giovedì 13 novembre 2008

ma perché ce l'ho con Vandana Shiva?

Io mi sono divertito a prenderla in giro, ma se volessimo parlarne seriamente, c'è chi può farlo molto meglio di me. Utile quindi qualche segnalazione.

Cominciamo dall'ottima Anna Meldolesi (anche autrice di Organismi geneticamente modificati. Storia di un dibattito truccato), qui, qui e qui (ce n'è anche per Carlo Petrini, il fondatore di Slow Food).

Proseguiamo con Roberto Defez e con Antonio Pascale.

Facciamo una visita a quest'altro ottimo blog dedicato alle biotecnologie.

E infine spostiamoci oltreoceano per Michael Fumento.

Per ora penso possa bastare. Buona lettura.

15 commenti:

  1. Primo!
    Prima anche di Brian! :P

    Comunque il tuo comincia a configurarsi come un approccio persecutorio nei confronti della povera Shiva!

    A volte anche nei confronti del nostro Europarlamentare iper-complottista... :P

    p.s.
    Mi sono ricordato la spuntina!!! :)

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  2. Anche io sono arrivato prima di brian !

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  3. Grazie per la citazione!

    Sì, va detto che noi non siamo "contro" Vandana Shiva a priori. E' solo che lei le spara così grosse (e facendolo ha così tanto seguito) che non ci è possibile "aggirarla" o "ignorala".

    La cosa che più ci preoccupa è che della gente, per seguire una propria agenda personale, è disposta a sacrificare vite umane. E' vero, la cosa non è certo nuova, ma non smette mai di farci rabbrividire l'uso così sistematico e disinvolto della menzogna anche davanti ad ogni evidenza (suicidi, golden rice, ecc...)

    P.S. Hai qualche link da darci sul Bullshit Award?

    Ciao e continua a seguirci su http://biotecnologiebastabugie.blogspot.com/

    Ciao!
    BBB!

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  4. Ciao Lancillotto e complimenti per il vostro lavoro. Continuate così!

    Per il Bullshit Award:

    http://www.libertyindia.org/events/bullshit_award_28august2002.htm

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  5. Leggo da un po' il tuo blog (con molto piacere: ti apprezzo parecchio), ma e' il primo commento che posto.

    Guarda, non sono assolutamente un fan sfegatato del biologico: a me la pasta B...a piace e non mi fa un baffo che sia prodotta con il nonno dei frumenti bioingegnerizzati (a suon di bombardamento X negli anni '70).

    Se pero' leggo che i contadini indiani si scambiano le sementi OGM come le figurine e ne ricavano linee ibride con piante "naturali", un po' mi preoccupo.

    I protocolli sull'introduzione graduale delle colture, la segrgazione per 24 mesi, ecc. ecc. una qualche ragione pratica l'avranno bene, no?

    Sono molto ignorante in materia, ma credo che su questo argomento, come su molti altri, occorra andarci con i piedi di piombo.

    Anche i pesticidi ed i fertilizzanti chimici hanno permesso di alzare le rese (per il frumento) da 1a6 degli Antichi Romani a 1a80 e piu' di oggi, ma non e' che siano proprio privi di controindicazioni. Non mi sognerei mai di tornare indietro, ma vanno usati responsabilmente. Stesso discorso per gli OGM.

    Purtroppo, data la mia abissale ignoranza, non ho idea di cosa sia un uso responsabile...

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  6. Dario, fatta la doverosa premessa che non sono un biologo, ma un semplice tuttologo, e quindi ciò che dico va preso solo come opinione personale, credo che il grosso equivoco riguardo gli OGM sia il considerarli un grosso salto qualitativo rispetto a ciò che c'è sempre stato (la tecnologia agricola al fine di migliorare l'esistente), e che non ha mai avuto l'attenzione e gli impedimenti burocratici riservati agli OGM invocando il principio di preucazione.
    Una patata è una patata, e un pomodoro è un pomodoro. Se un contadino, utilizzando tecniche più tradizionali, ottenesse una varietà di patate leggermente più tossica delle altre (ovvero solo più simile al tubero selvatico), non sarebbe un buon motivo per mettere al bando tutta l'agricoltura. Si tratta di un "rischio" intrinseco ad ogni tipo di innovazione, e cha va bilanciato con la certezza della miseria esistente.
    Il fatto che i contadini indiani usino sementi piratate è ua buona notizia, perché sigifica che è infondato l'altro fronte di preoccupazione (oltre a quello salutista): cioè non è vero che quei semi sono sterili e costringono i contadini alla dipendenza e alla sottomissione al ricatto delle multinazionali.

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  7. E vogliamo dimenticarci di Shri Mataji Nirmala Devi????
    http://www.sahajayoga.it/

    Sito critico:
    http://alessiaguidi.provocation.net/menu06.htm

    Ciao

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  8. Dovevi avvertirmi, Claudio.
    Quando ho aperto il primo link ho rischiato l'infarto. ;)

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  9. il grosso equivoco riguardo gli OGM sia il considerarli un grosso salto qualitativo rispetto a ciò che c'è sempre stato

    Anch'io non sono un biologo, quindi quello che scrivo va preso con ben piu' di un grano di sale.

    Non sono del tutto d'accordo con te: la selezione artificiale e gli incroci forzati lavorano sullo stesso materiale della selezione naturale ed hanno aperte le stesse possibilita' teoriche.

    Con la bioingegneria possiamo convincere un fagiolo a produrre l'insulina umana (introducendovi del materiale genetico umano): questo *e'* un grosso salto qualitativo rispetto a tutto quello che esisteva prima.

    Non lo considero un male, sia chiaro: i vantaggi della cosa sono evidenti.
    I rischi non ho abbastanza fantasia per immaginarli, invece.
    Siccome sono ignorante e non capisco i rischi di questa tecnica, sostengo che bisognerebbe andarci con i piedi di piombo (che non vuol dire non usare, vuol dire usare con la testa).

    Ovvio pero' che, di fronte ad un miliardo di persone che muore di fame, anche la prudenza debba trovare un suo limite.

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  10. io volevo solo far presente che le verdure biologiche o meglio ancora biodinamiche sono semplicemente molto più saporite; che l'azienda biodinamica che le produce a pochi chilometri da casa mia e dalla quale mi rifornisco non mi pare sia composta da uomini morti di fame che si ammazzano col lavoro nei campi (cito il primo articolo "qui" che avevi dato da leggere caro morton);e che credo che la fame nel mondo non sia dovuta al non sufficiente avanzamento della scienza agricolo-alimentare, credo ci sia qualcosa di più perverso nelle dinamiche economiche di cui forse anche gli ogm fanno parte, ma con questo NON dico che sono contraria agli OGM...

    Una fisica (come vandana shiva!)che di agricoltura non ne sa niente.

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  11. che l'azienda biodinamica che le produce a pochi chilometri da casa mia e dalla quale mi rifornisco

    Ciao, Anonima.
    Una curiosita': le verdure in questione costano di piu', uguale o di meno di quelle "industriali"?

    Tiro ad indovinare: di piu'.

    In parte sara' per moda. Ma in parte, probabilmente, per minore resa.

    L'agricoltura biologica (come la intendiamo noi) non e' impossibile. Ma e' costosa: e' un lusso da ricchi occidentali. Anche perche' e' limitata alle verdure, alla frutta e poco altro.

    Non credo che Morton pensasse ai contadini che si coltivano l'orto per ottenere melanzane e pomodori, ma a gente che deve coltivare grano o riso per qualche milione di persone.
    Nel primo caso, rese sub-ottimali si concludono con la frase: "Oggi niente melanzane, caro. Ti vanno i pomodori?" Nel secondo, vogliono dire fame.

    Che la risposta siano fertilizzanti chimici e pesticidi od OGM, comunque e' un problema di rese. L'agricoltura puramente biologica e' stata usata sino all'alba dello scorso secolo, ma eravamo un miliardo di persone in tutto. Non 6.

    E' perfettamente sensato comprare i pomodori del contadino sotto casa. Ed e' perfettamente sensato avere una produzione industriale di riso e grano.
    Non credo che le due cose siano in contrasto, ma nemmeno che siano paragonabili.

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  12. Fisica anonima:

    Infatti anch'io preferirei comprare la verdura dal contadino di fiducia, piuttosto che al supermercato, ma sono scelte che hanno un costo: non solo monetario, che magari a volte trovi anche roba a buon prezzo. Ad esempio ho degli amici che fanno parte di un Gruppo d'Acquisto Solidale, e vedo che sono molto contenti, ma vedo anche che si fanno un mazzo tanto. E' inimmaginabile pensare di fare del tutto a meno delle grosse distribuzioni.

    Dario:

    Con la bioingegneria possiamo convincere un fagiolo a produrre l'insulina umana (introducendovi del materiale genetico umano): questo *e'* un grosso salto qualitativo rispetto a tutto quello che esisteva prima.

    Vero, ma per fare chiarezza diciamo allora che un fagiolo dove è stato introdotto materiale genetico umano per produrre insulina non è un mostruoso ibrido fra un fagiolo e un essere umano, ma semplicemente un fagiolo in grado di sintetizzare insulina. Può essere rischioso? Certo, come può essere sconsiderato farsi iniezioni d'insulina senza il consiglio del medico. Ma il rischio è legato al cattivo uso della tecnologia, non alla tecnologia in sé. Altri rischi (plausibili) non pare ve ne siano.

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  13. Bella chiacchierata. Un paio di note.

    Thomas: però i problemi ci sono.
    Uno, ad esempio, è fare in modo che il fagiolo che produce insulina umana se ne stia buono buono nella sua serra e non invada il mondo.
    A maggior ragione per il fagiolo che non è commestibile per i suoi parassiti o per il fagiolo che li abbatte con la contraerea quando sono in avvicinamento... ;-)

    Riprendendo il famoso paradigma di Gaia, personalmente sono molto più propenso a considerare la specie umana come una forma cancerosa che colpisce il pianeta, piuttosto che il sistema nervoso che lo regola.

    Siamo tanto egoisti, siamo tanto poco previdenti.
    E siamo tanti, siamo troppi.

    A volte, qui in occidente, mentre digitiamo sulle tastiere al calduccio dei nostri uffici e delle nostre case, tendiamo a scordare che i dodici figli di un contadino indiano non sono poi diversi dai dodici figli di un contadino europeo del XIX secolo.

    E che, se aveva un senso fare dodici figli per avere una speranza di vederne sette o otto arrivare alla maturità e dare una mano nei campi, non ne ha affatto in un mondo dove la mortalità infantile tende allo zero, i figli in questione sono considerati "bambini" fino alla laurea o giù di lì e cominciano a costare più di un mutuo sulla casa già a partire dall'età dei pannolini.

    Siamo in una fase di transizione.
    La mia speranza è che, con l'evolversi del cosiddetto terzo mondo verso livelli si sanità e di crescita sociale ed individuale paragonabili a quelli del mondo occidentale, si assista in contemporanea ad una spontanea e irrefrenabile frenata demogafica, seguita magari da un bel calo drastico.

    Personalmente, sono convinto che questo granello di sabbia dell'universo non sia in grado di tollerare gli attuali seimiliardi e un tot di schegge impazzite ed egoiste come sono, di fatto, gli autodefinitisi homo-sapiens-sapiens.

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  14. Uno, ad esempio, è fare in modo che il fagiolo che produce insulina umana se ne stia buono buono nella sua serra e non invada il mondo.
    A maggior ragione per il fagiolo che non è commestibile per i suoi parassiti o per il fagiolo che li abbatte con la contraerea quando sono in avvicinamento... ;-)


    Ma in realtà le specie modificate, come del resto tutte le specie addomesticate per servire l'uomo, non sembrano adatte a sopravvivere alla competizione naturale, così come un barboncino non potrebbe sopravvivere nella foresta. Le specie che non sono commestibili per i parassiti spesso sono tossiche anche per l'uomo, ma se anche così non fosse le risorse impiegate per produrre quel tipo di veleno specifico andranno a scapito, poniamo, di un rapido sviluppo: considera quanto tempo impiega un albero a sviluppare la sua protezione dai parassiti (il tronco). L'idea di un super-fagiolo che conquista il mondo ha molto di fatascientifico se ci pensi.

    Per il resto sono abbastanza d'accordo. Mi pare del resto che uno dei problemi dell'ambientalismo radicale sia la mitizzazione del passato ("ah, come stavano bene i nostri avi che coltivavano i campi"). Ma un bel libro sulla condizione dei contadini all'epoca della mezzadria no, eh?

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  15. Lo posto qua:
    http://bufole.blogspot.com/2008/12/muta-non-muta.html

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