Mi sono fatto scappare l'anniversario della morte di Giordano Bruno (sono passati 410 anni, come vola il tempo), ma non è grave e si può celebrare pure con qualche giorno di ritardo, non penso che lui si sarebbe formalizzato.
Giordano Bruno oggi è un monumento in Campo de' Fiori a Roma, dove ogni tanto qualcuno deposita qualche fiore, e che giustamente dà le spalle un po' sdegnoso a S. Pietro. È anche il nome di battesimo di molte persone i cui genitori dovevano avere sentimenti anarchici e anticlericali (e che poi finiscono per scrivere per Il Giornale).
Quattro secoli fa fu anche un domenicano napoletano che a un certo punto, insofferente verso la religione, lasciò l'abito e si mise a peregrinare per le corti d'Europa, vendendo sempre il suo sapere al miglior offerente. Era un esperto di mnemotecnica, branca della conoscenza che allora sembrava offrire le chiavi per la comprensione dell'Universo, ma che oggi è praticata soprattutto nei corsi di recupero del Cepu.
Consiste nell'associare immagini bizzarre agli elementi delle cose che si vogliono ricordare: ad esempio se voglio rammentare le prime cifre di pi greco (3,14159), devo immaginarmi un cerchio con al centro gli Articolo 31 che cantano mentre con un coltello tentano di tagliare un blocco di praseodimio. È semplicissimo. E funziona davvero, se si trascura l'effetto collaterale di diventare completamente pazzi e ovviamente visionari.
Bruno era un seguace del copernicanesimo, ma la sua era un'adesione all'eliocentrismo dettata più dalle viscere che dal lucido calcolo scientifico, nei cui limiti faticava a restare (d'altronde il culto solare era un recupero del pitagorismo, e una componente importante nelle filosofie ermetiche). Rimproverava però a Copernico di non aver avuto sufficiente coraggio, limitandosi a porre il Sole al centro dell'Universo al posto della Terra, invece di collocarlo alla deriva nel cosmo infinito tra un'infinità di stelle e pianeti simili al nostro. Intuizioni che oggi ci sembrano modernissime, ma che non adeguatamente sostenute da un qualsiasi ragionamento scientifico o osservazione empirica contribuirono alla sua fama di eccentrico (termine quanto mai appropriato).
Come quella volta che andò a Oxford proprio a tenere lezioni sulle teorie copernicane, come raccontato anche nel dialogo La cena delle ceneri, che si apre con una dedica al lettore non soddisfatto, gentilmente invitato a lasciar perdere argomenti di simile profondità, tanto per dare il tono. E dove Bruno si lamenta in continuazione dell'ignoranza dei professori inglesi, non alla sua altezza, e della inciviltà dei costumi di quella terra (invettiva dalla quale salva solo la regina Elisabetta e gli uomini più in vista della corte, convenientemente). Sentimenti ricambiati, visto che una ventina d'anni dopo l'arcivescovo di Canterbury avrebbe ricordato "quell'omiciattolo italiano [che] intraprese il tentativo, tra moltissime altre cose, di far stare in piedi l'opinione di Copernico, per cui la terra gira e i cieli stanno fermi; mentre in realtà era la sua testa che girava e il suo cervello che non stava fermo". Le sue lezioni vennero comunque interrotte quando venne accusato di aver plagiato un libro di Marsilio Ficino (cose che capitavano anche allora).
A Londra, secondo lo storico John Bossy, in realtà la sua attività era quella di una spia sotto copertura. Ospite dell'ambasciata francese a Londra, inviava rapporti alle autorità inglesi (con lo pseudonimo di Fagot) su quel che vi accadeva, contribuendo a tenere sotto controllo le attività papiste. In Inghilterra scrisse anche alcune delle opere più famose, come ad esempio Lo spaccio della bestia trionfante, libro denso di simbolismi, che ha ricevuto molte interpretazioni (a volte la bestia è il papa, a volte Lutero). E il De la causa, principio et uno, forse l'esposizione più chiara del suo monismo panteista e vitalistico. Si dice anche che abbia conosciuto il giovane Shakespeare, che infatti lo cita in Pene d'amor perdute.
Fra le varie peregrinazioni, a un certo punto giunse anche a Praga, dove è sospettato di essere implicato nella comparsa dei Rosacroce. Era dopotutto interessato alla filosofia ermetica e a tutta la fuffa new age che allora andava in voga in seguito alla scoperta delle opere di Ermete Trismegisto (un personaggio che non essendo mai esistito, era considerato il padre e il vero ispiratore di tutte le dottrine esistenti), per fortuna senza mai dedicarsi all'alchimia o alla magia vera e propria (nonostante due trattati di demonologia poco conosciuti, dove parla di come evocare e vincolare i demoni).
Tuttavia manteneva un certo atteggiamento ambiguo al riguardo. Se al re di Francia disse che la sua perizia mnemonica era frutto di scienza, e non di magia, con Giovanni Mocenigo, nobile veneziano che lo ospitò nella sua penultima dimora, dovette esserci un'incomprensione. Costui infatti a un certo punto si stufò di ricevere insegnamenti eretici che non sembravano in grado di dargli quei poteri magici che desiderava tanto, e decise di denunciarlo all'Inquisizione, che lo arrestò.
Giordano Bruno fu tenuto prigioniero per sette anni, prima a Roma, poi a Venezia, e continuamente interrogato (e torturato, questo va da sé). Inizialmente mentì riguardo a molte delle cose che aveva detto o fatto in giro per l'Europa, nella speranza che non venissero scoperte. Si disse pure disposto ad abiurare un paio di volte, ma a un certo punto dovettero davvero girargli le scatole, perché decise di mandare tutti a fanculo e salire sul rogo fischiettando, cosa per la quale avrà sempre il mio rispetto, molto di più che per quello che ha scritto in tutto il resto della sua vita. Di lui resta anche una frase davvero memorabile, perfetta per il cinema: "Avete più paura voi nel pronunciare la sentenza, che io nell'udirla".
Di lui, dopo morto, esistono due principali e contrastanti versioni: il positivismo riformista ottocentesco ci volle vedere un campione del libero pensiero contro l'oscurantismo ecclesiastico, e un martire della scienza. In realtà però non venne condannato in quanto scienziato copernicano, se non incidentalmente, ma in quanto eretico, cioè perché pensava che il cattolicesimo fosse un'immonda schifezza e non si era fatto troppi scrupoli nel dirlo. Questo è il motivo per cui non assisteremo mai a una sua "riabilitazione" da parte della Chiesa, e non è ragionevole pretenderla: non c'entrano nulla il Sole e la Terra, e non ci sono proprio dubbi sul fatto che Bruno fosse colpevole di ciò di cui era stato accusato (sebbene si possa, naturalmente, stimarlo per questo). Quanto al libero pensiero, lo professava solo per sé, visto che i suoi interlocutori erano tutti "asini" non meritevoli di parlare (la metafora più ricorrente nelle sue opere).
Dopo le ricerche della studiosa Frances Yates, invece, che ne scoprì e valorizzò il lato mistico-ermetico, è diventato un campione della new age contemporanea, dei Gabriele La Porta ("altrimenti lui muore"), e un po' anche dei Roberto Giacobbo. Misticismo in salsa egizia, magia, cabala, ars combinatoria, tarocchi e talismani, occultismo, Rosacroce, e il legame psichico che unisce ogni entità dell'universo a tutte le altre in un una rete di cosmica simpatia.
In realtà non fu né uno scienziato né un mago, ma solo un filosofo, anche di una certa complessità e originalità. Forse non fu uno dei più grandi pensatori della storia, forse era un po' confuso e pasticcione, per i nostri canoni, ma ebbe il coraggio di andare contro tutto e tutti per affermare le sue idee, di avere un pensiero del tutto indipendente dai dogmi della Chiesa, talvolta apertamente anti-cristiano e sicuramente anti-clericale. Una cosa mai vista prima, e che dovette spaventare non poco. Non so quanto rimanga davvero del suo pensiero, ma l'esempio rimane: per questo anch'io cerco di portare un fiore ai suoi piedi, quando mi capita di passare dalle sue parti.