lunedì 10 novembre 2008

la maledizione del caso e l'11/9

A una partita di pallacanestro il campione della squadra locale, che finora non si è prodotto in una performance particolarmente buona, infila quattro canestri di seguito e da lunga distanza. Lo speaker della partita commenta che finalmente il nostro giocatore “ha preso la mano”. In realtà alla fine della partita, facendo il conto fra tiri tentati e canestri effettuati, vediamo che siamo di fronte a una distribuzione puramente casuale, equivalente a quella di un lancio di monete.

Lo stato di Freedonia dichiara guerra alla vicina Sylvania, e il giorno dopo i giornali titolano che l’euro ha perso due centesimi del suo valore sul dollaro “a causa delle tensioni internazionali”. Alla fine della guerra un corrispondente apprezzamento dell’euro viene attribuito alla ritrovata stabilità. In realtà durante tutto il periodo preso in considerazione il valore dell’euro sul dollaro ha continuato a scendere e salire in maniera totalmente casuale e imprevedibile.

Il signor Esposito accende un cero in chiesa per la Madonna, chiedendole la grazia di una vincita alla lotteria. Il giorno dopo realizza un bel terno al lotto, e con i soldi vinti decide di costruire una cappelletta privata in ringraziamento alla Vergine. Il signor Esposito dimentica, nella sua gratitudine, che la Madonna non è stata altrettanto buona con migliaia di altri suoi fedeli che le avevano chiesto lo stesso favore, anche con maggior ardore e devozione, e che sono rimasti delusi.

L’essere umano sembrerebbe essere geneticamente inadatto a percepire la casualità, e geneticamente programmato, al contrario, a scambiarla per causalità. Questo è in sintesi il tema principale dei libri, molto interessanti, di Nassim Nicholas Taleb: Giocati dal caso e Il cigno nero.

Taleb di professione fa il trader (compra e vende titoli o azioni in Borsa) e applica le sue riflessioni soprattutto al campo della finanza. Spiega in maniera molto chiara e convincente come mai essere miliardari non significa necessariamente essere dei maghi della finanza: spesso si è solo fortunati, e altrettanto spesso scambiare la fortuna sfacciata per una propria presunta superiorità può condurre alla rovina. Potrebbe essere il caso ad esempio di uno che, ingannato dalle serie di risultati positivi ottenuti applicando sempre la stessa strategia, continui ad applicarla investendo somme sempre più grosse, fino a che il destino non gli porta via in un giorno solo dieci volte di più di quello che ha guadagnato in cinque anni.

Questo accade anche perché gli esseri umani sono programmati (giustamente) per imparare dall’esperienza, mentre non sono altrettanto preparati ad aspettarsi l’inaspettato, “il cigno nero”, ovvero l’evento raro che non si è mai verificato ma che è comunque possibile e sempre in agguato dietro l’angolo. Si tratta in fondo della stesso atteggiamento che è alla base del bias di conferma, di cui ho già parlato qui.

I libri di Taleb aiutano a capire anche molti aspetti dell’attuale crisi economica, ma non è questo, per me, il loro principale interesse: la mancata percezione della casualità è un fenomeno che può essere ritrovato sempre laddove vi è della cattiva scienza. Prendiamo il caso dei rimedi alternativi contro il cancro: coloro che vendono questi prodotti sono soliti presentare, nelle loro inserzioni, la testimonianza di qualcuno che è guarito grazie ai loro ritrovati. Anche senza mettere in dubbio la buona fede di tali testimonial (che potrebbero avere un interesse), queste dichiarazioni sono purtroppo destinate a convincere più la parte emotiva del nostro cervello che la nostra ragione, inadeguata a percepire la “distorsione da sopravvivenza” qui presente. Nessuno di questi ciarlatani, difatti, ci parla di coloro che hanno provato gli stessi rimedi e sono morti. È un po’ come se io, dopo aver lanciato 100 volte di seguito 10.000 monete diverse, prendessi quella che è caduta più volte dal lato “testa” e sostenessi che quella moneta ha una particolare propensione a cadere da quel lato.

L’undici settembre secondo Taleb è proprio un cigno nero, un evento che nessuno era in grado di prevedere basandosi sulle esperienze passate (non cinematografiche, almeno). Per questo rischiano di essere fuorvianti le critiche di chi esclama “ma come hanno potuto farsi fare una cosa del genere sotto il naso”? Vengono spesso citate circostanze (come il “Phoenix Memo”) che sembrano indicare una qualche negligenza da parte degli apparati di sicurezza, ma ci si dimentica che quelle circostanze potevano essere percepite come rilevanti solo dopo l’evento, non prima. È sempre facile, dopo la catastrofe, andare in cerca delle avvisaglie, ma la verità è che se la catastrofe fosse stata prevedibile sarebbe (probabilmente) stata evitata. Alcune considerazioni di Taleb intorno all’11/9 possono essere lette qui.

Ma l’errata percezione del caso è una sindrome che, approfondendo l’esempio di Taleb, può essere rintracciata in tutte le varie teorie cospirazioniste che riguardano l’11 settembre. Un esempio estremo può essere rintracciato in questo articolo, che contiene appunto una “applicazione” del calcolo delle probabilità all’11/9.

L’autore dell’articolo individua 22 proposizioni diverse che descrivono gli eventi di quel giorno e assegna a ciascuna di esse (in modo del tutto arbitrario) una probabilità del 10%. Alcuni esempi di tali proposizioni sono:

2. quattro gruppi di musulmani salgano a bordo di quattro aerei negli Stati Uniti lo stesso giorno senza destare sospetti.

7. i dirottatori volino da un'altra città fino all'aeroporto in cui pensano di mettere in atto l'operazione di dirottamento solo due ore prima che il loro piano inizi.

8. le autorità militari USA pianifichino, esattamente per la data degli eventi delittuosi, giochi di guerra ed esercizi che includono la simulazione di dirottamenti aerei con l'obbiettivo di colpire edifici governativi.

10. i passaporti dei dirottatori siano trovati nei luoghi d'impatto, nonostante le macerie e la mancanza dei corpi.

17. cinque individui armati solo di coltelli tengano in ostaggio cinquanta adulti in un aereo.

[...] La probabilità complessiva dei suddetti eventi è il prodotto delle singole probabilità o 0,1^22 (0,1 elevato all'esponente 22). Questa cifra è così piccola che, praticamente, si approssima allo zero.


In questo modo si potrebbe dimostrare tutto: che non solo l’11/9, ma neanche la battaglia di Waterloo è mai avvenuta come ci raccontano; che una qualsiasi delle nostre giornate (calcolando la probabilità di ciascuno dei micro-eventi di cui è composta) è impossibile; o anche che nessuno di noi in realtà è mai nato, contando la probabilità che fra tutti gli spermatozoi di nostro padre sia stato proprio quello che ci ha generati a fecondare l’ovulo di nostra madre, moltiplicata però per ognuno dei nostri antenati; oppure si potrebbe usare lo stesso identico metodo per mostrare che una cospirazione governativa è altrettanto improbabile, se non di più (calcolando ad esempio le probabilità che ciascun partecipante al complotto non si lasci sfuggire niente, moltiplicata per le migliaia di persone che dovrebbero necessariamente avervi preso parte).

Questo approccio è particolarmente ridicolo e facile da smontare perché esplicito. Ma se guardiamo bene le stesse considerazioni sono all’opera, in forma implicita, in molte altre asserzioni dei cospirazionisti. Ci si meraviglia con Steven Jones (un fisico evidentemente poco avvezzo al calcolo delle probabilità) del fatto che tre grattacieli nel centro di Manhattan siano caduti nello stesso giorno a causa degli incendi, sostenendo che questo è tanto improbabile che non può essere vero:

prima (o a partire da allora) nessun edificio del genere in acciaio è mai crollato completamente a causa di incendi! [...] Che sorpresa, dunque, un evento del genere nel centro di Manhattan – tre grattacieli collassati completamente lo stesso giorno, l’11 settembre 2001.
http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=1683


Steven Jones commette però l’errore di considerare solo la probabilità pura dell’evento, e non quella condizionata dagli impatti con gli aerei e gli incendi. È come se un avvocato difendesse il suo assistito, accusato di aver ucciso la moglie con la sua pistola, sostenendo che solo una minuscola percentuale di mariti in possesso di armi da fuoco finisce per uccidere la moglie. Dimenticando cioè che quel che conta non è la probabilità che un generico marito uccida la moglie con una pistola, ma la probabilità che “quel” particolare marito abbia ucciso la moglie, condizionata dall’evento che la moglie è stata effettivamente ritrovata uccisa con quella pistola.

Si insiste particolarmente sull’edificio 7 perché le analisi del NIST indicano che in quel caso non sono neanche stati i danni strutturali (a quanto pare non decisivi) subiti dall’edificio a causare il crollo, che quindi è crollato solo in conseguenza dell’incendio. Questa è in effetti una conclusione sorprendente, perché priva di precedenti storici: basta per concludere che è impossibile? Evidentemente no, perché come insegna Taleb (e prima di lui Popper) il semplice fatto che un evento non è accaduto prima non dimostra che non possa accadere, così come il fatto che tutti i cigni osservati finora siano bianchi non dimostra che non possa esserci un cigno nero (e si dà il caso che una specie di cigni neri esista davvero, in Nuova Zelanda).

Un altro aspetto della sindrome cospirazionista legato alla errata percezione del caso è il fatto di scambiare sistematicamente il rumore per genuina informazione. I cospirazionisti si rifiutano di considerare la semplice idea che uno qualsiasi delle migliaia di avvenimenti accaduti l’undici settembre possa non avere alcun significato, non essere altro che “rumore”. Ogni minuscolo evento è invece scandagliato alla ricerca di possibili indizi intorno alla cospirazione: i movimenti di borsa prima dell’11/9, del tutto normali, vengono descritti come operazioni sospette (è vero, qualcuno ha guadagnato dal crollo delle Borse, ma questo accade sempre). Tutto ciò che hanno detto e fatto gli attentatori nei giorni e nelle ore prima degli attacchi è considerato strano o incompatibile con la versione ufficiale. Perché alcuni attentatori, invece di partire direttamente da Boston, hanno viaggiato in macchina da Boston fino a Portland, hanno preso un aereo per Boston, e giunti di nuovo lì si sono imbarcati sul volo da dirottare? Probabilmente non lo sapremo mai, ma è davvero importante? Ci deve per forza essere un motivo se un passeggero, a bordo di uno degli aerei, telefonando alla moglie si è presentato con nome e cognome? Si può dire al massimo che è insolito, ma quante cose insolite accadono ogni giorno senza che nessuno ci faccia troppo caso?

Uno di questi dettagli che probabilmente non aggiunge nulla alla conoscenza degli avvenimenti, ma contribuisce solo al rumore che vi è attorno, viene addirittura presentato da Massimo Mazzucco come “la prova inconfutabile” dell’auto-attentato. In un filmato girato prima del crollo del WTC7 si vedono alcuni pompieri che corrono e avvertono gli altri che “the whole thing is about to blow-up” (“sta per scoppiare tutto”). Secondo Mazzucco queste parole possono significare solo che l’edificio era stato minato con cariche esplosive, e i pompieri ne erano a conoscenza (essendo quindi complici dell’attentato). La possibilità che i pompieri stiano usando un’espressione figurata, o impropria, o che addirittura stiano parlando di qualcos’altro viene scartata a priori. Che dire? Bisogna stare attenti a qualunque cosa si dica quando Mazzucco è nei paraggi...

Ancora: molti testimoni affermano di aver visto un aereo di linea dirigersi verso il Pentagono, e alcuni anche di averlo visto scontrarsi con la facciata. Che cosa fanno i cospirazionisti di fronte alle loro dichiarazioni? Le analizzano scrupolosamente, scartando tutto ciò che vi è di genuinamente significativo, e selezionando solo il rumore. Se, ad esempio, un testimone afferma di aver visto un aereo, e che questo aereo “era come un missile con le ali”, l’affermazione non viene vista come la prova che c’era un aereo, ma come la prova che c’era un missile. Inoltre, sebbene l’insieme delle testimonianze nel suo complesso avvalori la tesi dell’aereo, i cospirazionisti utilizzano alcune discrepanze contenute in alcune di esse (ad esempio sulla rotta effettivamente seguita) nel tentativo di screditare la versione ufficiale degli avvenimenti. È come se 100 testimoni diversi giurassero di aver visto Pierino rubare la marmellata, che però viene assolto perché i testimoni non sono tutti concordi sull’ora esatta in cui è avvenuto il furto.

Tutte le fallacie probabilistiche qui descritte non sono un sintomo di particolare stupidità: si tratta di bias cognitivi particolarmente difficili da riconoscere anche per individui altrimenti razionali, tanto da essere l’oggetto di una intera disciplina accademica, e cioè l’economia comportamentale, che in opposizione alla teoria neo-classica studia il comportamento concreto degli individui di fronte alle situazioni di incertezza, restituendo un modello più realistico del funzionamento dei mercati.

Il rimedio, però, è quello che dovrebbe adottare un qualsiasi ricercatore che non voglia diventare lo zimbello dei propri colleghi: non fidarsi del proprio istinto, e prima di annunciare al mondo di aver fatto una scoperta sensazionale fermarsi a riflettere, poi riflettere di nuovo, e poi riflettere ancora. A meno che, naturalmente, non sia perfettamente conscio di quel che sta facendo, e non stia appunto utilizzando i meccanismi sopra descritti a puro scopo propagandistico, proprio come un piazzista di “miracolosi” prodotti medicinali.

15 commenti:

  1. Gran bell'articolo!

    Complimenti!


    (Stavolta sono arrivato prima, alla faccia di Brian :P )

    RispondiElimina
  2. Anch'io sono arrivato prima di Brian! :P

    Dico, yos, passi che cospirazionisti sparsi e visitatori occasionali mi storpino il nome, ma tu...
    Ci manca solo che tu mi dia dell'asino ;-)

    p.s.
    Non sto a dilungarmi sui complimenti, Thomas.
    Come ben sai sei tra i 5/6 bloggers che amo di più. Per qualità e piacevolezza della prosa e per qualità e ricchezza dei contenuti.
    Grazie ancora.

    RispondiElimina
  3. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

    RispondiElimina
  4. Puoi sempre cambiare il nick:
    Brian_Use oppure Brain di Nazareth.
    :P

    grazie a voi

    RispondiElimina
  5. che probabilità ci sono che yos abbia davvero avuto solo una svista?quante permutazioni si possono avere con la parola brian? quante di senso compiuto? e poi questo commento censurato....qui evidentemente c'è sotto un complotto

    RispondiElimina
  6. brain_use

    Dico, yos, passi che cospirazionisti sparsi e visitatori occasionali mi storpino il nome, ma tu...


    Chiedo scusa: è solo colpa mia.
    Ho puntato al contrario il nuovo sparaflash e quindi...
    Pero alla CIA, potevano anche mettere una freccia che indicasse il verso di uscita del raggio...

    Ma perché poi alla CIA hanno voluto rimpiazzare il vecchio sparaflash con il nuovo.
    Non è che c'è sotto un complotto?

    Ci manca solo che tu mi dia dell'asino ;-)


    Beh,non esageriamo.
    Preferivi che ti dessi dell'elefante? :P

    (Senza contare che possiedo delle azioni della pepsi :D
    Se non ridete non fa niente. Anche se la fanta è abbastanza buona. )

    anonimo
    e poi questo commento censurato....qui evidentemente c'è sotto un complotto


    Giusto da Brain, era iniziata una discussione, su come costruire a tavolino un complotto ...



    PS Ma Brian non è ancora arrivato?

    RispondiElimina
  7. No, no, ma che Sardanapaloz!
    Sono ElwoodBlue, vittima dell'affollamento dei nick su google.. :-D
    Thomas è stato così gentile da indicarmi il suo articolo, quindi invio una riflessione stand alone sul tema.


    Intanto leggendo l'articolo di Elias Davidsson per la prima volta ho trovato espressa in forma (in)organica anche da altri il motivo delle mie perplessità sul 9/11.
    Bene, la cosa quantomeno mi ha fatto sentire un po' meno imbecille.. :-D

    Però quello che scrive Elias Davidsson mi ha lasciato parecchio insoddisfatto.
    Al punto da arrivare a dubitare che sia un matematico: e infatti non lo è: è un compositore musicale islandese.
    Un matematico la prima cosa che impara è a distinguere l'arbitrario dall'oggettivo, ed Elias questo non lo fa.

    Il suo elenco di 'incredibili coincidenze' è parecchio bislacco.
    Insieme ad alcune che in effetti possono spingerti alla riflessione ce ne sono altre assolutamente idiote ("perché i terroristi hanno scelto di frequentare le scuole di volo in america??" - beh, perché sono migliori, no?).

    Per un po' non è andato malissimo.
    La cosa che però rende assolutamente RIDICOLA la sua tesi (ottimo il termine utilizzato da Thomas) è il fatto che decide del tutto ARBITRARIAMENTE di attribuire un valore di probabilità - oltretutto sempre lo stesso, il 10% - a tutti i 22 punti della sua lista, e di assumere tale valore come universalmente valido.
    Che minchiata.

    Chiaro che le opinioni di ognuno possono divergere, però a mio avviso le percentuali di probabilità per esempio dei primi 4 punti della lista sono MOLTO vicine al 100% - ovvero, non ci trovo niente di strano; dall'altra parte personalmente trovo che attribuire una probabilità del 10% al ritrovamento casuale dei passaporti dei terroristi (oltretutto intatti) fra le macerie sia una valutazione ampiamente generosa.

    Quindi utilizzando delle premesse arbitrarie è inevitabile che arrivi a conclusioni assolutamente arbitrarie. La cosa fastidiosa è che decide di presentarle come una dimostrazione assolutamente rigorosa dal punto di vista matematico.. :-(


    Però indipendentemente dalla volontà dell'autore (e senza che questi se ne renda conto) l'articolo almeno uno spunto di riflessione lo suggerisce: l'algebra booleana.

    E' indubbio che le discussioni fra truthers e debunkers che ho letto fino a ora seguono questa strada.
    Tutte.
    La tesi di partenza dei truthers è per l'appunto booleana, e sfrutta proprio l'AND come operatore: la ricerca cospirazionista cerca di dimostrare che se ALMENO UNO degli elementi che costituiscono la V.U. è falso -> allora anche tutto il resto è falso -> allora il castello di carte crolla.

    Però 'impossibile' è una parola grossa. E' parecchio difficile da utilizzare.
    Per esempio in molti ritengono che sia impossibile per l'essere umano attraversare le pareti - almeno fino a quano qualcuno non gli indica la maniglia della porta..

    Per smontare il giudizio di impossibilità in definitiva basta poter dimostrare che almeno un'altra volta, date certe condizioni, è accaduto un evento simile o assimilabile.
    A quel punto l'impossibile non c'è più.
    La discussione si sposta inevitabilmente (e talvolta accanitamente) sulla differenza delle condizioni di partenza fra i due eventi e magari può diventare anche incandescente - ma nel frattempo l'impossibilità è scomparsa, e quindi non ci sono più margini per dichiarare falsa l'equazione.

    Lo spirito booleano che ha guidato le discussioni ha avuto come effetto collaterale quello di frantumarle in dettagli. E' nata tutta una serie di superesperti, che si sono impegnati in discussioni progressivamente sempre più raffinate per dimostrare o smentire l'impossibilità di ogni singolo evento.


    Un altro elemento che rende chiara la poca dimestichezza di Elias Davidsson con la matematica è la sua scarsa dimestichezza con i calcoli.
    Si fa prendere subito dal pathos e esagera: vuole il 10 alla meno 22esima.
    Lo vuole caparbiamente.
    Mi chiedo a che gli serva.
    UNA probabilità su DIECIMILA (un banale 10^ -4) gli sembrava troppo poco?


    In realtà proprio per la struttura stessa del calcolo probabilistico non è necessario avere moltissimi dubbi su moltissime cose per avere una percentuale di probabilità prossima allo zero.
    Se nelle proprie valutazioni personali uno attribuisce una probabilità su 10 anche solo a CINQUE delle tantissime tesi in discussione (in alcuni casi, ripeto, il 10% può essere assolutamente generoso) basta e avanza per ottenere una (im)probabilità di 1/100.000.
    Tanta roba. Si prevede che per una volta che ti va bene ce ne sono altre 99.999 che ti va male..

    E gli eventi ai quali si può dare una chiave di lettura non univoca non sono pochi.


    E' chiaro che la cosa è più complessa di così.
    Se affidassimo la valutazione a un bravo bookmaker immagino che egli potrebbe attribuire ad alcune cose un bel 99% (per motivi professionali i bookmakers il 100% lo evitano), per altre dell'80%, per altre ancora del 30%, magari scivolando su quotazioni davvero molto basse per una manciata di questioni.

    In effetti questo è un punto debole in alcune delle tesi utilizzate dai debunker per smontare le obiezioni complottiste.
    Essendo booleanamente concentrate a respingere le accuse di impossibilità (e per respingere l'impossibilità basta dimostrare che un evento si è verificato almeno un'altra volta, qualunque fossero le condizioni di partenza), evidentemente a volte sono costrette a sacrificare la reale plausibiltà dell'evento stesso.

    Un buon esempio può essere il WTC7.
    Le motivazioni addotte negli anni per dimostrare la non impossibilità di un crollo spontaneo del WTC7 poi alla fine sono state in parte smentite addirittura dagli stessi studi del NIST, che però a sua volta ha dimostrato solo la possibilità dell'evento - e in ogni caso a mio avviso anche la soluzione proposta dal NIST resta comunque con un livello di probabilità molto basso (è chiaro: comunque WTC7 è crollato. La discussione verte sul come).

    Un altro buon esempio è proprio il volo rasoterra.
    E' FALSO dire che una cosa del genere è aereodinamicamente impossibile, perché in alcune situazioni, cioè nel circo delle esibizioni aeree, questo viene eseguito. Magari a quote lievemente diverse o a velocità diverse, ma tanto basta a dichiarare che pretendere l'impossibilità della cosa è sbagliato.
    Però nelle esibizioni aeree per l'appunto vengono fatte proprio quelle cose che sono talmente difficili che nelle situazioni normali è ESTREMAMENTE più prudente non farle.
    Insomma: don't try it at home.
    E' un po' come la differenza fra la vita e il circo: ognuno di noi può essere capace con non troppo allenamento di stare appeso allo stipite della porta per 5 o 6 minuti, e magari dondolarsi un po'; ma da lì a dire che si è dei trapezisti da circo di strada ce ne corre.
    Ognuno è libero di attribuire la probabilità di successo che preferisce all'idea che un pilota novellino possa effettuare una manovra da esibizione aerea.
    Quelle che gli attribuisco io sono davvero molto basse.


    In ogni caso il fatto che Elias Davidsson tratti l'argomento in modo particolarmente imbecille non significa che l'argomento non sia degno di nota, allo stesso modo in cui il fatto che alcuni dei leghisti più esagitati chiedano la castrazione chimica degli extracomunitari (cosa purtroppo vera) non significa assolutamente che la Lega Nord sia un partito indegno di sedere in Parlamento.

    Ma torniamo al discorso della scommessa sul 9/11.
    Il bookmaker di cui parlavamo prima per poter esporre in modo coerente al totalizzatore la sua quotazione dovrebbe prendere tutti gli elementi della faccenda che presentano elementi di ambiguità e ottenere il PRODOTTO dei fattori di improbabilità: infatti per arrivare all'episodio così come è avvenuto questi fattori devono essere avvenuti tutti contemporaneamente.

    Nota bene: nel 9/11 si esce fuori dalla distribuzione normale presentata all'inizio dell'articolo. Qui si sta parlando di fattori TUTTI POSITIVI per i terroristi.

    Su questa cosa è bene perdere un po' di tempo.
    In questo caso si esce dalla distribuzione statistica normale, quella della partita di basket riportata all'inizio.
    Se ripensate alla catena di eventi che vi hanno fatto casulamente conoscere la compagna della vostra vita e gli applicate tutto l'ambaradan della probabilità vedrete che le probabilità che questo possa essere avvenuto davvero sono state abbastanza infinitesimali.
    Avete realizato l'impossibile?
    No.
    Siete stati particolarmente fortunati?
    Dal punto di vista soggettivo dipende ;-), dal punto di vista statistico assolutamente no.
    Semplicemente non state tenendo conto delle MIGLIAIA di altre donne nelle quali vi siete imbattuti nella vita, che hanno rappresentato TUTTE un'occasione per innamorarsi. Dalla compagna di classe alla ragazza che era seduta accanto a voi in metropolitana la vigilia di Natale del 1989 e che mai più avete rivisto.

    Il 9/11 invece è stato un evento unico, che si è verificato per la prima volta e probabilmente anche per l'ultima.

    Evento secco = probabilità pura.

    Se volete riportare l'esempio al discorso sentimentale bisogna eliminare tutte le donne che avete casualmente incontrato nella vita e provare a supporre che la vostra UNICA possibilità di innamorarvi sia legata ESCLUSIVAMENTE, che so, all'operaia che occupa la postazione n.18 della catena di montaggio dello stabilimento electrolux di Susegana.
    In bocca al lupo.. :-)


    Anche se gli elementi di perplessità che ho io nella questione del 9/11 non sono moltissimi, in questi le perplessità non sono poche. Inoltre vanno unite (anzi, moltiplicate) le perplessità comunque esistenti anche su altri aspetti della questione.
    Se il bookmaker in questione fossi io la quotazione che mi sentirei di esprimere sarebbe davvero molto, molto bassa.


    Altro è invece il discorso di Taleb e del Cigno Nero.
    Chiaramente non ho letto il libro: il panorama dei miei interessi è più ristretto di quello di thomas.
    Mi limito a tre osservazioni non so quanto superficiali.

    1) Taleb è un matematico (lui per davvero) le cui osservazioni nascono dal voler dimostrare l'impossibilità reale di predizione in ambito borsistico. Da qui si lancia nell'applicazione delle stesse teorie in ambito sociale.
    Mentre sul primo aspetto POTREI(*) essere d'accordo con lui, il secondo risponde a logiche abbastanza diverse.
    Non so quanto i modelli applicabili all'uno possano essere applicabili all'altro.

    (*) Il 'potrei' ovviamente non nasce dal fatto che sono competente sull'argomento e quindi capace di confutarlo. Nasce dall'opposto: in quanto abbastanza incompetente della cosa dovrei prima leggere il libro e poi vedere l'effetto che fa. ;-)

    2) Le teorie di Taleb non mettono sotto attacco una generica cura alternativa per il cancro: nel suo mirino c'è la curva gaussiana di distribuzione normale. Tanta roba..
    Infatti viene immediatamente 'dekunkato' da uno dei commenti: "Libro un po' pericoloso per i lettori non smaliziati. Da leggere "sull'attenti" e con spirito critico e scettico sull'interruttore ON. E' divertente da leggere, ma spesso non giustifica niente di quello che sta scrivendo; ci sarebbe da ampliare e confrontare più o meno ad ogni frase che l'autore scrive."

    3) Cito da Taleb:
    "The puzzling question is why is it that we humans don't realize that we don't know anything about the significant brand of randomness? Why don't we realize that we are not that capable of predicting? Why don't we notice the bias that causes us not to realize that we're not learning from our experiences? Why do we still keep going as if we understand them?"

    Attenzione coi Cigni Neri.
    Sul serio: sono ragionamenti COMPLOTTISTI!

    Menti più maliziose della mia potrebbero prenderli a supporto praticamente per tutto. Più o meno come le Armi Segrete anche i Cigni Neri sono degli evergreen applicabili a tutte le teorie: dagli UFO ad Atlantide alla Terra Cava ai Crop Circles ecc.

    Pensate alla teoria più bislacca che vi viene in mente.
    Potrebbe sempre arrivare qualcuno che se ne esce candido candido con il suo "Non puoi dubitarne: anche se l'esperienza normale lo escluderebbe, sicuramente è un Cigno Nero. Non lo hai letto Taleb? ".
    E a quel punto le cose andrebbero a puttane rapidamente..

    RispondiElimina
  8. Cristo, Elwood, hai scritto un poema.
    Poi, va bene l'affollamento dei nick, ma proprio Pippo? Tanto valeva postare come anonimo e firmarsi in calce...
    ;-)


    Non capisco perché trovi diverso il caso dell'innamoramento da quello dell'11/9. Dici che questo è un caso unico, ma è unico anche l'incontro con la donna della tua vita, oppure l'uscita al SuperEnalotto della combinazione 13-27-42-56-70-81. Quel che vuoi dire è forse che quella combinazione non ha nulla di straordinario che attiri la nostra attenzione, come potrebbe invece essere 1-2-3-4-5-6, ma le probabilità sono le stesse. Il metodo di quel Davidsson non funziona perché in pratica si otterrebbero gli stessi risultati con qualsiasi insieme di 22 affermazioni non banali, ad esempio con la negazione di quei 22 enunciati. Oppure prendendo 22 enunciati che descrivono una qualsiasi ipotesi di complotto alternativa alla "versione ufficiale". In altre parole è un approccio che considero del tutto privo di senso - fuffa pseudo-matematica.

    Per quanto riguarda l'algebra booleana, non sono d'accordo con te perché questa insistenza sulla "versione ufficiale", da accettare o rigettare nell'insieme, è un'ossessione esclusivamente di parte complottista. Sono i complottisti che si illudono di dimostrare chissà che cosa facendo le pulci ad ogni singola virgola dei rapporti delle varie commissioni d'inchiesta. Io, come credo nessun debunker, non mi scandalizzerei affatto nello scoprire che ci sono particolari inesatti nelle ricostruzioni degli avvenimenti. Non sono affatto sicuro che la spiegazione proposta dal Nist per il crollo dell'edificio 7 sia quella giusta, anche se nella mia ignoranza preferisco affidarmi a quella ricostruzione piuttosto che ad altre. Anzi, sono SICURO che nessuno è in grado di dare una spiegazione dettagliata ed esatta al 100% di quello che è successo quel giorno.
    Ma sono anche sicuro, perché me lo dice il buon senso, che qualunque cosa sia successa al Pentagono deve avere a che fare con un grosso aereo commerciale pilotata da un terrorista che gli è finito contro. Magari posso sbagliarmi riguardo all'inclinazione dell'aereo al momento dell'impatto o sulla dinamica dei danni conseguenti, ma non sulla descrizione sommaria degli avvenimenti, che secondo me è al di là di ogni ragionevole dubbio.

    RispondiElimina
  9. Buongiorno, Elwood.

    Non ho fatto in tempo a risponderti su crono911.
    La scelta di John, che francamente condivido, di chiudere un thread che stava inevitabilmente degenerando mi ha impedito di trovare quel quarto d'ora necessario ad affrontare le tematiche che proponevi di là.
    E che riproponi di qua, con chiave di lettura diversa ma conclusioni analoghe.
    Altrettanto onestamente ti devo dire di aver aperto almeno tre o quattro volte il reply ai tuoi post e di aver smesso di scrivere dopo poche righe: ma che scrivo a fare, fu il pensiero che mi attraversò la mente.
    Ma oggi ho giusto un quarto d'ora da buttare... ;-)
    E dunque lo butto.

    Non c'è molto da aggiungere a quanto già evidenziato da Thomas: questa ossessione per il dettaglio che non convince è tutta da una parte, mascherata poi dall'altrettanto eterea ossessione per il cosiddetto "quadro generale".
    Né l'una né l'altra hanno consistenza e dunque le due visioni si alternano costantemente nelle affermazioni complottiste: mi smontate la "pistola fumante"? Ma io guardavo il "quadro generale"!
    Mi smontate il "quadro generale"... E come lo spiegate il fatto che la bisnonna di un passeggero sia nata giusto l'11/9?

    Facciamo qualche esempio tratto dal tuo post: il passaporto sopravvissuto di Satam al-Suqami, il crollo del WTC7, il volo rasoterra.
    Begli esempi, per come la vedo io: i terroristi, il WTC, il Pentagono.
    Ma begli esempi anche perché evidenziano subito il metodo di lavoro fuorviante.

    Si parla del passaporto come fosse l'unico effetto sopravvissuto all'impatto: così non è.
    E come in ogni incidente aereo si contano decine, centinaia di effetti personali sopravvissuti, così fu anche per l'11/9.
    Non si stupirono gli investigatori dell'NTSB, ritrovandoli, perché dovremmo stupirci tu ed io, che conosciamo la materia infinitamente meno di loro?

    WTC7: ma accidenti, lo vogliamo capire che il problema non è se abbia ceduto la colonna 79 piuttosto che la 666?
    Il punto è che non esiste ombra di prova che il crollo sia stato in alcun modo una demolizione controllata.
    Non ci sono tracce chimiche di esplosivi, non ci sono gli squibs delle esplosioni, non ci sono i rumori delle esplosioni, non ci sono i demolitori, non c'è l'organizzazione delle demolizioni.
    I pompieri lo diedero per spacciato ore prima del crollo: complici anche loro?
    O, più semplicemente, sapevano benissimo che, colonna 79 o 666 che si preferisca, qualcosa alla fine avrebbe ceduto, dopo ore di fuoco incontrollato?

    Il volo rasoterra è pratica difficile, certo: è pratica difficile per un pilota che ci tenga a salvare le penne e magari anche il suo aereo.
    Ma un paio di secondi scarsi rasoterra per uno che si sta suicidando?
    Per uno a cui interessa solo ed esclusivamente di schiantarsi contro un punto qualsiasi di quel bell'edificione grosso davanti a lui?
    Che rischio avrebbe corso? Schiantarsi non perfettamente sulla facciata? Immagino la preoccupazione!

    Tutto, tutto il movimento complottista si basa esclusivamente sui rumors, sui "sembra", "pare", "potrebbe".
    Sulla distorsione dei fatti, sulla pseudo-logica basata su presupposti parziali e/o scorretti.
    Niente analisi, niente dati, niente di niente.
    Solo fumo.

    Si disquisisce di logica e di calcolo delle probabilità.
    Proviamo a leggere gli avvenimenti con la chiave dei dirottatori:
    - saliamo in aereo
    - facciamo fuori i piloti (gli unici che possono creare problemi)
    - i passeggeri li teniamo buoni con le minacce e con la consapevolezza che, se vogliono tornare a terra, solo noi possiamo riportarceli.
    - quando i passeggeri si accorgeranno che invece che un aeroporto stiamo puntando un grattacielo, sarà troppo tardi.

    Punto.

    Dove sta la difficoltà?
    Solo in un elemento: la scelta, idiota, del suicidio/omicidio pur di togliersi la soddisfazione di fare un danno epocale.

    RispondiElimina
  10. Si disquisisce di logica e di calcolo delle probabilità.
    Proviamo a leggere gli avvenimenti con la chiave dei dirottatori:
    - saliamo in aereo
    - facciamo fuori i piloti (gli unici che possono creare problemi)
    - i passeggeri li teniamo buoni con le minacce e con la consapevolezza che, se vogliono tornare a terra, solo noi possiamo riportarceli.
    - quando i passeggeri si accorgeranno che invece che un aeroporto stiamo puntando un grattacielo, sarà troppo tardi.

    Punto.

    Dove sta la difficoltà?


    Esatto, hai spiegato meglio di me il punto. E' un po' come fare una torta: ci sono milioni di modi diversi per arrivare al risultato (ingredienti, quantità e tempi di cottura), ma alla fine quello è.

    RispondiElimina
  11. Ue!

    Niente di che.
    Solo che avevo iniziato un discorso buttandola in burletta pensando che poi ci sarebbe stato tempo per articolarlo in modo più serio e tedioso; la chiusura del 3d invece ha lasciato solo la burletta. Pace.
    E' chiaro che nessuno voleva convincere nessuno: siamo tutti bimbi grandi e queste cose immagino ce le siamo lasciate alle spalle da tempo.

    N.B. Pippo è solo una parte: il nome completo è Pippo Spano, il Cavaliere Ragioniere! :-D

    RispondiElimina
  12. Nessun problema Elwood,
    anzi, spero di continuare ad averti fra i lettori del mio blogghettino.
    A presto

    RispondiElimina
  13. @Elwood:
    mi associo alla speranza di Thomas.
    Il dibattito è sempre stimolante e il blog di Thomas è ricchissimo di spunti!

    RispondiElimina
  14. Ciao Thomas, l'hai letto "nati per credere" di Pievani, Girotto, Vallortigara?

    Prende spunto dalla frase di dawkins per cui "la mente umana sembra si sia evoluta per fraintendere la teoria dell'evoluzione"...
    un'altra variazione sul tema del tuo articolo insomma.

    Il tuo blog è veramente una gran bella scoperta! ti ho linkato al mio leopoldopapi.blospot.com, (ultimamente non ci scrivo quasi mai, manca il tempo)

    ciao a presto

    RispondiElimina
  15. Ciao Thomas, l'hai letto "nati per credere" di Pievani, Girotto, Vallortigara? -

    No, grazie per la segnalazione, e anche per i complimenti. Ciao

    RispondiElimina