Ho deciso di scrivere un piccolo vademecum
sulla riforma costituzionale che sarà sottoposta all’approvazione popolare il
prossimo 4 dicembre. Con qualche imbarazzo: non sono un esperto di diritto
costituzionale ma solo un cittadino talvolta appassionato di politica,
fortemente favorevole alla revisione proposta. La maggior parte dei miei
potenziali lettori e contatti del resto credo sia già abbastanza informata, ma
se riuscissi ad essere utile anche a una sola persona e dissipare qualche
dubbio, magari contrastando gli effetti di una cattiva propaganda, avrei già
raggiunto il mio scopo.
La guida avrà il formato di una
serie di obiezioni con relative risposte. È fatta per chi già ne ha letto e
sentito qualcosa, per cui molte cose vengono date per scontate, ma orientata a
replicare alle principali critiche diffuse in questi giorni. Potrebbe essere
aggiornata nei prossimi giorni via via che mi vengono in mente altre questioni.
Andiamo subito al dunque:
Un
Parlamento illegittimo votato tramite una legge incostituzionale non dovrebbe
scrivere riforme così importanti e delicate che definiscono l’assetto del
nostro sistema politico.
Cominciamo subito male perché
questa non è certo un’obiezione nel merito della riforma. Comunque, la sentenza
della Corte che ha sancito l’incostituzionalità del cosiddetto Porcellum in realtà ha anche stabilito
in maniera inequivocabile, nelle motivazioni, che il Parlamento eletto con
quella legge è pienamente legittimato a operare, senza alcuna distinzione in
merito al tipo di atti ai quali si estende questo giudizio di legittimità (qui
si può leggere il testo della sentenza). Resta certamente un dubbio
sull’opportunità politica, soggettivamente valutabile. Ritengo in ogni caso che
la questione trovi un suo scioglimento proprio nel referendum confermativo;
ovvero, puoi avere centinaia di ragioni per votare no, ma non venirmi a dire
che saresti favorevole se solo fosse stata approvata in modo diverso, visto che
alla fine sei proprio tu a decidere.
Non
voglio votare una riforma firmata da sinistri personaggi come Verdini!
Di bene in meglio… Neanche questa
volta entriamo nel merito ma rispondo ugualmente. Probabilmente hai sentito
centinaia di volte l’espressione “riforma Renzi-Boschi-Verdini” quindi non ti
posso biasimare se alla fine ti sei convinto che Denis Verdini abbia preso
parte al processo di scrittura della riforma. Peccato che sia falso. La riforma
è stata scritta dagli uffici del Ministero per le Riforme (di cui è a capo
Maria Elena Boschi) tenendo conto del lavoro della commissione di 35
esperti nominata dal precedente governo Letta (con a capo Gaetano
Quagliarello). È stata poi sottoposta più volte alla Camera e al Senato subendo
varie modifiche grazie al lavoro di più persone (particolarmente incisivi i
contributi di Anna Finocchiaro e Roberto Calderoli). Non risulta un solo
emendamento presentato da Verdini. Naturalmente ha preso parte alle votazioni,
ma in tutta sincerità non credo che ti convenga farne una questione di cattive
compagnie. Qui
un approfondimento.
È
una riforma dettata dalla banca Jp Morgan e dai poteri forti internazionali!
Senti, io sto cercando di non
trattarti come un minus habens, ma tu
mi devi un po’ aiutare. Diciamo che se sei sensibile a questo tipo di
propaganda allora non c’è nulla che io possa fare per te e possiamo anche
salutarci.
Un momento. Non dico che sia stata veramente dettata dalle banche in una riunione segreta del Bilderberg, ma è chiaro che esiste un interesse degli attori economici internazionali per l'assetto istituzionale del nostro paese.
Messa così, convengo che non è più una assurda tesi complottista ma solo perché diventa una banale ovvietà. Cosa dovremmo fare? Cercare di scoraggiare chi è disposto a investire nella stabilità finanziaria e politica del nostro paese solo per la soddisfazione di dimostrare che siamo autonomi e sovrani?
Un momento. Non dico che sia stata veramente dettata dalle banche in una riunione segreta del Bilderberg, ma è chiaro che esiste un interesse degli attori economici internazionali per l'assetto istituzionale del nostro paese.
Messa così, convengo che non è più una assurda tesi complottista ma solo perché diventa una banale ovvietà. Cosa dovremmo fare? Cercare di scoraggiare chi è disposto a investire nella stabilità finanziaria e politica del nostro paese solo per la soddisfazione di dimostrare che siamo autonomi e sovrani?
È una riforma voluta dalla sola maggioranza di governo senza cercare le larghe intese che sarebbero auspicabili per questo tipo di intervento.
Se hai letto l’approfondimento che
ho linkato poco fa dovresti accorgerti che in realtà l’iter della riforma è
partito grazie a un consenso larghissimo e trasversale. Per molto tempo, anzi,
il premier Matteo Renzi è stato criticato a sinistra proprio per aver cercato e
creato un’intesa sulle riforme con il principale leader dell’opposizione,
Silvio Berlusconi. Questo accordo è venuto meno per motivi che appaiono molto
più legati a questioni di politica occasionale che per il contenuto della
riforma, ma non sembrava un buon motivo per buttare via il lavoro fatto, tanto
più che vale il discorso precedente: la decisione finale spetta al popolo
tramite il referendum, non a questa maggioranza.
Sono
favorevole al cambiamento ma non a ogni costo. Meglio nessuna riforma che una
riforma fatta male!
E io sono certamente d’accordo. Non
è detto che qualsiasi riforma debba essere migliorativa dell’assetto attuale:
ad esempio ritengo che quella che una decina di anni fa fu proposta da
Berlusconi fosse troppo sbilanciata in senso presidenziale e giustamente
bocciata. Detto questo, tuttavia, non si è ancora dimostrato che questa riforma sia peggiorativa. Io
credo invece che, sebbene non perfetta, costituisca un cambiamento in meglio.
Lo
ammetti anche tu che non è perfetta. Perché non è stata fatta meglio?
Sono sicuro che tu hai mente una
riforma perfetta. Forse anch’io, ma dubito che coincidano del tutto. Se
ciascuno di noi votasse solo ciò che lo convince in maniera totale temo che
qualsiasi provvedimento riceverebbe un solo voto: quello di chi lo propone. Non
si diceva, piuttosto, che occorre cercare il coinvolgimento di un’ampia
maggioranza? Allora bisogna mediare e trovare compromessi.
Non
era meglio abolire del tutto il Senato?
Forse sì, forse no, vedi sopra. Ma
sono convinto che se fosse stato fatto gli strilli di quelle stesse persone che
fanno quest’obiezione si sarebbero sentiti fin su Marte. In realtà non trovo
inutile, pur nel superamento del bicameralismo paritario, un ulteriore
controllo su alcune tipologie di provvedimenti, quindi con una partecipazione
non limitata alla sola Camera. Questo anche per superare i timori di una
presunta deriva autoritaria.
Il
Senato non sarà elettivo! Veniamo privati del nostro diritto di scegliere i
rappresentanti!
Se decidiamo di privare il Senato
della maggior parte delle sue funzioni, e in
primis quella di dare la fiducia all’esecutivo, allora l’elezione diretta
non ha senso. Sarebbe piuttosto un vulnus
alla democrazia se un’assemblea così composta, espressione diretta della
volontà popolare, non potesse sfiduciare un governo, ma allora si tornerebbe al
bicameralismo paritario. I senatori saranno comunque persone elette in secondo
grado, scelte cioè fra i sindaci e i consiglieri regionali. Ma c’è di più (e
forse anche troppo, vista la premessa appena fatta): l’articolo 57 della nuova
Costituzione prevede che i senatori vengano scelti dai Consigli regionali “in
conformità alle scelte espresse dagli elettori per i candidati
consiglieri in occasione del rinnovo dei medesimi organi”, vale a dire che
quando i cittadini sceglieranno i consiglieri regionali sapranno già di
contribuire all’elezione dei senatori, scelti automaticamente in base ai voti
ricevuti in quell’occasione.
Ma
occorre una legge ulteriore da approvare dopo la riforma.
Certo, nel nostro
ordinamento come in altri esiste una rigida gerarchia delle fonti. La
Costituzione si limita a fissare i principi generali, l’implementazione di
questi principi è poi rimandata a leggi più specifiche. Le leggi elettorali,
che regolano la composizione di Camera e Senato, sono sempre state leggi
ordinarie (e meno male, visto che almeno una era particolarmente brutta e poi
giudicata incostituzionale).
Non
mi fido!
E cosa vuoi che ti dica? Potevi
evitare la fatica di leggere fin qui. Comunque potresti almeno fidarti del
testo della Costituzione, che è vincolante per qualsiasi governo che venga anche
dopo di questo.
I senatori godranno dell'immunità.
Come adesso.
Ma questo vuol dire che saranno mandati in Senato tutti i consiglieri regionali e i sindaci che avranno qualche problema di giustizia.
Non è quel che prevede il testo della riforma, come si diceva sopra in merito alle modalità di elezione dei senatori, ma una pura illazione. In ogni caso se occorre valutare ogni provvedimento in base alle ossessioni paranoico-giustizialiste del "Fatto quotidiano" sono d'accordo che è meglio lasciar perdere.
I senatori godranno dell'immunità.
Come adesso.
Ma questo vuol dire che saranno mandati in Senato tutti i consiglieri regionali e i sindaci che avranno qualche problema di giustizia.
Non è quel che prevede il testo della riforma, come si diceva sopra in merito alle modalità di elezione dei senatori, ma una pura illazione. In ogni caso se occorre valutare ogni provvedimento in base alle ossessioni paranoico-giustizialiste del "Fatto quotidiano" sono d'accordo che è meglio lasciar perdere.
L’articolo
70 è scritto troppo difficile, non si capisce niente!
Effettivamente, non è semplice. Ma
quello precedente si limitava a dire che Camera e Senato svolgono le stesse
funzioni. La distinzione fra i due rami impone per forza di cose un certo
tecnicismo. In ogni caso che sia difficile non significa che chi intende
criticarlo non sia tenuto a capirlo.
Il
ping-pong fra Camera e Senato non sparisce affatto. Il Senato dovrà decidere su
moltissime leggi.
Le leggi pienamente bicamerali, che vedono la partecipazione congiunta di
Camera e Senato, rappresentano il 3% appena del totale, secondo un calcolo
effettuato in base alle leggi approvate negli ultimi anni. Vedi questo approfondimento.
Per la maggior parte del tempo il Senato avrà poteri solo consultivi, ovvero
potrà (se vuole) suggerire delle
modifiche entro un determinato periodo, che la Camera sarà libera di accettare
oppure no.
Ma
ci saranno un sacco di conflitti di competenze. Come si deciderà quali leggi
sono monocamerali e quali sono bicamerali?
Ti sei appena lamentato della
lunghezza e della difficoltà dell’articolo 70, che riguarda proprio questo. A
cosa credi che servano tutti quei commi?
Ma
lo dice anche il testo che eventuali conflitti di competenze saranno decisi di
accordo fra i presidenti delle camere. Vuol dire che i conflitti sono previsti.
E se poi non trovano l’accordo?
Non puoi criticare la Costituzione
perché prevede delle norme di chiusura nel caso in cui si verifichino casi di
incertezza non previsti dalla carta. Sapessi quanto è ambiguo il testo entrato in vigore nel 1948. Decidono la
prassi costituzionale e i regolamenti parlamentari.
Sindaci
e consiglieri regionali hanno già il loro lavoro da fare. Come potranno
svolgere bene entrambe le funzioni?
Prima di tutto, in quanto
rappresentanti dei territori, dovranno decidere in questioni che ricadono
direttamente sotto la loro competenza, quindi si tratta sempre del loro lavoro.
Per quanto riguarda le leggi di natura costituzionale o l’elezione del
presidente della Repubblica, poi, si tratta di un onore e non un onere.
Mettiamola così: anche tu hai già un lavoro, però non consideri certo un
oltraggio l’essere chiamato a decidere, fra poco, sulla riforma costituzionale.
Gli
Statuti delle ragioni a statuto speciale prevedono l’incompatibilità fra la
carica di consigliere regionale e senatore. La Sicilia e la Sardegna rimarranno
senza rappresentanti in Senato!
Però
non è vero che noi facciamo poche leggi, ne facciamo pure troppe e in tempi
anche piuttosto rapidi rispetto alla media europea. Leggi queste
statistiche!
È abbastanza vero, ma occorre
andare oltre al dato meramente quantitativo. Molte delle leggi approvate sono
di importanza relativa, mentre potrebbero darsi dei casi in cui il Parlamento
non riesca ad approvare proprio un provvedimento di natura particolarmente
sensibile. Mi vengono in mente alcuni esempi passati.
Ma
il motivo per cui il Parlamento spesso non riesce ad approvare le leggi dipende
da cause direttamente politiche, non legate al funzionamento delle istituzioni.
Non occorre riscrivere la Costituzione, occorre scegliere politici migliori.
Auguri. Ma cosa mi stai dicendo,
esattamente? Che se tutti i parlamentari andassero sempre d’amore e d’accordo
allora anche l’iter delle leggi sarebbe molto più rapido? Ma dai. Intanto che
cerchiamo di raggiungere questo stato di perfezione la Costituzione riformata
può fornire un aiutino. Ti svelo anzi un segreto: le costituzioni servono
proprio a rimediare ai difetti degli esseri umani.
Non
mi piace una riforma che aumenta i poteri dell’esecutivo rispetto al
Parlamento!
Ecco, riguardo alle statistiche che
mi dicevi prima, una buona percentuale di leggi approvate sono trasformazioni
in legge di decreti del governo, molte altre vengono approvate tramite la
fiducia. Ora, quante volte ti sei lamentato dell’abuso di questi due strumenti,
che tendono a spogliare il Parlamento delle sue funzioni? In realtà la riforma
tende a ridare dignità proprio al Parlamento, permettendogli di funzionare meglio
senza il doppione della Camera rappresentato dal Senato, e anche limitando
l’abuso della decretazione d’urgenza. Su questo tema, puoi leggere quest’articolo.
E
il combinato disposto della riforma unita alla legge elettorale? A me non piace
l’Italicum.
Se è falso che questa riforma
contenga dei rischi di deriva autoritaria allora il combinato disposto con l’Italicum (o addirittura col Porcellum) non può essere peggiore del
combinato disposto creato dall’Italicum
e dalla costituzione vigente. Anzi, come dicevo la riforma aumenta le
prerogative del Parlamento rendendolo effettivamente in grado di rappresentare
la volontà popolare.
Passiamo
ad altro. Il Presidente della Repubblica, dal quarto scrutinio in poi, potrà
essere eletto dai 3/5 dei componenti dell’aula invece che dai 2/3. Perché
quest’accelerata? Io voglio che il Presidente venga eletto con la più larga
intesa possibile.
Guarda che nel sistema attuale dopo
il terzo scrutinio basta la maggioranza semplice.
Ah
già, è vero. Però dalla settima votazione basteranno i 3/5 dei votanti, non più
dei componenti. È allora possibile che una piccolissima minoranza di persone, se
tutti gli altri escono dall’aula, possa eleggere il presidente.
No, santo cielo, rimane il quorum
della metà dei componenti più uno necessario a rendere valida una qualsiasi
votazione, quorum di 366 persone.
I
3/5 di 366 è 220, che su un totale di 730 aventi diritto rimane pur sempre una
minoranza che potrebbe essere in grado di eleggere il presidente.
Sì, ma è anche imbarazzante che
persone normalmente dotate di intelligenza non si siano rese conto che una
situazione che può verificarsi soltanto nel caso in cui quasi tutti escano
dall’aula non è certamente a tutela della maggioranza di governo, ma della
minoranza. Ma poniamo pure il caso estremo in cui tutti gli assenti siano
malati, o peggio ancora siano stati arrestati dalla polizia. Beh, c’è una cosa
che chi rimane può ancora fare per impedire il colpo di mano: assentarsi anche
lui e non far raggiungere il quorum minimo per la validità del voto.
I
risparmi che ci si attende da questa riforma sono irrisori. Se si voleva
risparmiare davvero occorrevano ben altri interventi.
Sono abbastanza d’accordo. Quello
del contenimento dei costi non è certamente il migliore dei motivi per votare
sì. Tuttavia, il risparmio esiste. Se avere due camere che fanno esattamente la
stessa cosa comporta, oltre all’inefficienza del procedimento legislativo,
anche uno spreco di soldi pubblici non si capisce davvero come questo spreco
possa essere giustificato e mantenuto in base alla ragione che non è poi così
grande.
Viene
limitato il potere del popolo aumentando le firme necessarie per proporre una
legge d’iniziativa popolare, da 50.000 a 150.000.
Vero, ma si impone anche l’obbligo
di discussione in Parlamento. Prima alla estrema facilità con cui una proposta
di legge d’iniziativa popolare poteva essere depositata alle camere
corrispondeva la quasi certezza che venisse ignorata del tutto e nemmeno
discussa. Con la riforma questo non succederà più ma siccome i nostri
parlamentari vengono pagati con i nostri soldi forse è meglio non far loro
perdere troppo tempo dietro a proposte firmate da un numero assolutamente
esiguo di persone.
Ma
anche con l’obbligo di discussione questo non vuol mica dire che poi la proposta
di legge sarà approvata.
E vorrei anche vedere. Ti ricordo
che anche secondo l’attuale Costituzione che sostieni di voler difendere la
funzione legislativa spetta al Parlamento.
L'articolo 117 della nuova Costituzione ci obbliga a seguire gli ordini di Bruxelles!
Il nuovo articolo 117, in quella parte, è identico al precedente salvo che c'è scritto che la potestà legislativa è esercitata da Stato e Regioni nel rispetto dei vincoli derivanti "dall'ordinamento dell'Unione Europea" invece che "dall'ordinamento comunitario". È un semplice aggiornamento lessicale perché quella che prima era la Comunità Europea è diventata Unione Europea.
Ma l'Unione Europea è qualcosa di più dell'ordinamento comunitario, è una vera e propria entità statuale dotata di autonoma sovranità. Sottomettendoci ad essa non possiamo che rinunciare a una parte della nostra sovranità.
Che, di nuovo, è quanto già accade. Ma non perché c'è scritto nell'articolo 117. In realtà le limitazioni di sovranità sono addirittura contenute nei principi fondamentali della carta, nell'articolo 11. Qui è scritto che l'Italia "consente, in condizione di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo". Nell'inserire questo articolo i costituenti avevano già in mente il sogno di un'Europa unita. Ed è il motivo per cui, nella prassi costituzionale, le leggi comunitarie o derivanti dagli accordi internazionali hanno già un rango superiore a quello delle leggi ordinarie (ma comunque non superiore alla Costituzione). Quindi se vuoi davvero difendere la Costituzione lo stai facendo sbagliato.
Comunque le Regioni perderanno un sacco di poteri.
Effettivamente con questa riforma si tenta di rimediare ad alcune conseguenze indesiderate della riforma del titolo V avviata nel 2001, e in particolare l'indecisione riguardo alle materie che erano considerate "concorrenti" (di competenza sia dello Stato che delle Regioni), riportandone alcune sotto la competenza esclusiva dello Stato. Indecisione che aveva moltiplicato il numero di ricorsi alla Corte Costituzionale, con gravi perdite di tempo e di soldi (questa potrebbe anche essere la voce principale di risparmio, a proposito di contenimento dei costi).
Quindi il governo centrale potrà gestire i suoi malaffari e costruire quello che vuole senza che i locali possano dire niente!
Potrebbe anche valere il viceversa. Se prima venti Regioni avevano potere di veto su molte iniziative del governo, in modo tale che era quasi impossibile fare qualcosa se non in cambio di trattative estenuanti, favori, e clientelismi locali, adesso è lo Stato che potrebbe impedire sciagurate iniziative regionali magari avviate all'insegna di interessi non sempre limpidi.
L'articolo 117 della nuova Costituzione ci obbliga a seguire gli ordini di Bruxelles!
Il nuovo articolo 117, in quella parte, è identico al precedente salvo che c'è scritto che la potestà legislativa è esercitata da Stato e Regioni nel rispetto dei vincoli derivanti "dall'ordinamento dell'Unione Europea" invece che "dall'ordinamento comunitario". È un semplice aggiornamento lessicale perché quella che prima era la Comunità Europea è diventata Unione Europea.
Ma l'Unione Europea è qualcosa di più dell'ordinamento comunitario, è una vera e propria entità statuale dotata di autonoma sovranità. Sottomettendoci ad essa non possiamo che rinunciare a una parte della nostra sovranità.
Che, di nuovo, è quanto già accade. Ma non perché c'è scritto nell'articolo 117. In realtà le limitazioni di sovranità sono addirittura contenute nei principi fondamentali della carta, nell'articolo 11. Qui è scritto che l'Italia "consente, in condizione di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo". Nell'inserire questo articolo i costituenti avevano già in mente il sogno di un'Europa unita. Ed è il motivo per cui, nella prassi costituzionale, le leggi comunitarie o derivanti dagli accordi internazionali hanno già un rango superiore a quello delle leggi ordinarie (ma comunque non superiore alla Costituzione). Quindi se vuoi davvero difendere la Costituzione lo stai facendo sbagliato.
Comunque le Regioni perderanno un sacco di poteri.
Effettivamente con questa riforma si tenta di rimediare ad alcune conseguenze indesiderate della riforma del titolo V avviata nel 2001, e in particolare l'indecisione riguardo alle materie che erano considerate "concorrenti" (di competenza sia dello Stato che delle Regioni), riportandone alcune sotto la competenza esclusiva dello Stato. Indecisione che aveva moltiplicato il numero di ricorsi alla Corte Costituzionale, con gravi perdite di tempo e di soldi (questa potrebbe anche essere la voce principale di risparmio, a proposito di contenimento dei costi).
Quindi il governo centrale potrà gestire i suoi malaffari e costruire quello che vuole senza che i locali possano dire niente!
Potrebbe anche valere il viceversa. Se prima venti Regioni avevano potere di veto su molte iniziative del governo, in modo tale che era quasi impossibile fare qualcosa se non in cambio di trattative estenuanti, favori, e clientelismi locali, adesso è lo Stato che potrebbe impedire sciagurate iniziative regionali magari avviate all'insegna di interessi non sempre limpidi.
Voglio
mandare a casa Renzi!
Legittimo. Di solito queste cose si
decidono alle elezioni politiche.
Ah,
non fare il furbo, è stato lui a personalizzare il referendum!
Beh, la riforma porta il suo nome,
difficile non personalizzare. L’opposizione avrebbe personalizzato comunque, e
naturalmente lo ha fatto.
Ma
Renzi ha detto che si sarebbe dimesso in caso di vittoria del no.
Forse è stato un errore di
comunicazione, ma se vuoi venirmi a raccontare che invece dovrebbe rimanere
comunque in carica allora sei Pierluigi Bersani.
La
mucca è nel corridoio, siamo mica qui per rompere le noci a Cip e Ciop.
Ecco, lo sapevo…
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