Un libro in fondo è solo un oggetto fatto di carta, colla e inchiostro. Ha valore (se lo ha) per quello che è scritto dentro, che però è spesso replicato in moltissime copie identiche, in modo che la perdita di una sola copia si può dire che raramente costituisca un grande danno sia economico che culturale per l'umanità.
Ciononostante vi è attaccato un grosso valore simbolico all'idea di bruciare libri o danneggiarli; è un tabù della nostra civiltà in parte derivante dallo shock culturale del nazismo e dei suoi roghi purificatori, d'altra parte eredi di una ricca tradizione storica. In effetti è persino sorprendente quanto questo tabù sia ormai consolidato, considerata la diffusione di una tale consuetudine fino a tempi recenti, praticata dalle varie Chiese e i vari regimi assolutisti.
Siamo al punto che se una biblioteca o una qualsiasi istituzione decide di mandare al macero alcune copie di volumi che detiene in eccesso, in modo da poter continuare a svolgere con efficienza la sua missione, qualcuno protesta, si indigna, organizza sit-in e magari si mette a citare a sproposito Ray Bradbury (che in un suo romanzo immaginava una società distopica dove leggere è proibito e i libri vengono sistematicamente bruciati dalle autorità).
E c'è anche il fatto che il libro è spesso reliquia, vero e proprio oggetto sacro, come la bandiera della nazione o la maglia della squadra di calcio. Cose, in realtà, che andrebbero bollate come superstizioni da qualsiasi persona razionale, qualunque siano le opinioni in merito a ciò che sta dietro il simbolo: posso essere tifoso della Fiorentina, ma francamente non me ne importa nulla se bruci la maglia viola, al massimo ti guardo con compassione.
Non si capirebbe quindi tutta l'importanza che i giornali hanno dato nei giorni scorsi al fatto che un pastore evangelico americano (omonimo di un Monty Python) aveva manifestato l'intenzione di bruciare pubblicamente il Corano, se non fosse per la nota legge secondo cui la madre dei cretini è sempre incinta. Cretino il pastore, cretini i musulmani che si sono fatti provocare e hanno minacciato sfracelli (come al solito regalando all'Occidente un'immagine dell'Islam assai arretrata), piuttosto cretini i media che hanno dato risalto alla notizia.
Il gesto simbolico del pastore voleva essere la risposta a un altro evento di significato simbolico la cui effettiva rilevanza nel mondo materiale è altrettanto nulla, ovvero l'eventuale presenza di una moschea nelle vicinanze di Ground Zero, a riprova ulteriore del fatto (che personalmente sostengo da tempo) che con buona pace di Marx le guerre e i conflitti vengono più facilmente scatenati dai simboli e dalle ideologie che da motivazioni concretamente materiali ed economiche (in fondo è facile mettersi d'accordo sul denaro, mentre è impossibile mettersi d'accordo sull'unico vero Dio).
Un gesto indubitabilmente poco rispettoso quello del pastore, il quale da come si presenta dà l'idea di non avere una grande dimestichezza con qualsiasi libro e di non conoscere nemmeno il contenuto di quel che vuole distruggere. Anche se forse c'è da notare che bruciare un testo sacro, se denota sicuramente una certa ostilità verso il libero pensiero, non sempre può essere associato all'ostilità verso una data religione, ma che il testo può venire bruciato proprio per difendere la religione.
I più grandi bruciatori di Corani sono stati proprio gli islamici, all'inizio della loro storia, i quali nello sforzo di pervenire ad un unico canone di riferimento cercarono di distruggere tutte le versioni non conformi. Ma anche i cattolici non scherzano affatto, e non solo riguardo ai Vangeli apocrifi e i testi eretici. Forse non tutti sanno che nell'Indice dei libri proibiti erano presenti anche la Bibbia e i Vangeli, almeno quelli in volgare che potevano essere letti anche dalla gente non troppo colta, e questo fino al 1965 (ovvero fino al Concilio Vaticano II). Nei secoli passati occorreva uno speciale permesso per entrarne in possesso, altrimenti i libri rischiavano di finire al rogo, e il suo proprietario con essi.
Tornando a noi, intolleranza, superstizione, oscurantismo: sono tre forme di stupidità, aventi tutte lo stesso esito, però c'è anche una forma di stupidità più pura, essenziale, che può portare a bruciare un Corano. Supponiamo, ad esempio, che un certo giornalista debba fare un servizio sulla moda americana di bruciare i Corani. Supponiamo anche che il suddetto giornalista abbia difficoltà a trovare del buon materiale video con cui confezionare il servizio. Che cosa dovrebbe fare il buon diavolo?
Non gli resta che entrare in una libreria, comprare una copia del Corano, e realizzare un filmino casalingo nel quale si vedono solo le sue mani che accendono un cerino e iniziano a dare fuoco al libro. Fatto, servizio realizzato e pubblicato su una delle principali testate online con grande soddisfazione di tutti. Benpensanti di sinistra indignati conto i fondamentalisti cristiani, islamici arrabbiati con l'Occidente tutto, malpensanti di destra indignati contro gli islamici violenti, e giornalisti che si arricchiscono su tutto questo.
Supponiamo però che io veda il filmato e me ne accorga, che sia certo al 99% che sia un tarocco. Cosa potrei fare? In fondo si tratta di una grave violazione della deontologia professionale, e non sarebbe giusto che la passasse liscia. Potrei forse denunciare il tutto a Striscia la Notizia, o ancora meglio a un acchiappa-bufale come Attivissimo. Oppure potrei scrivere un post indignato e tentare di sollevare la rabbia della blogosfera contro il malcapitato. Sarebbe anche giusto.
Però, c'è un però. Ovvero il fatto che l'ipotetico giornalista non sarebbe affatto un simbolo, ma una persona in carne e ossa, e io rischierei davvero di fargli del male denunciandolo. Qualche islamico, non si sa mai, potrebbe anche mettersi in testa di fargliela pagare, e una cosa come quella non penso che meriti addirittura una coltellata (in fondo non ha mica buttato dei cuccioli di cane in un fiume).
E siccome io rispetto più le persone dei simboli, e più le persone dei valori astratti come la verità e la correttezza, dovrei quindi starmene zitto. Al massimo l'unico compromesso al quale potrei arrivare sarebbe lo scrivere un post usando solo periodi ipotetici.
"E siccome io rispetto più le persone dei simboli, e più le persone dei valori astratti come la verità e la correttezza, dovrei quindi starmene zitto"
RispondiEliminaC'è da considerare che il gesto del giornalista potrebbe incitare altri stupidi a imitarlo, e quindi potenzialmente creare problemi a un gran numero di persone.
Anche questa riflessione invita al silenzio: denunciare il falso sarebbe solo un modo per attirare l'attenzione su un gesto meschino e fornire nuovo materiale di ispirazione ai cretini (che non ne hanno bisogno).
La polemica, come tutte le polemiche, si sgonfierà in pochi giorni, sostituita da un nuovo "scandalo" costruito a tavolino o meno che sia.
Thomas, stavolta c'è davvero del genio ;-) Keep up the good work
RispondiEliminaOk, il discorso fila.
RispondiEliminaMettiamo che io domani voglia fare un esperimento: 2 video, 1 con me intento a bruciare un Corano e 1 con me intento a bruciare un Vangelo (non lo farei mai, è solo un esempio: non riuscirei a dare alle fiamme un libro di Moccia, figurarsi qualsiasi altra cosa stampata).
Per quali dei due video si scatenerebbe un putiferio?
La libertà conquistata in secoli ci permette di bruciare indistintamente un libro senza subire alcuna persecuzione da parte della legge, giusto? Non è un reato bruciazre un libro, in quanto abbiamo il principio della libertà di espressione.
La mia domanda è: siamo disposti a privarci della nostra libertà, duramente conquistata dai nostri avi (Torquemada è un personaggio da libro di storia, per fortuna), per il "quieto vivere"?
Cordialità
Attila
Ma anche per me abbiamo il sacrosanto diritto di bruciare quello che vogliamo, anche se voglio ricordare che pure nelle nazioni democratiche esiste il reato di vilipendio alla bandiera, a dispetto della libertà d'espressione. Può non essere opportuno pubblicizzare quello che resta un gesto abbastanza stupido, però.
RispondiEliminaAttila (e tutti).
RispondiEliminaIl punto è l'atteggiamento che Thomas esprime (e che considero razionale e condivisibile) non è l'unico possibile.
Bruciare un Vangelo o un Corano non è la stessa cosa, dal punto di vista del credente nel libro sacro, perchè per il cristiano il Vangelo è ispirato da Dio, ma è "secondo" Marco, Luca, Matteo o Giovanni.
Per la maggior parte dei musulmani il Corano è parola di Dio, nel senso forte del termine. Non è un libro sacro solo nel senso che il suo contenuto è sacro (come per il vangelo cristiano), è sacro proprio in quanro oggetto fisico, sono santificati la carta e la colla e l'inchiostro.
Mi rendo conto che un simile punto di vista possa apparire irrazionale a chi musulmano non è, ma non se non lo si ha presente non si coglie il punto fondamentale.
Se dovessi fare un paragone con un atto contro il cristianesimo, più che bruciare un vangelo penserei alla profanazione dell'ostia.
"esiste il reato di vilipendio alla bandiera"
RispondiEliminaCome liberale ne sostengo l'abolizione.
"Se dovessi fare un paragone con un atto contro il cristianesimo, più che bruciare un vangelo penserei alla profanazione dell'ostia."
Capisco la distinzione, ma anche profonare un' ostia non è un crimine.
Il problema è che ci sono persone disposte alla violenza (anche fisica) per la violazione di un simbolo. Personalmente lo trovo assurdo e irrazionale, ed è uno dei molti motivi per cui le religioni non mi attirano.
Kirbmarc, quello che cercavo di dire è che l'ostia, così come il Corano, è qualcosa di più di un simbolo. Il che non giustifica la violenza.
RispondiEliminaTra parentesi, non credo, pur essendo cattolico, che la profanazione dell'ostia debba essere perseguita dalla legge (credo che attualmente in italia lo sia: "vilipendio alla religione").
@Falecius: sì, anche io credo che sia illegale. Il che è assurdo.
RispondiEliminaSi tratta di un gesto provocatorio, sprezzante, anche stupido (cosa spera di ottenere chi brucia un corano a parte insulti, minacce e quindici minuti di celebrità?) ma provocazioni, disprezzo e stupidità non possono essere reati.
Da ateo convinto considero il corano semplicemente un libro e l'ostia, consacrata o meno, farina e acqua. Non è mia intenzione provocare, fare un gesto di disprezzo e credo di non essere stupido, per cui non mi interessa attaccare i credi altrui.
Semplicemente, dal mio punto di vista trovo sia inutile infuriarsi per lo spregio di un simbolo religioso.
Come dicevo a un mio amico credente scandalizzato dalle bestemmie, se veramente credi che esista un essere onnipotente che si infuria per queste cose ci penserà lui a punire chi vuole punire.
In astratto, direi la stessa cosa: la legge dovrebbe permetterti di bruciare un Corano o di profanare un'ostia, dal momento che essere idioti e fare le attention-whore non è reato.
RispondiEliminaMa quali sono i limiti? Restando nel religioso, uno che entra in chiesa durante la messa e tira un bestemmione (faccio un esempio stupido) fa qualcosa di più che provocare, ovvero rompe effettivamente le scatole ai fedeli. Disturba il loro rito e quindi limita la loro libertà di assistervi. Così come accade se introduce impurità rituale (ad esempio un cane) in un contesto di preghiera musulmana.
Altra osservazione: preso atto che le persone disposte alla violenza per difendere simboli religiosi importanti esistono, uno Stato potrebbe effettivamente ritenere suo interesse evitare che queste persone abbiano pretesti per agire, vietando la profanazione (almeno, pubblica e deliberata) di simboli religiosi. Io non condividerei questa scelta, perchè dà troppo potere (arbitrario) allo Stato (incluso quello di definire cosa sia una "profanazione", cosa che da credente non riconosco tra i poteri legittimi di un potere temporale e terreno, neanche di quello vaticano) e perchè quasi sempre si attacca il simbolo perchè dietro, o intorno, ci sono tensioni di natura diversa (il Kashmir, poveretto, ne è un ottimo esempio, ma anche gli sciroccati americani danno probabilmente espressione ad un disagio che un po'di carta bruciata non soddisferà granchè).
Forse invece potrei interessante una legge che proibisca la diffusione di notizie al riguardo.
Osserverei anche i nostri incendiatori di libri sacri altrui, prima di tutto, cercano visibilità. Non gli basta bruciare il libro, cosa che possono fare benissimo a casa loro, ma vogliono farlo PUBBLICAMENTE.
Trovo difficile credere che questo, non sia stato fatto deliberatamente con lo scopo non solo di esprimere un'opinione in modo discutibilmente eccessivo, ma proprio di provocare reazioni irate da un insieme di società che soffre di ben altre e più sostanziali frustrazioni, per poi vedersi distruggere un simbolo sacro in mondovisione (voglio dire, se fossi musulmano e vivessi in Afghanistan un attimino m'incazzarei anche io).
Ergo, coloro che voglio organizzare roghi pubblici di Corani cercano dleiberatamente di creare problemi, o almeno si comportano come se lo facessero.
Non sono sicuro che lo considererei legale.
La mia soluzione, da liberale sarebbe, invece di proibire roghi pubblici o la loro diffusione mediatica, ritirare ogni forma di protezione a chi vuole farli.
RispondiEliminaVuoi bruciare un corano e finire in mondovisione? Padronissimo, ma devi accettarne le conseguenze, e non puoi pretendere che la polizia ti protegga dagli invasati che cercano di ucciderti.
Kirbmarc: giustissimo in linea di principio; non ti impedisco di fare un cazzata E non ti proteggo dalle sue conseguenze.
RispondiEliminaCi sono tre obiezioni: la prima è che la globalità della situazione fa sì che spesso non si reagisca contro il responabile ma contro enti "simbolicamente" associati ad esso (come la scuola missionaria in Kashmir, il cui personale non ha mai nemmeno pensato di bruciare alcunché). Questi enti ovviamente vanno protetti, ma perché io Stato devo proteggere qualcun altro dalle conseguenze di un atto di uno sciroccato, che presumibilmente desiderava proprio quel tipo di conseguenze?
La seconda è che la "ritorsione"può avvenire non solo contro estranei, ma anche in Stati diversi, con leggi diverse.
La terza è che anche il tuo principio deve avere dei limiti molto attentamente sorvegliati, altrimenti si finisce col dire "cazzi tuoi" anche a Salman Rushdie, per dire.
Kirbmarc: c'e' un quarto motivo per cui la tua proposta e' allettante ma impraticabile.
RispondiEliminaPortando agli estremi il tuo ragionamento, se uno ammazza qualcuno, io Stato gli tolgo la protezione e me ne impippo: dopo tutto, ha commesso un atto di cui deve sopportare le conseguenze.
Quindi: caccia libera, quindi occhio per occhio e quindi faida.