lunedì 31 agosto 2009
A=A
Prendo spunto dall'ultima concrezione dell'eterno dibattito in tema d'identità culturale in epoca di globalizzazione che sta impazzando, oggi, in Italia. Di che si tratta? Pare che ci siano alcune donne, spesso provenienti da paesi di cultura più tradizionalista della nostra, che si vergognano a mostrarsi, al mare o in piscina, quasi completamente nude.
A me un po' dispiace: quando sono in spiaggia e mi annoio una delle poche cose che possono catturare il mio interesse, sollevando gli occhi dal libro che sto leggendo, è la visione di un bel corpo femminile. Queste donne invece, per evitare di essere guardate da me (forse mi hanno scoperto), si sono inventati un costume da bagno che copre interamente il corpo, compresa la testa, lasciando scoperti solo la faccia, le mani, e i piedi. Il burkini, appunto (che poi non è un'invenzione proprio nuova). Come dicevo, è un vero peccato, ma il mio personale piacere non mi sembra un motivo abbastanza forte per obbligare una donna a mostrarmi le tette.
Ora, ci sono dei tizi in Italia che vorrebbero impedire una tale pratica, perché dicono che offende la donna. Allora non ci capisco più nulla, perché reduce dalla visione del documentario Il corpo delle donne, credevo che ad offendere la donna fosse l'esibizione sfacciata del corpo femminile in ogni dove. Dopo averne sentito a lungo parlare, infatti, mi sono deciso a guardarlo, con un pizzico di delusione. Le cose che denuncia sono in gran parte vere e sacrosante: neanche a me piace vedere in tv una ragazza usata come gamba di un tavolino o appesa come un prosciutto e timbrata sui glutei (certe cose le accetto solo a casa mia, nel chiuso delle mura domestiche). Ma la denuncia e la messa sotto accusa del nostro sguardo lascivo forse rischia di coincidere con la condanna moralistica di chi del proprio corpo decide di fare quel che vuole.
Deve esistere la libertà di coprirsi? e deve esistere la libertà di scoprirsi o anche a limite, prostituirsi e consentire allo sfruttamento del proprio corpo? Per quanto mi riguarda sono interrogativi retorici, la risposta è ovvia in entrambi i casi. Ma la libertà probabilmente c'entra poco, e interessa poco i fautori di certe polemiche: qui è in gioco LA NOSTRA IDENTITA' CULTURALE! LE NOSTRE RADICI CRISTIANE!
Salvo, però, che neanche il cattolicissimo Centro Culturale San Giorgio sarebbe d'accordo. Parliamoci chiaro: spogliarsi in pubblico è una cosa che una donna perbene, e di qualunque religione, non fa e basta. E poi tutti questi corpi nudi, se non lo sapeste, sono un complotto della lobbia ebraica, che vuole sterminare la nostra razza. Maledette lobbie ebraiche.
Ma seriamente, le tesi del CCSG sulla "pansessualizzazione della società" come "tecnica di genocidio" sono a prima vista paradossali, visto che i bambini non sono portati dalla cicogna, eppure il CCSG ha ragione, se scremiamo un certo delirio catto-complottista: esiste un innegabile rapporto di proporzionalità inversa fra la libertà sessuale, la caduta del senso del pudore, e il tasso di crescita della popolazione (in realtà sembra esistere un rapporto di proporzionalità inversa fra la libertà tout court e il tasso di crescita della popolazione).
Ma allora come facciamo a difendere la nostra identità? dobbiamo obbligare le donne a spogliarsi in pubblico (quindi no al burkini), oppure dobbiamo tornare alle "vere" radici cristiane e occidentali e quindi proibire alle donne di spogliarsi, e magari anche tornare a lapidare le adultere? È un bel dilemma: la nostra civiltà è minacciata in ogni caso. Se ci spogliamo e ci puttanizziamo diventiamo sterili, e spariremo lasciando il passo agli altri popoli. Se non ci spogliamo la diamo vinta ai musulmani, e gli permettiamo di colonizzarci culturalmente.
Io propongo di fare un piccolo passo indietro, e provare a chiedere prima di tutto per quale motivo uno dovrebbe tenere alla propria "identità". Capisco bene che cosa significa difendere la propria religione, il proprio Dio. Capisco difendere i propri valori. Capisco anche essere attaccati alle tradizioni. Ma la propria "identità"? Che significa, che cos'è? Voglio dire: se difendo il cristianesimo, o il raelismo, lo difendo perché credo in Gesù (o in Rael) e ritengo il cristianesimo (o il raelismo) una religione superiore a tutte le altre, non solo perché è la "mia" religione (il che non la rende speciale). Se mangio la pastasciutta, è perché la pastasciutta è buona, perché mi piace, e non solo perché da noi "si usa così".
Che significa aver paura di perdere la propria identità? che senso ha difendere le proprie idee e i propri valori, non per il loro contenuto, ma solo in quanto "mie"? cos'è questa abdicazione completa dell'universalismo della ragione che dovrebbe far parte, quello sì, delle nostre radici culturali? cos'è questa resa incondizionata al relativismo culturale (e magari proprio da parte di chi dice di combattere il relativismo)?
Bisogna riconoscere al CCSG di essere almeno coerente sotto quest'aspetto: c'è un unico Dio, e tutti devono sottomettersi ad esso, da Trieste in giù. Ma la Lega? Se capisco bene l'ideologia della Lega, essa è riducibile alla formula "moglie e buoi dei paesi tuoi". Quindi bisogna mangiare polenta al Nord, e pizza al Sud, e guai a fare il contrario ("ne va delle nostre radici"). Il kebab non va bene, non perché faccia schifo in sé, ma perché non fa parte delle nostre tradizioni culinarie, mentre va benissimo se mangiato in Turchia.
Poi bisogna tutti parlare in dialetto, e se nessuno ci capisce pazienza. Pazienza anche se il dialetto in realtà non l'ho mai parlato davvero, e mi tocca studiarlo a scuola per poter essere "autentico". E il burkini non va bene perché... è scomodo? no, non è questo. È anti-igienico? mmhh, neppure... non va bene semplicemente perché non va bene, perché qui da noi non vogliamo vedere quegli affari (non con quel nome, in ogni caso, mentre se ad inventarlo fosse stato Roberto Cavalli...). E la clitoridectomia? È una cosa orribile, disgustosa, una barbarie. Certo, ma finché lo fanno nel loro paese... dopotutto che noia ci dà?
(Ammesso che sia così: Leonardo ad esempio ha una tesi completamente opposta. Quel che ci fa paura nei musulmani, non è il fatto che siano diversi da noi, ma proprio il fatto che essi "sono" le nostre radici. Non li indossavamo anche noi, quei costumi integrali? quelle donne velate non sono le nostre? non ci ricordano il nostro passato sporco, povero, e terrone? Il che pone anche la questione di quale identità dovremmo preservare. Quella del presente? Quella di trenta anni fa? Quella di cinque minuti fa?)
Un tempo la questione della difesa dell'identità non si poneva, perché gli orizzonti culturali della stragrande maggioranza delle persone erano piuttosto limitati. Non c'era la libertà di scegliere di essere altro da quello che si è. C'era piuttosto il problema di emanciparsi dalle proprie origini, per i pochi privilegiati che potevano allargare gli orizzonti. Nessuno può dirsi particolarmente fortunato solo perché è nato a Casalpusterlengo, è sempre vissuto a Casalpusterlengo, ed è morto a Casalpusterlengo.
Ma la globalizzazione in realtà non mette in pericolo l'identità culturale di nessuno, e non rischia di annullare tutto in una insipida brodaglia (per evitare questo, basterebbe la difesa dei propri valori etici, e non dell'identità in quanto tale), perché al contrario le identità oggi vengono offerte in gran numero al supermercato, sono diventate dei marchi. Uno può addormentarsi italiano e risvegliarsi celtico, o padano, da un giorno all'altro. Dipende solo da quanto è vendibile il marchio. Una volta fatta la scelta, ovviamente, dovrà odiare tutti gli altri, e chiamarli barbari e invasori, per il semplice fatto che offrono un altro prodotto.
Bikini e burkini, piadina e falafel, panino col lampredotto e kebab, Coca-cola e Mecca-cola, questo è lo scontro di civiltà.
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Per Philip.
RispondiEliminaLo sproloquio qua sopra è tutta colpa tua. Questo mi è venuto. Pazienza.
Come diavolo fai ad essere sempre così integralmente idiota (hai seguito dei corsi specifici? hai un manuale professionale?) qualunque cosa tu scriva? Sono sinceramente impressionato.
RispondiEliminaIn effetti ho il sospetto che la SSIS, nonostante le mie resistenze, sia riuscita a rovinarmi.
RispondiElimina(Me ne assumo le colpe).
RispondiEliminaComunque io metterei in risalto l'invenzione della minigonna. Alla fine se ci pensi è partito tutto da lì, la goccia che ha fatto traboccare il vaso è quella. Scopofilia, voyeurismo, e autoinferiorizzazione femminile (e anche maschile perchè no). Perchè se la donna/uomo sveste il corpo, vuol dire che non ha di meglio da mostrare. O sbaglio?
p.s. Per un prossimo intervento ti consiglio reverendo Moon e la Chiesa dell'Unificazione. Blasfemia al 100%, altro che realismo.
Mi permetto una riflessione palesemente xenofoba.
RispondiEliminaLa paura del burkini credo derivi dallo strisciante timore di trovarsi un giorno governati dai Talebani. Mi spiego: sento da Vespa una tizia di religione musulmana, giovane, felice di portare il velo, raccontare che non se la sente di condannare la lapidazione delle adultere (ok, era da Vespa); amici/che iraniani/e raccontano della "grandiosa" libertà che godono nel loro paese; leggo la cronaca locale e nazionale e scorgo molti casi di famiglie tradizionaliste che premono (eufemismo) affinchè le figlie non vivano all'occidental maniera; vedo come tira la politica italiana e mi metto le mani nei capelli.
Insomma: io quasi quasi me ne sto tanto bene intriso da 'sta ipocrisia cattolica che pervade tutto, dai manifesti di Intimissimi agli utilizzatori finali, divorziati, risposati e devotissimi. Ho proprio paura del diverso. Il burka, qui, proprio è troppo.
E' xenofobo - l'ho già detto no? - ma non riesco a farmene una colpa.
Eppure, pensandoci un po', ci si rende conto che un po' di sana educazione, globalizzazione e via discorrendo il problema non si pone, e non ha neppure senso.
Eppure il coccolone da burka non si placa.
Oddio, sto diventando leghista.
Il problema è che sono stati dei bambini a spaventarsi.
RispondiEliminaCredo si possa e si debba avere paura del burka (non del burkini, che mi pare cosa diversa) senza essere xenofobi, in quanto simbolo di una oppressione nei confronti delle donne innegabile e intollerabile.
RispondiEliminaPenso anche che basti imparare a distinguere ciò che è un semplice capo d'abbigliamento tradizionale, come può essere un innocuo fazzoletto sulla testa, dai significati che gli vogliamo per forza appiccicare addosso.
Le femministe di una volta bruciavano i reggiseni. Penso nessuno voglia tornare a quello.
Perchè se la donna/uomo sveste il corpo, vuol dire che non ha di meglio da mostrare. O sbaglio?
Secondo me sì. Il corpo ha le sue ragioni, che la ragione non conosce.
@dtm
RispondiEliminaHai colto nel segno. A me se uno vuole andare in giro nudo o con il burkino, sono affari suoi. Se vuol evitare il prosciutto, la pasta con le cotiche, il lampredotto o il kebab, pure.
Se vuole imporre a me come andare vestito, e poi cosa posso e non posso pensare, quanti anni abbia la Terra (mi è appena arrivato lo "studio" di un astronomo islamico a riguardo), ecc. chiunque sia a impormelo, la cosa mi preoccupa. Sia Maroni per il dialetto (pardon, la mie l'è una lenghe, il furlan), il vescovo di turno che tuonava contro i bikini 30 anni fa o contro il darwinismo oggi, il komeinista che non mi fa bere una birra, o il vegan duro (non chi lo sceglie per sé, si intende) che non vuole che si porti latte in polvere ai profughi bosniaci "perché è veleno" (giuro).
E poi francamente ho qualche dubbio che, messe davvero nelle condizioni di scegliere, tutte quelle donne lì vorrebbero il burkino. Sicuramente ho dubbi sull'entusiasmo verso l'infibulazione.
No dai, magari le ragioni ci sono: si trovano nel paragrafo "Delle donnette vecchie e giovani" dello Zarathustra.
RispondiEliminaQuanto si può andare off topic a vanvera? :-)
RispondiEliminaConcordo molto con Leonardo. A volte mi sembra di sentire, nei toni di certe gerarchie ecclesiastiche, un tono come di invidia "anvedi come se li/le tengono a guinzaglio..." riferito alla concorrenza mussulmana. Ok, sono cattivo...
Però mi stupisce che nessuno qui abbia sottolineato l'ovvietà della relazione tra contraccezione e liberazione sessuale. NB, contraccezione liberamente gestibile dalla donna (prima che arrivi qualcuno a dirmi che l'Islam non condanna la contraccezione). Le donne si spogliano oggi perché possono trombare senza avere la stimmata dell'adultera.
Riguardo l'identità: non lo so, farò un ragionamento qualunquista, generalista e non suffragato da statistiche, ma riporto quello che vedo. La Chiesa sta perdendo il suo ruolo di riferimento morale, ideologie e partiti sono spariti. Quanta gente ha colto la palla al balzo per mettersi a pensare con la propria testa? Quanti invece cercano di "salvare il salvabile"? Es. pochissimi vanno più in chiesa, moltissimi trombano BEN prima del matrimonio ma tutti a sposarsi davanti all'altare "perché è tradizione". Perché l'alternativa (le alternative - anche quella di restare DAVVERO vergini fino al matrimonio), se uno vuole essere coerente, anzi, più che coerente, INDIVDUALE, non omologato, l'alternativa, dicevo, implica sedersi, spegnere la TV e riflettere su sè stesso, Dio, la morte e l'infinito. Troppa fatica. Meglio la "tradizione". Si cerca un'identità precostituita, perché farsene una propria costa troppa fatica. In più, la propria identità va continuamente messa in discussione, ad ogni stimolo nuovo, ha più bisogno di tagliandi di una vecchia Fiat.
La mia identità, ad esempio, va abbastanza in corto circuito col discorso burkini. Diciamo che mi limito a sperare che una risata li seppellisca.
@ dtm: la risposta te la dai da solo, e la condivido. Se posso condividere una tua preoccupazione, è l'integralismo che si manifesta negli immigrati di seconda e terza generazione. Mi stupisco come faccia uno, nato e cresciuto qui, a non apprezzare le libertà di cui dispone. Forse, in parte ciò è dovuto al fatto che questi immigrati vedono perlopiù occidentali senza identità, vedi sopra. Se l'alternativa è burqa vs. stragi del sabato sera (o stupri in spiaggia, per restare in tema sessuale), in effetti tiferei anch'io per il burqa. Si tratta ovviamente di una falsa alternativa, ma vallo a spiegare.
@ gianni: anca ti furlan?
Semo circondai, noi triestini patocchi... Simpatica quella del latte in polvere. Però sull'infibulazione, guardavo tempo fa un documentario ed era proprio la mamma (tutta contenta) a portare la figlia dallo stregone...
A proposito del titolo, quando mia moglie mi chiede se ho preso la carta d'identità, le rispondo che ho solo quella di equivalenza :-P
RispondiEliminabellissimo post. se volete (dovete) farvi due risate in tema vi segnalo questo
RispondiEliminahttp://www.youtube.com/watch?v=JoM18ib-_WI
@markogts
RispondiEliminaNon confondere triestini e furlani.
Senno' ti mando la puntata di Star Trek doppiata in furlan in cui i romulani parlano triestino.
Sull'entusiasmo per l'infibulazione. Mi riferivo a quello della bimba, non a quello della mamma. Se hai subito una violenza, e' normale ritenerla "naturale" e poi riproporla. Purtroppo. E magari anche la bimba può essere condizionata,con un robusto lavaggio del cervello, a pensare che così diventa "grande". Dare reali alternative e vediamo quante si infibulano. Mentre non mi stupirebbe che una percentuale voglia il Chador.
Su anticoncezionali e libertà sessuale. Son d'accordo, e non è un caso che tutte le grandi religioni siano contrarie. tutte, anche i musulmani, han boicottato la Conferenza del Cairo sulla salute riproduttiva, in cui si proponeva di rendere disponibile educazione e contraccettivi alle donne.
E chi li confonde, Gianni? Dico appunto che dovunque mi volto, NON vedo triestini ;-)
RispondiEliminaQualche anno fa, a Firenze, qualcuno propose di sostituire la vera e propria infibulazione con una infibulazione "simbolica" da farsi nelle ASL: in pratica una punturina che non avrebbe prodotto danni permanenti. Questo nell'ottica della riduzione del danno. Le associazioni di migranti sarebbero state d'accordo. La cosa non passò, fra le polemiche, perché si ritenne che anche il "simbolo" della mutilazione fosse incompatibile con la dignità della donna.
RispondiEliminaIo mi sono sempre chiesto perché non si proibisce la circoncisione.
Son fiorentino e ricordo la cosa.
RispondiEliminaRiduzione del danno? Si', ma comunque devi rendere una bimba di 8 anni e farla pungere in una zona delicatissima da un estraneo. Sdogani che l'infibulazione non è poi così male.
E soprattutto col cavolo che riduci il numero di bimbe infibulate davvero, POI, a casa. L'infibulazione deve essere reale, visibile, in quella cultura, non è un simbolo come la circoncisione (poco simpatica anche quella, ma con un danno mooolto inferiore e qualche vantaggio). La donna deve essere "castrata" nella sua sessualità, il significato, senza mezzi termini, è quello, e la punturina non lo fa.
Non lo so, Gianni. Credo che molti genitori, se costretti a scegliere tra la tradizione e la legalità, accetterebbero volentieri una soluzione di compromesso, ma è una cosa che non si può sapere finche non viene sperimentata. Poi sul fatto che l'idea non sia simpatica, a prescindere dal danno fisico effettivo, sono d'accordo.
RispondiEliminaNon credo sia minimamente paragonabile il danno dell'infibulazione con quello della circoncisione. Per questo, molto banalmente, sospetto che quest'ultima risulti meno scandalosa, al di là di ogni e qualsivoglia significato culturale e simbolico.
RispondiEliminase la donna/uomo sveste il corpo, vuol dire che non ha di meglio da mostrare.
Non è strettamente detto. A volte il corpo è solo una scorciatoia, uno strumento.
Per quanto riguarda l'argomento principe di questo post, non posso che controfirmare le affermazioni di Gianni: fintantoché nessuno obbliga nessun'altro a una scelta comportamentale, tutto è accettabile.
Credo si possa e si debba avere paura del burka (non del burkini, che mi pare cosa diversa) senza essere xenofobi, in quanto simbolo di una oppressione nei confronti delle donne innegabile e intollerabile.
RispondiEliminaGiusto. Riflettevo sul fatto che la paura del burkini è stupida, è legata alla paura del burka, è qualcosa di volgarmente basso che spiega la xenofobia di massa e il sottoscritto, che pure s'è considerato superiore a tanta ignoranza, d'istinto storce il naso di fronte al burkini, e poi se ne vergogna.
Io non farei paragoni alla leggera tra circoncisione e infibulazione: la prima è una pratica con basi mediche ed igieniche, e compierla come rito religioso non crea alcun handicap (forse psicologico?); la seconda è una pratica dolorosa, menomante, disabilitante e crea un grosso handicap, e lo scopo è esattamente quello di "limitare" la donna. Se la proposta fosse ragionevole o no però non so dirlo.
Ci mancherebbe che paragonassi l'infibulazione alla circoncisione. Il confronto era semmai con la versione "light" dell'infibulazione, che infibulazione non è.
RispondiEliminaCi mancherebbe che paragonassi l'infibulazione alla circoncisione. Il confronto era semmai con la versione "light" dell'infibulazione, che infibulazione non è.Allora di quel che ho scritto alla fine resta valido solamente:
RispondiEliminaSe la proposta fosse ragionevole o no però non so dirlo.
Cosa che susciterà un ragionevole chissenefrega :)