Alla base del concetto di prestito a interesse, che insieme al commercio è in fondo il motore dell'economia mondiale, è il semplice fatto che molto spesso una gallina domani non vale un uovo oggi. Se vinceste alla lotteria e vi chiedessero se preferite avere dieci milioni di euro adesso oppure venti milioni tra dieci anni, molti di voi risponderebbero che vogliono i dieci milioni subito. Dopotutto fra dieci anni potreste anche essere morti, e magari proprio in conseguenza della mancanza dei soldi che non avete ancora incassato.
Il denaro incassato oggi quindi ha maggior valore della stessa quantità nominale di denaro incassata domani, e se vogliamo che la somma incassata oggi equivalga, in valore soggettivo o percepito, a quella incassata domani, occorre aggiungere a quest'ultima una percentuale che dipende da vari fattori (quali lo stato di bisogno). Questo è l'interesse. Non capisco quindi cosa ci trovi di tanto strano la gente nell'attività delle banche: molti sembrano considerare immorale il fatto che una banca sia disposta a rinunciare al possesso di una certa somma oggi solo in cambio di una somma maggiore l'indomani, eppure sono gli stessi che magari giocano alle lotterie, che in fondo si basano tutte sullo stesso principio (rinuncio a una piccola somma oggi per avere la possibilità di ottenerne una molto più grande domani, laddove l'interesse però è moltiplicato a causa della mancanza di certezza).
Eppure si tratta di un concetto di fronte al quale menti certamente molto più grandi della mia hanno trovato insormontabili difficoltà. Ad esempio Aristotele condannava pure lui il prestito a interesse (o usura, nell'antichità i due termini sono equivalenti) perché riteneva non "naturale" che il denaro potesse essere usato per "generare" altro denaro. Nella sua visione il denaro non può mai essere un fine in sé, ma il suo valore consiste semplicemente nel permettere gli scambi: sono le cose che il denaro può comprare a essere desiderate, non il denaro per il denaro. Da qui la – a dire il vero non conseguente – conseguenza che usare il denaro per comprare altro denaro è sbagliato (non conseguente perché niente impedisce che la maggiore somma ottenuta sia desiderata a sua volta per comprare beni materiali).
Le idee di Aristotele germogliarono nel pensiero cristiano medioevale. Tommaso d'Aquino le fece proprie e attraverso di lui la cristianità tutta condannò il prestito a interesse, considerandola pratica non gradita agli occhi di Dio o addirittura un modo di appropriarsi e far lavorare per noi il "tempo", che appunto appartiene solo al Creatore. Come noto la condanna cristiana del prestito fece sì che a gestire e specializzarsi in questo tipo di attività fossero gli Ebrei (che nell'Antico Testamento potevano trovare passi in cui tale pratica era persino incoraggiata, se svolta a "danno" dei non ebrei), con tante conseguenze storiche di lunga portata che non staremo ad analizzare tutte.
Questa è la spiegazione storica diciamo consueta, ufficiale, ma mi sembra difficile considerarla completa ed esaustiva. Diciamo infatti che trovo poco plausibile l'idea che un sistema di espansione della ricchezza così pratico ed efficiente sia stato ostacolato solo per qualche scrupolo teologico di un paio di filosofi scolastici. La verità è quasi sicuramente un'altra. Il prestito e l'attività bancaria, il denaro stesso, erano giustamente percepiti come forze rivoluzionarie, in grado di trasformare la società e rimuoverne i fondamenti tradizionali, come effettivamente è stato. Coloro che avevano posizioni di potere e privilegio e che volevano mantenere tali posizioni attraverso l'autorità e la forza non potevano che vedere una minaccia mortale nei soldi, che potevano girare in mano a chiunque e comprare degli eserciti contro di loro. Il denaro andava fermato, o perlomeno regolamentato.
I cristiani che volevano svolgere attività di prestito dovevano quindi ricorrere a degli espedienti, a delle forme di prestito mascherato che non li facessero incorrere nelle ire dei preti. Un sistema piuttosto ingegnoso fu quello, perfezionato dai banchieri fiorentini del Rinascimento, della "lettera di cambio". Originariamente la lettera di cambio serviva ad evitare i rischi connessi al trasporto di ingenti quantità di monete e preziosi. Il mercante che voleva recarsi a Parigi, poniamo, versava una certa quantità di denaro nella casse di una banca fiorentina e riceveva una lettera di cambio. Con quella lettera poteva recarsi a Parigi, e presentandola allo sportello di una filiale parigina della banca di Firenze (o altra banca con cui erano stati stipulati accordi) ottenere l'equivalente della somma versata a Firenze, in valuta locale.
La trasformazione di questo strumento, già di per sé prezioso, in vero e proprio meccanismo di prestito a interesse (assai conveniente), passava attraverso la reiterazione della procedura e sfruttando i diversi tassi di cambio delle valute. Stavolta era la banca che consegnava il denaro (i fiorini) al creditore. Una somma equivalente di denaro veniva in un secondo tempo versata, in valuta parigina, negli sportelli di Parigi. A questo punto, a Parigi, veniva fatta una seconda lettera di cambio per mezzo della quale il creditore si impegnava a versare, nelle casse della banca fiorentina, l'equivalente in fiorini sempre di quella stessa somma. Il trucco consisteva nel fatto che il cambio era sempre favorevole alla moneta locale, quindi alla fine la banca fiorentina si trovava nelle casse una quantità di fiorini superiore a quella che aveva originariamente prestato. Il tutto era però ufficialmente presentato come un'operazione di cambio di valute e il guadagno giustificato dai rischi connessi alla volatilità dei tassi di cambio.
Come noto, molte famiglie fiorentine costruirono la loro fortuna su questo meccanismo, a cominciare dai Medici. Oggi i Medici sono ricordati certamente come una famiglia che diede lustro alla città di Firenze, e che la riempì di bellezze artistiche e architettoniche. Non ci sarebbe l'arte del Rinascimento (né quello italiano né quello nordico) se non fosse per quella che allora veniva chiamata, senza troppi infingimenti, "usura" (oggi chiamiamo usura solo il prestito che ha interessi particolarmente alti, ma senza troppa chiarezza e precisione riguardo alla linea di confine). Eppure non è che le loro attività teologicamente ed eticamente sospette all'epoca non venissero notate da nessuno, e talvolta anche disprezzate e osteggiate. In primo luogo c'erano le leggi suntuarie a mettere un freno, non alla ricchezza, ma almeno all'esibizione di essa. Molte di queste leggi che regolavano ad esempio il vestiario erano pensate, oltre che per combattere il lusso sfrenato e la dispersione dei patrimoni familiari, per impedire a membri dei ceti inferiori di "confondersi" con le classi superiori. Arricchirsi va bene, ma ognuno resti comunque al suo posto e non osi disturbare.
Poi arrivarono il frate Girolamo Savonarola e i "piagnoni", approfittando della momentanea caduta in disgrazia dei Medici, a riportare davvero un po' di ordine e moralità. Inizialmente fu decretato anche l'allontanamento degli Ebrei, ma quando ci si accorse che erano troppo utili anche alle casse del governo fiorentino si dovette rinunciare a questo progetto, ma non all'ambizione di ripulire la città dal vizio, generato dal denaro. Ci si rivolse quindi agli effetti del denaro, agli oggetti di lusso, che vennero raccolti, ammucchiati e bruciati all'aperto: libri licenziosi, vestiti, strumenti musicali, gioielli, specchi e, pare, anche alcuni quadri di Sandro Botticelli. L'avventura comunque non durò molto, i Fiorentini si stancarono presto e qualche tempo dopo fu Savonarola che venne legato, condotto in cima a una catasta di legna, e pubblicamente bruciato. Sic transit gloria mundi.
Oggi non abbiamo i piagnoni ma abbiamo gli indignati, ovvero persone che attribuiscono la colpa di ogni cosa che va male nel mondo alle "banche" cattive e agli "speculatori", alla finanza. Fare i soldi con i soldi, che come abbiamo visto è in realtà una delle cose più naturali del mondo, è ancora oggi visto come un atto profondamente contro-natura. Come si permettono le banche di prestare in giro i soldi che noi depositiamo presso di loro? e di incassare pure degli interessi? ehi, ma questo è immorale. Ancora più bizzarra, al neoluddista, pare l'attività delle Borse: un balletto di numeri che salgono e scendono, immense ricchezze che vengono create e distrutte nel giro di minuti e alle quali non sembra corrispondere niente di "concreto". Ve lo dico io cosa c'è di concreto: il culo di chi rischia il proprio capitale. I soldi, i liquidi, servono anche a chi produce oggetti concreti come le automobili, servono a pagare gli stipendi degli operai. Ma se nessuno è disposto a scommettere sull'attività della fabbrica di automobili investendo del denaro anche gli operai rischiano di rimanere senza uno stipendio; non è difficile.
Eppure gli indignati, che si ritrovano nella morsa del debito pubblico e della crisi economica internazionale, hanno trovato la soluzione a tutti i loro problemi. È colpa dei ricchi se stiamo così male, è colpa dei soldi. Ogni somma incassata non "lavorando", non producendo qualcosa di concreto, è sostanzialmente rubata al popolo (si trascura evidentemente che esiste il settore altrettanto fondamentale dei servizi, e che pure quelli finanziari sono servizi, di cui difficilmente si potrebbe fare a meno). Il debito non è nostro, è "loro": degli strozzini, degli speculatori. Non solo: è colpa di chi produce oggetti inutili come gli iphone e gli ipad. A cosa servono? Bisogna tornare alla frugalità dei bei tempi andati, quando per essere felici e in armonia con la natura ci si accontentava di un tozzo di pane, del sorriso di un bimbo, e della contemplazione del tramonto.
Presto i nuovi Savonarola convinceranno la gente a fare pubblici falò dei gadget firmati Apple, delle macchine di lusso, del calendari con le veline (veicoli di immoralità!), delle scarpe con il tacco 12, delle borse Prada, gli orologi Rolex, e magari anche di qualche opera di artista contemporaneo degenerato. Poi, passata la moda, saranno loro a finire sul rogo e tutto tornerà come prima. Io cerco di rimanere tranquillo e aspetto, tanto non sono ricco e rischio poco.
Se volete approfondire alcuni degli argomenti trattati in questo post, comunque, vi consiglio caldamente la mostra Denaro e Bellezza in corso a Firenze dentro Palazzo Strozzi.
Ottimo post come sempre.
RispondiEliminaMa hai dimenticato la piaga del signoraggio.
Devi sapere...
LOL non è vero scherzavo.
Cmq mi permetto di far notare che il denaro non può generare denaro di per se.
In questa visione la speculazione è sbagliata.
Il denaro è sinonimo di valore in quanto può essere scambiato con qualcosa di ugual valore (e diciamocelo, è comodo!) però il denaro, come le cose di valore sono finite, quindi se qualcuno specula e fa soldi, significa solo che qualcun altro ne ha di meno.
Investire su economie di carta come hanno fatto in passato stati economicamente molto forti (ad esempio l'Olanda del 1600, Inghilterra anni '80 e Stati Uniti oggi), tentando di far si che il "denaro lavorasse per loro" si sono poi rivelati fallimentari.
Bisogna distinguere tra "accumulo denaro e faccio partire qualcosa che crea ricchezza" che dovrebbe essere il vero aim delle banche e borse e "accumulo denaro e lo uso per far si che determinate attività appaiano più renumerative di quello che sono" questa è la speculazione.
IMHO of course.
Grazie per i post!
Nicholas
Ve lo dico io cosa c'è di concreto: il culo di chi rischia il proprio capitale.
RispondiEliminaMa siamo sicuri che sia proprio così?
Non sono un esperto, e forse sono vittima delle semplificazioni giornalistiche, ma le banche hanno rischiato i propri capitali quando hanno piazzato i bond argentini o quelli parmalat (che già si sapeva, diciamo, poco affidabili) a ingenui risparmiatori che, il culo, non avevano nessuna intenzione di metterlo in gioco e si sarebbero accontentati di un più modesto guadagno se informati dei rischi?
E nella recente crisi finanziaria i manager delle banche, ampiamente rifinanziate con fondi pubblici, hanno rischiato il proprio capitale quando si sono auto-attribuiti i famosi bonus?
E' facile mettere in gioco il culo e il capitale degli altri per privatizzare i profitti e socializzare le perdite sotto la protezione dell'ennesima casta.
Credo che sia questo che abbia fatto scatenare gli indignados, anche se poi il massimalismo può far entrare nel calderone di tutto e di più.
Beh, non sto dicendo che nel sistema bancario tutto sia perfetto. Ci sono problemi di trasparenza, ci possono essere condotte non etiche o veri e propri comportamenti criminosi che possono portare a disastri come quelli di cui parla mastrocigliegia. il problema è se queste condotte non etiche siano parte essenziale del capitalismo (come vogliono gli indignati), oppure siano delle forze estranee che ne ostacolano il cammino
RispondiEliminaconcordo, ma non troppo.
RispondiEliminagiusta tutta l'analisi sul discorso dei prestiti. hai dimenticato solamente di dire che normalmente chi si indigna che la banca presti i "nostri" soldi a terzi, non si chiede per quale motivo altrimenti la banca dovrebbe prendersi l'onere di tenere al sicuro il nostro danaro, facendosene carico in caso di furto, e ce lo metterebbe a disposizione dove e quando vogliamo, arrivando anche a pagarci un interesse per poterlo fare.
quello su cui concordo poco è il discorso del capitalismo e della speculazione. di fatto alla base di tutto non c'è altro che l'esagerata escalation ad avere di più e il credere che il denaro generi denaro. il denaro non genera denaro, ma può permettere di acquistare fattori produttivi per generare un valore che convertito in denaro risulti superiore alla somma iniziale. investire significa questo: presto il denaro a qualcuno che con 100 produce 110 e mi dà una parte della differenza per avergli fornito i mezzi per produrre.
purtroppo, la gente ha frainteso il significato di investire e crede che i soldi producano veramente soldi, un po' come fanno i conigli, e si è convinta che basta essere "più furbi" e avere le giuste dritte. è questo alla base del problema. si trascurano piccoli particolari, primo tra tutti che, come detto da nicholas, è un sistema chiuso: se uno prende 10 è perchè gli altri perdono 10.
e partendo da queste idee sbagliate si arriva a cercare investimenti seguendo il solo parametro del "rende di più", senza chiedersi per quale motivo renda di più, si prova a rischiare i propri risparmi in borsa, perchè il cognato del vicino con una mossa azzeccata si è comprato il cayenne, e sì che è un pirla, noi siamo più furbi, quindi ce la possiamo cavare anche meglio.
questo ci ha fregato: non le banche con le loro speculazioni, ma la nostra insaziabilità. la gente ha visto il guadagno facile nella speculazione, nel far girare denaro all'infinito, senza che qualcuno lo fermasse per produrre realmente qualcosa. ad un certo punto, la cosa era ovviamente destinata a scoppiare.
e il tutto, per tornare al discorso del "capitalismo", per avere di più, per potercisi comprare l'ipad per leggere il giornale online sul cesso, per avere la macchina più grande o semplicemente per potercisi bullare con gli amici di quanto si è stati bravi.
quindi, la colpa della crisi non è tanto delle banche o dei governi, ma dei singoli, che non sono stati capaci di darsi un contegno. non è per dire che si stava meglio quando si stava peggio, non dico che si debba fare un rogo così alto di prodotti apple (anche se sarebbe sempre e comunque cosa buona e giusta da fare), ma che non si sarebbe dovuto esagerare prima e che ora si devono affrontare le conseguenze. affrontare le conseguenze significa prendere coscienza di cosa si è sbagliato e non cercare sempre un capro espiatorio.
Argomentazione con cui credo di poter concordare in parte, tripponzio (tranne magari che per il rogo degli ipad). Ma quello che mi fa più arrabbiare degli indignati forse è proprio il meccanismo di scaricamento delle responsabilità dalla collettività (di singole persone) a pochi individui mascherati che agiscono nell'ombra. insomma, quando vedo un signore che gira con un cartello con scritto "not our debt" vorrei gridargli che invece il debito è proprio suo, è nostro, tutto e interamente nostro, e adesso dobbiamo solo rimboccarci le maniche e pagare.
RispondiEliminaHo apprezzato (come sempre) l'articolo Thomas.
RispondiEliminaQuello che non ho apprezzato e' il non aver colto il punto della protesta, o meglio i punti, visto che pare ognuno abbia il suo.
Perche' il problemi principali sono quelli elencati da MC e molti altri sulla stessa linea, problemi di cui francamente non si puo' incolpare il singolo cittadino.
Non sono un economista e non so se siano intrinseci del capitalismo o meno. So che da cittadino e risparmiatore capisco la frustrazione di chi e' costretto a subire politica e finanza decise da pochi senza poter far nulla in concreto (spero di non tirare su un vespaio sul voto).
Certo, e quando i Medici o gli ebrei usavano i soldi guadagnati coi prestiti e con il commercio in una qualche impresa bizzarra, e i soldi li perdevano, poi c'era il governo a soccorerli, vero?
RispondiEliminaChiedo, perché io ho avuto l'impressione che i cosiddetti Indignati non protestassero contro gli "interessi" in quanto tali, ma contro gli abusi di banche e agenzie di rating (generalizzo, scusa, ma tu hai fatto altrettanto), che solo l'altro ieri, senza i soldi dei vari stati venuti in soccorso (quindi, i nostri soldi) avrebbero fatto la sana fine che meritavano. E quella fine meritavano di farla non per motivi etici, ma proprio in virtù di quelle leggi di mercato che tu invochi.
Facciamo l'esempio al contrario. Nel Medioevo, quando un banchiere perdeva le sue ricchezze ( es. finanziando la parte perdente in una guerra): chi veniva in suo soccorso?? Il popolino?? Non credo.
Ma se il banchiera aveva un cugino nobile con qualche centinaio di cavalieri a disposizione, allora il popolino pagava eccome (una qualche nuova buffa tassa, o magari lo si costringeva ad andare in guerra, per saccheggiare e rimpinguare i forzieri). Ora, questo è un po' quel che accade, e che un po' è sempre accaduto: il petrolio che non possiamo comprare lo andiamo a prendere con una guerra, e se questo non basta, il governo alza le tasse e i nostri soldi, alla fine, vanno a qualche banchiere.
Tra l'altro, quando il popolino s'incazzava, mica faceva solo le manifestazioni. Il nobile bastardo e suo cugino il banchiere li scannava.
per la questione degli ipad, colpa mia. sono contro tutte le icose.
RispondiEliminaper quanto riguarda le questioni che sarebbero quelle elencate da mastrociliegia, mi spiace, ma la colpa è del popolo. il trucco più vecchio, di partenza, è quello di pagare i propri venditori in base a quanto vendono. se chi ti propone l'investimento prende di più vendendoti una cosa piuttosto che un'altra, se poi dovesse informarti male per massimizzare i suoi introiti, la colpa non sarebbe della banca, che invita "impone" politiche di trasparenza, ma del singolo. ma comunque, anche se dici alla gente "questo rende il doppio degli altri, ma è rischioso il triplo", la maggioranza sente solamente quello che viene detto prima della virgola. come quelli che si lamentano perchè non riescono a pagare il mutuo perchè si sono affidati ad agenzie private per farsi riconoscere una disponibilità economica che non avevano e bypassare i limiti imposti dalle banche alla cifra o alle rate. la gente non sa e non gli interessa sapere. gli interessa essere più furbi degli altri. come quelli che giocano al lotto, non con la speranza di avere un colpo di fortuna e vincere, ma con un "sistema sicuro", che sanno che li farà guadagnare.
per la questione dell'usare i nostri soldi per salvare le banche, sinceramente, vorrei capire bene come questa cosa è stata fatta e in che ottica. sinceramente, non lo sa nemmeno chi tanto critica questa scelta, ma lo slogan piace "loro si fanno i porci comodi nostri, con i nostri soldi". sembra tanto che il direttore della banca abbia perso i nostri risparmi al casinò e si faccia dare i soldi che gli servono per andare a puttane dallo stato.
RispondiEliminama forse non ci rendiamo conto di alcune cose. se la banca chiude i battenti e dichiara fallimento, i creditori che rischiano di perdere i loro soldi, siamo noi. un po' come siamo noi che ce la prendiamo in culo se lo stato non paga il suo debito (con i bot che ho mi ci pulisco il culo). per quanto riguarda comunque la crisi delle banche, bisogna capire da cosa è creata. se, putacaso, i cittadini ipotecano la loro casa e poi non sono capaci di pagare le rate (perchè magari hanno voluto impegnare il denaro ricavato per perderlo in borsa o al superenalotto, o perchè hanno perso il lavoro perchè l'imprenditore per cui lavoravano si è sputtanato in questo modo l'azienda), la banca si ritrova ad avere in mano, invece di liquidi, degli immobili. quando gli immobili sono tanti, comincia a mancarle tanto liquido e a fare difficoltà a piazzare gli immobili in un mercato che si trova saturato. anche qui la colpa è della banca?
poi potremmo andare avanti una vita a parlare di come la colpa sia di tutti i singoli che compongono la società. vogliamo parlare del fatto che in italia cala l'occupazione? beh, facciamo l'esempio del melafonino, ma vale per tutto. se tu vuoi un giocattolo di cui l'umanità ha fatto a meno per migliaia di anni, solamente per metterci la suoneria del gatto virgola, e lo vuoi a un prezzo più basso di quello che verrebbe proposto se fosse prodotto e commercializzato normalmente qui in italia, alla apple resterebbe soltanto da ridurre qualche costo. gli azionisti, piccoli e grandi, non vogliono rinunciare al loro dividendo (oltretutto ridurre i dividendi, fa calare la voglia della gente di investirci), i commercianti non vogliono rinunciare al loro compenso, i dipendenti nella filiera non vogliono rinunciare ad uno stipendio decoroso e via così, fino agli operai che lo costruiscono, che non vogliono lavorare per un tozzo di pane. a questo punto, o paghi mille euro a melafonino, oppure la apple trova un modo per sostituire qualcuno di questi attori con uno che costa meno. ed è quello che succede (per apple, ma per tutte quelle che spostano la produzione all'estero): trovano disperati che per un tozzo di pane producono, cosicchè tutti gli attori che non possono essere sostituiti, dagli azionisti al cliente, restano soddisfatti. e quando hai il melafonino in mano a 500 euro, ma non hai un lavoro perchè in italia ormai non si assume più qualcuno che produca, ti lamenti che la colpa è degli altri?
Certo, un po' di autocritica non fa mai male, e in generale e' giusto ricercare le cause dei problemi dove stanno veramente, non usando formule pre-confezionate.
RispondiEliminaMa quando un povero (piu' o meno tale) e' convinto che la colpa e la responsabilita' della sua condizione sia degli altri poveri, o magari solo di se' stesso, e mai dei ricchi o di chi sta meglio, mi preoccupo.
Diffido dei poveri che difendono i ricchi. Questo di solito accade quando credono di guadagnarci qualcosa.
Il fatto è che uno statunitense avrebbe maggior diritto di noi a lamentarsi della finanza spregiudicata. La crisi mondiale è partita da lì ed era effettivamente causata da una certa disinvoltura nel modo di gestire i risparmi. In Italia le cose sono diverse: siamo rimasti relativamente al sicuro per quanto riguarda la parte finanziaria della crisi, ma non siamo semplicemente stati in grado di ridurre il nostro debito pubblico per colpa di politiche dissennate, e adesso ci stanno chiedendo il conto.
RispondiEliminaPer quanto riguarda i salvataggi delle banche, sì, in teoria sarebbe più liberale lasciarle fallire.
RispondiEliminaSarebbe però anche il caso che chi si lamenta di questo, cioè del fatto che invece spesso vengono salvate, si rendesse conto di cosa significherebbe non intervenire, come dice Tripponzio.
Una buona soluzione di compromesso che si è scelto di non praticare potrebbe essere la nazionalizzazione: lo Stato non regalerebbe soldi a fondo perduto a chi ha dimostrato di non saperli gestire, ma si approprierebbe dei frutti del salvataggio.
davide, sono un "povero", uno di quelli che ha un lavoro ma con uno stipendio che lo colloca a un quarto circa di quello che i nostri governanti ritengono essere "il ceto medio". e parlo così perchè spero di guadagnarci qualcosa: prima di tutto 6800 euro dallo smom, ma in secondo luogo spero che la gente si fermi a riflettere e si renda conto che non si deve sempre incolpare gli altri. gli evasori fiscali non sono sempre e solo gli altri, siamo anche noi, quando accettiamo il 100 senza fattura in luogo del 150 con e quando mettiamo in conto alla ditta qualcosa che non dovrebbe essere messo. quelli che sprecano il denaro pubblico non sono sempre gli altri, ma anche noi quando pretendiamo di avere denaro pubblico per qualcosa che interessa a noi (dagli incentivi statali alla richiesta di fondi per salvaguardare opere che non sono di interesse generale).
RispondiEliminase il bene triplica o quadruplica di prezzo dal produttore al consumatore, è colpa di quelli di noi che stanno in mezzo alla catena. se i costi del personale devono essere ridotti pagando miserie o esportando l'impiego dove si riesce a pagarlo miserie, è colpa anche del consumatore che non è disposto a pagare di più. se la parte politica che è al governo ci sta sui maroni, la colpa è in gran parte nostra che vogliamo la democrazia e poi facciamo scelte del cazzo.
così, giusto per dirla tutta.
so che è un punto di vista impopolare, che sembra di essere il popolo bue che non vuole alzare la testa e guardare dritto davanti a sè, ma se invece di fare gli idealisti guardassimo dove mettiamo i piedi, anche se questo significa "chinare il capo", allora non ci infileremmo in simili pozze di merda o, per lo meno, ce ne accorgeremmo prima che questa arrivi al collo.
o forse sbaglio a dire che dovremmo partire dal fare qualcosa ognuno ogni giorno, invece di indignarci, gridare slogan banali e, che so, magari dare fuoco alle macchine o sfondare le vetrine delle banche?
@Thomas
RispondiEliminaInfatti gli americani sono stati i primi a far partire la protesta.
In Europa, credo giustamente, si protesta pero' per questioni simili - com'e' piccolo il mondo! Credo che sia giusto guardare anche al di la' del proprio piccolo stato. La globalizzazione non puo' coinvolgere solo produzione ed economia: e' naturale che coinvolga anche le proteste.
E soprattutto, dare i soldi alle banche a fondo perduto, senza nazionalizzare, e' un salvataggio piu' per le banche che per i clienti delle stesse.
Ti ricordo che, almeno in Italia, i conti correnti sono comunque garantiti dallo Stato (credo quasi fino a 100.000 euro). Abbiamo speso di piu' a salvare le banche o a rimborsare i clienti dopo il loro fallimento? (Questa e' una domanda interessante - non conosco la risposta)
@tripponzio
Il popolo bue se ne frega, si lamenta in maniera generica. I cosiddetti Indignati, almeno, hanno tentato un'analisi e una protesta articolata. Si puo' dissentire, ma non credo sia stato un atteggiamento bovino.
Ignoro invece il flame a proposito del dar fuoco alle macchine o sfasciare le vetrine.
Anzi, no, rispondo... perche e' come se io venissi qui a dire che chi la pensa diversamente da me e' uno speculatore, o uno che gode nel far lavorare i cinesi in condizioni da fame.
Ricordiamoci che il volto "brutto" della protesta e' quello violento. Il volto "brutto" dell'ordine costituito, allo stesso modo, fa DANNI (e ben peggiori, perche' su larga scala, credo, e piu' insidiosi perche' apparentemente legittimi). Pero' non accade spesso di vedere la faccia di un banchiere in prima pagina - ci mettono quelle del pirla che lancia gli estintori. Questo cosa ci fa pensare?
Quali sono i dettagli su cui vogliono farci concentrare?
Quando un pirla lancia l'estintore in una manifestazione di centinaia di migliaia di persone, lo stupido guarda l'estintore (Confucio). Aveva detto cosi', giusto??? :-)
davide, non mi sembra che gli indignati abbiano fatto qualcosa di utile. una protesta articolata? interessante. utile come un governo che invece di dire "cazzi vostri" risponde con una risposta più articolata.
RispondiEliminala protesta. protesta per cosa? contro cosa? contro chi? questo è il punto. la protesta degli indignati sta alla protesta generica del popolo bue, come le teorie sul gombloddo delle scie chimiche stanno al vecchio "piove, governo ladro". è più articolato, ma la merda è sempre la stessa: la colpa è SEMPRE degli altri.
e hai fatto bene a non ignorare il troll, come io non ho ignorato il tuo sui poveri che difendono i ricchi. o forse sono solo io che trollo? anche il troll è colpa degli altri?
e per inciso, io non guardo l'estintore, io guardo la mentalità che c'è dietro a chi scaglia un estintore e a quelli che devono giustificarlo, pur di difendere il loro dogma: è colpa degli altri. la colpa è di quello che tiene in mano l'estintore e di quelli che giustificano questi comportamenti. oppure lo stupro non è colpa di colui che tira fuori l'uccello e di quelli che stanno a guardare, ma della donna troppo attraente?
Ok, con tutto il rispetto per le opinioni differenti dalle mie, la chiudo qui.
RispondiEliminaPer un motivo semplice: possiamo discuterne a lungo, ma anche se io convincessi qualcuno a pensarla come me (caso raro) o viceversa (altrettanto raro), cambierebbe ben poco.
Voglio dire, se uno di voi altri fosse un qualche pezzo grosso, che so, un banchiere, un industriale, un politico... allora ci terrei davvero, a discutere e a tentare di convincervi. Ma noi (me compreso) siamo gente normale e abbiamo ben poca possibilita' di influenzare cio' che accade.
Il fatto che noi altri si sia sostanzialmente abbastanza impotenti di fronte a questi fenomeni, per me e' poi anche la controprova che non ne siamo responsabili, nel bene o nel male... ma va be', non voglio poi essere accusato di essere uno stupratore - o uno spettatore.
è qui la cosa in cui dissentiamo fortemente. tu sei convinto che noi siamo impotenti e che il nostro destino sia in mano ai politici, ai banchieri e agli industriali. io ti sto dicendo che noi siamo quelli che possono cambiare le cose, è il comportamento della massa che fa la differenza. a meno che la nostra capacità critica non si riduca a farci guidare, come pecore.
RispondiEliminanon sono "gli altri" ad averci messo in questa merda e "gli altri" che possono fare qualcosa, siamo NOI. e sebbene non sia stato tu la persona che ha fatto il singolo errore, ma che sia stato un altro come te, nella tua stessa situazione, non puoi tirartene fuori. come in questo, anche per quanto riguarda qualsiasi problema collettivo: economia, politica, ambiente. se tutti si aspettano che siano gli altri a risolvere tutto il problema, non si va da nessuna parte. se tutti dicessero "io faccio la mia parte", lo vedresti come riprenderemmo il controllo.
non bisogna protestare, bisogna fare. e fare non significa protestare in altra maniera. vuoi che il mercato si muova in una certa direzione? ebbene, guidacelo tu. se sei contro alla globalizzazione, all'esportare il lavoro per abbassare i costi, non acquistare prodotti di questo genere. se lo fai tu, non se ne accorge nessuno, ma se il "tu" in questione sono 60 milioni di italiani, gli industriali capiscono l'antifona e ti danno quello che cerchi. ma se 60 milioni di italiani continuano a comprare elettronica a basso costo, prodotta in cina invece che in italia, perchè costa meno, non diano la colpa agli industriali.
è lo stesso discorso della politica: se vuoi la democrazia e che tutti possano esprimere la loro preferenza, poi non ti lamenti se gli altri hanno espresso una preferenza per te assurda. e da antiberlusconiano, continuo a ripetere che o si accetta il risultato democratico di tenerci il nano, oppure ammettiamo finalmente l'evidenza che la democrazia, per lo meno in questo contesto sociale, è una cazzata mostruosa.
Vorrei spezzare una lancia a favore delle vetrine distrutte e delle macchine incendiate.
RispondiEliminaTrascendendo il danno generico e mal direzionato, l'uso della forza o meno durante un confronto di forza è funzione di due cose: quantità delle persone, forza contrattuale delle stesse.
Mi spiego, come diceva il mio professore di economia, se scioperano gli insegnati generano un disagio, se scioperano gli studenti no.
I rapporti tra le persone, qualunque essi siano (dal rapporto di coppia alle rivolte in Libia) sono sempre rapporti di forza. Negli anni 60 - 70' il popolo (passatemi la forzatura) aveva un potere reale in quanto era necessario, c'era più domanda che offerta e quindi il potere era tutto ai lavoratori, di conseguenza hanno imposto vaste riforme sociali.
Oggi il potere non è più a noi (parlo della mia generazione iper-preparata e sotto-occupata) se io e gli altri precari scioperiamo, whatever (e come ha giustamente osservato Tripponzio la colpa è anche nostra, parlo della generazione antecedente alla mia :P, e della nostra avidità).
Se tutti i lavoratori di italia precari scioperassero ok, ma non succede, quindi gli indignati, così come il movimento black block in generale sta li a dire: siamo pochi e non contiamo un c***o, se sono una minoranza determinata non ho altra via che la violenza per farmi ascoltare.
E' il motivo per cui, storicamente, tutti i movimenti territoriali sono stati movimenti violenti, erano pochi e non avevano potere "contrattuale" e quindi se lo creavano attraverso la violenza.
Ora questo non giustifica la violenza "fisica", anche perchè i vari movimenti territoriali hannno comunque quasi sempre fallito, ma da una spiegazione razionale alla violenza in generale sopratutto se la motivazione è accettata dalla maggioranza silenziosa.
Che poi Er Pelliccia sia un fine sociologo questo non lo so, e non so quanto lo siano in generale i black block ma questa è la mia lettura,
IMHO of course!
Nicholas (prometto che prima o poi mi faccio un account su blogspot!!)
Thomas Morton ha detto
RispondiElimina..che invece il debito è proprio suo, è nostro, tutto e interamente nostro, e adesso dobbiamo solo rimboccarci le maniche e pagare.
Pagare a chi?.........
Ai soggetti verso i quali lo Stato è debitore, che siano banche, singoli, individui, o Stati esteri
RispondiEliminaQuindi uno Stato Sovrano per poter
RispondiEliminaandare "avanti" deve indebitarsi?
mi sovviene una frase di Ezra Pound:
"...Dire che uno stato non può perseguire i suoi scopi per mancanza di denaro è come dire che un ingegnere non può costruire strade per mancanza di chilometri..."
@primo anonimo: non fre di questi scherzi, mi hai fatto venire un colpo.
RispondiEliminaL'interesse, o i vari tipi di guadagni finanziari, sono anche costi che vengono erogati per un servizio. Oggi l'intermediazione bancaria sui prestiti copre circa i costi di gestione delle banche, mentre gli interessi differenziati per rischio coprono appunto i rischi, "spalmano" i costi dovuti alle sofferenze. I futures e gli swap sono essenzialmente delle assicurazioni, pago un po' di piu' della media per essere sicuro di pagare un bene ad un prezzo definito quando mi serivrà, in modo di poter pianificare la mia attività. E mi sembra giusto che si paghi per questi servizi.
La cosa che non funziona è quando questi meccanismi vengono usati per illuderci di poter diventar ricchi solo muovendo dei bit tra computer. Quando il carico di una petroliera cambia di proprietario una dozzina di volte tra quando parte e quando arriva. Quando le cose crescono e diventano così complicate ed opache che le stesse banche non hanno modo di sapere quanto "tossici" siano i titoli che detengono, fino a quando è troppo tardi. Questi non sono servizi, sono solo delle scommesse, in cui ci guadagna solo l'allibratore. O chi ha abbastanza capitali da poter determinare l'andamento del gioco, forzando l'economia ad andare in un dato modo. Non so se sia connaturato nel capitalismo, non credo neppure che esista "il capitalismo" o "il libero mercato", ma mi sembra sia il modo di operare della finanza odierna, e non noto molte spinte a regolamentarla meglio.
E mi sembra che non funzioni anche quando risulta normale avere "leve finanziarie" di molte volte il tuo capitale, per cui tutta l'economia mondiale diventa una sorta di gigantesco "schema alla Ponzi", che funziona solo fino a quando l'economia cresce. Sul fatto che crescerà ancora per molto ho i miei dubbi, da fisico: il sistema fisico è finito, i limiti delle risorse li si comincia già a vedere, e i modi di costruire un'economia in crescita con risorse in calo ci sono, ma sono limitati. Ho provato ad affrontare il problema nel mio blog, mi sembra che sia semplicemente un caso che non viene contemplato dagli economisti, è ovvio che sia possibile continuare a crescere per sempre, se non si cresce è perché non si sta facendo le cose giuste.
Sui "no debt". Quando ho sentito una ragazza degli "indignados" che proponeva sorridendo il default mi sono venuti i brividi lungo la schiena. I debiti si pagano sempre, se vai in default significa solo che li paga chi detiene i titoli del debito. Il che può essere o meno una buona idea, ma mi sembra che nel nostro caso significhi inflazione a due cifre, risparmi privati azzerati, e un sacco di gente con debiti che si ritrova a non pagare le rate del mutuo. Mentre chi può investe in titoli di stato tedeschi, direttamente in una banca oltreconfine, e saluti a tutti.
RispondiEliminaFaccio anche molta fatica a far capire che se ad es. il comune di Roma è indebitato, è perché ha speso più di quel che ha incassato, e i romani han goduto di qualcosa (magari gestito malissimo). Quindi il debito è ANCHE loro.
Ma condivido il concetto "non con i nostri soldi", nel senso che finora chi ha pagato la crisi sono state alcune categorie di persone. Altre han goduto di una serie di vantaggi, essenzialmente corruzione a vari livelli e impunità fiscale, ma anche socializzazione delle perdite e privatizzazione degli utili. Gli amministratori italiani sono strapagati (il grafico "stipendio dei parlamentari vs PIL pro capite" è impressionante), e non c'è verso che facciano una mossa anche solo simbolica per far vedere che pagano anche loro. Insomma, occorre ridurre il debito, e di brutto o si va a picco. Ma forse forse ci sono altre soluzioni rispetto a licenziare.
anonimo: non citarmi Ezra Pound o mordo.
RispondiEliminaUno Stato si indebita perché non ha RISORSE, e in qualche modo le tira fuori da qualche parte. I soldi sono solo un modo per misurare e muovere risorse, non esistono in quantità illimitata, checché ne dica il poeta filofascista citato. Produrre soldi è come produrre chilometri, se la strada è sempre la stessa e io le assegno una lunghezza in km maggiore, significa solo che i km sono diventati più corti.
Se stampa denaro non fa altro che applicare una tassa a chiunque abbia già del denaro, che quindi se ne vede diminuire il valore. Il che può essere una buona idea se il denaro è concentrato nelle mani di pochi, e se questi pochi non hanno la possibilità di spostare il valore del loro denaro su altro (latifondo, valuta estera, ...). O se il circolante non copre il valore dei beni effettivamente prodotti.
Se si indebita tira fuori risorse dal futuro. Scommette che domani, grazie ai suoi interventi, o alla congiuntura favorevole, o ad un intervento divino, le cose andranno meglio, ci saranno più risorse in giro, e quindi si potrà ripagare il debito contratto. Può anche qui essere una buona idea, o aver cannato completamente la scommessa.
Se si indebita sistematicamente sta facendo una sorta di "sistema di Ponzi", continua ad aumentare la posta passando la patata bollente a chi dovrà gestirla l'anno prossimo. Ma si lega mani e piedi ai creditori, ai gruppi di interesse finanziario, anche se è un legame a doppio senso, se vai a picco rischi di tirarteli dietro.
Thomas visto che mi sembri ferrato : sai consigliarmi qualche libro (divulgativo) sulla nascita dei sistemi bancari in europa
RispondiEliminaNon proprio, Bera, ma Tim Parks, che è uno dei due curatori della mostra di Palazzo Strozzi, ha scritto un libro su "la fortuna dei Medici" che si occupa proprio di aspetti finanziari http://tim-parks.com/non-fiction-2/la-fortuna-dei-medici/?lang=it
RispondiEliminaDa qualche parte devo pur iniziare. Grazie
RispondiEliminaMe lo segno pure io, grazie Thomas!
RispondiEliminaA proposito di Ezra Pound, egli non era affatto fascista, non è stato mai iscritto al partito, ha vissuto anche in Inghilterra ed è rimasto cittadino americano.
RispondiEliminaSi è schierato dalla parte "fascista" in quanto ha ravvisato nelle idee "fasciste" un tentativo di porre un freno allo strapotere a livello globale
esercitato dalla usurocrazia internazionale.
Non poteva fare diversamente ....questa è una sua celebre frase :
"Se un uomo non è disposto a lottare per le sue idee, o le sue idee non valgono nulla, o non vale nulla lui".
Si è battuto contro il potere dell'alta finanza internazionale e ne ha subito le conseguenze. E' stato tenuto prigioniero a Pisa per quindici giorni dentro
una gabbia a cielo aperto sotto il sole e sotto la pioggia.
Rimpatriato negli USA, è stato rinchiuso per dodici anni a Washington senza processo in un manicomio criminale.
Rientrato in Italia, il poeta economista si spense a Venezia il 1° novembre 1972.
Fu considerato "pazzo", perchè le sue idee indicavano i veri responsabili della miseria sociale, e proponeva anche la soluzione, che non era la lotta
di classe, ma la comprensione delle manipolazioni monetarie operate dall'alta finanza.
Infatti il muro di Berlino è caduto, quello di Wall Street incombe ancora sul genere umano....Aveva ragione.
Se vogliamo che qualcosa cambi dobbiamo prendere in considerazione un'altra frase di Pound:
" I disordini non avranno mai fine, non avremo mai una sana amministrazione della cosa pubblica, se non acquisteremo una nozione precisa e netta della NATURA e della FUNZIONE del denaro."
Per chi dubita di Ezra Pound ("fascista") propongo alcune considerazioni di K. Marx sul debito pubblico, considerazioni sconosciute ai più perchè
RispondiEliminatutta l'attenzione sulle opere di Marx è stata posta sulla " lotta di classe" che in realtà è solo una percentuale dell'analisi totale che Marx fa sulla società
della sua epoca , che non si discosta più di tanto dalla nostra epoca.
Tratto dalla fine del primo libro del Capitale:
"Il debito pubblico diventa una delle leve più energiche dell'accumulazione originaria: come un colpo di bacchetta magica, esso conferisce al denaro, che è improduttivo, la facoltà di procreare....*
....Il debito pubblico, ossia l'alienazione dello Stato-dispotico, costituzionale o repubblicano che sia, imprime il suo marchio all'era capitalista. L'unica parte
della cosiddetta ricchezza nazionale che passi effettivamente in possesso collettivo dei popoli moderni è.....il loro debito pubblico...........
........In realtà i creditori dello Stato non danno niente, perchè la somma prestata viene trasformata in obbligazioni facilmente trasferibili, che in loro mano continuano a funzionare proprio come se fossero tanto denaro in contanti........"
* Si noti come qui anche Marx riecheggi la teoria aristotelica- tomistica della sterilità del denaro, poi ripresa da Pound.
Aristotele non sbagliava nel considerare impossibile il fatto che il denaro possa generare denaro.
Esempio: se il sistema bancario effettua una emisione monetaria pari a 100 ed esige dai debitori il rientro della cifra = 100 più l'interesse del 10% , come possono i debitori restituire l'importo di 100 più il 10% se in circolazione è stata immessa solo la quantià di 100 ?
immaginiamo, come paradosso, un luogo ove esista un solo banchiere che presta una moneta a un solo unico cliente e pretenda dopo un anno la restituzione della moneta più l'interesse: il cliente potrà restituire solo la moneta e nient'altro.
Questo vale anche per il nostro stato che avendo rinunciato alla sua sovranità monetaria ( sovranità sancita anche dalla costituzione) non potrà mai restituire l'importo ricevuto in prestito (ad esempio alla BCE) più l'interesse. E' chiaro che con il sistema del debito i banchieri internazionali controllano quasi totalmente l'economia a livello mondiale.
Si comprende così questa frase:
"Non farai a tuo fratello prestiti ad INTERESSE, nè di DENARO nè di qualsivoglia cosa che si presti ad INTERESSE. Allo straniero potrai prestare ad INTERESSE..........." da un comandamento del Deuteronomio.
E si comprende anche il finale:
rivelato dal profeta Isaia........"Tu suggerai il latte delle genti e popperai le mammelle dei Re" (Isaia, 60, 12)
@anonimo: ti consiglio un buon libro di economia. Scoprirai cose interessanti tipo che il debito non viene creato dall'emissione di moneta, o la soluzione, banale, al paradosso dei 100 euro prestati ad interesse.
RispondiEliminaAnzi quella sarò buono, te la do' io.
Supponiamo di essere in un sistema chiuso, con 11000 euro e 10 persone (piu' il banchiere). Supponiamo anche che il denaro venga prestato, 1000 euro a testa, e 1000 se li tiene il banchiere. Ciascuno fa il proprio lavoro, scambiando in media 1000 euro il mese, incluso il banchiere (che fa anche un altro lavoro). In particolare il banchiere spende 1000 euro più di quanto abbia guadagnato per comprare beni e servizi dagli altri. Alla fine dell'anno i 10 cittadini hanno 1100 euro ciascuno e ripagano il debito con gli interessi. Il banchiere si paga uno stipendio di 1000 euro (una mensilità) per il lavoro e il materiale necessario a produrre le monete, e siamo daccapo. Se 1000 euro ti sembran troppi facciamo pure che il banchiere ne intasca solo 400, e i restanti 600 vanno ridistribuiti per pagare servizi pubblici, svolti da qualcuno degli altri 10 cittadini, siamo più vicini alla realtà.
Potrai scoprire anche che la sovranità monetaria viene sempre svolta tramite le banche centrali, che contrariamente a quanto trovi scritto in giro non sono Spa ma enti di diritto pubblico, controllate dagli stati in modo diretto o indiretto (come nel nostro caso, in cui la BCE è un organismo pubblico europeo). Magari scoprirai anche che esiste un parlamento europeo, oltre ad una banca europea. Anche questa una perdita di sovranità nazionale.
Sulla sovranità monetaria. Non capisco cosa proponi in cambio. Che lo Stato stampi monta direttamente senza copertura, come i Greenbanks di Lincoln? Provocando, come allora, un raddoppio dei prezzi e un aumento del debito pubblico?
RispondiEliminaO un'inflazione del 300% come nel default argentino? Allora davvero tutti i cittadini italiani con un debito (es. un mutuo casa) si troveranno nell'impossibilità di pagarlo.
Per comprendere la realtà che ci circonda in tutti i suoi aspetti e manifestazioni, bisogna riuscire a comprendere i principi che sono alla base di tali manifestazioni.
RispondiEliminaCon l'esempio di una sola moneta che viene prestata (essendo l'unità il pricipio), si comprende chiaramente che tale moneta non può "generare" nessun
interesse.
Ho compreso che a Te, e non solo, il sistema economico-finanziario così strutturato a livello locale-internazionale va bene.
Quello che a me interessa, è che si sappia esattamente come il sistema funziona....., che si capisca chi è che decide del nostro futuro......
Che si esca da una visione "bottegaia" dell'esistenza.
Voglio che si conosca la verità, che si comprenda che grazie alla nostra ignoranza in materia (del sistema monetario internazionale, etc.) qualcuno decide impunemente della nostra esistenza.
Quello che propongo è il ridimensionamento e relativo controllo del potere bancario- finanziario mondiale, che opera sotto la guida di una élite di banchieri internazionali che sta portando gran parte di questa umanità a patire fame e miseria in un'epoca d'abbondanza.
Consiglio i seguenti libri a chi si avvicina per la prima volta all'argomento monetario-finanziario.
1)------L'ordinamento internazionale del sistema monetario--- di Giacinto Auriti (Università degli Studi "G. D'annunzio" - Facoltà di
Giurisprudenza - Teramo- __Cattedra di Teoria Generale Del Diritto.
Consultabile anche su internet.............................http://lexintown.altervista.org/Auriti/ORDINAMENTO_INT_SISTEMA_MONETARIO.pdf
Progetto di riforma del sistema monetario per restituire ai popoli la proprietà della moneta.
2).........L'enigma Sociale....
di Francesco Avigliano........... economista "eretico" dei primi anni del 900....... Opera illuminante.
3)........ALTA FINANZA E MISERIA L'usurocrazia mondiale sulla pelle dei popoli..... di Savino Frigiola.
Savino Frigiola, imprenditore, ricopre incarichi di prestigio nel Collegio dei Costruttori e nell'Associazione Industriali aderente alla
Confindustria. Fa parte del gruppo docenti del Corso Post Lauream di Perfezionamento in Studi Giuridici e Monetari (unico al mondo)
istituito dall'Università d'Abruzzo.
4)........La banca, la moneta e l'usura.......... di Bruno Tarquini, ( ex Procuratore Generale di Cassazione).
Ognuno può, se vuole, liberamente arrivare a comprendere la realtà che lo circonda, riuscendo a "scardinare" delle materie come
quelle monetario-finanziarie che ci vengono "insegnate" in tutte le sedi , nella maniera più astrusa e complessa possibile,
affinchè non si comprenda esattamente come il tutto funzioni..........
Mi rendo pienamente conto che in questo periodo storico quello che auspico è praticamente inattuabile, perchè non vi è la capacità,
per vari motivi, da parte di chi ha le giuste conoscenze di far esplodere "questa conoscenza" nella coscienza dei popoli.
Ma penso anche che si raccoglie sempre ciò che si semina. E quello che raccoglieremo nei prossimi anni sarà ciò che come
popolo ci meritiamo.
Concludo qui la mia parentesi in questo sito.
Ps.
Continuo a pensarla come Aristotele.
Certo, e quando i Medici o gli ebrei usavano i soldi guadagnati coi prestiti e con il commercio in una qualche impresa bizzarra, e i soldi li perdevano, poi c'era il governo a soccorerli, vero?
RispondiEliminaNon lo so, però i Medici erano essi stessi il governo.
Conflitto di interessi, si direbbe oggi.
@Thomas Morton:
Ottimo post, come sempre.
Però... premesso che non condivido il romanticismo reazionario di molti "indignati" (che vorrebbero "tornare alla frugalità dei bei tempi andati"), ritengo che si possa comunque additare il sistema capitalistico di una disfunzione di fondo di cui i lavoratori cassintegrati e/o super-tassati non hanno colpa. Soprattutto quando sono le aziende (e i governi stessi) a indebitarsi più di quanto sia sostenibile e poi sono i lavoratori dipendenti a dover pagare più tasse o a vedersi decurtato lo stipendio per poter pagare il pacchetto di aiuti alle banche inglesi o allo stato greco.
Inoltre bisognerebbe distinguere fra la speculazione (che, pur con la sua alta varianza e le sue inevitabili conseguenze catastrofiche a breve termine, è un "gioco a somma zero") e l'investimento in sé, che invece basa il suo guadagno non su un generico "valore soggettivo o percepito" né sul "culo di chi rischia il proprio capitale", bensì sul valore aggiunto derivante dal lavoro di milioni di persone, per lo più con un contratto di lavoro salariato.
Se io capitalista (è un esempio, eh) compro un'azione Google a 600 fiorini e la rivendo fra due anni a 800 fiorini, è perché Google in questi due anni produce nuovo software, nuovi servizi, acquista nuovi server, il tutto con il lavoro di migliaia di programmatori, ingegneri, economisti, operai, persino venditori, che fanno crescere il valore materiale, effettivo, dell'azienda Google. E una minuscola frazione del prodotto del lavoro di tutte queste persone va a finire nella mia azione.
Morale? Immorale? Dipende se sei l'azionista o il programmatore.