mercoledì 13 agosto 2008

Darwin contro Stalin

Si è compiuto qualche giorno fa il sessantesimo anniversario di un evento piuttosto significativo nella storia della scienza del XX secolo. A cavallo fra il 31 luglio e il 7 agosto del 1948, nel corso della sessione dell’Accademia pansovietica Lenin di Scienze Agrarie, le teorie dell’agronomo Trofim D. Lysenko divennero, per volontà di Stalin, la dottrina ufficiale del PCUS.

Breve riassunto della vicenda: nel 1928 Lysenko, uno sconosciuto agronomo di umile estrazione (potete ammirarne una foto, mentre è intento a mormorare "m'ama, non m'ama [Stalin]" con una spiga di grano), annunciò di aver scoperto una nuova tecnica agricola, la “vernalizzazione”, che permetteva di anticipare la maturazione del frumento e quindi di triplicare i raccolti: data la crisi dell’agricoltura sovietica dovuta alle collettivizzazioni forzate, questo annuncio non poteva che essere accolto con gioia. La dottrina di Lysenko si basava però sul rifiuto della genetica mendeliana, ritenuta in contrasto col “materialismo dialettico” e col dogma della plasmabilità dell’individuo, per sostenere invece un’influenza diretta dell’ambiente sull’organismo, e quindi l’ereditabilità dei caratteri acquisiti (neo-lamarckismo).
È un peccato che la tecnica non dette mai i risultati promessi, ma questo non impedì a Lysenko di acquistare grande popolarità in Russia, e di essere presentato dalla stampa di regime come simbolo della nuova scienza sovietica che, in barba ai dogmi e alle “teorizzazioni astratte” della genetica, era in grado di ideare soluzioni concrete per problemi concreti.
La indubbia capacità di Lysenko di trovare rapide soluzioni (benché inesistenti) ai problemi più urgenti del paese, nonché la sua fedeltà incondizionata ai principi del marxismo-leninismo, gli valsero quindi l’appoggio del partito e da scudo contro le obiezioni rivolte dagli altri scienziati.
Ben presto, anzi, cominciò ad usare la posizione di forza acquisita per denunciare i suoi oppositori accademici, accusandoli di voler sabotare l’economia sovietica e di “reazionarismo”. Alcuni genetisti, di conseguenza, vennero eliminati, altri mandati nei campi di lavoro: tra questi, anche il grande scienziato Nikolai Vavilov (morto di stenti). Chi voleva conservare il proprio posto di lavoro, o addirittura la propria pelle, doveva per forza abbracciare le teorie di Lysenko.
Le conseguenze per l’economia (e la scienza) sovietica, e quindi anche in termini di vite umane, furono naturalmente devastanti, benché non riconosciute ufficialmente: le soluzioni proposte da Lysenko erano quelle appoggiate dal partito, quindi “dovevano” funzionare, ed era proibito affermare il contrario. Tale situazione perdurò fino agli Sessanta.

Tornando al 1948, e alla sessione dell’Accademia Pansovietica Lenin di Scienze agrarie che consacrò le sue teorie, il discorso che Lysenko pronunciò in tale occasione può essere letto integralmente (in inglese) qui.
In sostanza, Lysenko afferma di voler emendare la teoria di Darwin dai suoi errori, in realtà privandola del suo contenuto più essenziale, ovvero l'idea della lotta per la sopravvivenza fra gli individui, e questo semplicemente perché tale idea è ispirata dalle teorie "reazionarie" di Malthus. Lysenko non è neanche sfiorato dal sospetto che alla Natura non importi un fico secco di essere "reazionaria" o "progressista". Può valer la pena notare come ancora oggi molte critiche al darwinismo si fondino sugli stessi pseudo-argomenti di Lysenko.
Più avanti gli argomenti in favore della ereditarietà dei caratteri acquisiti sono, a loro volta, presentati in termini meramenti ideologici, con affermazioni quali "La scienza non può fondarsi sul caso: una scienza che non dà ai lavoratori la piena fiducia nella possibilità di raggiungere i loro pratici obiettivi, non merita di essere chiamata scienza".
Nel concludere il suo discorso, infine, non si fa scrupolo di ricordare come la sua dottrina abbia ricevuto l'appoggio di Stalin in persona, e quanto sarebbe perciò imprudente, anche solo per questo motivo, indagare in altre direzioni. Queste le ultime righe:

Glory to the great friend and protagonist of science, our leader and teacher, Comrade Stalin!

Un bel commento “a caldo” del discorso di Lysenko, dal titolo Che tipo d’uomo è Lysenko?, da parte del grande biologo inglese Ronald Fisher, può invece essere letto qui.
Riporto solo la conclusione dell’articolo di Fisher, che contiene la risposta alla domanda enunciata nel titolo:

No, non credo, alla luce di questo discorso, che la ricompensa per la trionfale carriera di Lysenko sia l’avanzamento della conoscenza scientifica, né la prosperità dei poveri contadini. La ricompensa cui egli così avidamente tende è il Potere, potere per se stesso, potere di minacciare, potere di torturare, potere di uccidere.

Il 1948 però è anche l’anno in cui Orwell scrisse il suo capolavoro, 1984, romanzo nel quale la verità di qualsiasi proposizione (financo le più banali, quali "2+2 fa quattro") è stabilita per via autoritaria esclusivamente dal Ministero della Verità. Alla fine del romanzo, il funzionario di partito O’Brien rivolge queste parole al protagonista Winston Smith:

Il Partito ricerca il potere in quanto tale. Il bene altrui non ci interessa, è solo il potere che ci sta a cuore. Non desideriamo la ricchezza, il lusso, la felicità, una lunga vita. Vogliamo il potere, potere allo stato puro. [...] Il potere è un fine, non un mezzo. Non si instaura una dittatura al fine di salvaguardare una rivoluzione: si fa la rivoluzione per instaurare una dittatura. Il fine della persecuzione è la persecuzione, il fine della tortura è la tortura, il fine del potere è il potere.

Singolari coincidenze.