James T. Callander, il giornalista di non limpida fama autore di queste righe pubblicate nel 1802, aveva un conto in sospeso con Thomas Jefferson, il quale impressionato dal suo stile lo aveva in precedenza assoldato per applicare quello che oggi chiameremmo "metodo Boffo" contro i suoi avversari politici (come John Adams), ma si era poi dimenticato di mostrare sufficiente "gratitudine" e ne diventò quindi una vittima. Fu così che nacque una controversia storica destinata ad essere risolta solo due secoli più tardi. Thomas Jefferson fu o non fu il padre dei figli di Sally Hemings, sua schiava di colore?
La retorica razzista usata dallo stesso Callander ("la sgualdrina nera e la sua cucciolata mulatta") ha sempre reso l'argomento piuttosto sensibile e forse un po' imbarazzante per gli storici. Dare credito alle voci messe in giro da un giornalista evidentemente privo di scrupoli per distruggere la reputazione di un presidente usando l'arma del pregiudizio razziale, oppure liquidare la faccenda come priva di fondamento e magari anche di interesse storico? Beh, bisogna almeno riconoscere che l'interesse storico c'è tutto.
La tendenza più diffusa fino a qualche anno fa era quella "innocentista", se così si può definire, nonostante le testimonianze del figlio di Sally Hemings (James Madison Hemings) e di altri confermassero invece la storia, ovviamente negata dai familiari di Jefferson. In realtà i rapporti sessuali fra gli schiavi e i loro padroni erano piuttosto comuni all'epoca, se è vero che la stessa Sally era figlia e anche nipote di schiavisti, ma una vera e propria relazione sentimentale, protrattasi per un lunghissimo periodo di tempo (38 anni!) e che avrebbe dato luogo alla nascita di ben sei (e forse più) figli con una schiava di colore, era semplicemente ritenuta impensabile, un tabù dell'epoca che Jefferson non sarebbe mai stato capace di infrangere.
C'è da dire che Sally Hemings, che fra l'altro era probabilmente la sorellastra di Martha Jefferson, moglie del presidente, dal quale egli l'aveva ricevuta in eredità quando era morta, non era proprio una donna di colore, o almeno non sarebbe probabilmente stata considerata tale oggi, essendo figlia di una mulatta e di un bianco, e quindi per tre quarti di origine europea. I figli di Sally e Thomas (se la sua paternità fosse stata riconosciuta) erano bianchi pure per le leggi del tempo, ma una cosa era la questione della razza, che prima della guerra civile era vista in modo più rilassato, e una cosa era la questione della schiavitù, o della proprietà legale, visto che i figli di una schiava erano considerati sempre proprietà dello schiavista, indipendentemente dal colore.
In seguito all'abolizione della schiavitù, invece, la società americana divenne per certi versi molto più razzista, e quindi molto più discriminatoria nei confronti di chiunque avesse anche una sola goccia di sangue nero nelle vene. Si tratta della cosiddetta one-drop rule che vuole che la discendenza di una unione mista venga automaticamente assegnata al gruppo etnico che gode del minore prestigio socio-cultural-economico. Si tratta anche di un residuo di pensiero "essenzialista" applicato alla questione della razza, fenomeno che ho analizzato in un precedente post. Come curiosità storica, si può menzionare anche il fatto che la one-drop rule, introdotta per legge in Virginia nel 1924, prevedeva un'eccezione per chi aveva un sedicesimo di sangue indiano, in virtù della pretesa di alcune famiglie influenti di essere discendenti di Pocahontas e John Rolfe.
Quanto a Jefferson, egli si trovava nella contradditoria posizione, forse all'epoca non percepita come tale, di essere un abolizionista, nonché il principale autore della Dichiarazione di Indipendenza degli Stati Uniti d'America dove l'uguaglianza di tutti gli esseri umani è definità una "verità auto-evidente" ed è scritto che tutti gli uomini possiedono il diritto inalienabile alla libertà, e al tempo stesso uno schiavista. Gli storici hanno sempre sottolineato come Jefferson, nonostante nei suoi scritti dichiari talvolta la sua ripugnanza nei confronti dell'istituzione della schiavitù, non abbia all'atto pratico mai fatto niente per combatterla davvero, né in pubblico (tramite i suoi incarichi politici) né in privato (non affrancando tutti i suoi schiavi). D'altronde nel pensiero liberale-illuminista, di cui Jefferson è stato senza dubbio uno dei migliori interpreti, il diritto alla proprietà privata è sempre stato considerato altrettanto sacro del diritto alla libertà personale.
Bisogna dire che quegli schiavi che venivano liberati dai propri padroni erano costretti da una legge della Virginia del 1806 ad abbandonare lo stato entro un anno, pena il rientro in schiavitù. Questo per impedire la coesistenza, considerata minacciosa per lo status quo, di neri liberi e schiavi, e questa legge costituiva un impedimento non da poco per chi, come forse lo stesso Jefferson, avrebbe voluto liberare i propri schiavi. Ma anche lui in ogni caso temeva che la liberazione improvvisa degli schiavi avrebbe potuto portare a una "guerra razziale" dalle conseguenze devastanti, e che bianchi e neri non avrebbero potuto mai convivere facilmente e pacificamente, e per questo motivo era prudente nell'auspicare la fine dello schiavismo. Per quanto riguarda la questione della razza vera e propria invece Jefferson aveva i pregiudizi della sua epoca: considerava i neri poco intelligenti, poco affidabili, e in generale inferiori ai bianchi.
Se della personalità e delle idee di Jefferson comunque, e indipendentemente dall'affaire, sappiamo moltissimo, di Sally Hemings invece non è rimasto niente. Di lei non abbiamo un ritratto, non abbiamo una parola scritta di suo pugno, in pratica per noi è solamente un nome, il che è già qualcosa per chi come lei appartiene alla razza (non biologica) di coloro che non hanno voce nella storia. Il che non ci deve far ritenere automaticamente, senza nessun indizio in questo senso, che Sally Hemings sia stata senza voce in capitolo anche nella sua vita privata e nella sua relazione con Jefferson. Per quanto ne sappiamo poteva anche essere lei a condurre le danze.
I due si conobbero in Francia, dopo che Sally accompagnò la figlia minore di Thomas da lui quando era ambasciatore a Parigi, ed è proprio a Parigi che i due iniziarono presumibilmente la loro relazione. Ne è indizio il fatto che Thomas non la rimandò indietro, come inizialmente progettato. Questo comportava anche dei rischi per la sua proprietà, dato che in Francia Sally avrebbe potuto affrancarsi dalla schiavitù e rimanere lì. Secondo la tradizione, concepirono un primo figlio proprio a Parigi, e nella testimonianza di Madison Hemings (figlio di Sally) lei si fece promettere la liberazione dei figli nati dalla loro unione (promessa che, se ci fu, Thomas mantenne solo dopo la morte nelle sue volontà testamentarie). Un altro forte indizio della relazione tra i due è nel fatto che tutti i figli della Hemings, stando ai movimenti di Jefferson ricostruiti dagli storici, vennero concepiti proprio in momenti nei quali Jefferson si trovava nella tenuta di Monticello, dove la Hemings viveva in pianta stabile. Inoltre sia la Hemings che i figli vennero esentati dal duro lavoro degli schiavi nelle piantagioni.
Ma tanti indizi non fanno ancora una prova ed è quindi solo nel 1998 che si è avuta finalmente una conferma piuttosto autorevole della paternità di Thomas Jefferson, e il modo in cui si è riusciti a stabilirlo è appunto ciò di cui volevo parlare, in realtà, perché c'entra il cromosoma Y.
Il cromosoma Y è posseduto solo dagli uomini, e quindi viene trasmesso solo per via maschile e non subisce ricombinazione. Questo, analogamente a quanto accade per il Dna mitocondriale che è trasmesso solo per via femminile, permette di facilitare le ricerche genealogiche. Se io sono un discendente per via maschile, poniamo, di Pinco Pallino, significa che ho il suo stesso cromosoma Y (salvo mutazioni intervenute nel frattempo). Se quindi io e Tizio abbiamo il cromosoma Y molto simile o identico, ciò dimostra che abbiamo un progenitore comune piuttosto vicino nel tempo, mentre nel caso siano diversi la quantità delle mutazioni intervenute può servire a stabilire in che epoca approssimativamente è vissuto il nostro più vicino progenitore comune (di Dna mitocondriale e di cromosoma Y avevo parlato in questo vecchio post).
Nel nostro caso, quindi, sarebbe stato sufficiente analizzare il Dna dei discendenti per pura linea maschile di Thomas Jefferson col Dna dei discendenti per pura via maschile di Sally Hemings, e vedere se i 19 marcatori su determinate regioni del cromosoma Y presi in esame sarebbero risultati tutti compatibili. Purtroppo non esistono discendenti di Thomas Jefferson per via maschile (i suoi figli legittimi morirono tutti e le figlie non portavano il cromosoma Y). Si sarebbe potuto utilizzare il Dna dei discendenti del fratello di Thomas, Randolph, ma l'ultimo discendente per via maschile è morto nel 1920. L'unica possibilità rimasta era usare lo zio (fratello del padre) di Thomas, Field Jefferson. Furono così individuati sette discendenti, cinque dei quali si dichiararono favorevoli al prelievo del loro Dna per gli scopi della ricerca.
Per quanto riguarda la famiglia Hemings, l'analisi è stata fatta su John Weeks, nato nel 1943, discendente di Eston Hemings, figlio di Sally Hemings. Venne anche analizzato il sangue di un discendente di Thomas Woodson, che una certa tradizione tramandata all'interno della famiglia Woodson di generazione in generazione identificava proprio con quel Tom di cui parlava James Callander, ovvero il primogenito di Thomas Jefferson e Sally Hemings nato a Parigi, del quale però non abbiamo altre notizie (la famiglia Woodson ha un sito web, nel quale la discendenza da Jefferson viene tuttora rivendicata). Venne prelevato anche il Dna dei discendenti di Samuel e Peter Carr, figli della sorella di Jefferson (alcune tradizioni indicavano i nipoti del presidente come possibili padri dei figli di Sally), e infine, come campione di controllo, anche di vecchia famiglie della Virginia (questo per eliminare le potenziali similarità dovute alla vicinanza geografica).
Ebbene, i risultati della ricerca, pubblicati su «Nature» in uno studio firmato da Eugene A. Foster intitolato Jefferson fathered slave's last child, individuò una perfetta compatibilità in tutte le 19 regioni esaminate fra il discendente di Eston Hemings e quelli di Field Jefferson. I cromosomi Y dei discendenti della sorella di Jefferson, e quello di Thomas Woodson, presentavano invece differenze in varie regioni (quattro e cinque, rispettivamente), il che escludeva sia l'ipotesi della discendenza della famiglia Woodson da Jefferson, sia l'ipotesi che il vero padre fosse in realtà Samuel o Peter Carr.
Lo studio permette quindi di ritenere come fortemente probabile (anche se non assolutamente certo) che Thomas Jefferson fu il padre di almeno uno dei figli di Sally Hemings (ma non di Thomas Woodson). Le probabilità che un membro della famiglia Jefferson (anche se non necessariamente Thomas) fosse il progenitore di John Weeks sono state infatti stimate come maggiori del 99%, essendo quel particolare tipo di cromosoma Y giudicato "non comune" a seguito dei confronti con i campioni di controllo (appartenenti alle famiglie virginiane). È teoricamente possibile che il padre di Eston Hemings sia stato il fratello di Thomas o un altro parente, ma questa è un'ipotesi che in precedenza non era mai stata formulata e che non vi è motivo di ritenere plausibile a posteriori. Un'altra possibilità teorica è che un discendente della famiglia Jefferson abbia avuto una relazione illegittima con, poniamo, la madre o la nonna o una delle antenate di John Weeks, e che quindi vi sia stata sì una discendenza dalla famiglia Jefferson, ma più recente. Anche di questo però non abbiamo nessun riscontro storico.
La verità della testimonianza di Madison Hemings, quale egli l'aveva ricevuta dalla madre, è stata infine riconosciuta e vendicata. L'analisi di un pezzo di Dna ha permesso di amplificare la voce di chi nella storia è di solito condannato a rimanere silenzioso e invisibile, e anche di aprire uno squarcio interessante nella vita di un ex presidente americano. Poi dice perché uno ama la scienza.
Foster, E., Jobling, M., Taylor, P., Donnelly, P., de Knijff, P., Mieremet, R., Zerjal, T., & Tyler-Smith, C. (1998). Jefferson fathered slave's last child Nature, 396 (6706), 27-28 DOI: 10.1038/23835
Genetica, c'è qualcosa che non riesce a fare? :)
RispondiEliminaOttimo post come sempre!
E se non ne posterai altri indurrò che sei in vacanza, nel caso buone vacanze!
Nicholas
io però non darei tutto questo credito al cromosoma Y, solo mater semper certa est....
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