Nella prima metà del ventesimo secolo, lo sviluppo della fisica quantistica ad opera di un gruppo di scienziati europei (Planck, Bohr, Heisenberg, Dirac, Einstein, De Broglie, Schrödinger e altri ancora) segnò una rottura dell'immagine tradizionale della natura molto più vasta di qualsiasi rivoluzione scientifica precedente. Anche le scoperte di Galileo e Newton erano contro-intuitive, rispetto alla fisica "ingenua" aristotelica, ma erano anche in fondo comprensibilissime e razionali, tanto da essere giustificate da Kant, a posteriori, come basate su principi assolutamente necessari. Nemmeno la teoria della relatività di Einstein era così profondamente enigmatica come il comportamento delle onde e delle particelle elementari evidenziato dai fisici dei primi decenni del Novecento.
Le rivoluzioni scientifiche portano con sé, in maniera abbastanza inevitabile, un ripensamento dei principi epistemologici stessi alla base della ricerca. Dopo l'iniziale sconcerto, la prima reazione da parte di alcuni degli scienziati coinvolti fu un'interpretazione della natura in chiave anti-realista, se non apertamente idealista, nettamente in contrasto con l'approccio "materialista" tradizionalmente attribuito agli uomini di scienza. Di matrice idealista è sicuramente la cosiddetta interpretazione di Copenaghen della meccanica quantistica, fatta propria da Niels Bohr e Werner Heisenberg. Quella che rese Einstein molto diffidente nei confronti della meccanica quantistica tutta (pur essendone uno dei padri) e che gli fece esclamare: "non riesco a credere che la Luna non sia lì se non la si guarda".
Pur non avendo in realtà una formulazione univoca, di modo che non è chiaro capire di che si tratti con esattezza, credo che la caratteristica principale dell'interpretazione di Copenaghen sia l'importanza data all'apparato di misurazione e al ruolo svolto dall'osservatore. Uno dei risultati più sorprendenti della meccanica quantistica è proprio il fatto che il comportamento di alcune entità (particelle elementari) è determinato dall'esperimento stesso con cui si cerca di osservarlo, mentre la loro natura intrinseca resta in qualche modo "indeterminata" quando non vengono osservate. Ovvero l'esperimento ci fa vedere la particella in una data posizione nello spazio, ma prima di essere osservata la posizione della particella non era semplicemente ignota, è che proprio non stava da nessuna parte, o meglio ancora era dappertutto (si trovava in una "sovrapposizione di stati", dicono i fisici). Una buona introduzione al tema, da parte di un vero luminare, la si può trovare in questo post.
Fin qui nulla di male, cioè, è sorprendente, ma non si tratta nemmeno di un'interpretazione, è ciò che viene effettivamente osservato, per quanto strano. L'idealismo emerge nelle interpretazioni più estreme di questo fatto sperimentale, ad esempio quando si comincia ad attribuire non tanto all'apparato sperimentale, ma alla "osservazione cosciente" dello sperimentatore il potere di trasformare la realtà. Quando cioè si attribuisce alla mente immateriale, piuttosto che alle macchine, il collasso della funzione d'onda (la funzione matematica che descrive la sovrapposizione degli stati possibili di una particella o un gruppo di particelle).
Questa non è soltanto una visione metafisica bizzarra (che in quanto tale sarebbe innocua), ma in realtà conduce anche a conseguenze sperimentali contraddittorie, come ben argomenta Paolo Musso in questo articolo. Sempre Paolo Musso mi fornisce gentilmente le citazioni necessarie a mostrare che questa lettura idealistica dell'interpretazione di Copenaghen non è del tutto una mia invenzione, ma che se anche nessuno degli scienziati coinvolti (tranne, pare, von Neumann) l'avesse abbracciata con convinzione, alcune loro parole mostrano almeno una certa propensione verso l'idealismo.
La normale separazione del mondo tra soggetto e oggetto, tra mondo interno e mondo esterno, tra corpo e anima, non è più adeguata. [...] Tutti gli oppositori della interpretazione di Copenaghen concordano in un punto. Sarebbe desiderabile, secondo loro, ritornare al concetto di realtà della fisica classica o, per usare un termine filosofico, all'ontologia del materialismo. Essi preferirebbero ritornare all'idea di un mondo reale oggettivo le cui particelle minime esistono oggettivamente nello stesso senso in cui esistono pietre e alberi, indipendentemente dal fatto che noi le osserviamo o no (Werner Heisenberg)
Per quanto utile possa essere nella vita di ogni giorno il dire che il mondo esiste “là fuori” indipendentemente da noi, questo punto di vista non può più essere mantenuto [...] Sì, o universo, senza di te io non avrei potuto cominciare ad esistere. Tuttavia tu, grande sistema, sei fatto di fenomeni; ed ogni fenomeno poggia su un atto di osservazione. Tu non potresti mai nemmeno esistere senza atti elementari di registrazione come i miei (John Wheeler)
Resterà notevole, qualunque sia lo sviluppo futuro dei nostri concetti, che lo stesso studio del mondo esterno abbia portato alla conclusione che il contenuto della coscienza è una realtà irriducibile (Eugene Wigner)
Pura fuffa cui ha poi contribuito la letteratura new age, e tutti quei libri, a partire dal celebre Il Tao della fisica di Fritjof Capra, che si sono sforzati di intravedere connessioni fra le dottrine mistiche orientali e lo sviluppo della scienza moderna. Connessioni suggestive quanto, a ben guardare, alquanto superficiali (in fondo tutto è simile a tutto). Francamente, l'idea che un monaco tibetano di qualche secolo fa possa aver elaborato qualcosa di simile alla concezione della realtà svelata dalla fisica quantistica semplicemente "meditando" è piuttosto offensiva nei confronti di chi fa il lavoro dello scienziato, il quale sa bene che non solo deve sottoporre le sue idee al tribunale dell'esperienza, ma anche che quelle stesse idee non gli sarebbero mai venute senza il lavoro di tutti gli scienziati che l'hanno preceduto. No, dire una scemenza vaga e fumosa come "tutto è energia, tutto si trasforma" o altri pensierini da Bacio Perugina non è affatto paragonabile all'ideare il principio di indeterminazione di Heisenberg, o al descrivere la struttura di un atomo.
Ancora più pericoloso il discorso quando viene utilizzato dai ciarlatani per vendere i loro intrugli. Non è inconsueto, purtroppo, che la fisica quantistica venga invocata dagli adepti della "medicina olistica" o chissacché, per giustificare i loro folli procedimenti. Persone che cercano di convincere i malati dell'enorme potere della loro mente di incidere sul reale e trasformarlo, e quindi di sconfiggere ogni malattia possibile e immaginabile con la sola forza di volontà ("lo dice la fisica quantistica!"). Persone che arrivano a ideare una disciplina dal nome "medicina quantistica" e che la presentano con stringhe di parole assolutamente senza senso alcuno, ad esempio:
L’uomo e la natura sono costituiti di energia e materia. La materia è frequenza elettromagnetica condensata, e quindi tutti i corpi emettono frequenze (energia) e possono anche riceverle. Tutte le cellule del corpo umano grazie al loro DNA che funziona come un trasmettitore-ricevitore sono in continua connessione elettrica e modificano sè stesse [sic] a seconda dei messaggi.
La medicina quantistica grazie a tecnologie basate sulla fisica quantistica (Plank-Borch) [sic] può decodificare le trasmissioni intercellulari ed effettuare una diagnosi e quindi una terapia corretta che può essere: omeopatica, agopunturale, fitoterapica, ecc. a seconda dell’indirizzo del medico.
Tutte le “patologie” dal comune raffreddore alla psoriasi sono effetti di alterazioni di percezione del reale, che nell’arco di mesi o di anni e nel caso dei bambini già alla nascita, portano ad una alterazione delle frequenze elettromagnetiche della nostra “Unità” e quindi al malfunzionamento del DNA che prima di essere la composizione di Adenina, Guanina, Citosina e Uracile [in realtà l'uracile è una componente del RNA], è un’elica di frequenza cristallina.
A seconda del tipo di squilibrio personale, l’alterazione di frequenze crea la “malattia” di un organo (o più) anziché di un altro.
Tutti i medici operanti nel settore delle medicine non convenzionali, sanno che la paura colpisce i reni ed il cuore, la rabbia il fegato e la cistifellea, la soppressione il sistema nervoso centrale, la svalutazione di sé la colonna vertebrale e le ossa.