare in quel luogo col giornale della Confindustria sotto braccio sarebbe stata giudicata senz'altro come un'intollerabile aggressione della borghesia imperialista. Così tornai a casa.
Leggermente depresso. Credo di essermi sentito come Oliver Sacks quando, come narra nel libro Risvegli, riesce a destare un gruppo di persone in letargo da più di cinquant'anni e conversare con loro. Con la differenza che i miei "compagni" non si erano ancora svegliati.
Aggiornamento
Bisogna riconoscere, però, che hanno un apparato iconografico alquanto affascinante:
Ogni tanto ci si imbatte con i "compagni" alle manifestazioni. A cui partecipavano sempre con un poderoso impianto sonoro, in modo da poter indottrinare i presenti. Ultimamente si è riuscito a vietarglielo, con gran sollievo generale.
RispondiEliminaE ogni tentativo di discussione è assolutamente inutile, la fedeltà piena e senza cedimenti implica che i discorsi siano sempre a senso unico. Esemplare un intervento in una lista di discussione in cui decantarono le virtù rivoluzionarie di Stalin, che non è così lontano come Mao da poter passare ignorato. Non risposero a nessuno dei numerosissimi ed indignati commenti.
La cosa che mi fa specie è il lato economico. Ho stampato un manifesto in bicromia nella stessa tipografia che usano loro (una delle piu' economiche) e sono soldi. Il giornale costa. Sono presenti dappertutto. E sono un centinaio, con stipendi non certo alti, e ovviamente nessuno si sogna di sponsorizzarli, quindi si autotassano di brutto, come soldi e come tempo.
Già. Mi sa che da troppo tempo non vado a una manifestazine, ma la loro presenza megafonica me la ricordo come una costante.
RispondiEliminaConcordo anche sul lato economico. Per me è un vero mistero come possano sopravvivere e affrontare le spese che certi eventi comportano.
Ottimo articolo.
RispondiEliminaRiguardo questi estremisti e ci metto pure i fasci ormai la storia ha dato il suo giudizio che pascolino pure nelle loro riserve.
Per i soldi finché non fanno rapine proletarie effettivamente è strano.
Tutto molto interessante. Ho frequentato e frequento spesso serate informative dei gruppi di Lotta Comunista. Sempre marxisti leninisti ma loro si fermano a Marx Engels e Lenin e deprecano Stalin, Mao e compagnia briscola. Ora... non so col PMLI ma quelli di LC sono accaniti lettori de Il Sole 24 Ore dato che cercano con metodica e quasi autistica precisione di capire il mondo, soprattutto l'economia.
RispondiEliminaL'aspetto economico sorprende anche me sia per la stampa del loro mensile sia per le non poche opere librarie che pubblicano. So che adottano regole di autofinanziamento e soprattutto non si fanno remore di chiedere sottoscrizioni in diversi momenti dell'anno. Ciò che trovo affascinante è che non sono pochi i "borghesi" benestanti che sostengono economicamente il movimento.
Certo questi del PMLI mi sembrano un pelo più inquietanti.
Vadi in OT
RispondiEliminaHo aggiornato il Post con le ultime novità:
http://ipensieridelfioba.blogspot.com/2009/06/donazioni-di-sangue-gli-sciacalli-di.html
Gli aggiornamenti sono in fondo al Post.
Massimo
LOL
RispondiEliminaIo sono un ex marxista. :D
[OT]
http://www.adelphiana.it/pdf/mordecai.pdf
"Un mondo di cospiratori" di Moerdecai Richler
Bisognerebbe farlo leggere ai comboltters!
Vedo una certa simmetria con i repubblichini "duri e puri": non cambiare idea neanche di fronte ad un giudizio tombale dato dalla Storia. Dov'è il limite tra coerenza e ragionevolezza, tra opportunismo e moralità? Se da un lato condanno la mancanza di pensiero critico, o almeno la sua parzialità, d'altro canto ammiro la capacità di mettersi controcorrente proprio là dove la corrente è più forte.
RispondiEliminaPeccato solo per il rischio di violenza implicito in questi modi di pensare.
@anonimo:
RispondiEliminadue precisazioni. I marxisti leninisti duri e puri non riconoscono l'esperienza sovietica come comunista, riconoscono solo quella leninista come un buon inizio poi tradito da Stalin e da chi lo ha seguito. Pertanto per loro il giudizio negativo della storia non vi è mai stato.
La violenza implicita... sono d'accordo fino ad un certo punto. Il m/l (scusate se abbrevio) duro e puro è contrario ad ogni atto di violenza o terrorismo. L'unica violenza ammessa è quella rivoluzionaria che, tuttavia, si realizzerà solo nel momento di massima crisi del capitalismo con lo scoppio di un rivoluzione globale. Evento che non può essere in alcun modo accelerato. Il m/l si pone come un osservatore ed analista della società che cerca di diffondere la sua analisi perchè al momento della rivoluzione ci siano un certo numero di persone consce che possano guidare le masse. Da questo punto di vista riflettono un vistoso elitarismo.
Beh, il PMLI è proprio fedele all'esperienza sovietica, Stalin compreso. Piuttosto dicono che è stato Krushev a tradire il comunismo.
RispondiEliminaPer quanto riguarda la violenza, non c'è solo quella terroristica. Certi modi di pensare sono intrinsecamente violenti in quanto dogmatici e intolleranti.
@Thomas:
RispondiEliminai m/l a cui mi riferivo io erano quelli di LC. Il PMLI da quello che scrivi è evidentemente altro.
Sono d'accordo sulla questione della violenza non fisica. Tuttavia questi gruppuscoli, o almeno LC, mi lasciano perplesso da questo punto di vista. Nel senso che loro hanno una visione e interpretazione del mondo, non te la impongono e aspettano. Sembrano più una setta messianica che un gruppo politico. Tuttavia non mi sono mai sentito a disagio ad esprimere pensieri poco ortodossi. Cosa che invece mi è capitata in ambienti partitici "normali" ovvero in partiti che hanno rappresentanza istituzionale, in cui un pensiero difforme alla "linea" spesso viene considerato in modo ostile.
Sempre sul PMLI. Da quel che conosco di quel gruppo direi che sono un pelino più radicali. Mai incontrato comunisti, per quanto estremi, che giustificassero Pol Pot. Anche se esiste una corrente influenzata dai libri di Terzani secondo cui i vietnamiti devono essere visti come esportatori di democrazia nella cambogia di Pol Pot. :P
Quando arrivi a certi livelli, entri in un mondo in cui le visioni sono variegatissime. E' pieno di gruppi do qualche centinaio di aderenti convinti che solo la loro visione del mondo dura e pura sia quella corretta. E a 100 perosne alla volta, di gruppi ne puoi fare un'infinità.
RispondiEliminaMolti di questi gruppi sono relativamente innocui, nel senso che aspettano che la Storia gli dia ragione cercando di convincerti ma neppure troppo. Gli unici danni li fanno verso i loro aderenti, e non sempre, in fondo avere un'ideale può anche aiutare.
Sull'avere idee diverse dal mainstream, be' sono un veterano. Sono l'unico del mio palazzo che consuma meno di 5 kWh al giorno, e se ora vengo visto con un po' di ammirazione, 20 ani fa ero decisamente considerato un fissato.
La differenza rispetto ad alcuni di questi gruppi, credo (o spero), sia nella possibilità di mettersi in discussione. Confrontarsi con le altre idee, analizzare, e aver la possibilità di cambiare idea, almeno un po'. Nel PMLI se metti in dubbio i dogmi (che so, il fatto che Stalin sia stato ingiustamente accusato) sei automaticamente fuori.
Consiglio la seguente biografia di Mao:
RispondiEliminaMAO, the unknown story
di Jung Chang e Jon Halliday
Io sono militante del pmli, mi spiace che abbiate questo odio anticomunista viscerale per il nostro partito,dettato dalla propaganda borghese, noi ci siamo sempre comportati in maniera esemplare con il popolo,
RispondiEliminaSono comunque contento che si parli del partito
Nessun odio, Frenk, almeno finché sarete pochi e innocui. Il giorno in cui tenterete di mettermi in un campo di concentramento magari vi riserverò sentimenti un po' più ostili.
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