Per un brevissimo periodo sono stato anch’io un insegnante. Anzi, è quello che pensavo che avrei fatto nella vita, se invece il destino o la fortuna non avessero preparato per me un mestiere, se non più bello e gratificante, certo meno stressante. Però a volte mi capita ancora di pensarmi come un insegnante, quindi anch’io ho voluto preparare un elenco di compiti che dei miei eventuali studenti potrebbero svolgere durante le vacanze estive. Compiti, o meglio preziosi consigli dei quali fare tesoro non solo durante le vacanze, ma possibilmente per tutta la vita.
1) Prima di tutto curate la forma delle vostre espressioni: la forma è sostanza, nessuno vi prenderà mai sul serio quando scrivete qualcosa che vorreste la gente leggesse e meditasse, se poi fate l’errore madornale di usare il font comic sans; oppure se centrate il testo invece di giustificarlo o almeno allinearlo a sinistra; o se alla fine di ogni elemento di un elenco a volte decidete di mettere il punto e a volte invece no. Non è che darete l’impressione di essere persone sciatte e poco curate, quindi poco serie, ma vi mostrerete effettivamente per persone sciatte, poco curate, non serie e superficiali.
2) Curate anche il vostro linguaggio propriamente detto. Non mettetevi ad appiccicare qualsiasi aggettivo dall’apparenza vagamente lirica a qualunque sostantivo credendo così di raggiungere una maggiore poeticità. Non dite cose come “luce sfavillante” se non strettamente necessario, non abusate di espressioni figurate quali “allegro come il sole”, “indomabile come il mare”, non esagerate coi superlativi (non dite “siate educatissimi” quando è sufficiente essere educati), e soprattutto non abbondate troppo in metafore e similitudini: “leggendo vi sentite simili a rondini in volo”, “l’estate è una danza”, “l’estate sarà la volta dorata”. A meno che non siate Eugenio Montale, apparirete solo dei deficienti.
3) Inoltre, evitate i luoghi comuni come la morte, cercate di non essere banali, anche nel vostro linguaggio (vedi punto due). Aborrite le associazioni d’idee troppo scontate, come la spiaggia, l’alba, e il sole che si riflette sul mare, i sogni sul futuro e la forza di realizzarli, le frasette da Bacio Perugina insomma. Non siate schiavi di un immaginario che non è vostro, non limitatevi ad essere megafoni della insincerità che vi circonda, riflettete prima di parlare o di scrivere, pensate davvero a quello che state dicendo, chiedetevi se vi rappresenta, se rappresenta quel che credete o sentite. Non mettetevi a condividere qualcosa su Facebook per l’unico motivo che lo fanno tutti, o perché tocca una corda troppo facile, sia sul piano dell’indignazione che su quello dello stucchevole sentimentalismo (sono due facce della stessa medaglia).
4) Nel rapportarvi con gli altri siate gentili, ma evitate di essere paternalisti e indulgenti. Non mettetevi a dare consigli non richiesti, o peggio ancora non mettetevi a consigliare qualcosa che uno farebbe già di sua volontà come se ci fosse bisogno di voi per pensarci: “ballate”, “respirate”, “leggete ma non perché dovete”, “siate allegri”, “divertitevi”, “guardate film”. Mettetevi nella prospettiva di pensiero che gli altri non hanno tutta questa necessità di farsi dire proprio da voi cosa vogliono o devono fare. Semmai, nel caso in cui è proprio il vostro ruolo – professionale o altro – che vi mette nella posizione di poter dare consigli o addirittura prescrizioni, allora prendete seriamente quel ruolo e date consigli sensati, anche quelli che potrebbero non essere graditi.
5) Non fidatevi mai di nessuno che abbia più di trent’anni, anche se si comporta come un ragazzo poco cresciuto e si presenta come vostro amico. Gli adulti non sono come voi, non vi possono realmente comprendere. Ascoltateli e rispettateli, perché può esservi utile, ma non apritevi, non fatevi fregare. Siete già fregati dalla vita, perché diventerete come loro. Alcuni di voi riusciranno ad accettarlo, altri no, e allora si metteranno ad atteggiarsi da adolescenti, a spararsi le pose da bimbominkia sapienti. Ma voi lo sapete, non è un bello spettacolo.
6) Studiate, mocciosi del cazzo.
Nessun commento:
Posta un commento